Alcune riflessioni sulle notizie di questa settimana – Simona Defilippi

Giorni densi di notizie, quelli appena trascorsi. Non le solite a cui siamo abituati che ci riempiono occhi e orecchie di cattiva politica e cattivo spettacolo. In modo particolare due avvenimenti vicini a noi scatenano profonde riflessioni.
Innanzi tutto il disastro ecologico del Lambro: un’enorme massa di petrolio sta navigando, nonostante tutti gli interventi d’emergenza, tranquillamente nel fiume Po, il più grande bacino idrografico d’Italia.
Secondo quanto riferisce l’ANSA, l’onda nera di petrolio, che dal fiume Lambro si è riversata nel Po, ha raggiunto  i comuni della provincia di Parma.   Per ora nel territorio della provincia di Parma non sono stati predisposti dispositivi per fermare il passaggio dell’onda nera.
Ovviamente la paura ha provocato diverse reazioni.
Con le prime avvisaglie dell’ arrivo della macchia oleosa, il Po continua a trasportare lungo il tratto piacentino di fiume ingenti quantità di liquido creando un fronte lungo tutti i 400 metri dello sbarramento di Isola Serafini, dove si trova la centrale Enel Green Power, per una profondità che va dai cinque ai dieci metri e uno spessore dai 10 ai 15 centimetri. Il fiume sta continuando a trasportare ulteriori chiazze che si vanno addensando, ma al momento – ha reso noto Enel Green Power – lo sbarramento sta trattenendo il liquido.
Esiste inoltre una task force che mette in rete le imprese agricole presenti in modo capillare lungo il fiume Po con l’obiettivo di tenere sotto controllo lo stato dell’inquinamento, verificare il rispetto del divieto di utilizzare acqua, attuare interventi di prevenzione e segnalare le situazioni di rischio alle autorit‡ competenti. E’ questo l’obiettivo dell’iniziativa della Coldiretti per fronteggiare l’emergenza nei fiumi Lambro e Po.
Nel bacino del fiume Po vive una popolazione di circa 16 milioni di abitanti. Si tratta del bacino idrografico più grande d’Italia con una superficie che si estende per oltre 71.000 chilometri quadrati, un quarto dell’intero territorio nazionale, interessando 3.200 comuni, sei regioni: Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia, Veneto, Liguria, Emilia-Romagna, e la Provincia Autonoma di Trento. Sono pari a 20,5 miliardi di m /anno i prelievi idrici totali di cui per usi potabili 2,5 miliardi di m /anno, per usi industriali 1,5 miliardi di m /anno (escluso il settore di produzione di energia elettrica) e – continua la Coldiretti – per usi irrigui 16,5 miliardi di m /anno.”Solo la fase stagionale e l’andamento meteorologico favorevole hanno evitato – conclude la Coldiretti – il rischio dell’inquinamento della catena alimentare”.
Quanto si può dire è che l’ambiente e la sua tutela arrivano alle prime pagine dei giornali e occupano spazio nei mezzi di comunicazione solo in queste tragiche occasioni. E’ giusto che in questi casi ci sia una mobilitazione generale, ma lo stesso non si può dire nella qutidianità, quando nessuno si occupa di parlare di tutte quelle realtà che nella vita di tutti i giorni rovinano il nostro pianeta. I mezzi di comunicazione non inoltre, raramente si occupano di denunciare davvero gli scempi all’ambiente e a promuovere iniziative positive in questo ambito. Molto spesso inoltre, l’inquinamento del pianeta viene completamente “staccato” dalle azioni di tutti i giorni, quasi che le scelte di ognuno di noi non influenzassero la globalità. Un esempio ha attirato la mia attenzione proprio questa mattina: la prima notizia sentita alla radio parlava appunto del disastro del Lambro, subito dopo le proteste per il blocco del traffico di domenica e del fatto che fortunatamente i partecipanti alla settimana della moda di Milano possono usare a loro piacimento le auto e infine della necessità che in tutti i cinema che propiettano i film in 3D si usino gli occhiali usa e getta, perché quelli che vengono riusati non sarebbero abbastanza igienici. Quasi si trattasse di tre mondi diversi.
Altra notizia che ha fatto saltare l’Italia in cima agli interessi dei giornali esteri è la condanna da parte del tribunale di Milano a tre dirigenti di Google  per violazione della privacy, per non avere impedito nel 2006 la pubblicazione sul motore di ricerca di un video che mostrava un minore affetto da autismo  insultato e picchiato da quattro studenti. fatto avvenuto proprio a Torino. Ai tre imputati sono stati inflitti sei mesi di reclusione con la condizionale; i dirigenti sono stati invece assolti dall’accusa di diffamazione, un quarto dirigente che era imputato Ë stato assolto. Si tratta del primo procedimento penale anche a livello internazionale che vede imputati responsabili di Google per la pubblicazione di contenuti sul web. Durissima la reazione della societ‡: “Un attacco ai principi fondamentali di libert‡ sui quali Ë stato costruito internet” spiega il portavoce di Google, Marco Pancini. “Siamo negativamente colpiti dalla decisione”, dice in un comunicato l’ambasciatore americano a Roma David Thorne.
Il fatto ha scatenato un ampio dibattito a livello internazionale: è giusto controllare quanto viene pubblicato sul web? Ci si dovrebbe anche chiedere fino a che punto sia lecito arrivare solo per rispondere al dio profitto.

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