Campo-Assemblea del MIR ad Albiano d’Ivrea – Pierangelo Monti

Dall’11 al 18 luglio si è svolto un campo estivo del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), conclusosi con l’annuale assemblea nazionale del movimento. I partecipanti, circa una ventina, provenienti da tante parti d’Italia, sono stati ospiti della comunità CISV del castello di Albiano d’Ivrea.

“Da Tolstoj a Gandhi: dalla resistenza passiva al Satyagraha” era il tema di questo particolare campo-assemblea, che, come gli altri campi estivi, aveva lo scopo di “Vivere la nonviolenza, con scelte di vita alternativa”, come dice il titolo del libretto, scritto recentemente dal MIR-Movimento Nonviolento di Torino e dal Centro Studi Sereno Regis, che illustra l’attività ventennale di questi campi.

I partecipanti hanno dedicato le mattinate al lavoro manuale, i pomeriggi e le serate alla trattazione del tema del campo, in ascolto di esperti, con la visione di documentari e film e con l’ultima sera di festa, preparata insieme. Un mattino sono state fatte le visite al monastero di Bose, alla Cattedrale di Ivrea, al Centro Gandhi e al Lago Sirio (per un piacevole bagno).

Sobrietà, alimentazione vegetariana, vita comunitaria, spirito di servizio, libertà e armonia a contatto con la natura, raccoglimento spirituale, ascolto e confronto reciproco, ricerca della verità, del giusto, del bello, questi sono gli ingredienti che hanno fatto vivere serenamente la settimana.

Mons. Luigi Bettazzi, socio onorario del MIR e che abita al castello di Albiano, ha portato la sua preziosa testimonianza e i suoi insegnamenti di nonviolenza e ha presieduto l’eucaristia domenicale, partecipata anche dai soci MIR non cattolici. Si è vissuto così, anche liturgicamente, l’ecumenismo che caratterizza il MIR.

La vita e le idee di Leone Tolstoj (1828-1910), di cui quest’anno ricorre il centenario della morte, sono state l’argomento centrale del campo. Tolstoj è conosciuto da molti come scrittore di romanzi e racconti (Guerra e pace, Anna Karenina, Resurrezione), ma egli è stato anche un pensatore e riformatore religioso, un filosofo profondo, un attivista politico. A 50 anni, con una famiglia di 13 figli, già noto come romanziere in tutta l’Europa, ebbe una crisi esistenziale, che lo portò prima sull’orlo del suicidio poi alla scoperta del senso originario e autentico del cristianesimo, contrapposto a quello istituzionalizzato nelle strutture ecclesiali e statali. Si dedicò a un’intensa attività sociale, in difesa dei poveri e delle minoranze emarginate, e alla scrittura di centinaia di saggi che egli stesso ritenne molto più importanti dei romanzi. Affrontò i temi più vari: la fede, il messaggio evangelico, la morale fondata sull’amore e la fratellanza, la difesa della terra e il ritorno dell’agricoltura, la non resistenza al male con la violenza, l’antimilitarismo, l’anarchismo, la critica a ogni forma di guerra e di violenza, ai sistemi oppressivi, all’ingiusta distribuzione dei beni, al lusso, all’industrialismo. Tra i testi considerati sono stati segnalati “Confessione”, “In che consiste la mia fede”, “Il Regno di Dio è in voi”, “Che fare?

Tolstoj, come poi Gandhi, cercò la verità nei libri sacri di tutte le religioni: trovò nel “Discorso della montagna” del Vangelo di Matteo il testo chiave della sua conversione di vita.

Per lui la non resistenza a chi fa il male e l’amore per i nemici costituiscono l’insegnamento evangelico intorno al quale si organizzano tutti gli altri; ma è anche il più disatteso e tradito. Da qui la sua condanna dell’ipocrisia del potere politico ed ecclesiastico, che gli causò la censura dei suoi testi da parte del regime zarista e la scomunica della chiesa ortodossa russa.

Al campo MIR, con l’aiuto di Piercesare Bori, autore, con Gianni Sofri, del libro “Gandhi e Tolstoj. Un carteggio e dintorni” (Il Mulino, Bologna 1985) si è riflettuto in particolare sull’ultima lettera scritta da Tolstoj, due mesi prima di morire, a Gandhi, impegnato nel suo Satyagraha per i diritti degli indiani in Sudafrica.

Tolstoj è stato ispiratore e precursore del Mahatma Gandhi.

Così i membri dei MIR che, come dice lo Statuto, “si impegnano nella nonviolenza evangelica attiva, nella testimonianza che l’amore, quale Gesu’ Cristo ha manifestato, vince ogni male”, vedono in Tolstoj un fondamentale e sempre attuale maestro della nonviolenza.

Ai suoi insegnamenti si è dunque ispirata l’Assemblea del Movimento, nella quale sono state indicate le linee di impegno del prossimo anno sociale: per un importante sforzo educativo al termine del “Decennio 2001-2010 per una cultura della nonviolenza e della pace”, per l’opposizione all’energia nucleare civile e militare, per l’organizzazione nel settembre 2011 della marcia della nonviolenza Perugia-Assisi a 50 anni dalla prima edizione organizzata da Aldo Capitini, per l’opposizione agli interventi armati italiani all’estero, alla costruzione di nuovi sistemi d’arma e alle ingenti spese militari.

Pierangelo Monti

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