Arne Næss: i prossimi cent’anni – Johan Galtung

Oslo, 27 gennaio 2012

Il maggiore filosofo in assoluto della Norvegia nacque giusto cent’anni fa a oggi e morì a quasi 97 anni. Un filosofo mondiale, un essere umano con una personalità che emanava un’incredibile radiazione. Nessuno che l’avvicinasse restava lo stesso.

Qual era il suo tema basilare? In una parola: nonviolenza, ma in un senso più ampio e profondo rispetto a gran parte di chi si avvicina a quest’idea esigente.

Næss era sensibilissimo alla violenza verbale nelle discussioni; la sua risposta era l’obiettività. Identificava una violenza fisica nella lotta politica; la sua risposta era la nonviolenza gandhiana, fortemente ispirato da studente a Parigi nei primi anni 1930 da studenti indiani fermamente convinti che la nonviolenza fosse la via. Identificava una violenza contro la natura, ispirato da Silent Spring (Primavera silenziosa, Feltrinelli, Milano 1999, 6^ ed.) di Rachel Carson e dalla sua stessa intimità con la natura come alpinista; la sua risposta era l’ecologia profonda (si veda Ecosofia, Red, Como 1994, ndt). Identificava una violenza fatta alla realtà mediante la camicia di forza logico-empirica del positivismo, filosofia che aveva condiviso da giovane ma gradualmente abbandonato a favore di ciò che chiamava possibilismo, la diversità del mondo ispirata dalla tesi della molteplicità teoretica di Duhem-Poincaré. E identificava una violenza fatta alla filosofia col ridurla a filosofia occidentale, cominciando da un filosofo greco per finire con uno francese o tedesco. La sua risposta era una filosofia mondiale aperta almeno al pensiero indiano e cinese.

Un tema in Norvegia è la contrapposizione “anglo-americano vs continentale”, dove questo significa in pratica Germania o Francia; decisamente troppo angusta per Næss. Aveva uno struggimento più orientale, trovandosi a suo perfetto agio con il greco, il latino e la matematica, ma quando andammo andammo insieme in auto da Oslo a una conferenza su Gandhi a Varanasi [India] nel gennaio 1969 fece un esame di se stesso in sanscrito. Næss lavorava sodo, in profondità e vastità.

La sua storia della filosofia comprendeva Gandhi e il pensiero generale cinese, sotto il titolo “Le masse filosofeggiano”. Questo fu un tema precoce della ricerca di Næss, con questionari e guide alle interviste, metodi sociologici, non solo analisi di testi dei filosofi. Esplorando “La verità come concepita da …” casalinghe e studenti norvegesi; e trovando che le casalinghe avevano in sé le interpretazioni chiave della “verità”: la corrispondenza con la realtà empirica, valide deduzioni dagli assiomi, e una verità pragmatica come mezzo per fini superiori. Ma le casalinghe non scrivevano i loro pensieri.

La filosofia è pluralistica, come il mondo. Egli voleva immagini diversificate del mondo, e anche molti possibili mondi, in simbiosi.

Næss era un moralista. Esprimeva analiticamente le proprie idee, ma anche in modo normativo, stile 10 Comandamenti. La sua ecologia profonda era riassunta in otto proposizioni normative:

Che le forme di vita – l’umana e le altre – si dispieghino sulla terra ha un valore in sé a prescindere dal valore d’uso per gli angusti scopi umani; la diversità e ricchezza di tutte le forme di vita ha un valore in sé; gli esseri umani non hanno alcun diritto di ridurre tale diversità che non limita in alcun modo la soddisfazione dei propri bisogni; la completa realizzazione dei potenziali individuali umani e la diversità delle culture è compatibile con una riduzione quantitativa della popolazione umana; la conservazione e lo sviluppo futuro della varietà e ricchezza delle forme di vita presuppongono tale riduzione a meno che, in alternativa, possiamo cambiare in modo fondamentale il nostro stile di vita, il che pare improbabile; l’intervento umano in natura attualmente è indifendibile e il deterioramento della situazione accelera; un miglioramento basilare presuppone un mutamento fondamentale delle strutture economiche, tecniche e ideologiche in una gioiosa esperienza di come “tutto sia interrelato”, ove la cosiddetta lotta contro la natura diventi priva di senso; il mutamento ideologico sarà in termini di ricerca della qualità della vita anziché dello standard di vita, e la preoccupazione per i fini anziché i mezzi in quanto tali; chi accetta questi punti ha la responsabilità di cercare di contribuire direttamente o indirettamente a creare i mutamenti necessari.

Le sue tesi sull’obiettività nei dibattiti erano: evitare caratteristiche di personalità e motivazioni ad hominem (contro l’uomo, ndt), aderire al tema, alle argomentazioni; evitare una presentazione maliziosa/partigiana delle argomentazioni del proprio avversario; evitare di attribuire all’avversario opinioni che non abbia effettivamente espresso; evitare presentazioni non autentiche, incomplete, distorte, che tacciano informazioni rilevanti; evitare ironia, sarcasmi, epiteti negativi, esagerazioni, minacce.

Si serve il comune interesse umano e ci si arricchisce affrontando l’argomentazione più incisiva dell’avversario rispetto alle proprie opinioni, non la più debole. E si può concludere di avere entrambi validi punti da offrire, di non possedere né l’uno né l’altro il monopolio della verità.

E poi le norme che estrasse dalla vita e dagli insegnamenti di Gandhi, come: lottare contro l’antagonismo, non l’antagonista; essere disposti al compromesso; ammetterlo quando si ha torto; convertire, non costringere l’avversario.[i]

Una visione che sfida ciò che accade oggi nella sua natia Norvegia: dibattito ad hominem più distorto che mai in nome della libertà d’espressione, persino anonimo sul sito web della trasmittente statale norvegese; invece dell’ecologia profonda, la Norvegia compra eco-quote all’estero in modo da continuare come prima; la Norvegia partecipa a una dopo l’altra delle guerre a guida USA – Serbia, Afghanistan, Iraq, Libia; la Norvegia si propaganda come norma mondiale, altro che diversità!; e i libri di testo sono tornati al normale – filosofia regionale occidentale.

Allora il messaggio per i prossimi cent’anni che emana da questo gigante sarebbe: è giunta l’ora della pratica. Verrà riscoperto. E la sua visione illuminerà i nostri sé interiori e ci guiderà verso società migliori, meno violente.

Note:

[i].  Cosa tipica della sua capacità di rendere partecipi alla sua opera ricercatori ben più giovani, venni invitato a essere suo assistente per Gandhi’s Political Ethics, Oslo, Tanum 1955 ( L’Etica Politica di Gandhi) di Johan Galtung e Arne Næss (benché pensato da Arne, scritto da Johan). Criticato per non avere una traduzione in inglese da uno che ha propagato e usato la nonviolenza gandhiana in tutto il mondo, Jörgen Johansen potrebbe rispondere che si provarono ben cinque editori, ma le loro porte restarono chiuse. Forse non c’era tutto quell’entusiasmo per un libro che cercava di elevare l’etica politica dell’uomo che sgominò non solo il dominio britannico in India ma tutto quanto l’impero britannico? Beh, mai troppo tardi!

30/01/12 – TRANSCEND Media Service
Traduzione di Miky Lanza per il Centro Studi Sereno Regis
Titolo originale: Arne Næss: The Next Hundred Years

http://www.transcend.org/tms/2012/01/arne-naess-the-next-hundred-years/

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