Peccei e la sua preoccupazione per la pace mondiale – Eleonora Barbieri Masini

Non credo vi sia modo migliore di ricordare il pensiero di Aurelio Peccei a 100 anni dalla sua nascita  a Torino, che riportando l’ultimo pensiero da lui  espresso nello scritto dettato dodici ore prima di morire nel marzo del 1984: “La pace è il fattore principale e basilare per lo sviluppo, la qualità della vita e la realizzazione personale. La nonviolenza deve essere considerata non solo come caratteristica necessaria della società umana a tutti i livelli e in tutti i settori, ma anche come elemento cruciale delle relazioni tra la società umana e la natura”.
Questo pensiero racchiude, a mio parere,  tutta la storia dell’impegno di anni da parte di Aurelio Peccei che, come si vede,  è centrato sulla pace.
La pace riguarda,  quindi, lo sviluppo che deve essere mondiale, la qualità della vita che è elemento centrale di ogni  società  e le relazioni  umane cioè di ciascun uomo o donna. Alla base della pace c’è la non violenza a tutti i livelli sociali e nei rapporti con la natura.
Credo che  il pensiero di Peccei a distanza di 24 anni, si presenti sempre più anticipatorio. Aggiungerei  dolorosamente anticicipatorio ai nostri giorni e,  temo, di dover dire per le generazioni future.
Molto del lavoro di Peccei, soprattutto negli ultimi anni, è stato dedicato ai giovani,  che lui considerava i veri attori del futuro, Si tratta, probabilmente della parte meno ricordata del pensiero di Peccei.
Egli, infatti, dedicò molto tempo degli ultimi anni alla costruzione di un gruppo di giovani provenienti da vari paesi  e da varie discipline, un gruppo interculturale e interdisciplinare dal nome “Forum Humanum”. Anche io partecipai  con lui a questa attività, alla sua organizzazione  e ricordo l’entusiasmo  dei giovani, in un certo senso contagiati da Peccei. Del gruppo facevano parte anche vari italiani, come pure indiani, spagnoli, tedeschi e latino americani, etc.   Alcune riunioni si tennero anche alla mia università a Roma, la Gregoriana, dove peraltro Peccei stesso tenne varie conferenze.
Dopo la morte di Peccei, il gruppo fu sciolto. Recentemente il Club di Roma ha ricostituito un gruppo di giovani provenienti da vari paesi che, a mio parere, dà un notevole contributo alle discussioni dello stesso CoR.
Ho ricordato questa particolare attività per indicare l’interesse di Peccei nei giovani e la sua fiducia nel loro sentirsi, essi stessi, gli effettivi attori di costruzione di pace e di  non violenza.
Dagli scritti di Peccei si possono cogliere varie indicazioni per la pace e la non violenza  e a me pare che forse questo non venga sempre ricordato come un suo particolare contributo al dibattito mondiale  negli anni in cui visse e che furono anni di iniziative diverse e ricche per l’umanità. Ritengo, purtroppo, che le iniziative che riguardano gli interessi della società nel suo complesso, o a favore di tutti i cittadini siano nel presente meno sostenute o almeno poco note.
Tra le indicazioni  del pensiero sulla pace di Peccei ricordo,  in uno dei suoi primi libri uscito in inglese “The Chasm Ahead”  nel 1969 e poi in italiano  con il titolo, “Verso l’abisso”, come Peccei già indicasse con chiarezza che per i  grandi problemi globali di quella epoca, l’unica via possibile  era quella di tentativi tesi alla comprensione mondiale per affrontare la conflittualità politica.
Nel libro “Quale futuro?” de1974, apparso in inglese nel 1971, scriveva  “ ..il futuro dell’umanità non può essere deciso entro la cerchia  di ristrette élite. La pubblica opinione del mondo intero deve partecipare al dibattito sulle alternative che saremo costretti a subire in conseguenza della situazione attuale, oppure che sapremo sceglierci”. Mi pare questa un’indicazione preziosa sul suo  atteggiamento verso la pace e la comprensione di intere popolazioni.
Credo che andando oltre queste poche citazioni e  analizzando tutto il percorso di vita di Aurelio Peccei negli ultimi 25 anni,  e  rendendoci conto che questo periodo della sua vita era costruito, comunque, su un’esperienza di vita e di lavoro, ci si possa rendere conto di quanto profondo fosse il suo pensiero e motivata la  sua azione. Egli, infatti,  visse e lavorò in paesi diversi come la Cina alla metà degli anni ’30,  negli anni della seconda guerra mondiale visse in qualità di  antifascista e membro della resistenza in Italia, e poi in America Latina  dal 1949 fino alla fine degli anni ‘50.  Basandoci su   questo percorso di vita ci possiamo rendere conto come  la  visione  globale, ma diversificata,  che Peccei ebbe del presente, e soprattutto del futuro, abbia costituito la spinta  non solo a fondare il Club di Roma ed altri istituti internazionali, ma anche a comprendere le necessità imprescindibili, di pace e nonviolenza per il futuro di tutti.

Eleonora Barbieri Masini
Membro onorario del Club di Roma