«È un peccato il non fare niente col pretesto che non possiamo fare tutto»* – Recensione di Cinzia Picchioni

Luca Mercalli, Prepariamoci, chiarelettere, Milano 20112 , pp. 212, € 14,00

A parte che trovo geniale il titolo, a parte che è appena uscito e già alla seconda edizione, a parte che nella Bibliografia – tra glli altri – l’autore ha citato il «mio» libro e lo ringrazio, credo che questo libro dovremmo portarcelo dietro sempre, un po’ come facevamo (lo facevate?) anni fa con il Libretto rosso di Mao.

Si parla di prepararsi «a vivere in un mondo con meno risorse, meno abbondanza, meno energia … e forse più felicità» (così recita il sottotitolo). E che c’è necessità di prepararci è ben spiegato fin dalle prime pagine, con frasi «a effetto», chiamate «pretesti» e i «Dieci comandamenti per il XXI secolo (p. 9) presentati all’edizione 2010 di Torino Spiritualità.

Ma non pensiamo che sia un libro «catastrofista» o «punitivo», tutt’altro; è molto pratico e divertente da leggere, come tutta la seconda parte, intitolata «Il mio piano B», in cui l’autore ci racconta come ha fatto lui (e come sta facendo) a prepararsi: l’orto, l’auto, l’acqua, i rifiuti, la moda e la pubblicità, la decrescita, la militanza e l’impegno civile, la casa (citando le parole che Ariosto pose sulla sua casa di Ferrara nel 1525: «Una casa piccola, ma sufficiente per me, non gravata da canoni, decorosa e comprata con denaro mio»).E poi c’è anche la «ricetta» per crearsi il proprio PianoB, a p. 46, con consigli del tipo «abolire il PIL» o «ridefinire il concetto di benessere».

Poi siccome ci si rende conto che forse non basta lo sforzo individuale, Mercalli ci propone «Il programma che voterei» (p. 163), cita il «Manifesto di Vicenza sul clima», stilato nel 2009 (p. 173) e, cosa che ho trovato particolarmente interessante, riporta una serie di «Domande per l’umanità» (p. 177). Su quelle domande (dal progetto europeo Rescue – guarda caso «emergenza»! – che è anche l’acronimo di Responses to Enviromental and Social Challenges fo our Unstable Earth, www.esf.ong/rescue) andrebbero basate tutte le riunioni e le agende politiche e le manifestazioni e le conferenze e le occasioni di ragionamento su qualcosa. Tanto se non cerchiamo risposte a quelle domande fra un po’ non avremo più nulla di cui occuparci…

E poi, dopo la parte del «che fare e come farlo», cè l’appendice poetica: un racconto intitolato «2084» (bellissimo!) e le parole della bimba dodicenne che nel 1992 zittì 108 capi di Stato intervenuti al summit di Rio (pp. 181 e 191); ma ho anche adoratoil capitolo «Autarchia verde», in cui, tra le altre cose, l’autore fornisce molti dati sulle «transition towns» e la resilienza (p. 57).

Ma Mercalli mi è piaciuto anche quando – come si dice – «non le manda a dire»: «Siamo proni alle mafie, servili e obsoleti cortigiani del potente di turno, pronti a vendere la dignità e i nostri diritti per una sgasata in Ferrari di fronte agl iamici del bar» (p. 25), dimenticandoci che «(…) ogni litro di gasolio in meno sono 2,7 kg di CO2 non immessi in atmosfera» (p. 96). E a proposito di chi vaneggia di future energie «altre» che ci permetteranno di continuare a vivere come facciamo adesso Mercalli è molto chiaro e cita un motto coniato da Amory Lovins del Rocky Mountain Institute: «La miglior energia è quella risparmiata» (www.rmi.org/rmi) e ci ricorda anche il progetto «società a 2000 watt» del Politecnico di Zurigo.

Mercalli ha qualcosa da dire anche a coloro che – ci sono sempre – lo accusano di essere catastrofista, e che una soluzione si troverà… Intanto chiede aiuto a Schopenhauer e alla sua celebre frase secondo cui ogni verità prima è ridicolizzata, poi osteggiata e infine diviene evidente di per se stessa, e poi: «(…) a chi mi dà del catastrofista (…) rispondo che l’amico che ti avverte di un buco nel quale stai per cadere, in genere viene ringraziato. Il problema è che qui il buco ancora non si vede, grazie alla benevola lentezza evolutiva del sistema Terra che ci dà ancora un po’ di tempo per rinsavire: è appena più avanti, ma è molto grosso. Una volta raggiunto impareremo tutti, senza libri e senza conferenze» (p. 40).

E allora, mentre gli studiosi studiano, i ricercatori ricercano, gli scrittori scrivono, i filosofi filosofeggiano, noi, che siamo ancora in tempo, prepariamoci, agendo grazie ai loro suggerimenti.

Infine, ma in realtà sono all’inizio, ecco le parole dell’autore sulla «natura» del libro che vi consiglio di comperare a scatola chiusa e di tenere, e di regalare a chiunque vi stia a cuore (persone e organizzazioni):

«(…)così ho deciso di (…) riassumere (…) il mio lavoro quotidiano da venticinque anni. (…) L’esperienza che descrivo in queste pagine è fatta di azioni piuttosto semplici che cerco di realizzare in prima persona, con un impegno quotidiano costante ma facendo una vita piena e normale senza privarmi di nulla. Non sono ricette risolutive né ottimali, ma che ognuno di noi può realizzare da subito, senza delegare l’iniziativa ai politici o agli industriali» («Mettiamoci in gioco», pp. 11-2)

 

*la frase che funge da titolo è di Churchill e si trova a p. 65)

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