Libia: struttura profonda e struttura superficiale

Johan Galtung

Il bombardamento di Gheddafi a guida franco-anglo-italiana, che dura da tre mesi, in una guerra civile (in realtà inter-clan) in Libia, legittimato da 10 dei 15 membri del Consiglio di Sicurezza ONU nella risoluzione 1973, attivato da 8 dei 28 membri NATO con un vile bombardamento dall’alto, non sta funzionando come da programma. Per di più, uccidere civili per salvare la vita di civili e demolire il palazzo del parlamento per promuovere la democrazia, non comunicano bene lo scopo preteso.

Eppure è difficile credere che la resistenza militare delle forze di Gheddafi non finirà prima che scada il nuovo termine di settembre, data la clausola standard USA “con tutti i mezzi necessari” – nonostante i primi articoli della risoluzione 1973 sulla tregua e i negoziati con il governo libico.

E Gheddafi stesso? La NATO sta uccidendo i membri della famiglia a uno a uno e può finire col cogliere anche lui, per un “cambiamento di regime”. Ma, come per bin Laden, preferiscono forse la sua liquidazione a un rinvio a giudizio all’Aja, e Gheddafi stesso può preferire una morte da eroe e il martirio.

E poi, che succede? Se ci facciamo guidare dalla passata esperienza, allora inizia la vera guerra, e può durare a lungo, davvero a lungo. Come dopo la vittoria in Afghanistan nell’ottobre 2001, sacralizzata nell’accordo di Petersburg, che non offriva nessuna possibilità ai taliban, considerati sgominati. Come dopo la “missione compiuta” di Bush nel maggio 2003, che annunciava proprio quel risultato.

I resistenti smetteranno le loro divise, le bruceranno, vestendosi da civili. E la NATO passerà a truppe di terra, come successivo passo logico; con tutti i tipi di bombe. Non solo gli IED (Improvised Explosive Device, ordigni esplosivi improvvisati) sistemati nelle buche stradali, ma roba seria, bombe anti-carro – come sta avvenendo in Afghanistan – e commando suicidi in attesa. La NATO installerà un qualche regime, organizzerà elezioni tipo Afghanistan. Dopo aver mollato un decennio più tardi il suolo africano, comincerà la vera guerra, contro chi coopera con i “crociati colonialisti”.

Stupido da parte della NATO? Un club di ragazzi del giro, vittime della propria propaganda, compreso il fascino che provano per capi malvagi come Saddam Hussein, bin Laden, Gheddafi? In parte sì. Ma soprattutto il risultato di un’analisi costi-benefici disposta a correre i rischi appena citati perché c’è tanto di più in palio, sia fra i costi sia fra i benefici.

Halvor Ebbing (Klassekampen [Lotta di classe] del 14 maggio 2011, un quotidiano talmente valido per quanto riguarda gli affari esteri da giustificare l’apprendimento del norvegese), ha soffermato l’attenzione su un fattore situato nella struttura globale profonda, non nel mangime di superficie per politici e giornalisti: banche centrali statali contro banche private (come la Federal Reserve USA).

Ebbing riferisce che Wesley Clark, capo del bombardamento anti-serbo di 78 giorni nel 1999 che portò alla capitolazione di Milosevic, al suo processo definitivo all’Aja e al suo decesso, ha raccontato al programma d’attualità TV USA non-mainstream ‘Democracy Now’ nel 2007 che dieci giorni dopo l’11 settembre era stato informato da un altro generale USA che gli USA programmavano di “fiaccare” sette stati “nei prossimi cinque anni”: Iraq e Iran, Libano e Libia, Siria, Sudan e Somalia. Hanno certamente “lavorato” su quei sette, ma la questione è che cos’abbiano in comune.

Ellen Brown risponde su Asian Times Online del 14 aprile (http://www.atimes.com/atimes/Middle_East/MD14Ak02.html ): non hanno banche centrali che possano essere regolamentate dalla banca centrale delle banche centrali, la Banca per le Composizioni Internazionali, la BIS di Basilea, Svizzera. La BIS promuove il sistema bancario globale privato mediante i suoi inteventi a favore del libero movimento del capitale, senza impedimenti dalla conduzione politica di stato da parte delle banche centrali di proprietà statale – come quelle dei sette paesi suddetti.

Ebbing confronta Saddam Hussein che introdusse l’euro per una parte degli scambi di petrolio –un fattore dietro l’invasione a guida USA del marzo 2003 – con Gheddafi che proponeva un dinaro aureo, sostenuto da quasi tutti i paesi arabi e africani. Sarkozy marchiò la Libia come “minaccia alla sicurezza finanziaria dell’umanità”, e preparò la rivolta di Bengasi nel novembre 2010 (http://www.voltairenet.org/) e l’intervento franco-inglese.

Una struttura non visibile a occhio nudo benché la dicotomia banche centrali private/statali sia un fattore secolare nella politica dei capitali. Ma quanti sono disposti a dare la vita per le banche centrali private? Contro le atrocità di Gheddafi, sì; ma tutto ciò finirà in nulla con l’eventuale caduta di Gheddafi. Probabilmente una causa persa.

Sicché la NATO non ne emergerà illesa. Perderà, non ci guadagnerà nei paesi arabi africani. La narrazione di Gheddafi sui “crociati colonialisti” (IHT del 16.06.11) è molto più forte di quella NATO, addirittura al punto che la Libia, non l’Afghanistan, può diventare la tomba della NATO. Nonostante l’ISAF (International Security Assistance Force), la guerra in Afghanistan viene vista a guida USA tanto che la tomba è già riservata loro come una delle tante per il dilagante impero USA; dopo quello inglese e quello sovietico.

La guerra in Libia che fa dell’Africa il terzo continente “fuori area” è talmente traballante che Bill Gates ha biasimato la NATO in quanto avviata alla “realissima possibilità dì irrilevanza militare collettiva”. Gli USA coprono il 75% della spesa, salita dal 50% durante il periodo d’oro della guerra allorché la NATO si limitava a operazioni di “teatro” (cioè l’Europa). Comunque, la causa del fallimento potrebbe essere più filosofica che finanziaria.

Gli USA possono a mala pena permettersi la guerra in Libia (Ron Paul), ma ciò vale anche per l’Inghilterra. Questione più filosofica: gli USA non vogliono essere considerati responsabili di un ennesimo disastro militare, dopo quelli dell’Afghanistan e dell’Iraq, e fiutano i segnali precoci meglio degli europei.

Tuttavia, possono anche tentare un assetto tipo Egitto-ottobre 1956, che dipendeva da una società privata del Canale di Suez così come oggi dalle banche centrali private, però rinnegando la Francia-Inghilterra; per imporsi meglio successivamente.

Quando solo i monarchi, gli emiri, e altri dittatori sono a favore della politica USA-Israele, e perfino il Marocco si muove verso la monarchia costituzionale? Quando Tunisia-Egitto-Yemen-Bahrain-Arabia Saudita-Siria-Iraq sfidano gli USA?  Opzione: esecuzione extragiudiziaria di capi demonizzati – un sicuro acchiappa-voti.

Uscita: l’impero USA. Entrata: l’impero del puro Capitale globale.


EDITORIAL, 20 Jun 2011 | #169 | Johan Galtung, 20 Jun 2011 – TRANSCEND Media Service

Traduzione di Miky Lanza per il Centro Sereno Regis


 

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