Il cattivo nel buono e il buono nel cattivo – Johan Galtung

Il mondo è ambiguo, con forze e contro-forze, nel bene e nel male.  La contraddizione è la regola, con del cattivo nel buono e del buono nel cattivo, ecc. E ci sono contraddizioni verbali; c’è l’opinione, e l’altra opinione, come dice Al Jazeera, valida e invalida, sia che tali dibattiti verbali riflettano le contraddizioni non-verbali o meno. Sicché, questa rubrica e quest’autore suscitano contro-argomentazioni, e qualunque autore dovrebbe esserne grato agli avversari. Che cosa posso impararne? Errori di fatto? Logici? Come essere così chiaro da evitare fraintendimenti? O partire da un’ipotesi come quella dell’ambiguità?

Più in particolare, ci furono forti reazioni a Tübingen, Germania, il 16 luglio scorso, quando paragonai le uccisioni di Hitler durante la seconda guerra mondiale – compresa la shoah – alle uccisioni USA in tutto il mondo a partire dalla seconda guerra mondiale. Ci fu una reazione alla mia relazione introduttiva al Convegno Umanista Mondiale a Oslo il 12 agosto scorso (vedi questa rubrica del 15 agosto)[i], e a un colloquio all’Università di Oslo il 30 settembre sui retroscena all’orrore del 22 luglio in Norvegia.[ii]

Un tema ricorrente è la democrazia rispetto all’autocrazia, dove gli USA sarebbero la prima e la Germania di Hitler la seconda. Non possono neppur essere paragonate – escludendo quindi un metodo chiave di comprensione – stando all’ipotesi che le democrazie sanno fare solo del bene avendo un mandato dal popolo e le autocrazie nulla di buono non avendo tale mandato.

Questo approccio fa a pugni con l’ambiguità del reale e porta all’incapacità di rimediare quei mali della democrazia come un popolo ben disposto alla guerra in quanto considera la democrazia una licenza d’uccidere, e all’incapacità di capire come mai Hitler fosse attraente per tanti, per la sua apertura alla mobilità sociale attraverso lo spartiacque fra la “gente comune” e i “ben-intenzionati”. La democrazia può considerarsi infallibile e lanciarsi in una massiccia violenza diretta, mentre un’autocrazia può cercare di ridurre la violenza strutturale. In altre parole, ambiguità.

Ma la Pace Democratica: le democrazie non combattono fra di loro? Sbagliato: si veda il colpo di stato a sostegno USA contro il Cile di Salvador Allende nel 1973; il colpo di stato sostenuto da Francia-UE del Front de Libération Nationale-FLN nel 1990 in Algeria; la guerra USA-NATO del 1999 contro un Milosevic ragionevolmente eletto dai serbi; l’assedio israeliano di Gaza con un Hamas democraticamente eletto. Quella è una tesi per i membri del club interno. Ma si abolisca il diritto di veto al Consiglio di Sicurezza ONU permettendo alle risoluzioni dell’Assemblea Generale di prevalere, o meglio, a un’ Assemblea dei Popoli delle Nazioni Unite eletta direttamente, e saremo in una dinamica di pace, con una democrazia globale. La tesi è empiricamente sbagliata, logicamente bacata dalla confusione fra relazioni infra- e inter-statali, e impone una democrazia a elezioni nazionali multipartitiche di stile occidentale rispetto a una democrazia della trasparenza e del dialogo.[iii] Di nuovo ambiguità!

Come il Premio Nobel per la Pace 2010 alla Carta ‘08 (documento sottoscritto da 350 intellettuali e attivisti dei diritti umani pubblicato il 10 dicembre 2008, ndt) e a Liu Xiaobo per la libertà d’espressione. Ma come la usa Liu, la libera espressione?[iv]

Come può la Cina acquisire un reale mutamento? Liu:

Trecento anni di colonizzazione. A Hong Kong ci sono voluti cent’anni per diventare quel che è. Date le dimensioni della Cina, ci vorrebbero 300 anni.”

Il mondo libero guidato dagli USA ha combattuto quasi tutti i regimi che calpestano i diritti umani…Le guerre più importanti in cui gli USA si sono fatti coinvolgere sono tutte difendibili dal punto di vista morale”.

Indipendentemente da come sia, la guerra contro Saddam Hussein è giusta! La decisione del Presidente Bush è corretta!”

In retrospettiva sulla guerra in Medio Oriente agli albori d’Israele, Israele stava combattendo contro tutto il mondo arabo, che era quello che attizzava il fuoco”.

Egli ha il diritto di avallare il colonialismo, tutte le guerre a guida USA, passare sotto silenzio le risoluzioni ONU e la risoluzione pacifica che pose fine alla guerra fredda e che probabilmente varrà pure per il Medio Oriente. Ma con il consacrarlo premio Nobel per la Pace, il comitato decisionale ha messo la libertà d’espressione al di sopra della lotta contro il colonialismo, l’ONU, la risoluzione pacifica, il diritto umano alla vita, ecc. Il premio avrebbe potuto essere conferito alla Carta ‘08, non a Liu. Ancora ambiguità.

Lo stesso vale per Israele. A Threat From Within: A Century of Jewish Opposition to Zionism[v][Una minaccia dall’interno: un secolo d’opposizione ebraica al sionismo] di Yakov M. Rabin distingue fra giudaismo transnazinale e sionismo nazional-statalista in Israele.

Ci sono le bellezze del dialogo perpetuo, anche per se stessi in quanto all’auto-miglioramento, e le idee, utilizzate dal sionismo, di popolo eletto (Esodo 19:5-6) con una terra promessa (Genesi 15:18-21).[vi]  In nessun modo la critica allo stato sionista d’Israele, con la sua “neo-religione”, la violenza, lo sprezzo per le risoluzioni ONU, e nessuna visione della pace aldilà di non meglio definiti “confini difendibili” può essere zittita con la parola “anti-semitismo”. Così, il mostro che ha ucciso 77 norvegesi con una bomba e armi da fuoco il 22 luglio di quest’anno, citava “Israele” 359 volte nel suo Manifesto; si devono mettere in chiaro le sue propensioni cristiano-sioniste come pure le sue affiliazioni templar-massoniche. Ambiguità ovunque, del cattivo nel buono.

Ma, se c’è ambiguità in tutto, allora che ne è della mia pace contro guerra-violenza? Proprio lo stesso.  La pace alberga l’assenza della sfida, l’eccitazione della violenza, e in guerra la presenza della dedizione, dell’eroismo, del sacrificio. Così come la salute può albergare il senso di sufficienza e la malattia una profonda riflessione sul senso della vita e della morte. Ma la consapevolezza dell’ambiguità può aiutarci a superare la tirannia delle false dicotomie. Né la pace né la salute devono essere date per scontate – se lo sono, vengono presto perdute – ma considerate qualcosa su cui lavorare quotidianamente, in un modo o in un altro. In quanto all’eccitazione: trasformare il conflitto offre più sfide di quanto i più possano assorbire. Così come una lotta contro il cancro. Si sia preparati.

Il buddhismo combina la meditazione profonda con una vita lunga e salutare. E così la dedizione alla pace. Tuttavia, si può imparare dalla malattia e dalla guerra, dal bene nel male, lavorando anche meglio per la salute e la pace, sapendone di più. Questo è quanto ha fatto il filosofo-psicologo William James nel suo superbo saggio “The Moral Equivalent of War” [L’equivalente morale della guerra, ndt](1906), usando il buono nel cattivo come ponte al bene. Come per le brigate del satyagraha di Gandhi, con i limiti del latter-day (il latter-day satyagraha, movimento mormonico, ndt), fino alla Primavera Araba: dedizione, coraggio, eroismo, sacrificio.

Note:

[i]. Staffan Gunnarson, Vice-Presidente della Federazione Umanista Europea, http://www.humanistfederation.eu/download/160-Democratic%20peace%20GUNNARSON.pdf

Sì, critico il Premio Nobel per la Pace a Liu, ma non estendo la critica a Solzhenitsyn e Sakharov; non ho trovato in loro glorificazione del colonialismo e della guerra. Ovviamente neppure in Ossietzky (premio Nobel 1935, ndt).

Sì, trovo analogie importanti fra quanto accaduto in Norvegia il 22 luglio, l’uccisione di giovani laburisti, e l’uccisione norvegese di quelli che chiamano taliban: l’uso di violenza massiccia a scopi politici (altrimenti detto fascismo); teorie molto scadenti, avulse dalla realtà, su come avrebbe funzionato la violenza; sua legittimazione nella storia e nell’ideologia cristiano-sionista nell’una, e la democrazia come licenza di uccidere nell’altra; l’enorme sofferenza causata in ambo i luoghi; e la provocazione sprezzante, la violenza non funzioneranno!

Sì, non credo nell’imposizione all’Afghanistan della nostra forma di vita mediante violenza, altrimenti nota come colonialismo e imperialismo. L’Afghanistan, come tutte le società, ha bisogno di un cambiamento, e sta arrivando, dai vicini e da altri paesi dell’ummah, pacificamente; non dagli infedeli con la guerra.

Sì, la Cina e Cuba non hanno elezioni nazionali multi-partitiche, ma ciò non esclude affatto contributi estremamente importanti in termini di diritti umani, quali il sollevare dalla miseria al ceto medio 400 milioni di persone fra il 1991 e il 2004 (in linea con la teoria est-asiatica sui diritti socio-economici in primo luogo e quelli civili-politici poi, “l’apertura” come dicono e praticano i cinesi), come lo strappare decine di migliaia di donne alla prostituzione quando Cuba era un bordello per il Nord America, accompagnandole all’alfabetismo e alla dignità. Le elezioni multi-partitiche o meno catturano solo una piccola frazione della condizione umana.

Dev’essere stato problematico per Gunnarson che l’enorme pubblico del convegno abbia salutato il mio discorso con un appassionato applauso in piedi.

[ii].  John Færseth, “Galtung leker med ilden” [Galtung gioca con le idee, ndt], Dagbladet (un giornale di pettegolezzi norvegese) del 5 ottobre 2011.

Sì, considero importante l’appartenenza alla massoneria e ai templari per via dei giuramenti fra i loro membri e la segretezza: legami di lealtà che costituiscono una collettività di solidarietà, sostegno, fors’anche di cooperazione per quel tal giorno dell’atroce attacco a categorie di persone, quelle attive in edifici governativi e membri AUF (Lega Giovanile dei Lavoratori) a Utöya. Proprio come la collettività dei soldati norvegesi NATO uccisori di una categoria afghana che chiamano “taliban” in Afghanistan; giuramenti, segretezza, solidarietà. L’autore norvegese Erik Rudström, come altri, ipotizza legami con organizzazioni come Skull and Bones [Teschio e Ossa, ndt] a Yale e i servizi segreti. Il rifiuto dei servizi segreti norvegesi a venire indagati (per il loro mancato preavviso) da altri che se stessi – finora accettato dal governo, un colpo alla democrazia norvegese – è compatibile con tale ipotesi.

Sì, catturarlo sarebbe stato facile: un elenco di tutti i possessori di porto d’armi in Norvegia, un elenco di tutti i compratori di quell’essenziale ingrediente per la bomba, il fertilizzante artificiale già famoso per il caso McVeigh in Oklahoma, le imbeccate dalla Polonia, un elenco di siti web intensamente anti-musulmani, e lui, l’autore, all’intersezione: elementare, banale.

Sì, ci sono cospirazioni nella storia; come le rivoluzioni americana, francese e russa, come le due guerre mondiali, come gli oltre 240 interventi USA in altri paesi. Vero, tali teorie restano ipotesi fintanto che vengono prepotentemente confermate dai fatti. Leggete i libri di Anthony Shannon su Skull and Bones e giudicate da voi stessi. La mia conclusione: interessante, ma ho bisogno di più prove per “un 11 settembre USA auto-inflitto”.

Sì, Rudström cita “The Zion Protocols” [I protocolli di Sion, ndt], dicendo che non sa chi li abbia scritti – gli “Anziani”, la polizia segreta russa o Maurice de Joly – ma leggeteli come guida al nostro mondo e giudicate da voi stessi. La mia conclusione: interessante, ma ho bisogno di più prove.

Per i lettori norvegesi il mio discorso è stato pubblicato sul Morgenbladet del 7 ottobre 2011; leggetelo e giudicate per conto vostro.

[iii].  Per i dettagli si veda il Capitolo 3, «L’ipotesi di “pace democratica”: una frode epistemologica», in Galtung, Scott, Democracy*Peace*Development, TRANSCEND University Press, No. 2, 2008. www.transcend.org/tup.

[iv].  Vedi Barry Sautman e Yan Hairong, “The ‘Right Dissident’: Liu Xiaobo and the 2010 Nobel Peace Prize”.

[v].  Londra: ZED, 2006.

[vi].  Per una critica recente dell’idea del popolo eletto, vedi Gideon Levy “Jewish people are just that, people, and far from chosen” [La gente ebraica è proprio solo così, gente e lungi dall’essere eletta, ndt], Ha’aretz, 9 ottobre 2011. Esattamente, “solo così, gente” e come tale non univocamente buona, incapace di sbagliare mai.

 

07 Nov. 2011 – TRANSCEND Media Service
Traduzione a cura del Centro Sereno Regis

Titolo originale:
The Bad in the Good and the Good in the Bad
http://www.transcend.org/tms/2011/11/the-bad-in-the-good-and-the-good-in-the-bad/

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