Capitalizzare la decrescita – Recensione di Loredana Arcidiacono
Gianni Tamino, Paolo Cacciari, Adriano Fragano, Lucia Tamai, Paolo Scroccaro, Silvano Meneghel, Decrescita. Idee per una civiltà post-sviluppista, con un’intervista a Fritjof Capra, prefazione di Sante Rossetto, con il contributo del Fondo “Decrescita è condivisione”, Sismondi Editore, Treviso 2009.
La parola decrescita è come la parola nonviolenza; o se ne conosce il significato oppure no. E un numero sempre crescente di persone vuole che lo si conosca. E lo si conosca bene. Perché?
Perché la conoscenza diventa un dovere commisurato alle possibilità del nostro agire.
E perché chi pensa che la povertà vada combattuta fermo restando il nostro standard di ricchezza, è fuori dalla realtà.
Questo libro molto istruttivo, dettagliato e concreto, frutto della cooperazione di sei autori, offre importanti valutazioni di carattere politico, etico, sociale, economico ed ecologico per la sopravvivenza dignitosa di tutte le popolazioni del pianeta.
Del significato della parola decrescita Paolo Cacciari offre una spiegazione inequivocabile: “riduzione, fino all’azzeramento della spirale auto-accrescitiva del sistema economico capitalistico” indicandoci, insieme agli altri autori, la valida e concreta direzione nella quale bisogna andare per “abolire lo stato di cose presenti” e chiarendoci bene che anche le politiche della green economy saranno inefficaci se non cambiamo l’angolo della nostra visuale e resteranno il tentativo di dare applicazione pratica al principio del far soldi con l’ambiente, rigenerando il capitalismo più che gli ecosistemi.
Tuttavia, questa comprensione può attuarsi solo a patto che la nostra visione si allarghi fino a considerare problematiche che a prima vista possono sembrare distanti ma che risultano invece collegate e di fondamentale importanza.
Come l’interconnessione tra i rifiuti, prodotto ultimo di una catena distorta creata da un mondo dove ricomprare costa meno che riparare, e la spirale di inconscia superficialità con la quale abbiamo aderito a un modello che qualcuno ha scelto per noi, rendendoci complici della nostra autodistruzione.
O il legame che c’è tra il consumo di carne e l’impatto ambientale, l’inquinamento, l’erosione delle risorse non rinnovabili e la fame nel mondo. Il capitolo di Adriano Fragano offre un importante abbecedario sul tema scottante quanto quotidiano delle ragioni e delle interdipendenze che determinano la produzione e la distribuzione di carne nei paesi del Nord del mondo e la mancanza di cibo nei Paesi del Sud del mondo.
Senza dover tornare a leggere alla luce delle candele o lavare i panni al fiume, esiste un modo di vivere libero dalle leggi di una economia capitalistica che ha fatto diventare anche le piante e gli animali macchine produttive. Estendendo all’agricoltura il modello industriale, si ignorano le caratteristiche fisiologiche e il ruolo degli esseri viventi nei complessi equilibri ambientali. Trasformando organismi in oggetti inventati che alterano arbitrariamente e incontrollatamente la vita stessa del e sul pianeta (come gli OGM) li si equipara a utensili mercificabili. Compromettendo la biodiversità del pianeta con le monoculture e l’utilizzo di fonti fossili per ogni esigenza energetica, siamo la causa della rapida estinzione di molte specie di animali e piante.
La decrescita, cioè la riorganizzazione del processo economico secondo modalità non predatorie, è la premessa indispensabile per pensare a un modello economico sostenibile anche dal punto di vista sociale perché la storia ci insegna che una civiltà fondata sull’espansione è incompatibile con la conservazione della pace.
Impreziosendo il nostro pensiero con termini come ecologia profonda, ecocentrismo, pluralismo religioso e culturale, universalismo, arriveremo a capire che noi esseri umani non siamo l’ombelico del mondo e le diverse “palestre dell’anima” sull’autostima e sulle fascinose auto indagini psico-affettivo-sentimentali potrebbero anche essere positive se aiutassero a cercare il senso della vita nell’amore con l’ambiente e la natura della quale noi siamo un fenomeno naturale e alla quale apparteniamo.
“L’ecoalfabetizzazione sarà fondamentale per la sopravvivenza dell’umanità (Fritjof Capra) quindi sarà la parte più importante dell’educazione ad ogni livello”.
Perché non possiamo più permetterci l’ingenuità di non capire che inquinare l’ambiente che ci ospita e ci nutre e ci fa vivere equivale ad autodistruggerci giorno dopo giorno.
Certo, scegliere implica impegno e fatica. Ma una volta presa la strada, è una grande soddisfazione essere consapevoli di scegliere e di capire.
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