Afghanistan

Afghanistan: Dall’uccidere al corrompere

Johan Galtung

La conferenza di Londra sull’Afghanistan è stata un accordo già previsto ed elaborato da lungo tempo. I taliban sembrano resistenti all’uccisione, effettivamente si moltiplicano come amebe e lanciano attacchi sempre più vicini ai centri del potere. Sicché, se il potere militare, il Grosso Randello pur brandito da 44 paesi in coalizione (sebbene gli svizzeri se ne siano andati e altri abbiano annunciato di fare presto altrettanto) non funziona, proviamo con il potere economico, la carota.

Il che effettivamente è stato fatto dal primo giorno nel 2001 come assistenza allo sviluppo ossia costruzione della nazione, per la gente con acqua e scuole e per il paese con la creazione di istituzioni (occidentali). Quel che è nuovo è l’elemento denaro contante, il comprare i taliban supponendo che solo un piccolo zoccolo duro non sia in vendita. Come prima rata sono previsti 140 milioni di US$, da integrare via via fino a 500.

Ma ben altra cosa è capire quanto questo denaro valga su qualunque mercato quando gli effetti del raddoppio della circolazione monetaria mediante mera stampa nel solo 2009, secondo Al Jazeera (per la GB un triplicamento), producono un aumento dell’ inflazione negli USA e/o un notevole calo nel valore di scambio mondiale.

Si parla di reintegrare i taliban nella società e di riconciliazione, e ovviamente di intensa costruzione della nazione basata sulla leadership di Karzai, sulla prosecuzione dell’addestramento della polizia e dei militari afghani per la gestione della propria sicurezza. Per 15 anni, aggiunge Karzai.

Il deputato delle Hawai’i Neil Abercrombie ha detto alla CNN che la marea montante militare con Bush in Iraq ha funzionato pagando la resistenza per non uccidere soldati USA. Ma, se anche così fosse e pur con un Iraq ben lungi dall’essere “stabilizzato” data la violenza persistente e l’assenza di soluzioni in vista alle forze centrifughe da Baghdad, l’Afghanistan è molto differente. Contano quasi 200 anni di vittoria sugli invasori. E l’Afghanistan è ancor più diviso per nazionalità che l’Iraq.

Guardiamo la situazione da un punto di vista taliban (serve aver parlato con qualcuno di loro). Ecco sette punti che potrebbero sollevare, cioè sette ragioni per cui tutto ciò molto probabilmente non funzionerà:

  1. Gli invasori sono indeboliti. Sono anzi disperati. Con nessuna probabilità di vincere la guerra che lanciarono all’ Afghanistan il 7 ottobre 2001, questo è un tentativo di nascondere la disfatta. Non è un’offerta suggerita dalla forza, bensì dalla debolezza. Piuttosto che deporre le armi facciamole valere, procuriamocene altre e attacchiamo!
  2. La corruzione è un insulto. Gli infedeli che cercano di comprarsi i taliban per impedirgli di combattere il grande male, la secolarizzazione, piuttosto che l’intrattenere un dialogo fra l’Afghanistan e paesi musulmani come la Tunisia, la Turchia, l’Indonesia. Insulto + Trauma per le uccisioni = Più Resistenza, non meno.
  3. Alcuni accetteranno le mazzette mettendo la propria vita in pericolo, in quanto la corruzione crea divisioni, porta via la pelle più tenera dal torso più tosto, mentre uccidere unisce. Il risultato potrebbe essere una guerra civile.
  4. Entriamo nell’addestramento, prendiamo i soldi e rivolgiamoli contro di loro. Il contante può essere trasformato in ordigni esplosivi improvvisati (IED) a 10$ al pezzo, l’addestramento comporta armi e tattiche che possono tornare utili e portare i resistenti più a portata del cuore del nemico per colpi letali come nelle guerre precedenti.
  5. Reintegrazione: priva di significato in un Afghanistan con alla guida Kabul e una Kabul con alla guida gli occidentali – vuol solo dire status quo.
  6. Riconciliazione: priva di significato senza soluzione ai problemi chiave: arrestare la secolarizzazione, decentralizzare l’Afghanistan, e tutti gli eserciti stranieri fuori. Questa è pacificazione, non riconciliazione.
  7. “Fabbricato a Londra” è un marchio d’invalidità: poiché si presenta come se fosse dettato dal principale centro degli attacchi all’Afghanistan dal 1838 in avanti, e non è in alcun modo un risultato di dialoghi e negoziati con le forze della resistenza, ma solo con qualcuno della non-resistenza. (1)

Debolezza + Insulto + Status Quo + Pacificazione + Dettato da Londra = NO

I traditori verranno puniti; armi e denaro saranno rivolti contro di loro.

Uccidere e corrompere è come trattare ratti e piccioni con scosse elettriche e zucchero al formaggio negli esperimenti di Harvard. Quel che manca è il terzo potere, fare quel che è giusto insieme al nemico nominato tale (Petersburg 2001), i taliban, che possono persino essere la maggioranza degli afghani. Ma poi il discorso deve cambiare dal vincere uccidendo/corrompendo (e far morire i propri figli/e per Karzai e l’UNOCAL) al risolvere il conflitto sottostante.

Nella mediazione TRANSCEND a Peshawar nel febbraio 2001 vennero identificati alcuni obiettivi afghani tipici:

  • districarsi fra la corruzione su larga scala e il moralismo fondamentalista;
  • e districarsi fra uno stato unitario e la totale disintegrazione;
  • integrazione con i paesi confinanti aventi le stesse nazionalità;
  • soddisfare i bisogni fondamentali relativi alle linee di faglia di genere, classe e nazionalità;
  • sicurezza in un paese con una cultura di violenza.

I modi per raggiungere tali obiettivi risultarono, dopo una settimana di lavoro:

  • governo di coalizione con esponenti taliban scelti da loro;
  • Afghanistan come federazione con autonomia locale di tipo svizzero;
  • una Comunità Centro-Asiatica con l’Afghanistan e i suoi otto vicini;
  • una politica orientata al soddisfacimento dei bisogni fondamentali relativi a ogni linea di divisione;
  • forze di peacekeeping prevalentemente da paesi islamici.

La buona notizia potrebbe essere l’interpretazione della conferenza di Londra come un piccolo spostamento in tale direzione. Ci sarebbero meno uccisioni-distruzioni, più denaro-costruzione. Si parla di qualche inserimento talebano; di una federazione lasca con i “signori della guerra” non al governo a Kabul; ma non si sente parlare di primi ministri delle loro parti. Di coinvolgere i vicini, sì, ma nulla di una comunità indipendente dall’Occidente, né della Cina e della SCO. Si parla di bisogni fondamentali, ma il più va perso nella corruzione e nella “sicurezza”. E ciò di cui si parla è se e quando l’Occidente resti o se ne vada, non del mantenimento di una pace regionale.

La corruzione a suon di soldi occidentali fallirà e tanto merita. Ma, USA-UK: Continuate a Muovervi!


NOTE

(1) Capitolo [55] in 50 Years: 100 Peace & Conflict Perspectives, TRANSCEND University Press. Vedi www.transcend.org/tup.


EDITORIALMILITARISMANGLO AMERICACENTRAL ASIA, 31 Jan 2010 | Johan Galtung

Traduzione di Miki Lanza per il Centro Sereno Regis

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