Chi era Fritz Schumacher? – Diana Schumacher

E.F.Schumacher, il filosofo economista, nacque 100 anni fa. Quest’articolo è tratto da un documento più esteso redatto per la Schumacher Society.

Ernst Friedrich (Fritz) Schumacher fu un inverosimile pioniere del Movimento Verde. Nacque a Bonn nel 1911, studiò a Oxford come borsista Rhodes e ritornò in Inghilterra prima della seconda guerra mondiale per evitare di vivere sotto il nazismo. Morì prematuramente durante una visita a Caux, Svizzera, nel settembre 1977.

Benché d’illustre ascendenza intellettuale, e pur avendo avuto una breve ma rapidissima carriera in Germania, Inghilterra e America, Schumacher credette sempre che “un’oncia di pratica vale una tonnellata di teoria”. Come Gandhi nella sua vita interiore e in quella esteriore, fu un ricercatore della verità e dedito alla pace. A differenza di tanti accademici suoi contemporanei, aveva però bisogno di vedere tali ideali tradotti in azioni pratiche.

Fritz osservava che lungo tutta la sua carriera sia scolastica sia universitaria aveva dato “mappe di vita e di conoscenza” sulle quali “non c’era quasi traccia di molte delle cose cui tenevo di più e che mi sembravano della massima importanza possibile per la condotta della mia vita”. Vedeva il bisogno di fornire ai suoi colleghi e al suo pubblico mappe e linee-guida filosofiche riferite alla realtà effettiva. Intanto, la sua vita era di costante interrogazione, compresa la messa in discussione di gran parte delle ipotesi fondamentali su cui si basavano la teoria accademica ed economica occidentale. Quali sono le norme che governano la scienza economica? Qual è il vero valore del denaro? Qual è la relazione fra tempo e denaro? Qual è il vero valore del lavoro? E dello sviluppo? Queste erano le questioni quotidiane che lo interessavano come economista.

Nel 1937, grazie alla tumultuosa ascesa di Hitler e alla propria sensazione del tradimento intellettuale e politico della Germania e della sua tradizione da parte dei suoi compatrioti nazionalisti, decise di abbandonare ogni legame sociale, famigliare e professionale e di trasferirsi a Londra con la giovane moglie e il figlio.

Durante la guerra, la famiglia si trovò di fronte l’ostilità di venire considerati intrusi tedeschi. Dovettero lasciare la propria casa, e dopo breve internamento Fritz fu trasferito di nascosto con la famiglia nel Northamptonshire a lavorare come bracciante agricolo sotto il nome molto inglese di James. Al tempo stesso (col sostegno di J.M.Keynes) fu inviato a svolgere lavoro di ricerca per conto del governo all’Istituto di Statistica di Oxford pur lavorando contemporaneamente al proprio schema di miglioramento del mondo. Talvolta delle sue idee si appropriarono altri, come il suo contributo al Rapporto Beveridge nei primi anni 1940 e al Piano Marshall del 1947. Benché non abbia mai ricevuto riconoscimento ufficiale per i suoi apporti a tali prestigiosi progetti a causa della sua origine tedesca, la cosa non lo inquietò.

Sebbene la famiglia in crescita fosse di nuovo domiciliata in Inghilterra dal 1950 in poi, la sua ricerca di schemi di sostenibilità lo portò in giro per il mondo. Aveva provato la povertà, l’ingiustizia e l’alienazione sociale di prima mano, e sentiva di avere qualche contributo da dare con la sua unica e varia esperienza pratica. Da economista veniva deriso dai suoi pari perché metteva in risalto la fallacia della crescita continua in un mondo finito dipendente da risorse limitate di combustibili fossili, ma al tempo stesso divenne un campione dei poveri, degli emarginati e di coloro a disagio con la superficialità dei valori contemporanei.

Filosofia e Religione

Fin dalla gioventù Fritz aveva sempre fatto intense letture. Durante le varie fasi della sua vita, egli mise in questione tutte le principali tradizioni, intellettuali, nazionali, economiche o religiose. In gioventù affermava di essere un ateo convinto, sostenendo che religione e moralità fossero meri prodotti storici; non reggevano all’esame scientifico e potevano essere modificate se considerate inappropriate. Politicamente era un socialista amante della persona, l’antitesi del fascismo di Hitler, e un idealista con una mente continuamente attiva. I suoi valori erano molto moderni, basati su velocità, misurazione, efficienza e logica del mondo occidentale industrializzato in cui abitava. Fu solo in seguito che comprese come tali criteri fossero troppo inflessibili, e del tutto incompatibili con i più sottili ritmi ‘inconsci’ del mondo naturale. Come pendolare dal suburbano Caterham (dove fini per abitare), alla sede del National Coal Board nel quartiere londinese di Victoria (dove lavorò dal 1950 al 1970), usava il tempo di viaggio in treno per studiare religioni comparate essendo molto influenzato da The Transcendent Unity of Religions del filosofo francese Fritjof Schuon.

Questo tempo trascorso come pendolare si dimostrò un punto di svolta quanto mai fruttuoso nella sua vita interiore. Dapprima studiò specificamente le religioni dell’Oriente, frequentando incontri e conferenze sulla spiritualità di altre fedi e cominciò a praticare la meditazione. Gradualmente giunse ad abbandonare l’ateismo giovanile e ad ammettere la possibilità di un ‘ordine superiore dell’ Essere’. Le sue opinioni economiche e metafisiche mutevoli (talvolta apparentemente contraddittorie) rispecchiavano cronologicamente le sue lotte e conquiste spirituali.

C’era, dopo tutto, una ‘prospettiva verticale’ trascendente alla vita: una gerarchia di ordini dalla materia inanimata attraverso diversi livelli di consapevolezza a una coscienza suprema ossia l’Essere. Dopo anni di ricerca e di lotte interiori aveva realizzato un percorso per portare le sue piste di studio seguite nel corso della sua vita e i suoi interessi sociali a un punto di convergenza e aveva raggiunto il suo rimpatrio spirituale. Finalmente, con stupore degli amici sia marxisti sia buddhisti, Schumacher fu accolto nella chiesa cattolica romana nel 1971, sei anni prima che morisse. Fu una rinuncia formale alle sue opinioni precedenti sulla supremazia dell’intelletto e della ragione rispetto alle virtù cristiane della compassione, del perdono, dell’amore incondizionato, il riconoscimento di un Creatore Divino, e l’integrità di tutta la creazione.

Economia buddhista

Nel 1955, mentre lavorava al National Coal Board, Schumacher accettò una trasferta di tre mesi come consulente di sviluppo economico al governo dell’Unione Birmana, dove si aggregò immediatamente a un monastero buddhista. Presto concluse che l’ultima cosa di cui aveva bisogno il popolo birmano era uno sviluppo economico secondo i dettami occidentali. Avevano invece bisogno di un’economia adatta alla propria cultura e allo stile di vita – una ‘via di mezzo’ fra il modello occidentale che cercava di accrescere i bisogni materiali e i consumi da soddisfarsi con una produzione meccanizzata, e il modello buddhista che si proponeva di soddisfare i bisogni umani fondamentali mediante un lavoro dignitoso che purificasse anche il proprio carattere e fosse un’offerta spirituale. Perciò gli strumenti dell’economia dovevano essere adattati ai bisogni e ai valori della gente e non viceversa. Non sorprendentemente, il suo rapporto non fu ben accolto nelle sedi ufficiali, ma l’esperienza si dimostrò tuttavia un’ulteriore svolta nello sviluppo spirituale e intellettuale di Fritz. In seguito, egli introdusse il termine ‘Economia buddhista’ che, come il marxismo, implica un completo rifiuto dell’avidità e del materialismo su cui si basa gran parte della economia moderna, e un rispetto per il valore e la dignità di un lavoro ricco di significato.

Sviluppo sostenibile

In tandem con il suo lavoro al Coal Board, Schumacher intraprese pure un intenso programma di viaggi internazionali, inizialmente per dare consistenza alle sue proposte di salvare l’industria britannica del carbone in difficoltà, e per incoraggiare l’indipendenza del mondo industriale occidentale basata sulle importazioni di petrolio a basso costo dal Medio Oriente. Purtroppo, senza riuscire in nessuna delle due – e con noi attualmente che ne dobbiamo pagare le conseguenze.

Mirava anche a promuovere strategie di sviluppo sostenibile sia nel Primo che nel Terzo mondo. Egli considerava cibo e combustibili due necessità basilari per la sopravvivenza e la sostenibilità. Tutte le comunità e le regioni dovrebbero tendere a essere auto-sufficienti in questi settori per quanto possibile – altrimenti diventano economicamente e politicamente vulnerabili. A tale proposito fu un primo assertore dell’utilizzo dell’energia rinnovabile in tutte le sue varie forme e del potenziamento delle tecnologie tradizionali esistenti.

Sfortunatamente Fritz era molti anni in anticipo sul suo tempo, e pochi gli badarono più di tanto. Mettendo in pratica le sue stesse teorie sull’auto-sufficienza, la sua fu una delle prime case nel Regno Unito con pannelli solari installati sul tetto. Si dedicò anche personalmente all’agricoltura sostenibile, con un entusiasmo che egli sosteneva risalisse al suo lavoro da bracciante agricolo. Passò molto tempo nel suo orto biologico, fu Presidente dell’Associazione Britannica per il Suolo, che sostenne strenuamente Richard St Barbe Baker e i suoi Uomini degli Alberi, e fu instancabile assertore di piani di piantumazione arborea e di agricoltura forestale ovunque si recasse.

L’India e la tecnologia intermedia

Fu durante una visita ufficiale in India nel 1970 per consigliare il governo indiano su un piano di sviluppo quinquennale che Fritz fu profondamente toccato dalla disperata miseria e privazione di innumerevoli migliaia di persone. S’imbatté in una disperazione che non aveva visto in altri paesi poveri e si rese conto che tutti i piani ufficiali del governo e altri piani di assistenza occidentali proposti fino a quel momento erano del tutto inadeguati. Reagì con passione fondando nel 1966 con un piccolo gruppo di colleghi impegnati, fra cui George McRobie del National Coal Board, l’ Intermediate Technology Development Group (ITDG, Gruppo di Sviluppo di Tecnologie Intermedie), organismo benefico con sede a Londra che si occupava di trasferimento di tecnologie. L’obiettivo era fornire un “aiuto strumentale” pratico, competenze e istruzione alle comunità rurali povere in paesi in via di sviluppo, anziché costose attrezzature altamente meccanizzate non appropriate alla conoscenza e ai bisogni della maggioranza analfabeta, cosa che le metteva fuori gioco. Quel che serviva era “produzione da parte delle masse e non produzione di massa” usando “tecnologie con una faccia umana”. Con dei colleghi indiani contribuì a istituire a Lucknow l’ Appropriate Technology Development Association (ATDA, Associazione di Sviluppo con Tecnologie Appropriate), che operava quasi del tutto secondo gli stessi dettami e veniva sostenuta finanziariamente dal Gruppo Britannico di Sviluppo dell’India che Fritz presiedeva.

Schumacher capì anche che l’aiuto occidentale a comunità povere sovente serviva semplicemente ad aumentarne la dipendenza culturale ed economica, accrescendo il divario fra ricchi e poveri, istruiti e analfabeti, giovani e vecchi, perfino entro le loro stesse società. Questo è vero tuttora. D’altro canto, rispettando le tradizioni indigene e culturali delle comunità, fornendo loro competenze e strumenti innovativi e riconoscendo che ciascuno poteva fare la sua parte, si sarebbero poste in grado le comunità di raggiungere la loro sostenibilità e sicurezza a lungo termine. Questa ‘via di mezzo’ è stata accolta con sempre maggior favore negli ultimi quarant’anni, particolarmente fra gli stessi paesi poveri. Gli organismi benefici di ‘sviluppo’ fondati da Fritz continuano a prosperare oggi, benché ATDA sia diventata il Centro Schumacher di Delhi, il Gruppo di Sviluppo dell’India la Fondazione Jeevika, e l’ITDG si chiami ora Azione Pratica.

Nel 1950 Schumacher accettò il posto di Consulente Economico del National Coal Board, in parte per la sua convinzione socialista che un’autentica sostenibilità economica si sarebbe realizzata più prontamente mediante un’adeguata organizzazione e l’uso delle risorse energetiche. Egli fu anche un precoce assertore del principio di sussidiarietà e si rese conto che gli stessi lavoratori dovevano agire entro strutture a ‘scala umana’ anche nelle grandi organizzazioni. Sperava che il National Coal Board potesse essere un eccellente trampolino per collaudare le sue idee in pratica.

Piccolo è bello

Nonostante un crescente riconoscimento dei numerosi progetti, scritti, trasmissioni e conferenze pubbliche di Schumacher, il vero sfondamento giunse solo con la pubblicazione nel 1973 del suo primo libro Piccolo è bello: l’economia come se la gente contasse qualcosa. Scritto in termini da divulgatore in quanto basato su precedenti conferenze e articoli, coglieva tuttavia in qualche modo lo spirito del tempo. Piccolo è bello non riguardava solo dimensioni appropriate, bensì articolava ciò che milioni di ‘piccole persone’ nel mondo credevano nel subconscio: che diversamente da tutte le precedenti culture o civiltà, la società occidentale del ventesimo secolo, sia agricola che industriale, stava vivendo artificialmente del capitale della Terra anziché della sua rendita. Sua linfa vitale era l’uso sempre crescente di risorse non-rinnovabili innanzi tutto da parte dei paesi ricchi a spese di quelli poveri. Il mondo non poteva continuare in maniera sostenibile a seguire la curva crescente della produzione e del consumo senza un limite materiale o morale.

Seguì nel 1977 Una guida per i perplessi. Altre pubblicazioni come Buon lavoro e Questo credo furono pubblicate postume basandosi su suoi scritti precedenti. Oltre trent’anni dopo la morte di Schumacher, la saggezza, gli ammonimenti e le predizioni contenute in questi testi controversi vengono considerati più rilevanti che mai. Molte organizzazioni a livello mondiale hanno frattanto sviluppato l’uno o l’altro aspetto della sua opera. Tuttavia la tendenza al gigantismo, la crescita straripante di megalopoli, la disoccupazione di massa, le modalità d’uso insostenibili dell’energia, il degrado ambientale e la violenza sociale crescenti dimostrano che nessuna delle semplici soluzioni a scala umana di Schumacher sono state interpretate correttamente da quelli in grado di cambiare le politiche. C’è ora un bisogno anche più urgente di riesaminare alcuni di tali prerequisiti fondamentali alla sostenibilità; compresi, soprattutto, la trascendenza dei valori morali; l’uguaglianza e dignità di tutte le persone; l’integrità del lavoro umano quale risorsa base di qualunque economia; il valore delle comunità locali; e il bisogno di processi decisionali decentrati e di auto-sufficienza regionale ovunque sia praticabile, particolar-mente per quanto riguarda cibo e combustibili.

Si corre sempre un grande pericolo nel congelare icone umane come Schumacher nella situazione del proprio tempo, senza considerare che le loro idee sarebbero costantemente cambiate adattandosi a circostanze mutate. Le rivoluzioni nell’informatica, nella realtà virtuale e nell’ingegneria genetica avrebbero suscitato l’attenzione di Schumacher in quanto influenti sulla nostra generale condizione umana. Tocca adesso a una nuova generazione munirsi della conoscenza e del coraggio morale necessari a trovare le proprie soluzioni alle crisi contemporanee interrelate e a costruire la pace con ogni livello della Creazione. Come disse Fritz Schumacher in Buon lavoro:

Io non mi sento certo mai scoraggiato. Non so suscitare io stesso i venti che potrebbero sospingere noi, o la nostra nave, in un mondo migliore. Ma posso almeno issare la vela, cosicché quando arrivi il vento lo possa prendere.”

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Diana Schumacher è Patrocinatrice della Fondazione Gandhi ed è attiva in campo ambientale. È stata fondatrice della Schumacher Society e ne ha fondato il Premio Annuale Schumacher. È anche stata co-fondatrice della Environmental Law Foundation (Fondazione per la Legge Ambientale).

Traduzione di Miky Lanza per il Centro Sereno Regis

Titolo originale: Who Was Fritz Schumacher?

http://www.transcend.org/tms/2011/11/who-was-fritz-schumacher/

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