Boicottaggio o Terrore – Amos Gwirtz
Il missile Grad caduto a Beer Sheva ha ricordato il pericolo per la sicurezza dei cittadini d’Israele, insito nella lotta violenta palestinese contro Israele. Per tutti gli anni di tale lotta per la terra fra il movimento sionista e la popolazione araba palestinese, abbiamo assistito a varie modalità d’azione cui i palestinesi sono ricorsi tentando di resistere al loro esproprio: guerra e terrorismo di vari generi ne sono state le principali. Oggi assistiamo a un genere relativamente nuovo di lotta: popolare, essenzialmente nonviolenta. Ha luogo in villaggi la cui gente dimostra contro la costruzione del muro di separazione che li deruba delle proprie terre. Si presenta altresì nei tentativi dell’Autorità Palestinese di costruire istituzioni di un futuro stato mentre contrasta il terrorismo. Assistiamo anche alla lotta nonviolenta di organizzazioni della società civile palestinese che richiedono vari tipi di sanzioni e di boicottaggio di Israele come mezzo di pressione per por fine all’occupazione e alle sue violazioni dei diritti umani.
Fintanto che Israele persiste nella sua occupazione e la rafforza, i palestinesi continueranno nella loro lotta contro di essa. La questione è solo che tipo di lotta scelgano: l’opzione della lotta armata, cioè attacchi suicidi, aggressioni personali, bombe, missili, rapimenti per estorsione ecc., oppure l’opzione di una lotta popolare nonviolenta.
Noi, cittadini d’Israele, abbiamo un interesse legato alla sicurezza nel sostenere la lotta popolare nonviolenta. Non compromette la nostra vita e la sicurezza, nè la vita dei soldati che mantengono l’occupazione, neppure la sicurezza dei coloni. Ma è una lotta che chiarisce a noi e al mondo chi sia l’aggressore in questo conflitto, e chi la vittima. È il tipo di lotta che mostra chi davvero voglia la pace e chi è contrario! È una lotta che apre un conflitto fra la maggioranza dei cittadini israeliani e il governo d’Israele e l’estrema destra! È una lotta che mostrerà a noi e al mondo intero che l’esercito israeliano, piuttosto che difendere la gente, è impegnato nell’occupazione e nell’ampliarla.
La lotta nonviolenta, a differenza di quella armata, permette alla parte contro cui è diretta di modificare le proprie decisioni, facendo calare la pressione. È una lotta che non crea fatti irreversibili sul terreno, a differenza delle uccisioni e distruzioni provocate dalla lotta violenta: gli uccisi comunque non possono essere riportati in vita. I numerosi feriti non tornano alla condizione precedente. Il boicottaggio, d’altronde, può essere tolto in qualunque momento. È una lotta che invita gli israeliani e gli organismi internazionali a partecipare. Nessun israeliano contrario all’occupazione e alla violazione dei diritti umani darebbe una mano a una lotta violenta contro Israele. Invece molti oppositori all’occupazione e alla violazione dei diritti umani che essa comporta collaborerebbero a una lotta nonviolenta contro l’occupazione e le sue ingiustizie.
Poiché i palestinesi non rinunceranno spontaneamente a richiedere le proprie terre e abitazioni, non rinunceranno neppure alla lotta finché Israele continuerà a estrometterli. Il nostro interesse, come cittadini israeliani, è che I palestinesi ricorrano a una lotta nonviolenta. Essa comprende dimostrazioni, creazione di istituzioni del loro futuro stato, flottiglie di protesta e sostegno, non-collaborazione, scioperi, ricostruzione di case demolite da Israele, piantumazione di alberi dove Israele li ha sradicati, vari tipi di boicottaggio ecc.
Un’aspra lotta con la società palestinese gravita attorno alla questione di che tipo di strada scegliere. Il recente missile Grad ci ha rammentato l’opzione violenta, mentre gli appelli a boicottare Israele sono un monito dell’opzione nonviolenta. Gli israeliani che sostengono il boicottaggio sono più preoccupati della sicurezza dei cittadini d’Israele che quelli che cercano di zittirli.
Amos Gwirtz è un attivista israeliano per la pace del Kibbutz Sheffayim, a nord di Tel Aviv. E’ tra i fondatori del movimento “Palestinians and Israelis for Non-Violence”, collabora con l’ “International Fellowship of Reconciliation” e presiede il “Comitato contro la demolizione delle case”.
Può essere contattato all’indirizzo [email protected]
Traduzione di Miky Lanza per il Centro Studi Sereno Regis
Titolo originale: Boycott or Terror
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