L’Iran – Il nucleare e i diritti umani: il punto della situazione – Leo Hoffmann-Axthelm

Abstract

Mentre sui giornali si susseguono notizie spesso poco precise sul programma nucleare iraniano, si diffonde l’impressione che l’Iran stia, con certezza, sviluppando armi nucleari. Questo paper cerca di riordinare i fatti, raccolti con cura in varie conferenze, documenti ufficiali, think tank partisan e non, giornali tradizionali, interviste, organi e pubblicazioni dell’ONU e Wikileaks. Come non è possibile affidarsi ad una sola fonte, è altrettanto impossibile separare il tema dai suoi vari contesti: il Medio Oriente; il Trattato di Non-Proliferazione nucleare e il diritto internazionale; la NATO come principale attore nella politica di sicurezza; gli interessi del regime iraniano e la sua repressione dell’opposizione vengono analizzati al fine di chiarirci le idee su una domanda centrale: cosa vuole l’Iran, e quali sono le opzioni per affrontarlo? La conclusione proposta in questo paper è che, per evitare un’escalation dell’armamento nucleare, è intrinsecamente necessario dare più vigore al disarmo nucleare; che una rivalutazione del processo di pace in Medio Oriente è parte integrale di questo processo; e che una priorità è certa: quella di impedire un programma nucleare militare, la cui esistenza tuttavia per il momento è più che dubbia.

L’autore:

Leo Hoffmann-Axthelm è editore e capo-analista di NPT TV, una NGO che, come unico media al mondo, trasmette, su base giornaliera, interviste con i principali attori da tutte le conferenze del Trattato di Non-Proliferazione nucleare presso l’ONU: ambasciatori, rappresentanti ONU, analisti di think tank e NGO e diplomatici spiegano posizioni, l’andamento delle negoziazioni e i retroscena. Studia Relazioni Internazionali alla School of International Studies dell’Università di Dresda, Germania.

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Sommario

1. Trattato di Non-Proliferazione nucleare

1.1 Conferenza di Revisione 2010 del Trattato di Non-Proliferazione

1.2 Adempimento dell’Iran

1.3 Trattato con Brasile e Turchia

2. Disarmo nucleare

2.1 Necessità fisica

2.2 Necessità giuridica

2.3 Posizione iraniana e NAM contro P5 e NATO

2.4 Nuclear Weapons Convention (NWC)

2.5 NWFZ in Medio Oriente

3. Condivisione Nucleare NATO

3.1 NATO e il TNP

3.2 Contro la Condivisione Nucleare

3.3 Italia e Turchia

4. L’Iran nucleare

4.1 Stabilità del regime

4.2 Diritti Umani

4.3 Influenza nel Medio Oriente

4.4 Pericolo proliferazione

4.5 Presunta irrazionalità del regime

4.6 Comportamenti sospetti

5. Opzioni

5.1 Sanzioni

5.2 Intervento militare

5.3 Engagement

6. Conclusione

Il 9 giugno 2010 il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha adottato nuove sanzioni economiche contro la Repubblica Islamica. Mentre molti attivisti per i diritti umani preferirebbero che le sanzioni fossero applicate piuttosto per via della situazione dei diritti umani in Iran, anche coloro che temono un programma nucleare bellico in Iran non sono certo contenti della nuova situazione. Ovviamente il contesto è molto più ampio, e questo sarà un tentativo di fare il punto della situazione dell’Iran, fra proliferazione nucleare, situazione geostrategica nel Medio Oriente, diritto internazionale e il comportamento della NATO. Il fine è di rendere un’immagine un po’ più chiara e coerente dell’impressione diffusa proveniente dai frammenti d’informazione giornaliera.

1. Trattato di Non-Proliferazione nucleare

Entrato in vigore nel 1970, il TNP conta ormai 189 Stati firmatari, ed è quindi lo strumento giuridico principale per prevenire l’ulteriore proliferazione delle armi nucleari. Per addolcire agli Stati l’adesione a questo divieto, un secondo pilastro del TNP stabilisce un diritto alla cooperazione per lo sviluppo dell’uso dell’energia nucleare per motivi civili e un terzo pilastro, l’articolo VI viene stabilisce che tutti gli Stati devono disarmare il loro arsenale nucleare completamente e irrevocabilmente. Fra questi 189 Stati, la Corea del Nord è uscita nel 2003, mentre India e Pakistan (entrambi nucleari) e Israele (sicuramente nucleare ma deliberatamente non dichiaratai) non vi fanno parte. Visto che ormai anche la Corea del Nord ha acquisito ordigni nucleari,1 questi quattro Stati non potranno entrare nel trattato, se non come Stati privi di armi nucleari. Questo perché l’articolo IX comma 3 definisce Stato militarmente nucleare ogni Stato che abbia fatto esplodere una bomba atomica prima del 1° Gennaio 1967.ii Potrebbero quindi solo entrare come Stati non-nucleari, appunto per evitare che Stati come la Corea del Nord escano al fine di rientrarci appena sviluppate le armi. Visto che cambiare il trattato non appare possibile né desiderabile, è attualmente presa in considerazione la creazione di un nuovo strumento, la Convenzione sulle Armi Nucleari.

1.1 Conferenza di Revisione 2010 del Trattato di Non-Proliferazione

Nell’ultima riunione degli Stati firmatari presso l’ONU a New York per discutere del da farsi a proposito della non-proliferazione e del disarmo gli Stati sviluppati e coloro armati di armi nucleari hanno voluto stabilire i Protocolli Addizionali agli Accordi di Garanzia come lo standard minimale per l’aderenza al TNP. Questi sono accordi che ogni Stato non-nucleare deve stabilire con l’AIEA.2 I Protocolli Addizionali, stabiliti nel 1993, ampliano drasticamente il potere di controllo dell’AIEA, che senza questi ultimi non può effettuare controlli a sorpresa né controlli in laboratori non dichiarati. L’Iran e con lui il NAM3 ma anche il Brasile4 hanno fortemente frenato questo tentativo, visto come un ulteriore ostacolo all’aiuto allo sviluppo dell’energia nucleare civile, uno dei 3 pilastri del TNP e quindi un diritto. Comunque la conferenza ha trovato consenso sull’obiettivo ultimo del disarmo, e su Action Plans per il disarmo, che prevedono obiettivi misurabili entro il 2014, un primo risultato nel tentativo di controllare il progresso del disarmo degli Stati nucleari.

1.2 Adempimento dell’Iran

Secondo l’AIEA, gli Stati sviluppati e il Consiglio di Sicurezza l’Iran (ma fra l’altro anche la Siria) non si trova in questo momento in uno stato di adempimento rispetto al TNP/Accordi di Garanzia.iii Nonostante le 30 risoluzioni passate dal Board of Governors dell’AIEA (Consiglio dei Governatori), l’AIEA non ha potuto dichiarare tuttavia ufficialmente che l’Iran non rispetti le regole del TNPiv, quindi l’Iran ritiene illegale il passaggio della questione, avvenuto nel 2006, alla tutela del Consiglio di Sicurezza (che da allora ha deciso sanzioni 4 volte). In particolare i primi sospetti contro l’Iran,5 emersi nel 2002/2003, costituivano un grave abuso di fiducia, visto che materiali sottoposti a un obbligo di dichiarazione erano rimasti nascosti dalla AIEA per anni.vvi Per riguadagnare fiducia, l’Iran aveva subito firmato i Protocolli Addizionali nel 2003, e fatti entrare in vigore pur senza ratificazione. Durante una sospensione volontaria nel processo di arricchimento dell’uranio l’UE negoziò varie proposte col Iran, che mirarono a evitare che l’Iran producesse, in proprio, l’uranio necessario. L’Iran riprese l’attività di arricchimento poco prima dell’elezione di Ahmadinejad (facendo riferimento ad uno sviluppo troppo lento delle negoziazioni e ad un pacchetto di proposte dell’UE definito “insultante” pure da osservatori europei),vii provocando così l’attività del Consiglio di Sicurezza, dopo di che l’Iran sospese l’implementazione dei Protocolli Addizionali. L’Amministrazione Bush aveva richiesto che l’Iran non limitasse l’arricchimento, bensì che smettesse del tutto. Da questo momento in poi il clima non fece che deteriorarsi, mentre nuove sanzioni furono imposte, anche a causa delle dichiarazioni poco diplomatiche da parte del governo Ahmadinejad.

1.3 Trattato con Brasile e Turchia

Durante la conferenza di revisione, il 17 Maggio 2010, è stato annunciato un accordo fra Brasile, Turchia e Iran, sulla base del quasi-accordo fra il Gruppo di Vienna6 e l’Iran nell’ottobre 2009. L’Iran non aveva mai risposto all’ultima versione di questa proposta,iv che prevedeva un arricchimento di 1.200 kg di uranio all’estero. Tuttavia il giorno dopo gli USA annunciarono che era stato raggiunto un accordo nel Consiglio di Sicurezza intorno a nuove sanzioni. Questo annuncio, di cui i negoziatori USA alla conferenza di revisione furono informati solo attraverso la stampa,7 era stato considerato un pericolo grave per l’esito delle negoziazioni della conferenza,viii mentre l’ambasciatore degli USA mi spiegò in una intervista che la data dell’annuncio era una pura coincidenza e che la proposta dell’ ottobre 2009 non era più valida visto che le scorte di uranio dell’ Iran si erano da allora più che raddoppiate.ix La Turchia, pur sempre alleata NATO, e il Brasile risposero votando contro le ultime sanzioni nel Consiglio di Sicurezza.

2. Disarmo nucleare

USA, Russia, Regno Unito, Cina e infine Francia, i 5 Stati riconosciuti nucleari dal TNP, hanno dichiarato di essere a favore di un mondo privo di armi nucleari. Mentre per via dell’elevato numero di armi dei primi due,8 questi sono tenuti a disarmare bilateralmente, prima che gli altri possano essere d’accordo di partecipare. Un primo passo in questa direzione è stato compiuto con l’accordo New START firmato in Aprile a Praga fra USA e Russia,x ma la ratificazione continua ad essere un processo duro e lungo in entrambi gli Stati, ed è stato necessario fare significative concessioni ai Repubblicani, ad esempio un investimento prefissato nel Nuclear Posture Review (dottrina nucleare americana) e alcune leggi accompagnatrici della ratifica, che nel complesso garantiscono un investimento di 180 miliardi $ nel settore di manutenzione, ricerca e mezzi offensivi (delivery systems).xi Anche Obama stesso ha ripetutamente detto che il trattato New START non può che essere un primo passo, mentre la comunità internazionale fa pressione per accelerare il processo.

2.1 Necessità fisica

La maggior parte degli Stati del mondo come la maggior parte della popolazione del mondo desidera il disarmo completo delle armi nucleari. L’impressionante lista di occasioni nelle quali la guerra nucleare sarebbe quasi accaduta per errori umani e/o tecnici, prima come dopo la fine della Guerra Fredda, lascia pochi dubbi all’ipotesi che anche se non ci sono nemici diretti, la mera esistenza di questi sistemi d’arma mette in pericolo la sopravvivenza dell’umanità. Infatti vi sono un’impressionante numero di catastrofi mancate per un soffio.9 Questi sono solo i casi conosciuti, ma probabilmente una gran parte è classificata e segreta. Se ognuna di queste occasioni poneva solo un rischio del 1 %, nel complesso già le 20 occasioni conosciute avrebbero limitato la possibilità di sopravvivere al 82 %. Le reazioni a un errore, con launch-on-warning,10 hair trigger alert11 e gli effetti dell’inverno nucleare sarebbero in ogni caso devastanti.12

2.2 Necessità giuridica

In assenza di un monopolio dell’uso della forza nell’ambito internazionale, o di una sanzione efficace delle violazioni delle leggi internazionali, questa ultima viene anche chiamata legge di coordinazione, cioè legge consensuale. Ne segue che gli Stati possono solamente essere tenuti a rispettare le leggi se sono d’accordo a farlo, e lo sono normalmente solo se vi guadagnano qualcosa. Il guadagno è, in generale, che pure gli altri Stati rispettino la legge, dando stabilità al sistema internazionale. Gli Stati possono quindi solo esser tenuti a rispettare il divieto di proliferazione se, nello stesso tempo, la cooperazione nel settore civile è garantita e il disarmo viene perseguito, o almeno la comunità di Stati ha l’impressione che dei progressi vengono fatti nell’ambito del disarmo nucleare.

Infatti mentre il trattato è fin dall’inizio di natura discriminatoria, consentendo ad alcuni pochi Stati ciò che viene proibito agli altri, l’articolo VI contiene l’impegno a raggiungere un mondo privo di armi nucleari. Mentre, durante la Guerra Fredda, l’interpretazione del paragrafo era discussa, nelle conferenze del 1995, 2000 e 2010 ne è stato riaffermato inequivocabilmente il contenuto, e cioè l’obbligo al disarmo completo, trasparente, irrevocabile e sopratutto più veloce possibile. Questo, e le dichiarazioni da parte dei P513, dimostra che questi Stati sono coscienti dell’importanza di questo patto, e almeno a parole si impegnano, senza eccezioni, all’obiettivo finale del disarmo.

2.3 Posizione iraniana e NAM contro P5 e NATO

Durante la Guerra Fredda, il disarmo era sempre stato rimandato, mentre ora la stragrande maggiorità di Stati14 sostiene apertamente ed energicamente che non ci possono più esser scuse per rimandarlo. E’ ormai ovvio che l’unica possibilità nel TNP per mantenere armi nucleari è quella di rallentare il processo. Questo non costituisce in sé un problema per i P5, visto che Francia, Regno Unito e Cina sostengono, e non hanno torto, che finché Russia e USA mantengono il 95 % dell’arsenale globale, non avrebbe senso se loro continuassero la riduzione.15 Infatti uno studio recentexii colloca il numero di testate necessarie per un deterrente nucleare sia per difendere gli USA che per difendere gli alleati europei e asiatici16 a circa 500 testate, ovvero un quarto dell’arsenale attivo, un decimo di quello a disposizione. Ovvero: i prossimi 90% di smantellamenti non saranno disarmo per pressioni internazionali, ma per fattori economici e considerazioni strategiche. Alla luce di questi fatti, il New START sembra ancora meno ambizioso. E’ comunque di grande importanza perché rovescia la direzione dei negoziati, siccome l’amministrazione Bush non solo si era limitata ad accordi senza meccanismi di controllo,17 ed era pure uscita dall’ABM.18

Quindi il NAM e sopratutto l’Iran, che nell’ambito del disarmo è uno degli attori più attivi, sostengono che il New START non basta, che pure gli altri P5 devono continuare a disarmare, e che lo smantellamento del 70% non ha nessun valore visto che nello stesso tempo uno programma di modernizzazione, in Inghilterra come in Francia, ha forse persino rinforzato, nel complesso, il potenziale distruttivo delle armi rimaste. Anche l’investimento 180 miliardi di $ annunciato da Obama ha attirato critiche analoghe, così come l’acquisto di una nuova generazione di sommergibili nucleari (Regno Unito, Francia)xiii e aerei (Francia).xiv Cinaxv e Russiaxvi hanno ugualmente programmi di modernizzazione.

2.4 Nuclear Weapons Convention (NWC)

La richiesta da parte degli Stati in favore del disarmo nucleare più presente nelle negoziazione, tuttavia, è quella di una convenzione sulle armi nucleari. Nel documento finale, articolo 82, viene affermato che l’ultima fase del processo del disarmo dovrà vedere l’instaurarsi di un nuovo strumento giuridicamente vincolante (appunto per esempio una NWC), notando che “una maggioranza degli Stati ritiene che esso debba includere limiti temporali specificati”. Un nuovo strumento come la NWC è importante per includere nel processo i 4 Stati nucleari non ufficiali,19 e per rendere più puntuale non solo il disarmo ma anche la proibizione di questo tipo di arma di distruzione di massa. Una tale convenzione dovrebbe essere giuridicamente vincolante, universale (includendo tutti gli Stati), non-discriminatoria (applicando le stesse regole, e cioè la proibizione di armi e complessi per produrne, a tutti gli Stati, ex-nucleari e non). La convenzione prevede meccanismi di verifica così potenti che gli Stati possano fidarsi del fatto che tutti gli Stati arrivino a quota zero armi nucleari. Un’ulteriore “terminologia” specifica per la negoziazione di un tale accordo è quella di renderla “multilaterale”, il che significa che anche gli Stati fuori dal TNP vi partecipino.

La questione dei limiti temporali è centrale, visto che gli Stati non nucleari hanno bisogno di misure concrete che rivelino, senza margine di gioco interpretativo, se uno Stato si trova in conformità delle promesse fatte o no. Primi margini di questo genere sono inclusi nello Action Plan I, action 5, stabiliti nel documento finale, che impegna gli Stati nucleari a dichiarare, entro il 2014, i progressi fatti sui 13 passi stabiliti nel documento finale del 2000.xvii Un’altra questione discussa intorno alla NWC è quando iniziare gli negoziati. La maggior parte degli Stati vorrebbe iniziare subito, mentre i P5 e alcuni Stati membri NATO vorrebbero ancora aspettare. L’Egitto e altri membri NAM hanno ripetutamente minacciato di negoziare una NWC per poi invitare tutti gli Stati ad entrarvi, come successo con le altre Convenzioni per il disarmo.20 Gli argomenti contro una NWC immediata sono quelli di aspettare che Russia e USA si avvicinino ai livelli delle altre potenze nucleari, la paura di indebolire il TNP e i suoi effetti di non proliferazione, di non riuscire a convincere India, Pakistan, Israele e Corea del Nord.

2.5 NWFZ in Medio Oriente

Per comprendere il contesto strategico nel quale l’Iran formula i suoi obiettivi di politica di sicurezza, non può mancare l’analisi della situazione in Medio Oriente. L’Iran è da tempo stato un forte sostenitore di una zona priva di armi di distruzione di massa nel Medio Oriente, fortemente voluta anche dall’Egitto.

Una Nuclear Weapons Free Zone in Medio Oriente era già stata proposta da USA, Russia e Gran Bretagna nel 1995 ed era una delle importanti decisioni della conferenza di revisione di quell’anno. Concessione senza la quale il TNP non sarebbe stato rinnovato, il che avrebbe danneggiato soprattutto i vantaggi dei P5. Questo obiettivo è da allora sempre stato ribadito, anche nel documento finalexviii di questo anno. Nel 2012 è prevista una conferenza sul tema, ma l’attuale PM israeliano Netanyahu ha già annunciato che Israele non vi prenderà parte. Israele si è mostrata offesa che gli USA non ne abbiano impedito la menzione nel documento finale.21 La conferenza tratterà tutti i tipi di armi di distruzione di massa, per offrire a Israele un incentivo a parteciparvi.

Non solo Israele, in seguito a ripetute minacce verbali, vede l’Iran come un pericolo, ma anche viceversa. Essendo Israele l’unico stato nucleare nella regione definita come Medio Oriente, l’intenzione dell’Iran, se aspira a disporre di armi nucleari, è quella di potersi difendere. Inoltre Israele sta apertamente ed energicamente tentando d’influenzare gli USA al fine di cominciare una guerra contro l’Iran. Il comportamento apertamente bellico da parte dello Stato nucleare israeliano di certo non contribuisce a calmare gli animi a Teheran, e rinforza coloro che sostengono che le armi nucleari sono necessarie per assicurare la indipendenza dello Stato iraniano.

3. Condivisione Nucleare NATO

Al fine di meglio comprendere meglio quali sono i comportamenti da parte della NATO che inducono tanta diffidenza nell’Iran e su cosa si basa la costante critica che vengano applicati doppi standard contro di esso, in questa sezione parlerò del ruolo della NATO in quanto al regime nucleare TNP.

Sebbene la NATO sia un potere impareggiabile in quanto a forze convenzionali, con i ventotto paesi membri responsabili per il 70 % delle spese mondiali sulla difesa,xix la NATO è anche un’alleanza nucleare. Si parla pure del legame nucleare che terrebbe insieme l’alleanza.22 Tutti i membri della NATO sono membri del TNP, e quando interessi NATO vengono toccati, normalmente votano insieme ai P5, il che implica che l’ombrello nucleare esteso dagli USA sull’Europa, il Giappone e la Corea del Sud è più che una questione di protezione: quando la Grecia ha scartato i loro caccia equipaggiati appositamente, anche le bombe termonucleari americane sono state ritirate subito. I piloti italiani, tedeschi e di altri paesi europei si allenano al lancio vero e proprio di bombe nucleari. Inoltre sugli aerei di questi Stati non nucleari gli aggiustamenti tecnici per consentire il lancio delle bombe, preparandoli alla guerra nucleare. La questione della Condivisione Nucleare è quindi una questione di coinvolgimento reale.

3.1 NATO e il TNP

Il problema è che la maggior parte degli Stati considera la Condivisione Nucleare una violazione degli articoli I e II TNP, cioè i divieti di esportare e di accettare, rispettivamente, armi nucleari. L’argomento degli USA è che il controllo delle armi è garantito sempre da soldati americani nelle basi. Però i militari locali sono pienamente addestrati ad utilizzare le armi. Nel caso di guerra, secondo gli USA, il TNP non entrerebbe in vigore, legalizzando l’eventuale uso da parte di Stati non nucleari. L’argomento italiano, spiegato dall’ambasciatore italiano23 Giovanni Manfredi,xx è che la Condivisione Nucleare è stata installata prima del TNP. Questo è un argomento poco efficace, visto che all’epoca la Condivisione Nucleare era segretaxxi e non faceva quindi parte delle considerazioni fatte al momento delle negoziazioni del TNP, e comunque quando la legge cambia questo richiede un adeguato adattamento.

L’Iran e il NAM hanno introdotto l’argomento nelle negoziazioni, ma il paragrafo del documento finale rispetto al linguaggio sulla Condivisione Nucleare (azione 5b, Action Plan I.B, pagina 27)x fu privato delle parole NATO, Condivisione, Nucleare, su iniziativa degli USA, e l’Italia e la Turchia, al contrario degli altri Stati nello schema di Condivisione Nucleare, espressero il loro supporto.xxii Il tema non viene quindi nemmeno menzionato.

L’argomento degli USA è che questioni sensibili della sicurezza dell’alleanza possono essere discusse esclusivamente all’interno dell’alleanza. La percezione di questo argomento da parte degli Stati privi d’armi nucleari, come hanno spiegato l’Africa del Sud, il Brasile e l’Iran, è che la NATO, primo, dichiara che non intende influenzare decisioni sulla propria sicurezza dal TNP, e quindi non viene toccata dagli obblighi del diritto internazionale. E che, secondo, le armi nucleari sono necessarie per garantire la sicurezza degli Stati NATO.24 Ma se gli altri Stati credono che gli Stati NATO violino per primi il TNP, questo in sé costituisce un grave problema.xxiii E perlopiù apre la via per nuove interpretazioni quanto agli obblighi che derivano dal TNP. L’Iran e altri saprebbero fare buon uso di tali interpretazioni.

3.2 Contro la Condivisione Nucleare

Il vice-cancelliere e ministro degli esteri tedesco, Guido Westerwelle, ha dichiarato come priorità principale l’eliminazione delle armi nucleari dal suolo tedesco, e contro le aspettative di molti25 il tema è stato apertamente esposto alla riunione di ministri degli esteri NATO in Estonia, all’inizio del 2010. Nei Paesi Bassi, il cui governo è caduto nello stesso periodo su un argomento relativo alle truppe NATO in Afghanistan, tutte le fazioni del parlamento hanno sottoscritto una mozione destinata a reclamare dal prossimo governo la fine della Condivisione Nucleare olandese. Considerata l’opinione pubblica, difficilmente il Belgio potrà astenersi dal fare altrettanto.

La Grecia invece si è liberata da queste armi nel 2001, quando non ha prolungato la durata dei suoi Jet LTV A-7 Corsair II.26 Non comprando nuovi Jet F-16 come richiesto dalla NATO, è ormai rimasta senza aerei capaci di trasportare le bombe, così liberandosi del problema.xxiv

3.3 Italia e Turchia

Non è chiarissimo se l’Italia sia a favore della Condivisione Nucleare o meno. Vi sono stazionati circa sessanta B-61, nelle basi di Aviano e Ghedi Torre in Veneto e Friuli. L’ambasciatore Manfredi si è limitato a constatare che la situazione è indubbiamente diversa dagli anni ’60, quando la condivisione nucleare fu ideata, ma che l’Italia discuterà il da farsi nel contesto e nei fori appositi dell’alleanza.xx Secondo Lisa Clark, tra le più note attiviste per il disarmo italiana, è già molto che un ente ufficiale ne parli esplicitamente.27 Tuttavia, dopo la conferenza di revisione e nel bel mezzo delle discussioni nel ambito della NATO, è stata passata, all’unanimità, la mozione su disarmo e non proliferazione nucleare di Federica Mogherini. La mozione non solo chiede al governo dell’Italia di richiedere in sede NATO una “progressiva ulteriore riduzione, nella prospettiva della loro eliminazione”, ma pone questa necessità pure nel contesto del pericolo più ampio di proliferazione nucleare al di fuori dell’Europa.xxv

Nell’ambito di congressi e discussioni fra esperti è stato dichiarato più volte, da parte di esperti turchi e analisti stranieri che, nel caso le armi nucleari americani fossero ritirate e l’Iran sviluppasse un arsenale, la Turchia potrebbe sentirsi costretta ha fare altrettanto.xxvi Comunque è chiaro da parte ufficiale che la condivisione nucleare, per quanto contestata, costituisce un efficace deterrente a favore della Turchia nella regione. Visto il contesto israeliano ed iraniano, se quest’ultimo dunque ne sviluppasse, anche una bomba nucleare turca diventerebbe pensabile.28

Gli Stati Uniti, infine, preferiscono non porre fine alla Condivisione Nucleare unilateralmente, per combinarla con un trattato con la Russia al fine di spingere quest’ultima a ritirare in parte il grande numero di armi “sub-strategiche” (la Russia ne ha il quadruplo degli USA), ripetutamente nominate come pericolo sopratutto dagli Stati Baltici, che in prossimità ravvicinata alla Russia, avendo fatto parte dell’Unione Sovietica, la vedono in un’altra prospettiva geostrategica. Visto che il principale deterrente nucleare è composto da razzi intercontinentali e sommergibili in pattuglia per i mari del mondo, strategicamente queste armi non hanno alcuna importanza, ancora meno delle armi nucleari “normali”. Nel novembre 2010 gli Stati NATO adotteranno, con grande probabilità, il nuovo concetto strategico NATO, (l’ultimo risale al 1999); la Germania ed altri hanno voluto tematizzare le armi nucleari, la maggior parte del gruppo di esperti attorno a Madeleine Albrightxxvii comunque favorisce il concetto della deterrenza nucleare, e secondo Paul Ingram, esperto BASIC sui temi della NATO, il tema verrà toccato solo con prudenza e nei fatti rimandato.xxviii Gli accordi con gli USA sono di fatto bilaterali, ma la pressione all’interno della NATO di non prendere decisioni unilaterali è considerevole.

4. L’Iran nucleare

Per calcolare i costi delle varie opzioni nelle relazioni con l’Iran, e per stabilire quale degli scenari sia il worst case, è necessario dare un’occhiata alle conseguenze che un Iran dotato di armi nucleari comporterebbe.

4.1 Stabilità del regime

Come la Corea del Nord, pure l’Iran teme un’invasione, che non avrebbe solamente il fine di distruggere gli impianti nucleari, ma di forzare la fine del regime religioso islamico. Un armamento nucleare alzerebbe il costo di un attacco all’Iran ad un livello così sproporzionato che, come nel caso della Corea del Nord, nessuno l’oserebbe fare. Se l’Iran ragiona in questo modo, vorrebbe dire che il regime si vede ormai in una situazione con le spalle al muro, dove è preparato a rischiare grosso (alzando il pericolo di un attacco a breve termine attraverso il programma nucleare) al fine di immunizzarsi da eventuali attacchi a lungo termine. Infatti, i partiti di destra israeliani, anche quello al potere, e molti think tank israeliani e americanixxix sono a favore di una guerra (pare persino che fossero preparati a farlo senza chiedere il permesso degli americani),29 posizione che gli ufficiali israeliani non si stancano di sottolineare. Questi segnali vengono confermati dai fatti quando Israele compra nuovi sommergibili tedeschi, esplicitamente includendo un’opzione nucleare, per poi annunciare che il loro ruolo sarà quello di pattugliare il Golfo Persico, in diretta prossimità delle acque iraniane.xxx Anche gli USA hanno ribadito, nella persona del Presidente dei Stati Maggiori Riuniti (Joint Chiefs of Staff), l’ammiraglio Michael Mullen, che piani per un attacco militare contro l’Iran restano “sul tavolo”.xxxi Mentre è ovvio che Obama farà il possibile per evitare un confronto militare contro l’Iran, non è chiaro come si comporterebbe nel caso di un attacco israeliano (che avverrebbe probabilmente solo se questi fossero abbastanza certi di un possibile coinvolgimento americano). E’ comunque anche ovvio che molte delle tattiche diplomatiche adottate dagli USA possono esser efficaci solo se accompagnate da una minaccia militare, come approccio alternativo, credibile.

4.2 Diritti Umani

Al fine di stabilizzare il regime, soprattutto dopo le elezioni del Giugno 2009, il governo iraniano ha fortemente incrementato le violazioni di diritti umani, in particolare contro studenti e membri dell’opposizione, i giovani del “movimento verde” che erano riusciti a organizzare manifestazioni di massa grazie a mezzi moderni come internet e messaggi sui cellulari. Specialmente Facebook e Twitter sono stati usati a questo fine, ma le Guardie Rivoluzionarie sono riuscite, nel raggio di alcuni mesi, a controllare la situazione.

Malgrado la maggioranza della popolazione iraniana sia a favore del programma nucleare civile,xxxii il quale quindi mantiene una certa legittimità democratica, questo non è altrettanto ovvio per una possibile componente militare. Inoltre un suo successo non sarebbe certo sufficiente, in sé, per stabilizzare la situazione, visto che un successo del genere non basterebbe per soddisfare la sete di più democrazia e meno imposizioni ideologiche e religiose. L’isolamento dell’Iran in seguito allo sviluppo di armi nucleari invece ha il potenziale di rinforzare le proteste della popolazione, tenendo anche in considerazione il continuo insistere sull’incompatibilità ideologica fra Islam e armi nucleari.xxxiii Quindi non solo l’isolamento potrebbe essere irrevocabile, e un esempio ne è la Corea del Nord, le sanzioni che verrebbero imposte sarebbero asfissianti. È possibile che se ne darebbe la colpa alla comunità internazionale o “l’Occidente”, così rinforzando il regime, ma è anche possibile il contrario, considerando che lo sviluppo di armi nucleari depriva il regime della sua credibilità religiosa, dal momento che questo si difenderebbe con mezzi non compatibili con l’Islam. La combinazione fra nuove tensioni all’interno ed eccellenti capacità di deterrenza d’un attacco esterno condurrebbe le Guardie Rivoluzionarie iraniane a credere utilizzabile qualunque metodo repressivo al fine di conservare il potere del regime, diminuendo così ulteriormente le speranze del rispetto dei diritti umani. Anche pressioni attraverso sanzioni economiche per protestare contro violazioni dei diritti umani non sarebbero più possibili dato che un massimo di sanzioni sarebbero già implementate per via del programma nucleare.

4.3 Influenza nel Medio Oriente

Già oggi l’Iran ha accumulato considerevole influenza nel Medio Oriente, un ruolo che, secondo la percezione iraniana, e non solo quella dell’attuale regime, spetterebbe di diritto al popolo iraniano – infatti i persiani non si considerano né arabi né sunniti, e quindi superiori ai vicini. xxxiv Essendo di gran lunga il più vocifero degli paesi che non hanno abbandonato, negli ultimi decenni, l’opposizione all’esistenza dello Stato israeliano,30 l’Iran supporta con finanziamenti ed equipaggiamento la Siria, elementi radicali in tutti i paesi arabi e sopratutto in Palestina (Hamas) e Libano (Hezbollah),31 cioè le altre forze in opposizione al Sionismo. Anche le minoranze sciite nei vari paesi arabi hanno un forte legame con l’Iran, che con l’Iraq è l’unico paese a maggioranza sciita. Infatti pure l’Iraq, con l’indebolimento dell’influenza americana, sta subendo un’influenza iraniana forte e crescente. Naturalmente, oltre agli obiettivi economici importanti per paesi come la Siria o il Sudan, che patiscono per via delle sanzioni economiche degli USA o dell’UE, l’obbiettivo è quello di creare un’alternativa all’onnipresente influenza americana,32 fortemente demonizzata dai leader religiosi iraniani e, naturalmente, da Ahmadinejad. La superiorità tecnologica regionale33 e l’invulnerabilità militare (da acquisire grazie alle armi nucleari) rinforzeranno le possibilità iraniane di espandere la loro influenza, producendo un’ulteriore incentivo per paesi come la Siria, che non sono sicuri se fidarsi dell’Occidente e oscillano fra vari “blocchi”, di emanciparsi da un Occidente che viene percepito sempre più anti-islamico. In quanto a questa oscillazione è di grandissima importanza di differenziare fra le elite politiche e la percezione della popolazione, visto che quasi nessuno degli Stati musulmani della regione è democratico, per cui gli USA e l’Israele supportano e cooperano con dittature che hanno come obiettivo, fra l’altro, di evitare una articolazione troppo forte da parte delle masse. Infatti queste masse sono per la maggior parte ormai fortemente anti-americane e antisioniste, 34 come lo mostrano vari sondaggi.xxxv Gli strumenti a disposizione di un potere nucleare per esercitare questo tipo di influenza sono molti, e vanno fino a estendere un ombrello nucleare sugli alleati, i quali verrebbero difesi fino all’ultimo, il che è un incentivo conveniente per paesi che si sentono minacciati dalle capacità nucleari di Israele.35

4.4 Pericolo proliferazione

Se l’Iran sviluppasse armi nucleari, c’è un grave pericolo che l’Arabia Saudita facesse lo stesso,xxxvi mentre la Siria,36 Emirati Arabi Uniti, Egitto e Turchia potrebbero ugualmente far parte di questo effetto valangaxxxvii che indubbiamente porrebbe fine agli sforzi di disarmo nucleare e renderebbe il sistema di deterrenza estremamente complicato e ancora più incline ad errori, ancora più imperfetto, ancora più rischioso. Inoltre la fine del processo al disarmo in sé, senza contare, possibilmente, la fine del TNP, sottoporrebbe l’umanità ad un rischio enorme, visto che prima o poi, secondo la teoria della probabilità, se un errore umano e/o tecnico nella manovra delle armi nucleari è possibile, questo deve accadere. Potrebbe essere possibile, comunque, dissuaderli dall’armamento nucleare, ma solo se gli USA estendono la loro “deterrenza”, visto che Stati che contemplano un armamento nucleare probabilmente usano questi concetti, sulla protezione di questi Stati, una assicurazione credibile che gli USA userebbero armi nucleari per proteggere questi Stati nel caso fossero attaccati con questo tipo di armi: positive security assurances.xxxviii

4.5 Presunta irrazionalità del regime

Molti osservatori hanno dubbi sulla razionalità del regime iraniano, per difficoltà di differenziare quale è la relazione e priorità fra politica di potere ed ideologia religiosa. Da una parte, come ogni altro regime, il primo obiettivo è quello di mantenere in vita il regime stesso, ovvero restare al potere. Se l’Iran sviluppasse armi nucleari, questo dimostrerebbe che pur di raggiungere questo obiettivo, sono persino disposti a violare le proprie proclamate leggi islamiche, il che dà l’impressione di un comportamento razionale e non condizionato ideologicamente e religiosamente. Pur tuttavia il mero tentativo di sviluppare armi nucleari si può giudicare poco razionale, visti gli incredibili costi, economici e politici, che il popolo e lo Stato iraniano sopportano ormai da anni, nonché i pericoli, a breve termine, d’invasione.

Tuttavia le dichiarazioni di Ahmadinejad nel confronto di Israele (che secondo alcune traduzioni andrebbe “spazzato via” dalla carta geografica), mettono in ansia quest’ultimo, e sopratutto neo-conservatori e personaggi che distinguono poco le varie correnti distinte nell’Islam, temono che uno Stato irrazionale e pure islamico possa diventare uno Stato kamikaze. Questo finirebbe quindi con l’usare le sue armi nucleari, eliminando, grazie ad un mancato istinto dell’autoconservazione, la nozione stessa della mutua deterrenza. Visto che questo comportamento non favorirebbe la sopravvivenza del regime iraniano, non mi pare molto probabile. Un’altra possibilità, questa forse più reale, è che l’Iran potrebbe continuare a fornire armi a gruppi terroristi, dando loro la possibilità, attraverso transiti molto complicati e difficilmente rintracciabili, di compiere attentati terroristici e soprattutto non-statali con armi nucleari, uccidendo milioni di persone, ma evitando la possibilità di contrattacco contro un colpevole territorialmente definito.

4.6 Comportamenti sospetti

Come accennato inizialmente, non esistono vere e proprie prove che l’Iran stia sviluppando armi nucleari, e anche il National Intelligence Estimate (NIE), una stima di tutti i 16 servizi segreti americani del 2007, non ha potuto confermare alcuna attività di questo tipo,37 persino sotto la Presidenza Bush,xxxix arrivando alla conclusione che il programma nucleare militare fosse stato abbandonato nel 2003.xl Da allora, i servizi segreti producono un threat assessment, una valutazione del pericolo, l’ultima versione della quale afferma che l’Iran non voglia produrre armi nucleari, ma intenda raggiungerne la capacità.xli

Tuttavia, l’Iran mostra anche tutta una serie di comportamenti sospetti. Il principale è il programma di missili intercontinentali, che, presa in considerazione la situazione economica dell’Iran, procede a ritmi elevatissimi. Con il quarto Pacchetto di sanzioni e la crisi globale è facile immaginare che l’Iran avrebbe ben altre priorità che lo sviluppo di missili. Per via del fatto che razzi intercontinentali possono trasportare solo un peso molto basso, non vi è nessun senso nell’utilizzare un missile di questo tipo, con una testata convenzionale, non-nucleare. Infatti l’Iran sostiene di averne bisogno al fine di rendersi indipendente nel lancio di satelliti in orbita – un costo di sviluppo assurdo per un servizio che viene altrimenti offerto commercialmente.38

Sono poi emersi documenti, la cui autenticità è tuttavia dubbia, che – se autentici – dimostrerebbero una natura militare del programma. Questi documenti, comparsi nel 2009, non contenevano alcuna data, rendendone ancora più difficile l’analisi, visto che avrebbero potuto appartenere a piani pre-2003, cioè prima dello smantellamento di un’eventuale programma nucleare. I documenti contenevano piani per testare specifici esplosivi a compressione con la sola utilità di raggiungere la massa critica per l’attuazione della reazione a catena necessaria all’accensione di bombe nucleari.xlii

Un terzo atteggiamento spiacevole è quello dimostrato durante la conferenza di revisione del TNP 2010, quando l’Iran, insieme al Brasile e molto Stati NAM, rifiutò di accettare i protocolli addizionali agli accordi di garanzia dell’AIEA come standard del TNP. Bensì legittimo, questo comportamento rimane sospetto. Mentre per un breve periodo erano emerse speculazioni su un tale Grand Bargain,xliii (disarmo rapido e protocolli addizionali in cambio) nella mia intervista con l’ambasciatore iraniano, l’onorevole Hamid Baeidi Nejad non ne ha voluto sapere di lasciarsi convincere del fatto che maggior trasparenza condurrebbe l’Iran ad una posizione più favorevole per richiedere maggior disarmo, ciò che rappresenta l’obiettivo ufficiale dell’Iran alla conferenza. Nejad si limitò invece a sostenere che fosse già stato raggiunto il massimo di trasparenza, e che non vi era mai stato una violazione degli impegni dell’Iran nei confronti dell’AIEA.xliv

Altri comportamenti sospetti includono dichiarazioni, sopratutto di Ahmadinejad, che cambiano spesso e aggravano la situazione. Oltre al vizio di cominciare negoziati solo quando vi sono nuove sanzioni all’orizzonte,39 e di abbandonarli non appena tutti gli altri contraenti si stanno per accordare.40 Per quanto l’Iran non sia una vera democrazia, tuttavia è interessante prendere in considerazione il sostegno pubblico per un armamento nucleare. Secondo un sondaggio41 ormai il 70 % degli iraniani è a favore dello sviluppo di armi nucleari, mentre solo 20 % si oppone, nel settembre 2010, cioè dopo l’intensificazione delle pressioni internazionali. Solo un anno prima, erano un 50 % in favore e un 40 % contro.

5. Opzioni

5.1 Sanzioni

Il 9 Giugno 2010 il Consiglio di Sicurezza ha passato il quarto pacchetto di sanzioni. Gli USA vogliono quasi sempre nuove sanzioni, il che appare naturale visto che le sanzioni proposte sono sempre più forti di quelle che si riesce poi a concordare con Russia e Cina, avendo questi ultimi fortissimi interessi economici (anche l’UE li ha, fra l’altro): la Cina non permetterà mai che il suo bisogno petrolifero venga compromesso da sanzioni, mentre è proprio questo il flusso monetario più importante per l’economia iraniana. Ma la situazione è peggiorata nel 2010,42 appunto anche per via della non-reazione dell’Iran sull’ accordo con il Gruppo di Vienna dell’ottobre 2009, e infine dopo la Russia anche la Cina ha segnalato di concordare con le sanzioni. Queste sono sicuramente forti, e quelle addizionali dell’UE sono le più forti sanzioni europee mai imposte, ma l’economia iraniana è indubbiamente sufficientemente robusta per reggerle, grazie allo sviluppo iraniano molto avanzato e la presenza di grandi giacimenti petroliferi. Preferisce quindi continuare con il programma nucleare, che la maggioranza degli iraniani vuole, compresa l’opposizione della rivoluzione “verde”. Non sarà possibile passare ulteriori sanzioni, se l’Iran non commette gravi passi falsi, e anche allora sarà difficile riuscire a rinforzarle senza toccare il petrolio o la popolazione civile (che già adesso soffre più di quanto fosse intenzione degli autori delle sanzioni). E’ anche importante non rinforzare il regime fornendo l’immagine di un “estero cattivo” che si rallegra della povertà del popolo iraniano.

5.2 Intervento militare

Pro

Dal punto di vista di Israele, che talvolta descrive l’Iran nucleare come il maggior pericolo alla sopravvivenza del popolo ebraico dai giorni di Hitler, non sono gli (s)vantaggi a giustificare l’attacco, ma il pericolo evitato. Ma non solo l’Israele, anche l’Arabia Saudita è fortemente in favore di un’invasione.xlv Sono infatti convinti che sarà possibile, attraverso attacchi aerei, posticipare una bomba nucleare iraniana di 3-5 anni. Un altro aspetto positivo dalla prospettiva americana è la possibilità, grazie ad un attacco, di porre fine al regime religioso anti-americano, che perlopiù opprime la sua popolazione, sottopone, soprattutto le donne, a un sistema legale e giuridico poco moderno, per dirla prudentemente, comprese violazioni dei diritti umani eccetera, soprattutto a partire dalla rinascita dell’opposizione dopo il voto del 2009.43 Questa prospettiva viene rinforzata dal fatto che l’Iran ha già vissuto periodi democratici a partire dagli anni ‘50 (al contrario dell’Afghanistan o dell’Iraq). Grazie inoltre alla presenza di una classe media educata da un punto di vista intellettuale e scientifico di molto superiore a quella degli altri Stati arabi e musulmani della regione, la società iraniana è meglio preparata – in combinazione con la relativa prosperità economica del paese – a una transizione democratica, il che rende maggiori le probabilità di un sistema post-bellico stabile.

Contro

Il che ci porta agli aspetti negativi. Scienza e prosperità economica, nonché la difesa del paese contro l’attacco iracheno (quest’ultimo fortemente supportato dagli USA, insieme al limitato supporto dato pure all’Iran), dà a questo paese gigantesco di 74 milioni di abitanti (Iraq: 31 milioni) una spaventosa capacità di difendersi, in una guerra classica. Nell’attacco aereo, senza occupazione del suolo (la versione israeliana), sarà impossibile rimuovere il governo e crescerà di moltissimo l’odio del popolo contro Israele/USA nonché l’Occidente in generale: infatti, molti impianti nucleari, oltre ad essere difesi da caverne naturali e bunker, sono posti nel bel mezzo di centri abitatixlvi – il tasso di danni collaterali,xlvii ovvero iraniani innocenti morti, sarebbe altissimo, e genererebbe, ovviamente, odio. Questo aumenterebbe quindi, sebbene posticipandola, la probabilità dello sviluppo (nonché dell’uso) di una bomba atomica.

Ogni altro tipo di invasione comporta sempre un tasso di morti civili così elevato da vanificare la speranza di avere il popolo iraniano dalla parte degli invasori, visto anche che la ragione principale dell’invasione, il programma nucleare (il cui aspetto militare non è stato provato con sufficienza alla comunità internazionale; ed è questo un aspetto cui spetta maggior verifica dopo il passo falso in Iraq, per legittimare un qualunque intervento) non è contestato dall’opposizione, al contrario, la vasta maggioranza è a favore del programma. La legittimità dell’intervento, sebbene sempre difficile da costruire, è cruciale. Dopo l’interventismo in Afghanistan e Iraq, la comunità internazionale, specialmente la gente araba, nonché gli Stati arabi, percepiranno ancora di più di adesso una tendenza anti-islamica, un’arroganza da parte dell’Occidente che gli permette di invadere qualsiasi Stato non esaudisca le richieste occidentali (in questo clima, tragicamente, anche istituzioni multilaterali come il Consiglio di Sicurezza o l’AIEA vengono diffamate come marionette dell’Occidente).xlviii Questo potrebbe facilmente condurre a un circolo vizioso dell’armamento convenzionale nel Medio Oriente, il che ovviamente non porterebbe Israele a sentirsi più sicura. Ed è un imperativo non dimenticare che è il sentimento della gente comune a determinare quanto sostegno, e quanti volontari, ricevono le organizzazioni estremiste (sia governative che non). Questo blowback44 si rinforzerebbe ovviamente con l’ennesima invasione percepita come illegittima. A rendere questo aspetto ancor più amaro è l’antecedente, molto sentito in Iran, quando la CIA fece cadere il governo, democraticamente eletto, di Mohammad Mossadeq, per restaurare il governo del monarca, lo Shah,xlix il che non aiutò certo il rispetto degli diritti umani o della sovranità iraniana, né lo sviluppo economico, bensì l’usurpazione a favore di multinazionali estere (la BP in questo caso) dei fondi petroliferi iraniani.45

5.3 Engagement

Il termine inglese engagement, in senso diplomatico implica il concertare azioni, insieme all’Iran, come trattati, organizzazioni, progetti, in ambiti dove gli Stati hanno un obiettivo comune, per esempio quello dell’Iran di entrare nell’OMC.46 C’è bisogno di varie misure per creare fiducia (confidence-building measures), un clima meno ostile nelle dichiarazioni politiche e nelle pubblicazioni giornalistiche, che spesso danno l’impressione di un’immagine in bianco-nero, ci vorrebbe una nuclear fuel bank,48 se non in generale, almeno una per l’Iran, per esempio sulla base dell’accordo fra Brasile, Turchia e Iran, che sarebbe da sviluppare ulteriormente, e sarà importante porre il problema in un contesto più ampio, e cioè nella problematica del Medio Oriente.

Le sanzioni non stanno funzionando, ma la guerra sembra un’opzione troppo sporca e poco convincente, poco sostenibile.

6. Conclusione

In effetti, l’Iran si comporta in modo imprevedibile, ma non è così chiaro come spesso sembra che l’Iran stia sviluppando armi nucleari, e il paese ha in effetti ogni diritto ad un programma atomico civile e alla cooperazione.

La peggior conseguenza di un Iran militarmente nucleare sicuramente non sarebbe un attacco ad Israele, cosa che di sicuro non accadrà. Dipende dal proprio punto di vista come si vuole interpretare l’emergere in Medio Oriente di un blocco di potere alternativo a quello americano. Il disdegno con cui l’Iran tratta i Diritti Umani ne fornisce un’immagine brutale, l’enfasi sull’educazione e la modernità scientifico-tecnologica una assai più positiva di quella sottolineata da coloro che non vedono nell’Iran niente di più che uno Stato islamista fanatico.

Questo l’aspetto regionale. Tuttavia, non sapendo quali sarebbero le conseguenze concrete delle attività iraniane, un aspetto spicca, forte quanto inevitabile: la fine del TNP, la fine degli sforzi al disarmo. Questo pericolo esiste già adesso: se il disarmo non viene perseguito attivamente, allora il divieto di sviluppare armi nucleari, anche nei confronti dell’Iran, potrebbe perdere ogni efficacia! Questo può provocare un effetto valanga di proliferazione nucleare. L’effetto del divieto non cadrebbe da solo, sarebbe appunto l’Iran ad abbatterlo, stabilendo così un precedente.47

Allora, che fare? Le sanzioni non sembrano funzionare, una guerra sarebbe sicuramente un’opzione peggiore,48 non solo per gli sviluppi potenziali dentro all’Iran ma per la stabilità e l’immagine dell’Occidente, e dei suoi valori, in tutto il mondo.

L’unica alternativa fattibile sembrerebbe quella di riuscire ad offrire all’Iran qualcosa che questo veramente voglia. Non di imporre sanzioni, al fine di ridurre il programma nucleare iraniano solo al utilizzo, e non alla produzione, di uranio. L’Iran innanzitutto non si fida che l’estero gli fornirà l’uranio regolarmente,l dopo il 1979 lo sviluppo di impianti nucleari si è fermato, e gli Stati che avrebbero dovuto fornire l’uranio (soprattutto la Francia) non solo non l’hanno mai fornito, ma non ne hanno neppure la somma già stanziata (più di un miliardo di dollari) fino al 1991. Invece, ci sono possibilità di negoziare soluzioni con l’Iran, che comportino reciproco profitto. Una prima cosa che sembra importantissima è quella di sottolineare a tutti i livelli che l’Iran ha il diritto di arricchire l’uranio, e questo non viola alcun regolamento, trattando l’Iran col rispetto e con quel trattamento da uguale che questo paese tanto desidera.49 Considerato il potere ed il potenziale iraniano, già oggi la sedicesima maggiore economia al mondo, nonostante le sanzioni, questo sembrerebbe quasi ovvio.50 In Iraq come in Afghanistan, gli USA hanno combattuto regimi ostili all’Iran, ed entrambi i paesi sono interessati a maggior stabilità nella regione – con la differenza che l’Iran percepisce Israele, unico potere nucleare, come un pericolo, mentre per gli USA è già un pericolo chiunque minacci Israele.51 Ovviamene l’Iran è anche un mercato con grandissime opportunità per imprese europee e americane, ma la cooperazione qui era già scarsa dopo la rivoluzione, più a causa della crisi degli ostaggi del 1979-1981, a seguito della quale gli USA hanno esercitato pressione sugli Stati europei per limitare le loro relazioni con l’Iran. L’Iran cerca di negoziare trattati con uno scopo molto più vasto di quello nucleare, includendo temi di sicurezza regionale e cooperazione economica. Gli USA tuttavia hanno costantemente dichiarato che la soluzione del tema nucleare è la condizione per l’inizio a negoziazioni del genere, il che finora è parso inaccettabile all’Iran. Considerata inoltre la situazione dei diritti umani in Iran, l’UE non può offrire di più che una normalizzazione del commercio, ma nessun tipo di privilegio. Già questo però sarebbe un grande passo, insieme alla garanzia di accesso all’uranio,52 ai lanci satellitari e, soprattutto, con una seria valutazione della situazione fra Iran e Israele. Infatti, la paura dell’Iran di un attacco da parte di Israele, anche se questo attacco fosse provocato in parte da azioni dell’Iran stesso, è tanto più reale, e quindi tanto più giustificata, che viceversa.53 La questione rientra così nell’ampio contesto della pace in Medio Oriente, e degli insediamenti nei territori occupate nella guerra del 1967, non riconosciuti dal diritto internazionale,li né dall’ONU e né dall’UE.lii 54 C’è da chiedersi, apertamente e seriamente, quanto il comportamento di Israele promuova o metta a rischio i vitali interessi di sicurezza dell’Europa, più ancora di quelli statunitensi.55

Se su questi temi del Medio Oriente venissero meno i doppi standard applicati dagli USA e dall’UE, ad esempio in occasione della conferenza su un Medio Oriente privo di armi di distruzione di massa del 2012, sarebbe molto più facile dare all’Iran l’impressione che accettiamo e condividiamo il suo diritto a proteggersi. E che, a tal fine, non gli sono necessarie armi nucleari, anche se gli Stati NATO non danno esattamente questa impressione, al momento.

1 Di sicuro meno di 10, ci sono osservatori che mettono in dubbio che gli shock sismici registrati dagli strumenti della Comprehensive Test-Ban-Treaty Organization (Vienna), siano necessariamente derivati da test nucleari sotterranei, sostenendo che potrebbe anche trattarsi di esplosioni tradizionali di grandissima potenza.

2 Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (International Atomic Energy Agency, IAEA), Vienna

3 Non-Aligned Movement, movimento di Stati indipendenti durante il tempo della Guerra Fredda, maggior gruppo di Stati (124) molti dei quali sono interessati ad accessi privilegiati all’uso civile dell’energia nucleare.

4 Che fa parte del NAC; New Agenda Coalition, Gruppo di Stati fortemente progressivi per il disarmo (oltre al Brasile Irlanda, Slovenia, Svezia, Egitto, Messico, Africa del Sud, Nuova Zelanda).

5 Il cui primo progetto nucleare era cominciato nel 1970 da Siemens su iniziativa e sponsorizzazione degli Stati Uniti all’epoca alleati ma non proseguito in seguito alla rivoluzione del 1979. Ora imprese russe lo hanno finalmente ultimato, e comincerà a operare, a Busher, entro la fine del anno.

6 Vienna Group, USA, Russia, Francia e AIEA

7 Come mi è stato confidato da un ufficiale diplomatico americano che non vuole esser nominato, dopo un off-the-record government briefing per ONG il 24 Maggio 2010 a New York – il team diplomatico che negoziò le sanzioni presso l’ONU infatti era distaccato dallo Department of State e sottoposto direttamente alla Casa Bianca.

8 Delle circa 23.000 testate, si stimano 12.600 testate russe, 9.600 americane (di cui esattamente 5.113 nel arsenale attivo); entrambi possono lanciare oltre 2000 testate entro 5 minuti, mentre i razzi intercontinentali, limitati in futuro dallo Nuovo START in stato di ratifica a un numero non maggiore a 700, centrano il loro obiettivo globalmente ed entro 30 minuti. Il numero di armi francesi, inglesi e cinesi si colloca attorno alle 300 testate.

9 Una lista degli casi conosciuti (questa la ragione per la dominanza americana) si trova qui: http://www.nuclearfiles.org/close-shaves

10 Dottrina adottata da USA e Russia, stipula che nel caso di un missile in arrivo, il contrattacco deve essere eseguito completamente, con tutte le forze, anche prima che il primo missile arrivi (e quindi senza sapere se si tratta di un attacco atomico e/o accidentale).

11 Stipula il numero di testate lanciabili entro pochi minuti, grazie anche alla triade nucleare composta da razzi intercontinentali (Intercontinental Ballistic Missiles, ICBM), sommergibili con razzi intercontinentali (Submarine Launched Ballistic Missiles, SLBM) e bombardieri a lungo raggio: terra, aria, acqua, garantendo così la second strike capability, la capacità di lanciare il contrattacco anche dopo la devastazione del proprio territorio, condizione necessaria per la distruzione mutua assicurata. I missili americani lanciano entro un minuto (quindi Minuteman).

12 Nuove previsioni predicono che una guerra limitata (50 bombe nucleari lanciate da ciascun paese) fra India e Pakistan ridurrebbe la radiazione solare sulla Terra del 10 %, uccidendo approssimatamene un miliardo di persone a causa di minori precipitazioni e quindi minori raccolti: http://www.icnnd.org/research/Starr_Nuclear_Winter_Oct_09.pdf by Steven Starr, Nuclear Age Peace Foundation, Senior Scientist for Physicians for Social Responsiblity e Brian Toon, Department of Atmospheric and Oceanic Sciences, University of Colorado (intervistato da NPT TV, http://npt-tv.net/index.php/video/the_direct_and_indiret_consequences_of_a_nuclear_war )

13 Permanent 5, i 5 membri permanenti del Consiglio di Sicurezza nonché poteri nucleari ufficiali TNP, USA, Russia, Francia, Regno Unito e Cina.

14 Il Non-Aligned Movement, con 116 di 118 Stati membri partecipi al TNP (vedi http://www.cubanoal.cu/ingles/antecedentes/MEMBERS%20OF%20NAM.zip per una lista completa), la New Agenda Coalition (8 Stati) e tutti gli Stati europei che non partecipano alla NATO.

15 Infatti, per ragioni economiche e tecniche, visto che le armi nucleari hanno bisogno di molta manutenzione e l’uranio/plutonio arricchito decade man mano, diventando meno affidabile dopo alcuni decenni, il 70 % degli arsenali inglesi e francesi sono stati smantellati dal 1989, mentre pure Russia e USA sono scesi, da un picco nel 1986, con 70.000 armi fra USA e Russia, alle 23.000 complessive del giorno d’oggi, dati: Federation of American Scientists.

16 La Corea del Sud e Giappone hanno rinunciato a programmi nucleari a condizione che gli USA li proteggano.

17 SORT, Strategic Offensive Reductions Treaty del 2003, limitò le armi in massima allerta a 2200, raggiunto nel 2007.

18 Anti Ballistic Missile Treaty, trattato che proibiva lo stazionamento di missili difensivi per conservare lo stato di distruzione mutua assicurata. Infatti la Russia è estremamente sensibile al progetto di razzi difensivi NATO progettati.

19 Ovviamente India, Pakistan e Israele non vi parteciperanno se non nel quadro di un processo di riconciliazione regionale, mentre la Corea del Nord potrebbe avvantaggiarsi di vaste ricompense e subire pressioni dalla Cina.

20 Come successo con la Convenzione Armi Biologiche (1972, 163 Stati), Convenzione Armi Chimiche (1993, 188 Stati), Trattato di Ottawa contro le mine anti-persona (1997, 156 Stati) e infine la Convenzione internazionale sulle bombe a grappolo (2008, 70 firmatari, 38 ratificazioni), bensì Russia e USA erano fra i promotori in quanto alle armi biologiche e chimiche.

21 Considerato dagli USA come una concessione all’ Iran. Israele non ha potuto fermarlo, non facendo parte del TNP.

22 Il principale motivo per questo pensiero è che, oltre al potenziale difensivo, di cui gli Stati membri non nucleari avrebbero bisogno, pure il costo morale dell’eventuale uso deve esser ripartito fra gli Stati membri. Non sarebbe giusto che, se anche l’Italia e la Germania hanno profitto dalla difesa nucleare, solamente gli USA siano dichiarati colpevoli del genocidio, crimine contro l’umanità e crimine di guerra nonché violazione del diritto internazionale umanitario che questa difesa comporta. Questo concetto di condivisione di responsabilità si definisce burden sharing.

23 Lo spiega l’ambasciatore della Repubblica Italiana presso la Conferenza sul Disarmo a Ginevra, l’onorevole Giovanni Manfredi: http://npt-tv.net/index.php/video/italys_position_on_nato_nuclear_sharing

24 Questo è un punto di immensa importanza, visto che, se per loro le armi nucleari sono indispensabili, perché allora gli altri Stati non dovrebbero averne bisogno al fine di garantire la propria sicurezza?

25 Infatti il nucleare è sempre un tema assai sensibile nelle discussioni dell’alleanza, raramente discusso in pubblico.

26 Possibilmente da sostituire con Eurofighter non compatibili alle bombe “sub-strategiche” (o tattiche, una parola non usata perché implica, pericolosamente, che l’uso di queste armi possa esser usato in modo tattico, il che vuol dire causando danni solo a selezionati obiettivi militari, facilitando così il loro uso) termonucleari B-61. Anche la Germania sostituirà i suoi Tornado con Eurofighter, ma per il momento ha prolungato la durata dei Tornado fino al 2020.

27 Infatti, in occasione di altre interviste nel 2009 presso una conferenza preparatoria del TNP a Ginevra, Manfredi si rifiutò di parlare di tali armi, dicendo che i rappresentanti presso la NATO a Bruxelles fossero gli interlocutori adatti.

28 Poiché con il numero di Stati nucleari il TNP perderebbe in efficacia e credibilità, e possibilmente non sopravvivrebbe quindi gli processi messi in moto da una proliferazione iraniana – specialmente nel contesto degli Stati arabi come l’Egitto e l’Arabia Saudita ed i loro commenti quanto alle opzioni una volta sviluppate le armi nucleari.

29 Fra gli esperti neoconservatori energicamente a favore di una guerra contro l’Iran vi sono John Bolton (ex-ambasciatore USA presso l’ONU), Daniel Pipes (Hoover Institution Visiting Fellow), Norman Podhoretz (Commentary Magazine, mensile israeliano in inglese), Joshua Muravchik (Foreign Policy Institute fellow della Università Johns Hopkins), Thomas McInerney (ex-generale, US Air Force), Max Boot (Council on Foreign Relation): http://www.foreignpolicy.com/articles/2010/02/08/who_wants_to_bomb_iran?page=full

30 Fino agli anni 1970 e 1980 la gran parte degli Stati arabi era apertamente ostile a Israele, il che ha provocato numerosi guerre.

31 Hamas e Hezbollah sono classificate come organizzazioni terroristiche dagli USA, mentre la prima lo è per l’UE.

32 L’Iran ha persino garantito alla Siria che parteciperà in una eventuale guerra, se Israele osasse attaccarla: http://www.google.com/hostednews/afp/article/ALeqM5giMSvGRZqaxiKRxVWRq8apbm1g9Q (Agence France Presse).

33 A parte la Turchia e l’Israele, l’Iran ha il migliore sistema educativo, universitario e scientifico della regione, sia in confronto con i vicini arabi come con quelli ex-sovietici.

34 Ormai tale da produrre la seguente ricerca, che rivelò che il 57% degli arabi nel mondo pensa che una bomba atomica iraniana sarebbe una cosa “positiva”: http://www.washingtontimes.com/news/2010/aug/6/poll-majority-of-arab-world-views-nuke-armed-iran-/

35 Anche qui cito ancora la Siria, che non riconosce Israele, il quale occupa ancora la regione del Golan, occupata durante la Guerra dei Sei Giorni nel 1967, motivo fin da allora di rinnovati conflitti.

36 Impianti nucleari sono già stati individuati, e bombardati, da Israele il 6 Settembre 2007, secondo l’ AIEA la Siria non rispetta in questo momento (a partire del 2008) i suoi accordi di garanzia previsti dal TNPiii

37 Dichiarando con “certezza elevata” che il programma nucleare militare fosse stato smantellato nel 2003, con “moderata certezza” che non è stato riattivato da allora, e con “media-alta certezza” che l’Iran si riservi di mantenere la possibilità di un tale programma.

38 Anche da alcune entità che sicuramente faranno meno domande che gli USA, ad esempio la Cina.

39 Fra l’altro una delle ragioni degli USA di non accettare l’accordo fra Turchia, Brasile e Iran, reagendo con l’annuncio di nuove sanzioni il giorno dopo.

40 Come successo l’ultima volta nell’ottobre 2009, quando l’Iran non rispose nemmeno all’ultima delle versioni, quella con cui il gruppo di Vienna era d’accordo.

41 Condotto dal International Peace Institute, con 702 telefonate anonime ed un margine di errore del 3,5 %, vedi http://www.ipinst.org//images/ppts/iran_poll.pptx per un resoconto degli risultati.

42 La IAEA ha persino pubblicato un documento nel quale esprime il timore che l’Iran abbia riattivato il programma nucleare: http://www.iaea.org/Publications/Documents/Board/2010/gov2010-10.pdf

43 Contro donne che avrebbero commesso l’adulterio, è pure possibile la lapidazione.

44 Termine dei servizi segreti usato per riferirsi alle conseguenze percepibili, come gli attentati dell’11 settembre, che nascono come reazione a fatti che sono stati nascosti alla percezione del proprio popolo, il quale non è in grado di mettere i due fatti, pur correlati, nel contesto adatto.

45 Un esempio della forza con cui si manifesta la reazione da parte della gente comune è il deterioramento dell’immagine degli USA nel corso della presidenza Bush. Dopo l’11 settembre 2001, milioni di persone, in tutto il mondo, si riunirono in segno di solidarietà con gli USA, colpiti atrocemente. Nonostante ciò, alla fine del governo Bush, gli USA erano odiati come non mai.

46 Organizzazione Mondiale del Commercio

47 Oltre a quello della Corea del Nord, che non ha avuto questo effetto perché nessun paese vuole finire nelle sue condizioni al fine di possedere armi nucleari. La Corea del Nord non solo ha dimostrato che è possibile sviluppare un programma nucleare militare, ma anche mostrato qual è il prezzo da pagare.

48 Non nell’ambito del TNP, ma per la stabilità globale; comunque anche il TNP andrebbe salvato attraverso una guerra solo se le prove fornite dimostrassero alla comunità degli Stati, e non solo al Presidente degli USA, che l’Iran sta in effetti sviluppando armi nucleari; non come nel caso dell’Iraq, molto presente nella memoria di tutti.

49 Mohammed ElBaradei, Direttore AIEA 1997-2009: “HoInizio modulo

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JHo visto gli iraniani pronti ad accettare una limitazione sul loro arricchimento in termini di decine di centrifughe, e quindi in termini di centinaia di centrifughe. Ma nessuno ha mai tentato di esaminare queste offerte. Ora l’Iran ha 5.000 centrifughe. La linea era: “l’Iran si piegherà sotto la pressione”. Ma questo problema è diventato troppo radicato nell’anima iraniano come una questione di orgoglio nazionale.”

50 Va sottolineato che pure i diplomatici iraniani, che spesso hanno frequentato università svizzere, sono molto educati e formali nei rapporti diplomatici, un’immagine molto diversa da quella data da Ahmadinejad. Questo invece si comporta in modo da risucchiare il massimo di attenzione dei media per i suoi attacchi contro tutto ciò che è dell’Occidente, contro le sue azioni come contro le sue interpretazioni della storia, in un rituale da lungo costante.

51 Questo può raggiungere degli stadi grotteschi, come dopo l’attacco israeliano sulla Freedom Flotilla in maggio 2010, quando molti analisti e giornalisti percepirono una presunta tendenza verso est da parte della Turchia, mentre cittadini di questo Stato membro della NATO erano stati attaccati e uccisi, armati solo di bastoni, in acque internazionali, senza che la loro nave avesse varcato le acque israeliane.

52 Comunque sarebbe un imperativo, in un contesto più ampio, finalizzare finalmente le varie proposte di una banca internazionale dell’uranio, una Nuclear Fuel Bank, per porre fine all’arricchimento individuale, che è costoso, privo di senso se non a garantire l’autarchia dei vari Stati nella produzione di uranio – ed è quindi pericoloso.

53 L’Iran non ha condotto operazioni militari offensive (non ne ha nemmeno la capacità militare, già tutta orientata verso la difesa in termini di equipaggiamento) a parte una contro-incursione mentre si difendeva dall’Iraq, negli anni ’80, e quando l’Iraq usò armi chimiche, l’Iran non rispose nella stessa maniera: http://www.fpif.org/articles/an_iran-us_grand_bargain

54 Che ha pure imposto un divieto d’importazione di prodotti da questi territori occupati: http://euobserver.com/9/29558

55 Per non parlare, ovviamente, dell’interesse vitale israeliano, che potrebbe consistere nella creazione di uno Stato Palestinese – anche se Israele non ne dà l’impressione – visto che la demografia ridurrà la popolazione di origine ebrea ad una minoranza entro pochi anni, cosa problematica in una società così profondamente divisa a seconda delle religioni.

i Lo spiega un attivista della società civile israeliana, Sharon Dolev: http://npt-tv.net/index.php/video/is_there_a_chance_israel_joins_the_npt

ii Il testo completo del trattato, in italiano, si trova in: http://www.difesa.it/NR/rdonlyres/CDCF3659-509C-4EF8-9275-B979AF6A120E/0/Trattato_non_proliferazione.pdf

iii Fact Sheet della AIEA, pre-conferenza: http://www.un.org/en/conf/npt/2010/pdf/pk_npt_iaea_factsheet.pdf

iv Vedi intervista video con l’onorevole Glyn T. Davies, ambasciatore degli Stati Uniti a Vienna e governatore americano presso l’IAIEA: http://npt-tv.net/index.php/video/iran_npt_incompliant

v Risoluzione del Board of Governor AIEA del 2003: http://www.iaea.org/Publications/Documents/Board/2003/gov2003-75.pdf

vi Lista dei casi di non adempimento iraniano fino al 200, AIEA: http://www.iaea.org/Publications/Documents/Board/2004/gov2004-83.pdf

vii Caratterizzato dal British American Security Information CouncilBASIC, un think tank finanziato fra l’altro anche dal Governo del Canada come “empty box“: http://www.basicint.org/pubs/Notes/BN050811-IranEU.htm

viii Vedi intervista video con Rebecca Johnson, analista e direttrice del Acronym Institute for Disarmament Diplomacy: http://npt-tv.net/index.php/video/why_now e http://npt-tv.net/index.php/video/external_developments_affecting_the_revcon

ix Vedi l’ambasciatore USA Glyn T. Davies presso l’AIEA sul tempismo http://npt-tv.net/index.php/video/usa_justify_iran_sanctions_timing e sul trattato: http://npt-tv.net/index.php/video/iran_turkey_brazil_deal – con più uranio a disposizione del Iran, secondo lui, l’esportazione di 1.200 kg di uranio non porrebbe fine alle attività d’arricchimento in loco.

x Testo del accordo: http://www.state.gov/documents/organization/140035.pdf

xi http://www.ploughshares.org/news-analysis/morning-joe/180-billion-nuclear-complex-upgrades-advance-new-start

xii Hans Kristensen e Ivan Oelrich, Federation of American Scientists e Robert Norris, Natural Resources Defense Council, pubblicato su Global Security Newswire: http://www.globalsecuritynewswire.org/gsn/nw_20090410_5215.php

xiii http://www.nti.org/e_research/e3_political_perceptions.html

xiv http://www.cdi.org/issues/nukef&f/database/nukearsenals.cfm

xv http://www.nti.org/db/china/wnwmdat.htm http://rt.com/Politics/2010-08-03/roar-russia-politics-usa.html

xvi http://www.nti.org/db/nisprofs/over/modern.htm

xvii I 13 passi del 2000 si trovano a http://www.reachingcriticalwill.org/legal/npt/13point.html

xviii Il documento finale è accessibile a: http://www.reachingcriticalwill.org/legal/npt/revcon2010/FinalDocument.pdf

xix È possibile calcolarlo attraverso l’apposito database del Stockholm International Peace Research Institute: http://milexdata.sipri.org/

xx Lo spiega l’ambasciatore della Repubblica Italiana presso la Conferenza sul Disarmo a Ginevra, onorevole Giovanni Manfredi: http://npt-tv.net/index.php/video/italys_position_on_nato_nuclear_sharing

xxi Laura Spagnuolo, British American Security Information Council: http://www.basicint.org/node/320 e http://www.basicint.org/sites/default/files/gtz13.pdf

xxii Vedi NPT News in Review No. 17, del 25 Maggio 2010, pagina 2: http://www.reachingcriticalwill.org/legal/npt/NIR2010/No17.pdf

xxiiiLo spiega qui Ahmadinejad: http://www.csmonitor.com/World/Middle-East/2010/0503/NPT-101-Why-Iran-sees-nuclear-hypocrisy

xxiv Vedi http://www.nukestrat.com/us/afn/nato.htm per una buona documentazione degli processi che hanno portato all’esclusione della Grecia dal club nucleare NATO

xxv Vedi la mozione completa: http://blogmog.ilcannocchiale.it/post/2494906.html e il dibattito alla Camera dei Deputati: http://video.camera.it/default.aspx?id_ODL=1467&id_csm=223993&VideoType=&leg=&seduta=&dataora=&dateserial=

xxvi Per questi commenti allarmanti, vedi l’articolo di Mustafa Kibaroglu, pubblicato dalla Arms Control Association, sopratutto le Note 25 e 26: http://www.armscontrol.org/act/2010_06/Kibaroglu e, per una prospettiva dalla parte di Oliver Thränert, analista tedesco della Stiftung Wissenschaft und Politik (SWP), il più grande think tank europeo, finanziato dal governo tedesco, pagina 3 di questo articolo pubblicato in CSS Security Policies della ETH Zurigo: http://www.sta.ethz.ch/content/download/2074/11760/version/1/file/CSS_Analysis_86.pdf

xxvii Vedi Camille Grand (membro della commissione d’esperti NATO), intervistato dalla NATO: http://natochannel.tv/default.aspx?aid=4222 , e il rapporto della commissione esperti: http://www.nato.int/strategic-concept/expertsreport.pdf

xxviii Vedi un intervista a proposito: http://npt-tv.net/index.php/video/the_origin_and_future_of_nuclear_weapons_in_europe

xxix Per esempio Jeffrey Goldberg de The Atlantic sostiene che Israele comunque attaccherà l’Iran entro un anno, anche senza il supporto statunitense: http://www.theatlantic.com/magazine/print/2010/09/the-point-of-no-return/8186/ , con reazioni in favore: http://www.theatlantic.com/international/archive/2010/08/bombing-iran-what-is-the-atlantics-line/61408/ , http://www.theatlantic.com/international/archive/2010/08/readers-on-iran-bombing-and-the-atlantic-very-long/61484/ e contrari alle sue tesi: http://www.huffingtonpost.com/allison-kilkenny/the-war-against-iran-begi_b_682187.html , http://www.salon.com/news/opinion/glenn_greenwald/2010/08/12/goldberg

xxx http://www.timesonline.co.uk/tol/news/world/europe/article7140282.ece

xxxi http://www.guardian.co.uk/world/2010/aug/01/us-iran-attack-plan-mullen e un’intervista, di cui qui il testo completo: http://www.msnbc.msn.com/id/38487969/ns/meet_the_press-transcripts/

xxxii http://www.worldpublicopinion.org/pipa/articles/brmiddleeastnafricara/469.php?lb=brme&pnt=469&nid=&id=

xxxiii Stampata qui nel Corriere della Sera: http://www.corriere.it/esteri/10_febbraio_19/iran-khamenei-atomica_19f5feca-1d56-11df-b33e-00144f02aabe.shtml

xxxiv http://www.globalsecurity.org/wmd/world/iran/nuke.htm

xxxv Questo il sondaggio Zogby secondo il quale la maggior parte degli arabi in Egitto, Giordania, Arabia Saudita, Libano, Marocco e gli Emirati Arabi Uniti vedrebbero una bomba atomica iraniana favorevolmente: http://www.brookings.edu/~/media/Files/rc/reports/2010/08_arab_opinion_poll_telhami/08_arab_opinion_poll_telhami.pdf e qui un interpretazione meno drastica dello stesso sondaggio, compilato da Foreign Policy: http://www.foreignpolicy.com/articles/2010/09/16/what_arabs_really_think_about_iran ; mentre secondo questa, di Pew Research, mostra il mondo arabo alquanto negativo di fronte agli USA, ma quasi altrettanto di fronte al Iran: http://pewglobal.org/2010/06/17/obama-more-popular-abroad-than-at-home/5/

xxxvi http://www.nti.org/e_research/e3_40a.html e, per un’analisi più recente: http://www.carnegieendowment.org/publications/index.cfm?fa=view&id=41243

xxxvii http://www.nytimes.com/2010/03/14/weekinreview/14sanger.html?_r=1

xxxviii Vedi l’intervista con David Albright dell’Institute for Science and International Security: http://www.cfr.org/publication/21506/strategy_for_iran.html

xxxix La parte declassificata si trova a: http://www.dni.gov/press_releases/20070202_release.pdf

xl http://www.repubblica.it/2007/12/sezioni/esteri/usa-iran-rapporto/usa-iran-rapporto/usa-iran-rapporto.html

xli Il documento si trova qui: http://isis-online.org/uploads/conferences/documents/2010_NIE.pdf

xlii http://www.timesonline.co.uk/tol/news/world/middle_east/article6955351.ece

xliii Vedi l’intervista con Susi Snyder, importante esperta e analista con IKV Pax Christi: http://npt-tv.net/index.php/video/the_grand_bargain

xliv Vedi l’intervista a http://ho.io/hamid_nejad

xlv Lo prova una rassegna diplomatica americana, pubblicata dal portale web Wikileaks, riassunta in questo articolo del The Guardioan: http://www.guardian.co.uk/world/2010/nov/28/us-embassy-cables-saudis-iran

xlvi Una mappa con gli impianti principali conosciuti: http://www.bbc.co.uk/news/world-middle-east-11927720

xlvii Lo spiega un’animazione della Union of Concerned Scientists: http://www.ucsusa.org/nuclear_weapons_and_global_security/nuclear_weapons/technical_issues/nuclear-bunker-buster-rnep-animation.html

xlviii Sulla politicizzazione dell’AIEA: http://guests.armscontrolwonk.com/archive/3024/inspector-designations sull’ultima disputa fra l’AIEA, a proposito della supposta illegalità delle decisioni del Consiglio di Sicurezza: http://hibbs.armscontrolwonk.com/archive/71/iran-the-nam-and-amano

xlix In un caso così ben ricostruito, vale la pena affidarsi a Wikipedia: http://it.wikipedia.org/wiki/Stati_Uniti_nella_Crisi_Iraniana_(1951-1953)

l Internationalization of the Nuclear Fuel Cycle: Goals, Strategies, and Challenges (2009). Nuclear and Radiation Studies Board, National Academies Press: http://books.nap.edu/openbook.php?record_id=12477&page=25

li Opinione della Corte Internazionale di Giustizia del 9 Luglio 2004, paragrafo 120.

lii Posizione EU: http://www.eeas.europa.eu/mepp/eu-positions/eu_positions_en.htm

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