VENERDÌ 18 SETTEMBRE – Basta guerra, basta morti – Militari italiani tornate a casa

La rete torinese contro la guerra “Cantieri di pace” promuove: Basta guerra, basta morti – Militari italiani tornate a casa

Questa mattina un’autobomba ha colpito un convoglio militare italiano a Kabul. Il Ministero della Difesa ha confermato la morte di 6 soldati italiani e il ferimento di altri 4. Altri 15 civili afghani hanno perso la vita e 60 sono feriti. L’unica verità della guerra sono le sue vittime.
Nell’esprimere cordoglio e dolore per le famiglie di tutte le vittime dell’attentato non possiamo non rilevare che purtroppo in tanti ci accorgiamo di questa verità solo quando le vittime sono i soldati italiani e fatichiamo a realizzare questa stessa verità quando le vittime non le vediamo, sono “altre”, anche se abbiamo saputo in modo indiretto che sono oltre 50.000 le persone uccise e centinaia di migliaia quelle ferite in Afghanistan  dal settembre 2001 ad oggi.
La guerra include, per definizione, la distruzione di vite umane e l’accettazione della soppressione dei propri simili come “mezzo di risoluzione delle controversie”. E non è certo più possibile negare la guerra, e non la “missione di pace”, di cui l’Italia è parte.
Le “Istituzioni” che manifestano il proprio cordoglio in queste ore sono responsabili dell’invio dei soldati al fronte e come tali devono rispondere moralmente alle loro famiglie.
La presenza militare italiana continua ad essere giustificata, dal Governo e da troppe forze politiche, come una missione tesa alla difesa dei civili e al rafforzamento della democrazia. Peccato che gli obiettivi di una missione di pace non siano conciliabili con la guerra aperta contro i talebani condotta dalle truppe NATO. La democrazia si conquista attraverso il dialogo e la cooperazione e non attraverso l’occupazione e la sopraffazione. L’idea d’instaurare con le armi democrazia e diritti per il popolo Afgano, ha esibito nei fatti il suo fallimento.
Ma anche per chi non “ripudia la guerra”, ma anzi la sostiene, la guerra in Afghanistan non riesce a enunciare propri obiettivi condivisibili, realistici, raggiungibili. Né la guerra al terrorismo, né la condizione dei diritti delle donne Afgane, né la lotta al narco-traffico, hanno prodotto dei risultati apprezzabili, anzi assistiamo oggi ad un forte peggioramento sia della sicurezza del paese, in mano ormai ai signori della guerra, sia delle condizioni delle donne Afghane, prive di libertà come al tempo dei talebani, sia all’aumento dei traffici illeciti di droga.
L’unica soluzione possibile alla questione afghana è il ritiro delle truppe, la fine dell’invasione e il ripristino di una diplomazia di pace e di dialogo.
Chiediamo ai cittadini, al movimento pacifista, alle forze sociali, alle forze sindacali, alle forze politiche contrarie alla guerra di riprendere il filo di una mobilitazione che porti al ritiro delle truppe italiane dall’Afghanistan e alla richiesta di convocazione di una conferenza di pace sotto l’egida dell’ONU.

«Non c’è una strada che porta alla pace, la pace è la strada».

VENERDÌ 18 SETTEMBRE – ORE 17

PRESIDIO in Piazza Castello angolo via Garibaldi – Torino