150 anni tra pace e guerra: una lezione per il futuro

Nanni Salio

E’ il più completo percorso di storia della pace negli ultimi 150 anni che sia stato realizzato in Italia. Pace e guerra costituiscono un binomio in cui spesso i termini vengono confusi tra loro. Non stupisce quindi che nella mostra di Palazzo Samone si ritrovino anche i temi classici della guerra: prima e seconda guerra mondiale, Hiroshima e Nagasaki, corsa agli armamenti nucleari, guerra fredda.

La denuncia della guerra è resa particolarmente efficace dagli allestimenti scenografici realizzati dagli studenti del Liceo artistico Ego Bianchi di Cuneo, con la sapiente guida dei loro insegnanti. L’ingresso nell’era nucleare avviene facendo passare il visitatore attraverso un “fungo nucleare” stilizzato, oggi reso più drammatico dopo la catastrofe di Fukushima.

A ogni fase cruenta della storia italiana e mondiale si contrappone la ricerca di strade che portino alla costruzione di strutture di pace positiva: da quelle istituzionali che hanno dato vita alle Nazioni Unite, a quelle non istituzionali dei movimenti di base e delle lotte popolari, come fecero gli obiettori di coscienza durante la prima guerra mondiale. Una lotta che fu ripresa da Pietro Pinna nel 1949 e si concluse nel 1972 con il riconoscimento del diritto all’obiezione di coscienza e l’istituzione del servizio civile.

Durante i periodi bui del nazifascismo, la lotta per la pace ha voluto dire “resistenza”, non solo quella armata, che vide proprio nel cuneese il sorgere delle prime formazioni partigiane. Una intera stanza è dedicata alla resistenza civile, con un efficace allestimento: le “Luci che non si spengono”. Sono le storie di uomini e donne che con le loro azioni si sono opposti al nazifascismo, come avvenne a Carrara nel luglio 1944. In una postazione video si possono seguire le commoventi testimonianze di alcune delle protagoniste di allora.

La Costituzione italiana ha tentato di porre un baluardo al ripetersi del “flagello della guerra” con l’articolo 11, che tuttavia non ha impedito di invischiarci nelle cosiddette “guerre umanitarie”. Dopo cent’anni dalla nostra aggressione in Libia, siamo nuovamente entrati in guerra sull’altra sponda del Mediterraneo.

E’ necessario proseguire il lavoro iniziato cinquant’anni fa con la prima marcia Perugia-Assisi promossa da Aldo Capitini e continuato da don Milani, Ernesto Balducci, David Maria Turoldo e tanti altri.

L’ultima sezione della mostra, nel Chiostro del Museo Civico, ci introduce ai complessi temi odierni, passando attraverso una ricostruzione simbolica del Muro di Berlino.

Mediante l’ausilio di efficaci tabelloni sono documentati i principali problemi che l’umanità deve affrontare: cambiamento climatico, povertà estrema, esaurimento delle risorse, crisi energetica e vengono proposte efficaci alternative. A cominciare dalla riduzione delle spese militari, che consentirebbe di avviare a soluzione tutti quanti i problemi.

Educare alla pace e alla trasformazione nonviolenta dei conflitti, anche mediante l’istituzione di Corpi Civili di Pace, è una delle più importanti alternative su cui lavorare.

Saremo così saggi da raccogliere queste proposte? La mostra, che ci auguriamo si trasformi in un museo-laboratorio permanente, è uno degli strumenti più efficaci di educazione, rivolto sia alle giovani generazioni sia a coloro che hanno vissuto direttamente le violenze della guerra, dell’intolleranza, della dittatura.

24 aprile 2011


 

 

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