mercoledì 3 giugno – DALLA NARMADA ALL’AMAZZONIA

“DALLA NARMADA ALL’AMAZZONIA”
mercoledì 3 giugno 2009 – ore 21.00
Istituto Missioni Consolata, C.so  Ferrucci 14, Torino (con entrata da Via Cialdini, 3).

Incontro con
Alok Agarwal (INDIA) e Alfredo Wagner Berno de Almeida (BRASILE)
testimoni di lotte di popolazioni oscurate da governi ed interessi economici

ALOK AGARWAL, introdotto da Daniela Del Bene.
Attivista del Narmada Bachao Andolan, Movimento per la Salvezza della Narmada, India.

La Narmada è un fiume che scorre in India centrale, tra gli stati del Madhya Pradesh, Maharashtra e Gujarat. Per tutto il ‘900 è stato individuato come bacino fluviale strategico per la costruzione di grandi, medie e piccole dighe per la produzione di energia elettrica e per l’irrigazione. Fin dalla progettazione dei lavori furono evidenti le difficoltà e le incompatibilità a livello economico, sociale ed ecologico.

Mentre lo stato indiano perseguì nella politica delle grandi infrastrutture e divenne il terzo costruttore mondiale di dighe dopo Cina e Stati Uniti, una ferma opposizione da parte degli abitanti della valle si fece sentire a gran voce. Si costituirono spontaneamente comitati, associazioni, coordinamenti fra i contadini delle pianure minacciate dai grossi bacini.
Durante gli anni ’80 confluirono in un grosso movimento che si diede il nome di Narmada Bachao Andolan (Movimento per la Salvezza della Narmada). Il NBA ha forti principi nonviolenti, che applica con fermezza nelle sue lotte, sit-in, azioni dimostrative, difese nei tribunali. Molti dei suoi simpatizzanti e ispiratori sono discepoli del Mahatma Gandhi o a lui comunque vicini.
Il movimento ha unito nel corso della sua storia popolazioni molto diverse, abitanti di foreste, pianure e città. Ha lottato contro gli sfollamenti forzati di vastissime aree, inondazioni di villaggi, evacuazioni forzate di cittadine. Si batte per l’applicazione di programmi di reinsediamento efficaci e dignitosi, seguendo casi nei tribunali indiani. Nel 1993 ha bloccato il finanziamento di una grande diga in Gujarat da parte della Banca Mondiale, ha fatto ritirare finanziamenti esteri di banche e agenzie di credito.

Parte fondamentale del loro lavoro è fornire alternative efficaci per le popolazioni e applicabili sul territorio.

Alok è ingegnere chimico originario di Lucknow che nel 1989, dopo aver visitato la valle, decise di rimanerci e di unirsi al movimento. Lavora nella regione del Nimar nel Madhya Pradesh, tra il villaggio di Mandleshwar e Khandwa. E’ in visita in Italia, invitato dal Centro Studi e dalla Scuola per l’Alternativa/Missioni Consolata.

ALFREDO WAGNER BERNO DE ALMEIDA,  introdotto da Silvia Zaccaria.
Professore dell’Università Federale dell’Amazzonia, in Brasile, antropologo e geografo sociale, è coordinatore del progetto Nuova Cartografia Sociale dell’Amazzonia  (www.novacartografiasocial.com).
Centinaia di piccole comunità, soprattutto indigene, stanno elaborando un atlante dell’Amazzonia (anche se sono coinvolte comunità in tutto il Brasile), in cui, grazie ad apparecchi GPS, identificano e delimitano il loro “spazio vitale”.
Un progetto innovativo in cui gruppi umani socialmente invisibili, apposistamente formati all’uso di sistemi di posizionamento satellitare, mappando il proprio territorio, fanno emergere la loro identità.
Si tratta di lavori cartografici minuziosi, realizzati dagli stessi membri della comunità, con coordinate e un grado di precisione esatto, dove segnano ciò che ritengono rilevante nelle loro terre, dalle aree di coltivazione ai luoghi sacri.
Segnano elementi pratici, tangibili ma anche simbolici, che aiutano a rafforzare la loro identità collettiva. Alcune mappe sono bilingue, trilingui o scritte anche in 4 idiomi, visto che nel territorio coperto dall’atlante sono parlate più di 180 lingue.
Lo scopo di questo tipo di cartografia è quello di chiudere con un certo tipo di biologismo alimentato per secoli dagli studi di  naturalisti viaggiatori, geografi e botanici che hanno creato una “egemonia di classificazione”, per cui l’Amazzonia è una risorsa naturale e, solo in un secondo piano, uno spazio abitato da comunità umane.
Il progetto sta generando anche un conflitto di interessi interessi e un conflitto giuridico tra le comunità che vivono in Amazzonia – e parliamo di circa 35 milioni di persone che reclamano i diritti ancestrali sulle loro terre e le grandi multinazionali dell’agrobusiness che le sfruttano semplicemente presentando un supposto documento di proprietà sulle stesse.
Tra i gruppi coinvolti nel progetto, rappresentanti delle comunità indigene (in totale circa 700.000 persone, che rivendicano 110 milioni di ettari di terra), quilombolas, discendenti degli schiavi neri (circa 2 milioni che chiedono il riconoscimento dei loro diritti su 30 milioni di ettari). Inoltre, le donne che si dedicano a rompere le noci di cocco “quebradeiras de coco” (circa 400.000 famiglie) che richiedono 20 milioni di ettari e i raccoglitori di caucciù (circa 163.000 persone) che rivendicano i “loro” 18 milioni di ettari di foresta.
Organizzano La Scuola per l’Alternativa-Rivista Missioni Consolata
e il Centro Studi Sereno Regis
Per informazioni: [email protected]