Hitler e i Tedeschi – Johan Galtung
Berlin: L’esposizione con tale titolo è in corso e vale decisamente la pena di visitarla. Il fatto che esista è lodevole in sé, e la gente accorre, molta, facendo la fila. C’è notevole competenza in questo sforzo di esplorare perché Hitler sia riuscito a ottenere un largo sostegno, compreso quello con un partito di coalizione che vinse un’elezione libera e corretta ai primi di marzo del 1933, appena dopo quella che si definisce Machtergreifung – presa del potere – mentre fu invece un Machtübergabe – conferimento del potere – a Hitler. E capire il ruolo del suo NSDAP – partito laburista nazional-socialista tedesco – Na da Nazionale e zi da Sozialist, che insieme fanno Nazi. S’immagini ora che questo partito rappresentasse effettivamente entrambe le istanze.
La Germania era incuneata fra il gigante socialista-comunista-bolscevico a Est e le potenze capitaliste-imperialiste-conservatrici a Ovest. Come molti hanno sottolineato, fra cui lo storico tedesco Nolte, se l’Europa possedeva qualche parvenza di unità essa consisteva in un enorme potenziale di guerra civile, il cui campo di battaglia avrebbe potuto essere, ed effettivamente divenne, la Germania. Quali erano le opzioni, semplicemente a fil di logica? Mettersi con l’uno contro l’altro? I tedeschi furono respinti dall’Occidente, affiancarono per un breve periodo l’Est, fecero entrambe le cose, attaccando l’Ovest e poi l’Est – ovviamente da megalomani, da autistici. Ma fecero anche altre due cose: una rivoluzione sociale ispirata all’ Est e una socialdemocratica ispirata all’ Ovest, e un colonialismo ispirato dall’Ovest e dall’Est zarista-bolscevico, la cui prima vittima fu la Polonia. Il gioco, se di questo si trattava, non riuscì. E Hitler si trovò in contrasto con il gioco giocato da Churchill come politica tory: lasciare che il bolscevismo e il nazismo combattessero l’un l’altro fino alla triste fine; il che voleva dire che la Germania aveva bisogno del minerale di ferro dalla Svezia via Norvegia, e questo comportava che doveva occupare Narvik e tutta quanta la Norvegia.
Rievoco queste cose, alcune controverse, altre no, per simpatia con gli storici che hanno cercato di realizzare un’esposizione con un titolo così ambizioso. Il loro approccio ci ricorda la logica della guerra fredda: se qualcuno criticava una superpotenza, la sua affermazione doveva essere bilanciata da una critica anche all’altra. La verità si presentava sotto forma di gemelli siamesi inseparabili. Così pure l’esposizione: qualunque cosa di socialista attraente per i tedeschi deve essere bilanciata da qualcosa di disgustosamente nazionalista tratto dai preparativi e dall’effettuazione della guerra. Il visitatore ha due esposizioni al prezzo di una, senza averlo chiesto.
Tornando al 1918: la Germania battuta, umiliata, sanzionata ed esposta a locali rivolte comuniste ispirate ai soviet. E’ forse strano che qualcuno abbia fatto uso di tale materia grezza? L’esposizione considera meno importante la personalità di Hitler rispetto al sostegno che ebbe; attenzione, ci vuole pure del talento per combinare tutto quel materiale. Hitler sentiva come sua l’umiliazione, non solo la capitolazione ma per giunta le sanzioni e il trattato. La formula era ovvia: uscire dall’umiliazione militare diventando forti, dall’umiliazione economica crescendo e arricchendosi, dall’umiliazione politica diventando liberi di decidere. Riuscì in tutto ciò, cadendo però nella trappola di Churchill.
Ma c’è dell’altro. Per Hitler, la Prima Guerra Mondiale fu combattuta e persa dagli aristocratici tedeschi che sacrificarono la loro stessa gente. Il suo odio per loro era autentico e fu restituito da von Stauffenberg il 20 luglio 1944, “un altro von” disse Hitler. L’esposizione non spiega bene le motivazioni di Stauffenberg – preservare la nobiltà – ma è efficace nel dare altrettanto spazio allo sforzo comunista nel tirannicidio. E non tratta per nulla il ruolo nazista nel rendere disponibili i posti in alto per famiglie di rango “non elevato”, favorendo la mobilità sociale.
Questo è importante per via del mito che attribuisce agli Alleati d’aver dato la democrazia alla Germania. C’era già parecchio ben prima, in termini di elezioni e tradizione multi-partitica. Ma la democrazia è anche mobilità sociale, dignità per la gente comune, dialogo, diritti umani. Il nazismo ne negò alcuni, non tutti, avendo un carattere yin-yang, na-zi. Agli storici tedeschi avrebbe giovato un approccio più taoista. Viene enfatizzata la pazzia di Der Führer hat immer Recht – il Führer ha sempre ragione. E allora Washington hat immer Recht? Democrazia?
L’esposizione non mostra i bombardamenti alleati come fonte del sostegno tedesco al nazismo. La distruzione superò quanto la Croce Rossa tedesca potesse gestire, sicché il Partito divenne fonte di sostegno, si veda Der Brand [L’incendio, di Jorg Friedrich, 2002, ndt ]. Forse è stata accettata l’idea che la sequenza dei misfatti compiuti dagli Alleati non abbia avuto un rapporto causale con il sostegno di tanti tedeschi a Hitler?
Tornando ai bombardamenti: certo, il 14 novembre 1940 gli aerei tedeschi bombardarono Coventry, e i bombardamenti alleati dall’inizio alla fine della guerra sono considerati rappresaglia. Ma il brillante A History of Bombing [Una storia del bombardamento] di Sven Lindqvist – The New Press, 2001 – riferisce l’elogio di J.M. Spaight, ministro dell’Aviazione britannico del tempo per la “splendida decisione” di Churchill dell’11 maggio 1940 di bombardare le stazioni ferroviarie tedesche, in Bombing Vindicated [Bombardamento vendicato, scaricabile dal sito: www.vho.org/aaargh/fran/livres4/Bombing.pdf , ndt].
Non è vero, sostiene F. P. J. Veale in Advance to Barbarism [Avanzando verso la barbarie]: lo scopo era di incitare le rappresaglie tedesche, mantenendo viva la voglia inglese di combattere. Sacrificando Londra e altre città, e pure il diritto internazionale costato 250 anni di elaborazione.
Che i tedeschi lo sapessero, essendo stati vittime dei primi attacchi? E che il sostegno derivasse in qualche misura da ciò?
Ci serve un’esposizione onnicomprensiva di tutta quanta la pazzia. Da tutte le parti. E ci serve subito. Per imparare. Adesso.
22.11.2010 – TRANSCEND Media Service
Traduzione di Miky Lanza per il Centro Studi Sereno Regis
Titolo originale: Hitler and the Germans
http://www.transcend.org/tms/2010/11/hitler-and-the-germans/
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