Retrospettiva della recente crisi politica in Thailandia – Chaiwat Satha-Anand
Cerco di spiegare il problema che abbiamo di fronte in Thailandia, procedendo in quest’ordine: Conflitto, Nonviolenza, Prognosi e Soluzioni.
Tre conflitti
1) conflitto di fini: una parte (Camicie Rosse – Thaksin) vuole un governo forte che possa mantenere le promesse sul da farsi; l’altra (Camicie Gialle – People’s Alliance for Democracy PAD) vuole un governo debole, perché pensa che sia corrotto – per esempio: Thaksin e quelli di sua nomina – e pertanto ciò che occorre sono robuste misure di monitoraggio; da cui il conflitto fra la Costituzione del 1997 (che scaturiva dalla lotta contro un colpo di mano di un governo forte) e la Costituzione del 2007 (derivante dal colpo di mano del 19 settembre 2006 per un governo debole);
2) conflitto di mezzi: gli uni (Rossi) ritengono che i conflitti politici si dovrebbero decidere mediante elezioni, il che è democratico ed è la loro base legittima; gli altri (Gialli) credono che le elezioni stesse siano corrotte dal denaro e da influenze locali, fra l’altro, e che la democrazia non voglia dire solo elezioni; la fazione Gialla non accetta le elezioni come soluzione delle crisi politiche; quindi la proposta di scioglimento del Parlamento e di nuove elezioni non trova il loro consenso;
3) conflitto d’immaginazione: nel processo di contrapposizione, benché presentato come nonviolento, si è fatto ricorso all’odio e alla demonizzazione, alle armi, sono avvenute uccisioni. Il processo si è incattivito perché ciascuna parte, specialmente i Gialli, accusa quelli che non sono con loro di non essere veri Thai, forse dei traditori. I Gialli stanno spingendo perché si faccia uso del potere del re o dell’ambiente monarchico d’intervenire in qualche forma, per sciogliere il parlamento e insediare un governo guidato da persona “neutrale”, nominata dal re, cosa impossibile secondo l’attuale costituzione che stabilisce che il Primo Ministro debba essere un membro della Camera dei Rappresentanti.
Pertanto devono trovar modo di emendare la costituzione, ma non vogliono farlo mediante la Camera, a maggioranza del partito che si dice sia della creatura di Thaksin. Quello che sembrano perseguire è l’intervento dei militari. Che però se ne sono usciti pubblicamente insistendo che non organizzeranno un colpo di stato e che vogliono che questa storia finisca pacificamente, magari disponendo per uno scioglimento della Camera. Opzione sgradita ai Rossi che temono che senza la loro maggioranza alla Camera dei Rappresentanti il potere legislativo rimarrà nelle mani del Senato, pochi eletti in più rispetto al gruppo di coloro che sono stati designati, i quali potrebbero optare per un emendamento costituzionale che permetta un Primo Ministro anch’egli designato.
Questi conflitti coesistono e portano a una società Thai profondamente divisa, qualcosa del tutto privo di precedenti: nell’ambito delle famiglie, nei posti di lavoro, nei settori pubblici, e nei media. Ho ricevuto un appunto da una ex-studentessa, mia prima assistente, che mi ha apprezzato per tutto l’anno, ma che si diceva delusa per quanto avevo detto in pubblico, quando rifiutai di essere parziale e asserii qualcosa a proposito del fatto che coloro che praticano la disobbedienza civile debbono accettarne la sanzione. Lei ha detto che tutti ce l’hanno con me, i miei colleghi, le loro mogli e altri ancora.
Quando mi recai alla mia moschea abituale, talvolta nessuno volle parlarmi perché la fazione Gialla criticava quello che dicevo. Ho detto che nessuno è del tutto cattivo né del tutto buono e quindi il ricorso alla violenza e alle uccisioni non può essere giustificato. Il PAD (Gialli) ha detto che si deve prendere posizione nel giardino del bene e del male. E la parte di Thaksin (Rossi) è sì stata dipinta con molta verità, ma per apparire del tutto cattiva. I Rossi, d’altro canto, hanno dipinto i Gialli come un ostacolo alla democrazia che riporterà all’indietro il paese.
La nonviolenza
Forse la cosa per me più difficile è che non so che cosa pensare di tutto ciò dato che ogni parte in conflitto afferma di praticare la nonviolenza, compresi polizia e militari, specialmente in questo momento. I Gialli hanno annunciato dall’inizio che la loro campagna si sarebbe svolta mediante la nonviolenza e la disobbedienza civile. Usando un enorme potere basato sul sostegno popolare, hanno occupato la sede del governo e due aeroporti, in effetti rendendo il paese quasi ingovernabile; sempre con l’immenso potere della nonviolenza.
Quando definii le azioni del PAD nonviolente, molti si arrabbiarono col PAD e con me perché non considerano l’occupazione degli aeroporti e della sede del governo altro che violenza. Io dissi che c’è una differenza fra mandare decine di migliaia di persone, per lo più a mani nude a occupare questi posti, invece che un gruppo armato per conseguire lo stesso scopo. Ma questa azione nonviolenta non è del tutto pura.
Il gruppo aveva guardie armate e all’occasione ha attaccato gli opponenti con bastoni o quel che capitava a tiro. Accettarono perfino donazioni di mazze da golf e ne furono inviate centinaia. Ma dopo tutto non ci sono quasi mai forme pure di azioni nonviolente, senz’armi di sorta, da nessuna parte. Individuati i tre conflitti in corso, vorrei aggiungere altre due componenti utili alla prognosi: uno sfondo classista e di dialettica urbano-rurale. I Rossi rappresentano una classe inferiore rurale composta di contadini e altri che si sono avvantaggiati delle politiche populiste dei governi. I Gialli rappresentano una classe media urbana infastidita dalla corruzione governativa e che non necessita di politiche populiste bensì di un trattamento più equo negli affari e nell’economia.
Prognosi
A giudicare da quant’è accaduto, la violenza è stata usata da frange associate all’una e all’altra parte e talvolta dalla polizia, pur dichiarandosi nonviolenti; e si sta diffondendo per il paese perché il risultato elettorale indica un risultato del tipo: 14-16 milioni per il governo (Thaksin, Rossi), 10-12 milioni per l’opposizione (PAD, Gialli). Geograficamente, i Rossi sono diffusi al nord (zona di Thaksin) e nel nordest (povero e bisognoso di sviluppo), mentre i Gialli sono diffusi a Bangkok e nel sud (con alta consapevolezza democratica e caposaldo dei Democratici).
Inoltre si verifica che i poteri locali sostengono i politici con le loro basi. Venerdì scorso un deputato (Rosso) ha detto che se ci fosse un colpo di mano, ogni deputato porterebbe 10.000 persone dalle rispettive circoscrizioni elettorali per bloccare le strade, usando le auto per bloccare i carri armati, lottando in modo nonviolento per contrastare tale operazione!
La cosa che confonde è che i Gialli, i quali sostengono di usare la nonviolenza e hanno organizzato massicce azioni nonviolente per rendere impotente il governo, si aspettano di conquistare il potere mediante un processo extra-democratico, con tanto di intervento militare e un’imposizione regale, per sedare il conflitto, mentre i Rossi, a fianco del governo eletto, lotteranno contro i colpi di mano con azioni nonviolente. Essi sostengono Thaksin e soci, le cui politiche hanno sprofondato la Thailandia nel sistema capitalista globale.
Queste condizioni implicano che la violenza potrebbe diffondersi, senza escludere una guerra civile. Ho detto recentemente in TV che un conflitto normalmente avviene fra due gruppi sui quali interviene l’apparato dello stato; o fra due fazioni militari e vi interviene la popolazione, ma stavolta sono divisi sia la popolazione sia l’apparato statale. Perciò la prognosi è di pericolo.
Soluzioni
Ci sono due livelli: politico e tattico. Le soluzioni politiche sono difficili, si possono proporre ma non sono prese in considerazione dal PAD, che ascolta solo i media e i leader che stanno dalla loro parte. Essi chiedono che il Primo ministro si dimetta, ma egli non lo accetta, in attesa della decisione della Corte costituzionale di questa settimana [del 1° dic. ‘08]. Nelle scorse settimane ho discusso a lungo con politici, ma non sono molto speranzoso.
Tatticamente, stiamo pensando a come si potrebbe togliere l’assedio in modo nonviolento. Mi sono detto a favore dell’arresto nonviolento, i miei colleghi hanno proposto che all’arrivo della polizia, i manifestanti che occupano gli aeroporti si siedano e si facciano semplicemente arrestare.
Ho appena parlato con un coordinatore in proposito suggerendo che avvenga, per l’incolumità delle persone, in modo molto pubblico coinvolgendo forze culturali (monaci, imam, preti, e così via), media (esteri e locali), avvocati, testimoni internazionali (ambasciate UE, USA, Human Rights Watch, Corte Internazionale di Giustizia, ecc.). Bisogna renderlo un evento pubblico con un alto livello di partecipazione sotto gli occhi del mondo per minimizzare la violenza. A proposito, stiamo parlando di varie decine di migliaia di persone agli aeroporti e dovranno essere tanti anche i testimoni e le forze di polizia.
In quanto al fattore buddhista, ne ho parlato sia sabato scorso sia ieri: la gente che si è radunata nei parchi pubblici non è riuscita a convincere i monaci a uscire e unirsi a loro. Ho detto ai miei colleghi di provare nuovamente a dichiarare che nessuno ricorrerà alla violenza, come atto meritorio per celebrare il compleanno del re. Sarebbe veramente un bel dono per colui che diciamo tutti di amare.
Stiamo impegnandoci duramente per evitare una calamità. Ci abbiamo già provato, ma solo Dio sa che cosa ci aspetta.
La pace sia con voi.
Chaiwat Satha-Anand
Professore di scienze politiche alla Thammasat University, Bangkok, Direttore del Thai Peace Information Centre e associato al TFF (The Transnational Foundation for Peace and Future Research, www.trasnational.org). Tra le varie pubblicazioni, segnaliamo. Islam e nonviolenza, EGA, Torino 1997.
Traduzione di Miky Lanza per il Centro Sereno Regis
Titolo originale: A RETROSPECTIVE OF THE RECENT POLITICAL CRISIS IN THAILAND
http://www.transcend.org/tms/article_detail.php?article_id=590
Analisi illuminante ed esauriente, scritta il 01.12.08, prima che la Corte Suprema facesse decadere il Primo Ministro (Rosso). Il Primo Ministro di nuova nomina è Giallo.