Incontriamo l’Operazione Colomba

Incontro-testimonianza con Federica, volontaria di Operazione Colomba nel villaggio palestinese di At-Tuwani a sud di Hebron, in territorio occupato
mercoledì 24 febbraio 2010 – ore 21
Sala Gandhi – Centro Studi Sereno Regis – via Garibaldi, 13 – Torino

Federica F. ha 32 anni, è nata a Ravenna e fa parte della Comunità Papa Giovanni XXIII dal 2005. E’ cresciuta sulle colline forlivesi, dove la sua famiglia ha un’azienda agrituristica, occupandosi delle attività ludico-sportive, in particolare del maneggio, nel cui ambito ha organizzato attività di ippoterapia per diversi anni. Dla dicembre 2007 è partita come volontaria di lungo periodo con Operazione Colomba in Israele – Palestina. Per il momento ha dato disponibilità al progetto fino a dicembre 2010. Generalmente i volontari di lungo periodo hanno un calendario di 3 mesi all’estero, impegnati nel progetto “in campo”, e 1 in Italia, durante il quale vengono organizzati eventi e testimonianze per diffondere ciò che è la situazione reale e per raccogliere fondi per l’associazione.

L’*Operazione Colomba* è il *Corpo Nonviolento di Pace* della *Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII (http://www.apg23.org/) che è una associazione internazionale che da oltre trent’anni opera nel vasto mondo dell’emarginazione, con uno stile basato sulla condivisione diretta della vita con i poveri, per la liberazione degli oppressi e la rimozione delle cause che generano le ingiustizie: oltre 200 case famiglia, 15 cooperative sociali, 6 centri diurni, 32 comunità terapeutiche, 7 case di fraternità, 1 casa di accoglienza aperta per i senza fissa dimora e tante altre forme di aggregazione che hanno portato la Comunità di don Benzi ad essere presente in oltre 15 paesi del mondo.

L’Operazione Colomba è aperta a tutte quelle persone, credenti e non credenti, che vogliono sperimentare con la propria vita che la forza della nonviolenza è l’unica strada per ottenere una Pace fondata sulla verità e la giustizia. I componenti sono tutti volontari, divisi in due gruppi: volontari di lungo periodo, cioè persone che danno 1-2 anni di disponibilità a tempo pieno e volontari di breve periodo, cioè persone che danno 1-6 mesi. Dal 1992 ad oggi oltre mille persone hanno partecipato all’Operazione Colomba.

Le principali caratteristiche

– la nonviolenza attiva: cercare sempre l’incontro con “l’altro” con strumenti che permettono non di annientarlo (scontro), ma di colpirlo nella coscienza. Lo scopo della nonviolenza, infatti, è liberare l’oppresso e l’oppressore.

– la *condivisione *della vita con le persone che più subiscono il conflitto.

– la *neutralità *o *“equivicinanza” rispetto alle parti in conflitto, ma non rispetto alle ingiustizie.

OPERAZIONE COLOMBA IN ISRAELE-PALESTINA

E’ presentei in Cisgiordania nel villaggio palestinese di At-Tuwani, a sud di Hebron. Le principali attività sono: condivisione e sostegno alle famiglie palestinesi in difficoltà, riduzione della violenza tramite l’accompagnamento delle persone e l’interposizione nonviolenta, monitoraggio della situazione dal punto di vista del rispetto dei diritti umani.

In Israele si ha una presenza a Gerusalemme Ovest, dove collabora con diverse associazioni israeliane per i diritti umani e gruppi pacifisti.

Operazione Colomba nelle South Hebron Hills

1.1 Il contesto

South Hebron Hills è il nome con cui si indica la zona a sud della città di Yatta, compresa tra la fine dell’espansione urbana e la Linea Verde, limite meridionale della West Bank. La zona è in gran parte “area C”, vale a dire sotto totale controllo israeliano. L’area è caratterizzata da secoli dalla presenza di agricoltori (fellayin) che vivono in grotte. Sul limite nord dell’area vi è il villaggio di At-Tuwani, che funge da riferimento per i piccoli centri abitati dell’area. Qui vi è una scuola, una clinica medica e un piccolo negozio. Inoltre At-Tuwani è punto di passaggio obbligato per recarsi a Yatta, luogo di mercato. Da secoli gli abitanti indigeni della zona vivono di agricoltura e pastorizia sviluppando un’economia di sussistenza. Ad At-Tuwani la popolazione vive in modestissime case di cemento, tutte con un ordine di demolizione da parte dell’Esercito Israeliano.

1.2 I coloni israeliani

Coloni israeliani hanno installato negli anni ottanta una cintura di insediamenti e outposts illegali nell’area al fine di annettere la terra nell’immediato futuro. Gli abitanti degli insediamenti nazional-religiosi e degli outpost sono tra i più militanti nei Territori Occupati, e da tempo molti manifestano comportamenti aggressivi verso gli abitanti palestinesi dei villaggi circostanti. Spesso con la complicità di alcuni membri dell’Esercito di Difesa d’Israele (IDF) e dell’Amministrazione Civile (DCL, ex DCO), i coloni hanno reso la vita impossibile agli abitanti dell’area, distruggendo le grotte, mettendo veleno nelle cisterne dell’acqua, avvelenandone i campi con sostanze tossiche, impedendo i lavori agricoli come l’aratura dei campi, la raccolta di grano e lenticchie, la raccolta delle olive.

1.3 L’esercito

Nel novembre 1999, il Ministero della Difesa ha fisicamente deportato parte della popolazione fuori dall’area, al fine di realizzare un’area di esercitazioni militari. In seguito ad un ricorso legale degli abitanti dell’area all’Alta Corte di Giustizia in Israele, gli abitanti sono potuti tornare nel marzo 2000 nei luoghi in cui sono nati e sempre vissuti, a condizione di vivere nelle strutture esistenti precedentemente all’ espulsione dell’IDF (principio dello status quo).

Dal 2000 ad oggi si sono verificate le seguenti azioni dell’IDF nei confronti degli abitanti locali: demolizioni di case, tende, grotte e distruzione dei pozzi dell’acqua; distruzione di raccolti e alberi di olivo; sequestro di mezzi da lavoro; chiusura di strade; divieto di utilizzo delle terre; esercitazioni militari dentro i centri abitati; minacce di morte agli abitanti; percosse; vessazioni e umiliazioni.

1.4 Le conseguenze per i bambini

Una delle conseguenze più drammatiche del conflitto è l’impossibilità per  molti bambini dell’area di andare a scuola. Circa un quarto dei bambini non vanno a scuola, a causa delle violenze dei coloni e delle cattive condizioni delle strade (causate dal divieto da parte dell’amministrazione israeliana  di sistemare le strade). Un esempio emblematico è quello degli abitanti di Tuba. I bambini di Tuba non potevano recarsi alla scuola elementare più vicina, sita in At-Tuwani, percorrendo la strada diretta (circa 15 minuti a piedi), in quanto la strada è adiacente all’insediamento di Ma’on e all’outpost Hill 833. Dopo alcuni tentativi di percorrere la strada insieme a volontari internazionali (CPT e Operazione Colomba) ed israeliani  (Ta’yush), dopo numerose pressioni sull’esercito, la DCO e il Governo Israeliano, e dopo due aggressioni subite da alcuni volontari internazionali  (tra cui alcuni feriti gravemente), è stato ottenuto che la Polizia e l’esercito si siano impegnati a scortare i bambini (a condizione che i volontari internazionali interrompessero la loro scorta). Da fine ottobre  2004, quotidianamente Esercito o Polizia Israeliana scortano i bambini di Tuba per una strada secondaria che richiede 30 minuti a piedi. Da allora CPT  e Operazione Colomba monitorano quotidianamente la scorta dei bambini e il  comportamento dei coloni. Prima della presenza degli internazionali nel villaggio, i bambini erano costretti a percorrere un tragitto di circa un’ora e mezza a piedi.

1.5 La presenza di Operazione Colomba

A partire dall’Agosto 2004, Operazione Colomba ha aperto una presenza permanente nell’area delle colline a Sud di Hebron, nel villaggio di At-Tuwani. La presenza viene portata avanti insieme al gruppo nonviolento ecumenico Christian Peacemakers Team (CPT) ed in collaborazione con diverse associazioni pacifiste israeliane. I volontari vivono nel villaggio di At-Tuwani e ricercano anche il dialogo con i coloni nazional-religiosi, cercando una comunicazione che vada oltre gli schemi conflittuali che da anni si manifestano in quest’area. Da At-Tuwani i volontari si spostano per seguire i problemi dell’intera area delle South Hebron Hills. Si registrano le violazioni dei diritti umani attraverso reports settimanali, che vengono spediti su richiesta all’Ufficio OCHA (UN) di Hebron e ad associazioni pacifiste e per i diritti umani sia palestinesi, che israeliane.

Operazione Colomba ha portato avanti la presenza in quest’area per tutto il 2005, garantendo l’avviso immediato alle autorità in caso di violenze da parte dei coloni, registrando le attività militari nelle aree abitate, cercando di dare conforto psicologico alle persone e visitando periodicamente gli abitanti delle contrade più isolate.

La presenza internazionale ha anche ridotto le violenze dei coloni sulla popolazione, pur non eliminandola. È ancora forte infatti l’azione di lobby dei coloni verso gli uffici israeliani che amministrano l’area.

2 Gerusalemme ed Israele

Periodicamente i volontari di Operazione Colomba si recano a Gerusalemme ed altri località isareliane per condividere la realtà del conflitto, costruire relazioni e conoscere meglio la cultura ebraica.

Nell’ambito di questo lavoro si incontrano persone significative per le lora attività sociali in Israele e per le loro scelte pacifiste nel conflitto in atto. Inoltre si visitano luoghi significativii come lo Yad Vashem, il museo della Memoria.

Tutti gli spostamenti avvengono in autobus, al fine di consocere e condividere il rischio di essere vittima in Israele. Tra le tante relazioni solide di Operazione Colomba con il pacifismo israeliano ricordiamo B’tselem e il Parents Circle Family Forum, associazione che riunisce i genitori, sia israeliani che palestinesi, che hanno avuto figli uccisi nel conflitto, che insieme si incontrano e portano il loro messaggio di riconciliazione.

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