La guerra fredda

La guerra fredda come metafora

Johan Galtung

Vale la pena ricordare la guerra fredda. C’è molto da imparare su conflitto e meta-conflitto. Per l’Occidente vs. l’Islam.

Quella minaccia auto-inflitta all’umanità durò ufficialmente 40 anni dal 1949 all’89. Ma iniziò con la rivoluzione bolscevica dell’ottobre 1917, e finì con il collasso congiunto del comunismo e dell’URSS. 1917-1991. Quasi un secolo.

Rammento di aver chiesto in innumerevoli occasioni durante la guerra fredda su che cosa essa verteva. La risposta dei movimenti bellicisti a Ovest e a Est, armati fino ai denti con ordigni nucleari, era “la minaccia di un attacco da parte del regime autoritario-totalitario sovietico / del regime fascista-imperialista USA-NATO”. E dal movimento per la pace occidentale: “la minaccia di una guerra nucleare totale che metterebbe a rischio l’intera umanità”. E dal movimento dissidente a Est: “Repressione stalinista per sempre”.

Se la violenza e la sua minaccia sono sintomi di un profondo conflitto irrisolto, erano i dissidenti ad approssimarsi di più alla diagnosi del conflitto. Gli altri erano immersi nel meta-conflitto, le manifestazioni, le metastasi: la guerra nucleare e la minaccia alla sicurezza, dell’Ovest, dell’Est, dell’umanità. E senza dubbio la corsa agli armamenti nucleari e la guerra calda dislocata nell’Asia orientale, ecc., offrivano buone ragioni di profonda ansia.

Ma su che cosa verteva il conflitto? Profondo e molteplice:

Culturalmente: due cosmologie occidentali in concorrenza, chiamiamole liberalismo e marxismo; entrambe con pretesa di validità universale e con profonde implicazioni a tutti i livelli.

Economicamente: capitale-mercato vs. economie pianificate statali.

Politicamente: cambiamento evolutivo mediante la volontà della maggioranza democraticamente espressa vs. cambiamento rivoluzionario con la presa di potere sullo stato da parte del proletariato.

Militarmente: interventi ovunque per attuare tali programmi o impedire alla controparte di realizzare i propri – come in Europa Orientale e America Latina, con guerre terribili in Asia Orientale, e un’orribile corsa agli armamenti con conseguenze devastanti e assurde.

Questo conflitto multiplo avrebbe potuto essere risolto o trasformato? Esploriamone le implicazioni, molte fra le quali furono tentate ma duramente avversate, particolarmente dall’Occidente: NATO e USA.

Culturalmente: più spazio per esplorare reciprocamente le rispettive forze e debolezze cosmologiche. All’epoca – più secolare di oggi con gli USA pesantemente ebraico-cristiani, la Russia di ritorno al cristianesimo ortodosso, e l’Islam in crescita ovunque – queste cosmologie erano surrogati religiosi da non sfidare. Hanno entrambe punti forti e deboli, passibili di compromessi del tipo “sia l’uno sia l’altro”, “né l’uno né l’altro”, e soprattutto apprendimento reciproco. Ma questo non avvenne, come oggi fra Occidente e Islam; si dialoga per una conoscenza interna, non per un apprendimento reciproco.

Economicamente: entrambi gli estremi hanno conseguenze devastanti, miseria nera per l’uno, repressione e comando per l’altro. Ci sono compromessi noti teoricamente e in pratica: la social-democrazia, che negozia economie miste con i settori privato e pubblico. Si parlava di una convergenza verso un sistema privato con minore sfruttamento e un sistema pubblico meno repressivo. I nuclei duri di entrambe le parti non modificarono la loro posizione, ma c’era un dibattito, come oggi negli USA. Le social-democrazie in Europa non si fecero avanti, tuttavia. Alcune erano nella NATO, altre neutrali-non allineate inclini all’Occidente, persino timorose di offendere gli USA.

Politicamente: prevalsero democrazia e diritti umani, come era doveroso. Ma essi sono inadeguati su un punto fondamentale, oggi come allora: c’è una sofferenza abissale, ma le vittime sono incapaci di produrre una maggioranza democratica. Se vengono represse, oggi c’è spazio per un intervento umanitario. Ma se sono sfruttate sino a essere ridotte alla fame e muoiono di malattie curabili? Questione irrisolta, ora come allora, ma essenziale per il conflitto. Come possono le democrazie imparare ad affrettare il cambiamento nelle emergenze, senza violenza?

Militarmente: l’Armata Rossa occupò l’Europa orientale, assecondando malamente un necessario cambiamento di fondo, ma con i soliti errori marxisti: il controllo della terra dei piccoli contadini, delle piccole aziende, e della religione con un “ateismo scientifico” a-spirituale – contribuendo a creare maggioranze avverse. L’Europa Orientale e Cuba avrebbero potuto imparare dalle socialdemocrazie. E la Germania Ovest, come l’Austria, avrebbe potuto ottenere la riunificazione con la neutralità, come fu proposto dall’URSS, senza cedere alla pressione USA.

Nel 1972 una socialdemocrazia, la Finlandia, mise il conflitto davanti al meta-conflitto in un processo avviato a Helsinki che condusse all’Atto Finale del 1975: rimangono i confini dopo la guerra contro il nazismo (essi valgono tuttora); i paesi socialisti si apriranno agli investimenti e alle economie miste; s’inizierà all’Est in generale e nell’URSS in particolare un processo verso i diritti umani. Non si rimase bloccati su come giudicare liberalismo e marxismo.
Con ciò la guerra fredda sarebbe effettivamente finita se non fosse stato per l’intensificazione della corsa agli armamenti da parte USA, con il dispiegamento dei missili da crociera e Pershing II in Europa occidentale; prolungando la guerra fredda di almeno dieci anni. E possono rifarlo.

Morale: affrontare il conflitto stesso; diffidare dei guastafeste che preferiscono il meta-conflitto alle soluzioni. Quali implicazioni a proposito del rapporto Occidente-Islam?

Culturalmente: intensificare i dialoghi spostandoli però dalla curiosità reciproca all’apprendimento reciproco. In entrambe le parti vi sono delle verità.

Economicamente: le economie islamiche affrontano meglio la crisi che le economie occidentali legate finanziariamente agli USA. C’è molto da imparare.

Politicamente: le democrazie e i diritti umani offrono formule compatibili con un Islam non-secolare. C’è molto da imparare.

Militarmente: soluzione del conflitto invece di uccisioni reciproche. Per Iraq e Afghanistan auto-determinazione provincia per provincia. E una poderosa riconciliazione per i crimini del passato.

Finlandia, dove sei quando abbiamo bisogno di te? Risposta: il tuo spirito è in Turchia. In un processo a Istanbul quanto mai necessario, non bloccato nell’esprimere un giudizio su Occidente vs. Islam in quanto religioni.


EDITORIAL, 21 Sep 2009 | #80 | Johan Galtung

Traduzione di Miki Lanza per il Centro Studi Sereno Regis