La penisola Coreana: due scenari – Johan Galtung

Discorso d’accettazione del Premio per la Pace DMZ (De-Militarized Zone)– Chuncheon, Corea del Sud, 5 dicembre 2010

Signor governatore Kwang-Jae Lee della provincia di Gangwon, signor presidente Hee Jong Lee del Kang Won Ilbo, signor professor Chae-Han Kim dell’università di Hallym, signore e signori:

Sono molto onorato e grato per il sesto Premio per la Pace DMZ, per il 2010, che mi avete gentilmente assegnato per il mio lavoro per la pace globale e la riunificazione della nazione coreana; premio che mi ha reso il sesto straniero fra i tre destinatari annui, il primo dei quali fu Dag Hammarskjöld, Segretario Generale ONU, post mortem. Avendo lavorato fin dal 1972 per il diritto umano non-negoziabile di tutti i coreani all’unificazione, lavorerò ancor più sodo contro la divisione causata dall’imperialismo giapponese fra il 1910 e il 1945 e dal diktat del 1945 delle superpotenze USA e URSS; come al solito con il mio amico professor Jae-Bong Lee dell’Università Wonkwang.

Questi sono tempi difficili. Ci sono nubi nere sulla penisola dopo l’incidente del sottomarino e il cannoneggiamento di un’isola, perfino con l’uccisione di civili; atto nord-coreano del tutto inaccettabile.

Ma altrettanto inaccettabile è la mancata attuazione sud-coreana dell’accordo del 4 ottobre 2007 per esplorare la possibilità di zone di pesca congiunte nell’area contestata definita dalla NLL (Northen Limit Line, Linea Limite Settentrionale) e dal limite delle 12 miglia, come quello della Norvegia con l’Unione Sovietica che stipulava la definizione della zona contestata come “zona grigia” co-gestita fino a che non fu tracciata una nuova linea 35 anni dopo. L’attuale amministrazione sta effettivamente svuotando anni di una estremamente difficile “politica solare” per ravvicinare le due Coree, anche contro lo spirito degli accordi del 4 luglio 1972 e del 15 giugno 2000.

E altrettanto inaccettabile è il rifiuto USA di un trattato di non-aggressione che ha funzionato così bene con Gheddafi in Libia, un trattato di pace in generale, relazioni diplomatiche bilaterali, in breve una normalizzazione.

E analogamente è inaccettabile il rifiuto giapponese di onorare l’accordo di consegnare 250.000 tonnellate di petrolio, e di una riconciliazione per i crimini commessi durante il periodo colonialista.

Dovrebbero vergognarsi tutti quanti di se stessi, per essere imprevedibili e inaffidabili, ignorando gli accordi per elezioni democratiche. L’autocratica Corea del Nord assume atteggiamenti patologici, ribattendo violentemente. Gli alleati Corea del Sud-USA-Giappone minacciano rappresaglie militari. Una seconda guerra di Corea incombe all’orizzonte. Questo non può, non deve, semplicemente, avvenire.

Lo scenario 1 è una via d’uscita in quanto risolve il problema con due colloqui bilaterali paralleli, l’uno fra Corea del Sud e del Nord per una crescente cooperazione a vantaggio reciproco e uguale, e l’altro fra Corea del Nord e USA scambiando la normalizzazione con la denuclearizzazione della penisola. Ci siamo avvicinati a entrambi. Poi è arrivato il sabotaggio. Che i “Colloqui a Sei” siano parte del problema anziché la soluzione?

Le zone di pesca congiunte potrebbero assumere la forma di allevamenti ittici, per esempio di salmone, nelle acque contestate, spartendosi in misura uguale vantaggi e profitti. C’è poi l’amministrazione congiunta della Zona De-Militarizzata, rendendola consona al termine smilitarizzando effettivamente questa zona militarizzata, togliendo le mine e le attrezzature militari, rendendola ecologicamente stabile non con l’industria e l’urbanizzazione, ma con l’agricoltura biologica, parchi naturali e centri per la riunificazone famigliare e la cooperazione economica, che in futuro potrebbe essere la trama per una confederazione coreana dei due stati, preferibilmente sotto l’egida di una Comunità Est-Asiatica. “Una penisola, due sistemi, con confini aperti” è una formula realistica di unificazione, praticata dalla Cina.

Che cosa viene prima, la normalizzazione o la denuclearizzazione verificabile? Domanda sciocca, esse vanno insieme, come depositare l’assegno e l’atto a terze parti alla compravendita di un immobile (deposito a garanzia), consegnando strumenti di normalizzazione e denuclearizzazione a qualche ente ONU.

Splendido, e improbabile. I tre attori di cui sopra hanno uno scenario di non-iniziativa: il collasso per la Corea del Nord; gli USA con i loro 60 anni di sottovalutazione della volontà d’ acciaio di tipo confuciano. Lo stesso errore che la Corea del Nord ha fatto parecchio tempo fa, predicendo una rivoluzione della classe operaia contro la dittatura militare super-sfruttatrice del Sud, e il crollo.

Io non ho mai creduto nei “Colloqui a Sei” che mostrano i presunti risultati di Washington e Tokyo, con cuori che non vogliono sgelarsi neanche al più bel sole. E poi la Corea del Sud sta oscillando.

Morale: creare una forza d’opposizione democratica ai colloqui contro il rischio che sabotino qualunque accordo fatto dal governo in carica quando ne abbiano l’occasione. Un problema di parlamentarismo, quello.

Ma tutto ciò può, e deve, essere fatto quando le acque siano più calme. Che succede se le forze contrarie sono troppo forti?

Secondo scenario: La Corea del Sud s’aggrappa ancor più agli USA come alleato non-combattente nella guerra USA per ottenere basi e oleodotti, e ora anche minerali, in Afghanistan, tenendosene fuori fino alla fine, più unificata agli USA che alla Corea del Nord. E la Corea del Nord fa lo stesso: entra nella SCO, la Shanghai Cooperation Organization, con l’alleato Cina. La Corea del Sud pratica un capitalismo stile USA, senza sfidare il grande fratello, così la Corea del Nord pratica il capi-comunismo come si chiama adesso, senza sfidare neanch’essa il grande fratello.

Oggi l’economia nordcoreana è viscosa a dir poco. Quella sudcoreana è brillante ma vulnerabile alle crisi, avendone patite più d’una. E altre ne possono sopraggiungere se la Corea del Sud adotta troppo dello stile economico USA. La Corea del Sud può accompagnare l’economia USA nella sua discesa, proprio come quella del Nord può andare a traino dell’economia cinese nella sua ascesa. Una crescita a due cifre per il capi-comunismo nordcoreano e crisi, svalutazione ecc., per l’iper-capitalismo sudcoreano? Non è escluso.

Peggio ancora: politicamente ciò cementerebbe la divisione della nazione coreana in due regioni diverse ed eventualmente reciprocamente ostili; con una riunificazione più remota che mai.

Tornare allo Scenario 1, mobilitando le ONG sudcoreane, impegnando il Nord quando non lo faccia un governo riottoso, sostenuti dalla società civile ovunque. Finché soffi il vento che porta al sorgere del sole.

13.12.10 – TRANSCEND Media Service

Traduzione di Miky Lanza per il Centro Studi Sereno Regis

Titolo originale: The Korean Peninsula: Two Scenarios

http://www.transcend.org/tms/2010/12/the-korean-peninsula-two-scenarios/

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