Gaza

Gaza

Johan Galtung

Al di là della immensa tragedia umana che si dipana nell’atrocità di Gaza prende forma una domanda: i capi di Israele, politici e militari sono usciti del tutto di senno? Un maglio per un mal di denti, quelle minuscole punture d’ago dei missili sparati per rabbia, 8 uccisi –e allora se ne uccidono 800? Dov’è la sofisticatezza dell’attacco all’Egitto, accuratamente progettata per coincidere con la dirigenza militare intrappolata nel solito ingorgo del traffico mattutino per le strade del Cairo? O dei bombardamenti di Beirut nel 1982, posizionando gli aerei fra la contraerea e il sole?

Gli israeliani vogliono eliminare i missili? Comprensibile e fattibile: con negoziati seri con PLO e Hamas con tutte le carte sul tavolo, anche una Comunità del Medio Oriente, guidata dalla saggezza dell’Olmert nascosto dentro l’Olmert ufficiale (vedi editoriale della settimana scorsa, Benvenuto a te 2009. Vedi anche l’editoriale di Barbara Spinelli, Il fardello dell’uomo israeliano, La Stampa, 11 gennaio 2009, NdT). Ma purtroppo, ciò è al di là della portata mentale di stati ipermilitarizzati che si sostengono l’uno con l’altro, insensibili alla sofferenza di chiunque salvo la propria, sui pendii scivolosi di imperi regionali e perfino mondiali in caduta.

Se fossero seri riguardo al volersi liberare dai missili, si potrebbe aver motivo di accettare la teoria del contrabbando in tunnel sotto il confine fra Gaza e l’Egitto. A differenza del Libano con le sue montagne, Gaza non può quasi sviluppare la sua capacità manifatturiera. E allora perché non l’azione, breve e incisiva, di un commando, devastante per i tunnel ma solo per poche persone? Israele conosce le loro ubicazioni.

L’attacco offenderebbe la sovranità egiziana? Ma questa non è mai stato una vera preoccupazione per Israele, come quando Tunisi fu invasa durante un breve e rapido attacco alla dirigenza PLO del tempo. Forse minacciando di porre fine alla annuale corruzione del Cairo per Camp David se protestano o non partecipano? Nulla del genere è stato scelto, pur essendo senza dubbio fra le opzioni sul tavolo degli strateghi.

Come riferito ad Aljazeera dal bravo medico norvegese Mads Gilbert, non solo Israele uccide ripetutamente, ma anche con munizioni che causano ferite devastanti. “Non bersagliamo civili” dice l’IDF. Per favore, con 1.5 milioni di abitanti in una minuscola concentrazione sotto assedio e nessun posto dove andare, quasi ogni bomba colpirà non-militanti. Quasi il 50% degli uccisi sono donne e bambini, i quali sono circa 1/3 del totale. “Non-intenzionale”, “non a bersaglio”, non valgono.

Gaza: bombardamenti, bombardamenti, bombardamenti; uccisioni, uccisioni, uccisioni.

E in nessun luogo efficaci come avrebbe potuto essere l’attacco di un commando che distruggesse le scorte: finora continuano a essere lanciati missili quasi innocui. E la fase 3 dell’operazione, l’intrufolarsi nelle cucine e ovunque, stanza per stanza, vuol dire combattimenti ravvicinati del tipo più brutale, sul modello di Fallujah, eventualmente con fosforo bianco. Altre atrocità, altri assassinii. E israeliani uccisi, presi prigionieri e portati via, si spera per trattamenti non orrendi quanto quelli che infliggono alla gente di Gaza.

Conclusione 1: come operazione progettata per proteggere Israele dai missili, la strategia è evidentemente irrazionale.

Conclusione 2: oltre la irrazionalità-stupidità: è tutto intenzionale, compresa l’uccisione di donne e bambini. Come?

Liberarsi di Hamas comporta liberarsi di quelli che li votano, che generano figli o li voteranno da adulti. In altri termini: genocidio, il gene essendo gli 1,5 milioni di abitanti di Gaza. Il confine fra guerra e genocidio si attraversa quando fra le vittime ci sono donne e bambini, cosa inevitabile per la strategia di tipo irakeno che è stata scelta.

E/o: puniti collettivamente, con rappresaglie con rapporto 100:1 usato dai nazisti tedeschi durante la seconda guerra mondiale, perfino con la pena di morte, per un Israele che ha lanciato una sfida, anche come ammonimento per scoraggiare altri altrove (Libano, Siria,–): siamo capaci di spietatezza illimitata.

E/o: la strategia dei terroristi di stato, come USA, GB e Israele, e dei terroristi come Al Qaeda e Hamas, presuppone che la gente bersagliata, nella Germania nazista, a Gaza, in USA o Israele, insorgerà contro le politiche dei loro capi, vedendole come causa della propria sofferenza. Sbagliato. Israele rafforza Hamas come Hamas unifica Israele; non per sempre, ma almeno finché durano le uccisioni.

Gaza: bombardamenti, bombardamenti, bombardamenti; uccisioni, uccisioni, uccisioni.

Nella conclusione 1, i mezzi scelti erano inadeguati all’obiettivo.

Nella conclusione 2, l’obiettivo è altamente inadeguato.

Consideriamo quanto segue: qui ci sono due tendenze all’opera.

Primo. Israele che si avvicina all’obiettivo riconosciuto: fine dei missili e Hamas, preferibilmente sotto monitoraggio internazionale.

Secondo. La reazione contro i mezzi genocidi impiegati, che esplode in dimostrazioni in tutto il mondo e in serie intenzioni di boicottaggio e relazioni diplomatiche più rigide. Come gli USA in Iraq, Israele può aver sperato che la gente si rivoltasse contro Hamas e in una rapida vittoria. Ma quella vittoria li elude e le proteste aumentano, compresa la risoluzione del Consiglio di Sicurezza ONU.

Conclusion 3: Israele sta perdendo questa guerra, come in Libano nel 2006. E più ancora: non ci sarà nessuno a Gaza che accetti un monitoraggio internazionale. Hizbollah condivise il potere, Hamas no.

E noi che crediamo in un diritto pre-1967 di Israele ad esistere, non l’attuale costruzione, ci troviamo di fronte a un dilemma. Speriamo che l’ebraismo morbido di Spinoza e Buber prevarrà, un ebraismo di dialogo talmudico, non uno duro da torah, sionista, alla Jabotinsky. Liberatevi dal sionismo – la sventura – per salvare l’ebraismo.
Israele, bada: nel dicembre 1987 hai affrontato un’intifada con lanci di pietre. Nel dicembre 2008 affronti missili da sud e da nord. E poi che cosa? La tomba che ti stai preparando da sola.


EDITORIAL, 12 Jan 2009 | #45 | Johan Galtung

Traduzione di Miki Lanza per il Centro Sereno Regis