Cinema – Le nevi del Kilimangiaro – Recensione di Enrico Peyretti


Le nevi del Kilimangiar
o. Un film di Robert Guédiguian. Con Ariane Ascaride, Jean-Pierre Darroussin, Gérard Meylan, Maryline Canto, Grégoire Leprince-Ringuet. continua» Titolo originale Les neiges du Kilimandjaro. Drammatico, durata 107 min. – Francia 2011. – Sacher

loc Le nevi del KilimangiaroNel cantiere di Marsiglia si deve licenziare. Padroni, operai e sindacato si accordano: estrarre a sorte. A chi tocca, tocca. Michel, sindacalista lui stesso, finisce in pre-pensionamento, quindi in crisi di vita. Ma si sta adattando. Gli resta la bella famiglia, e il regalo di un viaggio in Tanzania nel trentesimo del suo felice matrimonio con Marie Claire, una donna fine, ma solida e forte come le antiche colline, e rassicurante come l’orizzonte. Ma arriva una brutta rapina, e la storia ha un tremendo sobbalzo. Brutta, la rapina, perché scopri che viene da uno che pensavi vicino. Peggio: lui ha le sue tristi ragioni, che incrinano la tranquilla coscienza di Michel. Ha le sue ragioni anche la madre del rapinatore, senza voglia di figli, che li ha abbandonati ad ogni rischio. Il giovane ladro è anche lui uno dei licenziati, si occupa bene dei fratelli minori, ma non ha le risorse materiali e la solidità psicologica della vecchia classe operaia. Questa si è fatta la casa e la macchina, come Michel, ma soprattutto ha accumulato la forza di un’etica di vita, di solidarietà e di fiducia nella giustizia, cercata insieme. Michel capisce il giovane violento, vuole aiutarlo, rifiuta di vendicarsi picchiandolo (la polizia glielo permetterebbe! ) poi però, offeso nella dignità della sua vita, perde per un momento il controllo di sé. Lo ritroverà, per l’aiuto silenzioso e attivo di Marie Claire.

La generazione sradicata, vittima delle bufere di un’economia trasformata in guerra, non ha l’etica della giustizia, e del vivere insieme, che hanno i vecchi operai. Ma, dice il film di Guédiguian, è possibile dare una mano, e persino il respiro di una famiglia ai figli del disordine. Tranquillamente nobili senza essere eroi né santi, rifiutano anche la violenza legale contro la violenza illegale: sono i nuovi genitori dei ragazzi altrimenti esposti alla corruzione dell’animo. C’è una forza contro il caos, ed è la forza semplicemente umana, morale. In questa si incontrano, nuova sorpresa, Michel e Marie Claire: l’uno dell’altra non sapevano che stavano facendo lo stesso per i due ragazzi a rischio. Senza pensarci, fanno quello che insegnano i maestri della nonviolenza e della giustizia riparativa verso ladri e violenti.

Il rapinatore, indurito nella esperienza disperata, sembra ancora non capire. Eppure aveva qualche idea migliore del tirare a sorte i nomi dei licenziati. Chissà che, dopo la prigione, non diventi un sindacalista di tipo nuovo.

 

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