Movimenti per le montagne – Felix Padel

Poco tempo prima della cerimonia per l’Hollywood’s Academy Awards di Los Angeles a febbraio, venne pubblicato su Variety, una rivista che si occupa dell’industria cinematografica statunitense, un annuncio rivolto al regista James Cameron perché appoggiasse un gruppo di persone coinvolte in un conflitto contro una vorace impresa mineraria.(1)

 

Stephen Corry, direttore dell’organizzazione Survival, che promuove diverse campagne per conto dei popoli indigeni, ha scorto una similitudine tra la condizione del popolo Dongria Kond dello stato dell’Orissa, in India, e l’immaginario popolo dei Na’Vi del film Avatar di Cameron.

Corry afferma: “Proprio come i Na’Vi descrivono la foresta di Pandora come il “loro tutto”, per i Dongria Kond la vita e la terra sono sempre stati profondamente connessi.

In pratica, la storia di Avatar – se si escludono i lemuri multicolori, i cavalli dal busto lunghissimo e gli androidi guerrieri – viene vissuta quotidianamente tra le colline del Niyamgiri”.

Il movimento dei Dongria è archetipico: la principale divinità a protezione delle loro minacciate montagne è Niyam Raja, re della legge, nel nome del quale loro hanno osservato sempre un rigido tabù nel tagliare la foresta di 700 ettari all’apice della montagna (l’area contesa) preservando quella foresta a 1200 metri d’altezza.

Ironicamente, la compagnia mineraria che cerca di estrarre dalle loro montagne la bauxite si chiama Vedanta, secondo l’antica credenza indiana e la filosofia non materialista di advaita vedanta (scuola di stampo induista), che era una guida per Gandhi e molti altri. Vedanta ha assunto due compagnie londinesi, Finsbury’s e CO3, per difendere le sue attività di estrazione di bauxite e raffinazione dell’alluminio. (2)

Il movimento dei Dongria Kond è salito agli onori della cronaca grazie a un rapporto di Amnesty International che accusava Vedanta di violazione dei diritti umani e ambientali e che focalizzava l’attenzione sul disinvestimento della chiesa d’Inghilterra e di altri fondi e su un recente rapporto fatto dal ministero indiano per l’ambiente e le foreste dove si evidenziava l’inosservanza delle regolamentazioni ambientali da parte della compagnia. (3)

Survival International e altre ONG hanno vinto con successo una causa contro la compagnia per la trasgressione delle linee guida dell’OECD (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico). Hanno anche smentito la propaganda di Vedanta che affermava che estrarre nel Niyamgiri non avrebbe danneggiato i Dongria, o il percorso delle acque delle montagne, o la flora e la fauna. (4)

Vedanta ha tentato di spostare l’attenzione dicendo che “Nessun Dongria verrà allontanato”- ma nessuno ha confermato che ciò sia realmente avvenuto. Il problema è che la foresta sulla cima della sacra montagna che i Dongria hanno sempre protetto, potrebbe essere spogliata, così come i molti villaggi Dongria che si trovano nelle vicinanze della strada prevista per arrivare alla miniera.

 

Dividi et impera

Uno dei primi effetti (se non una vera e propria strategia) di una compagnia mineraria che penetri all’interno di un’area remota, è quello di dividere la comunità locale, in modo tale che, inevitabilmente, si provoca un processo di genocidio culturale, visto che vengono smantellati l’identità e la struttura sociale delle tribù tramite contatti inappropriati e sfruttamento. (5)

Il Dongria Kond Development Agency (DKDA) venne interpellato per primo per aiutare uno dei più famosi scrittori dell’Orissa, Gopinath Mohanty, i cui libri si soffermavano sulla bellezza e sul crudele sfruttamento di una delle culture tribali più estese dello stato. E recentemente il DKDA ha seminato alberi da frutta nel territorio dei Dongria allo scopo di aiutarli a vendere i loro prodotti direttamente al mercato.

In anni recenti, l’agenzia si è identificata maggiormente con la compagnia, incanalando sostanziosi fondi da parte del ministero delle infrastrutture per costruire ampie strade nel cuore delle montagne del Niyamgiri, così che i villaggi Dongria, prima accessibili solo camminando per diverse ore, possono ora essere raggiunte in 20 minuti dalle jeep della polizia o dai teppisti in motocicletta.

Alcuni sostenitori dei Dongria affermano che le prime persone che hanno fatto un ampio uso di queste strade erano i trafficanti di legname. Un’ampia fascia di foresta è stata tagliata senza il controllo del DKDA.

Una di questa strade va direttamente al centro della montagna, vicino al picco più alto, a circa 1500 metri di altezza. Niyam Dongar è la montagna più boschiva e anche quella maggiormente minacciata. (6)

E’ interessante notare che il Finalcial Times di Londra ha riportato, nel novembre 2002 e anche nel novembre 2003, che Vedanta si è assicurata i diritti su 670 milioni di tonnellate di bauxite nell’area (sul Niyam Dongar), menzionando anche il suo accesso a un secondo deposito, forse nell’area del picco più alto.

I Dongria hanno celebrato la puja (cerimonia religiosa) sulla punta della montagna il 21 febbraio facendo il giuramento di non permettere mai l’estrazione. (7)

Anche molti altri Kond delle aree circostanti hanno partecipato. Questi hanno sempre sofferto l’invasione dei loro villaggi Lanjigarh da parte delle raffinerie d’alluminio di Vedanta, che hanno inquinato il fiume Bansadhara da cui molti dipendono rendendo le loro vite un inferno. (8)

 

Kashipur e Kandhamal

La storia di Vedanta è stata evidenziata per la sua natura archetipica e anche perché i Dongria – ancora classificati come gruppi tribali primitivi- si appellano ai media che danno grande valore alle immagini esotiche.

Molte altre tribù stanno lottando per salvare le proprie montagne, anche in Kashipur, oltre 100 Km a sudovest. Il movimento del Kashipur è riuscito a infliggere un ritardo di 12 anni a un consorzio di compagnie canadesi, norvegesi e indiane che volevano aprire miniere nelle montagne del Bapla Mali e costruire una raffineria a Utkal.

Anche se Utkal è stata costruita da Hindalco, con devastanti conseguenze per le colline e i fiumi locali, e migliaia di persone tribali e “intoccabili”, nessuna miniera è stata ancora aperta a Bapla Mali. Le proteste hanno causato continui ritardi. (9) Tre persone tribali sono state uccise dalla polizia in uno scontro a fuoco nel dicembre del 2000.

Nel nordest del Niyamgiri, fu annunciato un deposito di bauxite nelle montagne del Kandhamal a metà del 2008, poco prima dell’assassinio del politico Hindu di destra Swami Saraswati da parte dei Maoisti, che si trasformò immediatamente in un’ondata di “pulizia etnica” di hindu contro cristiani.

Oltre alle caste tribali e alle guerre religiose, questi conflitti riguardano soprattutto la terra e le risorse. La soluzione proposta subito dopo la violenza nel Kandhamal, di mettere fine all’isolamento tramite la costruzione di una ferrovia, è senza dubbio mirata all’estrazione di bauxite.

Kashipur e Kandhamal sono presentati in un recente film, Conflict, dell’attivista sociale Debaranjan Sarangi. (10)

 

Altri Na’vis

Mali Parbat, Deo Mali e Kodinga Mali sono tre montagne nella zona sud del distretto di Koraput, dove un’organizzazione tribale chiamata Chasi Mulia Adivasi Sangh (CMAS), che tentava di reclamare le terre tribali e proteggere queste montagne, è stata recentemente vittima di una brutale invasione da parte della polizia armata.

Uno scontro a fuoco causato dalla polizia il 20 novembre 2009 alla stazione di polizia di Narayanpatna nei confronti dei tribali che stavano protestando contro questa invasione ha provocato la morte di 2 leader tribali e un’ondata di oltre 100 arresti. (11)

Più a sud, in Andhra Pradesh, altre montagne ricche di bauxite sono state sventrate da Jindal e un’altra compagnia degli Emirati Arabi Uniti, nonostante l’opposizione di forti movimenti tribali, con entrambe le parti appoggiate da partiti politici. (12)

La più violenta repressione è contro la popolazione tribale nel Kalinganagar, la cui Platform Against Displacement (PAD) si è opposta a grandi produzioni d’acciaio pianificate dal gigante industriale indiano Tata. PAD subisce violenze dal gennaio 2006, quando la polizia ha ucciso con armi da fuoco 13 persone tra uomini, donne e bambini. (13)

Tata ha dovuto affrontare anche delle proteste nei confronti del suo porto a Dhamra. Lungo la fragile costa di Orissa stanno sorgendo una dozzina di nuovi porti e si sta perfino espandendo il porto di Gopalpur per Vedanta.

Questi porti (e molti altri in luoghi lontani come Mundra nel Gujarat), sono un simbolo del furto dei minerali del paese: estrazioni a un tasso che l’East India Company non si è mai sognata di fare. Un altro dei più forti movimenti dell’Orissa si batte contro la Posco (Pohang Steel Company della Core del Sud), che è stata ostacolata per 5 anni nell’avviare la costruzione di un enorme impianto per la produzione di acciaio e un porto nel Jagatsingpur, considerato il più grande investimento straniero in India del valore di 12 miliardi di dollari.

Questi movimenti sono per lo più ignorati dalla stampa mondiale. Un articolo del britannico Independent del dicembre 2007 citava il pericolo che il progetto del Jagatsingpur potrebbe diventare solo un nido per tartarughe senza, però, accennare in alcun modo alla dura opposizione di uno dei più forti movimenti popolari dell’India.

Questo è un sintomo di come attivisti popolari e ambientalisti si trovano spesso divisi tra di loro quando affrontano un avversario comune. I piani di Posco per l’estrazione di ferro da una delle più sacre montagne, Sword Flow, nel Kandadhara, a nord di Orissa, caratterizzata dalla presenza di una delle cascate più alte dell’India, che scende da una parete di roccia rossa e nera (ferro e rame), trovano l’opposizione di un altro “gruppo tribale primitivo”, i Pauri Bhuiya.

 

Guerre per l’ “acqua”

La minaccia a tutte queste montagne è contemporaneamente una minaccia alla sicurezza dell’acqua. Orissa è una delle regioni indiane più ricche di acqua, ma troppe dighe sono state costruite, e troppa acqua è stata deviata dalle fabbriche, così che la quota destinata alle fattorie diminuisce sempre più rapidamente e ciò ha scatenato una grande protesta da parte dei coltivatori.

La diga di Hirakud ristrutturata dal Dipartimento dello Sviluppo Internazionale (DFID) del Regno Unito fu promossa come se fosse stata destinata alle fattorie, ma l’acqua presa dall’acciaieria del Bhushan e dalle fonderie d’alluminio di Vedanta e Hindalco, ha ridotto sensibilmente la quota destinata ai coltivatori.

Il Wuppertal Institute in Germania stima che la produzione di una tonnellata di acciaio consuma e inquina 44 tonnellate di acqua, mentre la produzione di una tonnellata di alluminio consuma e inquina la sbalorditiva quantità di 1.378 tonnellate di acqua. (14)

Oltre alle massicce deviazioni e scarsità di acqua provocate dalle dighe, anche le miniere nelle montagne incidono negativamente sul ciclo che rifornisce in maniera perenne l’acqua dalle montagne.

Le montagne fungono da serbatoi per l’acqua.

La bauxite in particolare trattiene grandi quantità di pioggia monsonica proprio sotto la cima e la rilascia nel corso delle stagioni.

La propaganda a favore dell’estrazione sostiene che le micro-fenditure sulle pareti delle montagne che si formano nel corso delle estrazioni “facilitano il deflusso e il ricambio della falda acquifera”!

I popoli tribali che vivono vicino alle miniere che sono state aperte sulle montagne, come per esempio i Panchpat Mali nel Koraput, denunciano il fatto che i corsi d’acqua perenni di cui quelle montagne un tempo erano famose sono ora completamente secchi durante le stagioni calde. (15)

 

La “minaccia” maoista.

La recente propaganda afferma che i Maoisti sono penetrati nel Niyamgiri, dove vivono i Dongria Kond. Questa è la “scusa” utilizzata per inviare truppe armate a sopprimere l’organizzazione dei popoli tribali CMAS e il Comitato Contro le Atrocità della Polizia della tribù dei Santal nel West Midnapore e in altri distretti del West Bengala.

Migliaia di innocenti tribali sono stati violentati, torturati, uccisi ed espropriati delle loro terre in queste zone, così come nel sud del Chhattisgarh, dove l’operazione governativa paramilitare “Green Hunt” sembra sempre più un’operazione “Tribal Hunt”.

Nel sud Chhattisgarh la milizia anti-maoista Salwa Judum fu costituita nello stesso mese in cui il governo centrale firmò un accordo per aprire nuove miniere di ferro e acciaio con le compagnie Tata e Essar. Quest’ultima sta attualmente richiedendo la registrazione al London’s Stock Exchange, il mercato azionario londinese. (16)

 

Due, tre, molti Vietnam.

Se la bauxite contenuta nelle grandi montagne dell’Orissa-Andhra Pradesh è oggetto d’attenzione da parte delle maggiori compagnie d’alluminio del mondo – e oltre a loro, anche da parte delle più grandi banche e industrie d’armi del mondo – lo stesso avviene nei giacimenti del Vietnam, Laos e Cambogia, dove compagnie minerarie cinesi e australiane si stanno spostando per attuare progetti che potrebbero ripercuotersi su numerose comunità indigene di quei territori.

In Vietnam vi sono due aree dove l’estrazione è già iniziata, sebbene sia sorto un movimento contro l’estrazione di bauxite, considerato il più forte dai tempi della guerra del Vietnam. Questo movimento è costretto a subire dure repressioni, nonostante abbia trovato un portavoce molto apprezzato nel generale che ha partecipato alla sconfitta degli USA. (17)

 

Felix Padel è un antropologo, autore di Sacrificing People: Invasions of a Tribal Landscape, e (con Samarendra Das) Out of This Earth: East India Adivasis and the Aluminium Cartel (entrambi pubblicati da Orient Blackswan, 2010).

When the state declares war on the people, un documentario su Chhattishgarh è su YouTube: http://bit.ly/peacenews211

Note
[1]
http://www.survivalinternational.org/news/552
[2] B. van Eekelen, J. González, B. Stötzer, and A. Tsing, eds.,
Shock and Awe: War on Words (New Pacific Press, 2004). Nell’ottobre 2008 la Corte Suprema dell’India, dopo aver saputo che la Vedanta era stata messa al bando da un rapporto del governo norvegese, chiese di istituire uno ‘Special Purpose Vehicle’ per poter concedere l’autorizzazione ad aprire miniere sulle montagne, che riguardava la Vedanta’s subsidiary Sterlite, il Governo dell’ Orissa, e l’ Orissa Mining Corporation.
[3]
http://www.amnesty.org.uk/uploads/documents/doc_20144.pdf;
http://www.telegraph.co.uk/finance/markets/7167732/Vedanta-shares-fall-as-Church-of-England-sells-entire-stake.html,
13 March 2010; ‘Vedanta flouted conservation norms says report,’ in The Hindu,
http://beta.thehindu.com/news/national/article243927.ece.
Il rapporto presentato al MoEF (Ministero dell’ambiente e delle foreste) è disponibile al link
http://moef.nic.in/index.php
[4]
http://www.survivalinternational.org/news/
[5] F. Padel & S. Das, ‘Cultural Genocide: the Real Impact of Development-Induced Displacement,’ in H.M. Mathur ed.,
India: Social Development Report 2008: Development and Displacement (Delhi: OUP for Council for Social Development, 2008), pp103-115.
[6]
Financial Times, 5 November 2003, 3 November 2004.
[7]
http://www.actionaid.org/drc/index.aspx?PageID=2857
[8] Simon Chambers 2009:
Cowboys in India, London, S4C films, http://www.youtube.com/watch?v=ku8Tsq6I8uY, e il rapporto di Amnesty sulla situazione nel Lanjigarh, e Council on Ethics, Norwegian Govt Pension Fund May 2007. Rapporto su Vedanta Resources plc. Oslo: Ministry of Finance (on www.freewebs.com/epgorissa).
[9] Robert Goodland,
Utkal Bauxite and Alumina Project: Human Rights and Environmental Impacts (March 2007) http://www.business-humanrights.org/Documents/Goodland-Utkal-Mar-2007.pdf
[10] Documentario sul conflitto in Oriya con sottotitoli in inglese, disponibile presso Debaranjan Sarangi:
[email protected]
[11] Javed Iqbal, ‘State-sponsored lawlessness at Narayanpatna’, 24 December 2009, at
http://expressbuzz.com/news/state-sponsored-lawlessness-at-narayanpatna/133280.html; and ‘Police atrocities at Narayanpatna’ at http://www.youtube.com/user/Samadrusti
[12] ‘Andhra: uproar over Bauxite mines’,
http://bit.ly/9uDjVQ
[13] ‘LALA 76 – Weapon of Mass Repression’,
http://www.youtube.com/user/Samadrusti
[14] Ritthoff, Michael, Holger Rohn & Christa Liedtke,
Calculating MIPS: Resource Productivity of Products and Services, Wuppertal spezial 27e (Germany: Wuppertal Institute for Climate, Environment and Energy, 2002); Subrat Sahu, DAMaged! [sul bacino dell’ Upper Indravati], (2009), disponibile presso [email protected]
[15] S. & A. Das: 2005.
Wira Pdika or Matiro Poko Company Loko [Earth Worm, Company Man, in Kui/Odia con sottotitoli in inglese], disponibile presso [email protected]
[16] Javed Iqbal, ‘Operation tribal hunt?’,
The New Indian Express, 15 November 2008 p1, e altri articoli: http://moonchasing.wordpress.com/2009/11/28/operation-tribal-hunt/
[17]
International Herald Tribune 15 January 2008; The Economist 23 April 2009.

 

Traduzione di Chiara Artale per il Centro Studi Sereno Regis
Titolo originale: State terrorism, corporate mining and nonviolent resistance in India. Movements for mountains

Pubblicato in
Peace News, n. 2520, aprile 2010
http://www.peacenews.info/issues/2520/25201408.html

 

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