E’ tempo per una seconda rivoluzione americana nello spirito della Perestroika

Mikhail Gorbachev

Anni fa, allorché la guerra fredda stava approssimandosi alla fine, dissi ai miei colleghi capi di stato: il mondo è nell’imminenza di grandi eventi, e di fronte a nuove sfide tutti noi dovremo cambiare, voi come noi. E’ tempo per una seconda rivoluzione americana nello spirito della Perestroika. Per lo più la reazione fu un silenzio garbato ma scettico.

In anni recenti, ho detto spesso che ho l’impressione che gli americani abbiano bisogno a loro volta di un cambiamento – una perestroika, non come quella del mio paese ma una americana – e la reazione è stata marcatamente differente. In sale gremite da migliaia di persone si è risposto con applausi.

Qualcuno ha reagito con comprensione. Altri hanno obiettato talvolta sarcasticamente, suggerendo che volessi che gli Stati Uniti provassero un sommovimento proprio come l’ex-Unione Sovietica. Nel mio paese sono giunti commenti particolarmente caustici dagli oppositori alla perestroika, persone con memoria corta e deficit di coscienza.

La nostra perestroika segnalava il bisogno di mutamento nell’Unione Sovieitca, ma non la si intendeva come una capitolazione al modello USA. Oggi, è diventata più chiara che mai la necessità di una più profonda perestroika – una per l’America e il mondo.

Il bisogno di cambiamento in Unione Sovietica a metà degli anni ’80 del secolo scorso era urgente. Il paese era soffocato da una mancanza di libertà e la gente – particolarmente la classe istruita – voleva rompere lo strangolamento di un sistema costruito sotto Stalin.

Optammo per libere elezioni, pluralismo politico, libertà di religione e un’economia con concorrenza e proprietà privata. Cercammo di attuare tali cambiamenti in modo evolutivo e senza spargimento di sangue. Facemmo degli errori. Si presero troppo tardi decisioni importanti, e non fummo in grado di completare la nostra perestroika. Tuttavia, la perestroika vinse perché portò il paese a un punto senza possibile ritorno al passato.

In Occidente, il crollo dell’Unione Sovietica fu visto come una vittoria totale che provava che l’Occidente non aveva bisogno di cambiare. I capi dell’Occidente erano convinti di essere al timone del sistema giusto, di un modello economico ben funzionante, quasi perfetto. Studiosi ritennero che la storia fosse finita. Il dogma dei liberi mercati, della deregolazione e dei bilanci in pareggio a ogni costo, fu imposto al resto del mondo.

Ma poi arrivò la crisi economica del 2008 e 2009, e fu chiaro che il nuovo modello Occidentale era un’illusione che avvantaggiava principalmente i più ricchi. Le statistiche mostrano che i poveri e il ceto medio hanno avuto ben poco o punto beneficio dalla crescita economica degli ultimi decenni.

La crisi globale dimostra che i leader delle maggiori potenze avevano trascurato i segnali che chiedevano una perestroika. Il risultato è una crisi non solo finanziaria ed economica, ma anche politica.

Il modello emerso durante gli ultimi anni del XX secolo è risultato essere insostenibile. Era basato su una spinta verso super-profitti e iper-consumo per alcuni, sullo sfruttamento sfrenato delle risorse e  sulla irresponsabilità sociale e ambientale.

Ma se tutte le soluzioni proposte e quanto si è fatto finora si riducono a un puro riconfezionamento del vecchio sistema, ci toccherà vedere un altro sommovimento, forse anche maggiore, più avanti. Il modello corrente non ha bisogno di affinamento, ma di sostituzione. Io non ho ricette pronte; ma sono convinto che emergerà un nuovo modello, che darà risalto ai bisogni pubblici e al bene pubblico, come un ambiente più pulito, infrastrutture e trasporto pubblico funzionanti, sani sistemi d’istruzione e di sanità e case a un costo abbordabile.

Esistono già in talune nazioni elementi di un tale modello. Paesi come la Malaysia e il Brasile hanno raggiunto tassi di crescita impressionanti. La Cina e l’India hanno tirato fuori centinaia di milioni di persone dalla povertà. Mobilitando risorse statali, la Francia ha costruito un sistema ferroviario ad alta velocità, mentre il Canada fornisce assistenza sanitaria gratuita. Fra le nuove democrazie, la Slovenia e la Slovacchia sono state in grado di mitigare le conseguenze sociali delle riforme di mercato.

E’ giunto il momento di conseguire il giusto equilibrio fra governo e mercato, per integrare i fattori sociali e ambientali e demilitarizzare l’economia.

Washington dovrà avere un ruolo speciale in questa nuova perestroika, non solo perché gli Stati Uniti hanno un grande potere economico, politico e militare, ma perché sono il principale artefice, e la loro élite il principale beneficiario, dell’attuale modello economico mondiale. Quel modello si sta incrinando e verrà prima o poi sostituito. Questo sarà un processo complesso e doloroso per tutti, compresi gli Stati Uniti.

Per quanto diversi siano i problemi affrontati dall’Unione Sovietica durante la nostra perestroika e le sfide ora di fronte agli Stati Uniti, il bisogno di un pensiero nuovo rende simili queste due ere. Al nostro tempo, affrontammo i compiti primari di porre fine alla divisione del mondo, ridurre la corsa alle armi nucleari e disinnescare i conflitti. Saremo in grado di fare fronte anche alle nuove sfide globali, ma solo se tutti capiranno il bisogno di un effettivo, cardinale cambiamento – di una perestroika globale.


COMMENTARY ARCHIVES, 10 Jun 2009 Mikhail Gorbachev – June 10, 2009

Traduzione di Miky Lanza per il Centro Sereno Regis