Un contributo alla resistenza della lotta dei NOTAV

Giorgio Barazza

Il fiume Gange andando a ritroso verso la sorgente, quando entra nello stato dell’Utteranchal (India del nord) ha tre rami che lo alimentano (Baghirat, Mandakini ed Alakananda) alle cui sorgenti ci sono dei santuari. All’inizio della  biforcazione del Mandakini c’è un villaggio dove abita Chander Shekhar Bhatt un amico indiano che avevamo ospitato nell’incontro di Terra Madre 2008 e che siamo andati a trovare. Lui lavora per il movimento di Navdanya (fondato da Vandana Shiva) un movimento che si articola in diverse attività:

1) costruzione delle banche dei semi,
2) promozione dell’agricoltura organica,
3) realizzazione di una commercio equo tra agricoltori e piccoli produttori,
4) la lotta contro gli OGM,
5) perché la produzione intellettuale e biologica siano considerati beni comuni,
6) il diritto per gli agricoltori di disporre liberamente dei semi (bija sathyagraha),
7) rendere la democrazia vivente (jaiv panchayat e dichiarazione milan mandakini),
8) costruire culture che preservano la vita,
9) un movimento delle donne per la biodiversità,
10) una scuola di educazione alla cittadinanza terreste (bija vidyapeeth).

Mi sembra interessante la loro lotta che ha radici profonde nella spiritualità, nella scienza e nella cultura politica indiana.

DICHIARAZIONE DI MALAN MANDAKINI
del 5/6/1999 fatta ad Agastyamuni (1), (India)

Oggi, 5/6/1999, nell’occasione della eGiornata internazionale dell’ambiente, noi popolo di Agastyamuni, facciamo il SOLENNE IMPEGNO che continueremo a proteggere le nostre piante, alberi, animali, bestiame e la nostra intera ricchezza nella sua varietà biologica, come un prezioso dono e nostro patrimonio ancestrale (tramandato).

Questa promessa assume maggiore significato in quanto viene presa ad Agustyamuni, la sacra terra di Rishi Agastya, che attraverso la sua dedizione e ricerca ha reso stabile la possente montagna dell’himalaya (da qui il nome Agastya di forza stabilizzante). Entrambi, sia l’umanità, sia la natura hanno tratto grande beneficio dalla diligente ricerca di Maharishi Agastya, Maharishi Jagdmni, Rishi Atri, Mata Anusuiya e altri santi. Il loro lavoro ha contribuito alla conservazione e all’uso sostenibile di tutti i tipi di piante medicinali e ricchezza floreale ed altre preziose biodiversità di queste montagne. La ricerca è stata ulteriormente arricchita da Maharishi Charak e altri santi e operatori della salute che compilarono i volumi di Samhita e Nighantu dettagliano gli usi e le proprietà delle nostre risorse biologiche. Questi volumi furono concessi alla comunità  per il loro benessere e affinché essa continui a vivere nella cultura ayurveda.

Dai nostri antenati noi abbiamo ereditato il diritto a proteggere la biodiversità della nostra regione himalaiana ed anche il dovere corrispondente di utilizzare queste risorse biologiche per il bene di tutti. Quindi noi ci impegniamo attraverso questa dichiarazione a non permettere ad alcun elemento distruttivo di sfruttare e monopolizzare ingiustamente queste preziose risorse con mezzi illegali.

In tal modo nelle nostre comunità e paesi noi possiamo genuinamente realizzare una vivida democrazia popolare dove ogni individuo può coniugare nella sua vita pratica quotidiana se stesso con la conservazione, il sostegno, il giusto uso di queste risorse biologiche.
Questa tradizione di condivisione sarà mantenuta viva attraverso il JAIV PANCHAYAT (2) – la vivida democrazia. Il jaiv panchayat deciderà su tutte le materie pertinenti la biodiversità. Attraverso questo processo decisionale democratico e decentrato noi renderemo reale la democrazia per la vita.

Mucche, bufali, capre, pecore, leoni, tigri, e nei fatti tutti gli animali uccelli, piante, alberi, preziose piante medicinali e letame, acqua, terra, semi, sono le nostre risorse biologiche e noi non permetteremo a nessun estraneo di esercitare alcun controllo su di esse mediante brevetti sulla materia vivente ne distruggerle con l’ingegneria genetica.

Come una comunità, saremo tutti insieme i  GUARDIANI DELLA NOSTRA EREDITÀ BIOLOGICA.

Dal fascicolo  “Navdanya”, two decades of service to the earth & small farmer
Traduzione a cura di Giorgio Barazza ([email protected])


Note

1)  Il primo Jaiv panchayat è nato attraverso l’incontro di circa 1000 villaggi del distretto di Rudraprayag, regione del Garhwal, stato dell’Utteranchal. (India) . La campagna del jaiv panchayat è parte di un più esteso movimento chiamato Bija satyagraha. Come parte di un movimento che coinvolge più di 4000 comunità di villaggio hanno affermato il loro diritto alla biodiversità ed hanno preso l’impegno a conservare e proteggere la loro biodiversità. Ci sono più di 85 jaiv panchayat solo nel Garwal.

2) “Il panchayat era la forma comunitaria di gestione dei villaggi in India prima che arrivasse il colonialismo inglese. La produzione per il cibo, l’educazione, la difesa e tutte le altre attività importanti erano gestite dal panchayat. In esso tutte le caste si riunivano per gestire i propri affari. Tutta la terra apparteneva al pancheyat e una porzione veniva data a ciascun contadino per la coltivazione. I 5 membri del panchayat dovevano sviluppare un pensiero comune e solo allora si poteva giungere alla decisione. Quello era svaraj o vero autogoverno”. I valori democratici, la politica spirituale di Gandhi attraverso le parole del suo discepolo. (pag Vinoba Bhave, Gabriele edizioni.


 

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