Il Premio Nobel Ahtisaari ha avallato il terrorismo

Jan Oberg

Sono stato fra i pochi al mondo a criticare la scelta del Comitato Nobel di assegnare all’ex-presidente finlandese Martti Ahtisaari  il Premio Nobel per la Pace, denotandola come scandalosa.

Avevo due ragioni principali: considero il suo lavoro come “mediatore di pace” in Kosovo – termine usato ripetutamente –incompatibile con la pace e con i tre criteri di Alfred Nobel, ma ho deliberatamente evitato di citare la sua opera ad Aceh o in Namibia di cui non ho conoscenza diretta, mentre il Kosovo e altre parti della ex-Jugoslavia sono qualcosa che cerco di capire sin dalla mia prima visita 34 anni fa.

Il Kosovo indipendente è il risultato di una gestione – malgestione, anzi – del conflitto su base militare, che contrasta con due dei criteri di Nobel, in quanto non favorisce la fratellanza fra i popoli né riduce gli armamenti a livello mondiale. Il Kosovo si è dichiarato indipendente nel febbraio di quest’anno (probabilmente una ragione perché Ahtisaari abbia ricevuto il premio proprio ora) come risultato dell’azione dell’UCK (esercito di liberazione del Kosovo) nonché dei 78 giorni di spietati bombardamenti NATO nel 1999. Questi bombardamenti – indiscutibilmente al 100% dalla parte dei falchi albanesi – sono la ragione principale per il sostegno USA e di alcuni paesi UE all’indipendenza del Kosovo. E con un nuovo esercito in Kosovo ci saranno più eserciti e armi nel mondo, invece che meno.

In secondo luogo, si può sostenere – e io lo faccio – che il Comitato Nobel è stato costituito in modo dubbio in quanto formato da parlamentari norvegesi mentre il testamento di Nobel stabilisce che il Comitato sia nominato dal parlamento norvegese ma non necessariamente composto da parlamentari.

Non dovrebbe essere possibile che un prestigioso premio per la pace sia deciso da persone senza esperienza o formazione professionale né competenza specifica nel campo della pace. Sarebbe inconcepibile che un gruppo di parlamentari qualsiasi venisse considerato un’autorità per esempio in economia, letteratura o medicina. Mentre, trattandosi di pace, pare che chiunque possa essere un esperto!

Salvo poche eccezioni, i media, i commentatori, i politici, perfino esponenti di movimenti per la pace hanno applaudito la scelta di quest’anno del Comitato Nobel. Presumibilmente, non hanno mai controllato che cosa Ahtisaari ha effettivamente fatto, né gli è mai capitato di leggere il testamento di Nobel. Per quali ragioni la fondazione Nobel ha acquisito un tale status da essere – e sembra crederlo essa stessa – fuori discussione?
Riassumendo, i miei due argomenti più cogenti erano:

1.    Specificamente, l’operato di Ahtisaari nel caso particolare del Kosovo confligge con i criteri di Nobel. Si può aggiungere che non abbia assolutamente attuato una mediazione imparziale, aperta, bensì un lavoro prestabilito: fare di questa provincia uno stato indipendente in un modo o in un altro, facendo sì che la Serbia continui a essere punita per quanto ha fatto negli anni di Milosevic!

2.    In generale, il Comitato Nobel è stato costituito in modo non necessariamente in linea con il testamento di Nobel, poiché esso non afferma che i parlamentari siano considerati esperti nel campo della pace.
Visto che non c’è penuria di persone il cui operato per la pace meriti davvero un premio Nobel, le considerazioni precedenti devono valere come argomenti piuttosto fondamentali e forti contro il conferimento del premio a Martti Ahtisaari.

Incidentalmente, l’International Herald Tribune del 14 ottobre ha pubblicato un eccellente  articolo sulla crescita dell’educazione alla pace e della ricerca per la pace nel mondo (http://www.iht.com/articles/2008/10/14/america/redpeace.php).

Esso avvalora ulteriormente la mia tesi che la pace è un campo professionale come il diritto, l’economia, la medicina, la letteratura o qualunque altro settore di studio e ricerca, benché più giovane. Vi si afferma che ci sono ormai 400 università e collages al mondo che offrono corsi di formazione. Il settore ha varie associazioni professionali e attira molte persone con esperienza accademica variegata. Il dipartimento di ricerche per la pace dell’università di Bradford, in Inghilterra, uno dei primi e maggiori, conta 300 persone fra studenti e personale addetto.

Se si desidera altro materiale a tale proposito, si consulti la Encyclopedia of Violence, Peace and Conflict di 2665 pagine, di recente pubblicazione. (Disponibile presso la Biblioteca del Centro Sereno Regis, ndT.)
Inoltre, migliaia di scienziati sono attivi su problemi di vitale importanza per la pace, la risoluzione dei conflitti, la riconciliazione, ecc., pur senza considerarsi necessariamente ricercatori  per la pace. A fronte di questi fatti, c’è un solo motivo per cui i premi per la pace continuino a essere gli unici a venire decisi da dilettanti, nel vero senso del termine?

Possiamo ora aggiungere altro – e questa è anche la mia risposta a coloro che hanno considerato il mio giudizio troppo duro. Ecco:

3.    La pace appartiene a un settore accademico corposo come gli altri  premi Nobel e non dovrebbe essere oggetto di decisioni da parte di incompetenti in materia di pace, ricerca per la pace e politiche di pace.
Inoltre – e questo è ben peggio – Ahtisaari è stato coinvolto nel Kosovo non solo per quanto riguardava lo status futuro di quella regione, bensì contribuì in maniera strumentale anche alla fine dei bombardamenti NATO nel 1999. Bene, nevvero? Un momento, dipende anche da come fu fatto. E questo è descritto in un articolo di Gregory Ehlich, How the Nobel Peace Prize Was Won su CounterPunch.

I bombardamenti terroristici della NATO avevano avuto scarso effetto sull’apparato militare Serbo-Jugoslavo– il che stupì tutti quando si le truppe si ritirarono dal Kosovo quasi illese.

USA, UE e NATO avevano creduto che le forze di Milosevic avrebbero ceduto dopo pochi giorni di bombardamenti indiscriminati (so qualcosa di quella brutalità perché ero a Belgrado e a Novi Sad in quei giorni). Dopo 78 giorni, la NATO sembrava aver bisogno di una qualche vittoria e di costringere la Serbia ad accettare il fatto che la provincia del Kosovo fosse occupata e non più sotto la sua giurisdizione. Martti Ahtisaari fu l’uomo scelto dagli USA. (Madeleine Albright) per recarvisi portando un ultimatum – con l’inviato di Jeltsin, Chernomyrdin, come accompagnatore silenzioso. Ecco un estratto dell’articolo di Ehlich su quanto avvenne il 2 giugno 1999  a Belgrado nell’ufficio del presidente Milosevic, che permette di cogliere il ruolo di Ahtisaari come portavoce USA/NATO e della sua tecnica di “mediatore di pace” almeno in questo caso:

“Ahtisaari aprì l’incontro dichiarando: “Non siamo qui per discutere o negoziare,” dopo di che Chernomyrdin lesse ad alta voce il testo del piano. Ahtisaari dice che Milosevic domandò sulla possibilità di modificare il piano, al che rispose: “No. Questo è il meglio a cui Viktor e io siamo arrivati. Lei deve concordare su ogni sua parte” Ristic riferisce che quando Milosevic ascoltò la lettura del testo, si rese conto che “i russi e gli europei ci hanno messo nelle mani dei britannici e degli americani.”

Milosevic prese le carte e domandò “Che cosa succederà se non firmo?” Come risposta, “Ahtisaari fece un gesto sul tavolo” e poi spostò il centrino floreale, dicendo quindi “Belgrado sarà come questa tavola. Cominceremo immediatamente i bombardamenti a tappeto su Belgrado.” Ripetendo il gesto di spazzare il tavolo, Ahtisaari minacciò “Ecco cosa faremo a Belgrado.” Trascorse un momento di silenzio e poi aggiunse “Ci sarà mezzo milione di morti in una settimana.” Il silenzio di Chernomyrdin confermava che il governo russo non avrebbe fatto nulla per scoraggiare il bombardamento a tappeto. Il senso era chiaro. Rifiutare l’ultimatum avrebbe comportato la morte di moltissimi civili e la devastazione totale. Il presidente Milosevic convocò i dirigenti dei partiti della coalizione governativa spiegando loro la situazione. “Alcune cose non sono logiche, ma il nocciolo è che non abbiamo scelta. Personalmente penso che dovremmo accettare… Respingere il documento vuol dire la distruzione del nostro stato e della nazione.”

La rivelazione dell’articolo è sensazionale. Un giornalismo indagatore l’avrebbe scovata. Ebbene è una delle tante storie che i giornalisti occidentali sanno (o forse no?) ma scelgono – oh, libertà di stampa – di non riferire, non indagare o non farne una storia.

Volevo essere sicuro di non prendere un abbaglio, così contattai un avvocato che sapevo impegnato nelle questioni balcaniche dagli anni 1990 e che aveva incontrato Milosevic in cella. Quest’avvocato è Christopher Black, di Toronto, Canada, specializzato in crimini internazionali, attualmente consulente capo al Tribunale per i Crimini di Guerra del Rwanda ed ex-presidente della commissione legale del Comitato Internazionale di Difesa di Slobodan Milosevic e uno dei vice-presidenti di tale comitato, nonché membro dell’Albo nazionale degli avvocati in USA e dell’Associazione Americana dei Giuristi: Gli chiesi di leggere l’articolo di Ehlich ed egli confermò che è esattamente quanto Milosevic gli aveva detto nella sua cella all’Aja.

Sicché, il vincitore del premio Nobel del 2008 per la pace recò il messaggio che coloro che rappresentava erano intenzionati a spianare Belgrado e uccidere 500.000 persone in una settimana. La minaccia fu fatta solo per far apparire la NATO un vincitore di war game che i politici occidentali avevano iniziato ignorando sin dal 1991 ogni opportunità di trovare una soluzione mediata, negoziata al problema Kosovo – alla qual cosa alcuni di noi dedicarono la propria vita a quel tempo. Per di più, essi l’avevano fatto senza mandato del Consiglio di Sicurezza ONU. E Ahtisaari fu l’uomo cui si ricorse per “sistemare” le cose per questa banda di criminali di guerra NATO a piede libero.

Credo che ci sia un termine per il minacciare di uccidere 500.000 persone innocenti per conseguire un obiettivo politico: credo che il termine sia terrorismo. Ahtisaari fu un inviato per politiche terroriste e, dato che si può sempre dire ‘no, grazie’ a un tale ruolo, egli deve averlo avallato, convinto cioè che 500.000 sarebbero stati uccisi i se …

Vero quindi che Milosevic cedette e i bombardamenti cessarono. La NATO occupò il Kosovo e poi seguirono l’OSCE, l’UE e l’ONU, come facciata, come foglia di fico. Allora, non fu un bene che Ahtisaari abbia contribuito alla cessazione della guerra evitando la follia NATO? Sì, certo fu meglio che se i bombardamenti annunciati avessero avuto luogo.

Ma questa specie di ultimatum, la minaccia di sterminio di massa di cittadini innocenti è compatibile con un lavoro per la pace? Minacciare 500.000 morti in una settimana solo per salvare la faccia? Lavorare come inviato per un’organizzazione di uccisione di massa che inflisse quella terribile distruzione – ampiamente sottovalutata e troppo presto e opportunisticamente dimenticata dall’Occidente – a danno di un piccolo paese che non aveva minacciato alcun paese NATO, anzi, per quanto valga, alcun paese in assoluto? E’ compatibile con il testamento di Nobel svolgere il lavoro sporco per un’organizzazione responsabile di una tale sporca guerra senza mandato ONU e dell’uccisione di decine di civili, violando nel mentre una serie di leggi internazionali, diritti civili e usando uranio impoverito dappertutto?

Ahtisaari stesso ha risposto a queste tre domande, subito dopo aver ricevuto il premio per la Pace: Avete solo da leggere la sua breve dichiarazione alla Finnish Broadcasting YLE (http://www.yle.fi/news/id104244.html) in cui fa in modo di lodare la NATO, auspica che la Finlandia entri a farne parte (con il debolissimo argomento che ci sono già tutti gli altri…), offende la Russia caratterizzandola come paese in via di sviluppo che ha attaccato la Georgia per mancanza di fiducia in se stessa (!). Non stupisce che quasi tutte le riprese televisivedel 10 ottobre lo mostrassero in conferenza stampa con il segretario generale NATO davanti al simbolo dell’organizzazione.

E si rammarica di nulla per il Kosovo?

In effetti ammette che fu un frangente difficile della sua carriera, ma ecco che cosa ha detto al quotidiano kosovaro-albanese Koha Ditore secondo il Media Monitoring Service dell’UNMIK (United Nation Mission in Kosovo) del 18 ottobre 2008:

Ahtisaari: Non cambierei alcunché alla proposta sul Kosovo (Koha Ditore)

L’ex-inviato ONU per lo status del Kosovo e vincitore del Premio Nobel per la Pace, Martti Ahtisaari, ha detto a Londra che non cambierebbe alcunché alla sua proposta sullo status del Kosovo.  Egli ha affermato: “E’ un piano concreto e molto probabilmente una delle migliori soluzioni cui si potesse pervenire, in quanto manda un chiaro messaggio che nessun dittatore al mondo può trattare i propri cittadini come gli ex-leader serbi hanno fatto, senza patirne le conseguenze”.

E a The Guardian ha dichiarato che la Serbia non deve entrare nell’UE a meno che accetti il Kosovo come indipendente – asserzione ricattatoria – e che l’importante non è che il Kosovo sia stato riconosciuto solo da 51 paesi su 192. A suo avviso, “Ciò che importa è che il Kosovo sia stato riconosciuto da oltre il 65% della ricchezza mondiale”. Il Premio Nobel qui ci insegna un principio nuovissimo negli affari internazionali: la ricchezza crea il diritto!

Così, il vincitore del Premio Nobel per la Pace ripete la trita propaganda secondo cui l’Occidente stesse combattendo un dittatore in Kosovo, e che nessun altro dittatore potrà cavarsela. Ogni nazionalismo separatista può essere spiegato con l’esistenza di “dittatori”? Tutti i paesi democratici della NATO combattono solo per nobili cause?

Il vincitore del Premio Nobel per la Pace ha giusto dimenticato di citare la più grande base militare costruita dagli USA nel periodo tra la guerra del Vietnam e quella dell’Iraq, la base Bondsteel  – dove? In Kosovo! Ha dimenticato di citare altri “dittatori” nei Balcani, giunti al potere grazie alle stupide sollecitazioni dell’Occidente all’immediata introduzione di sistemi multi-partito ovunque nel bel mezzo di sfasci costituzionali ed economici.

Il vincitore del Premio Nobel per la Pace ha nulla da dire sulle complessità dell’ex-Jugoslavia o sulle malefatte anche di altri attori – o che l’Occidente abbia creato l’UCK? Non una parola su gasdotti- e oleodotti dall’Asia Centrale attraverso i Balcani meridionali per garantire rifornimenti energetici all’Occidente – ragione principale per tanto impegno in un luogo minuscolo chiamato Kosovo.

E, ovviamente, non una parola su come l’UE e i vari mediatori improvvisati abbiano fatto virtualmente nulla per ben 8 anni per mitigare e cercare di risolvere il conflitto del Kosovo prima di cominciare i bombardamenti. (Gli incontri di Rambouillet non furono anch’essi né negoziato né mediazione.)

4.    Il dilettantesco Comitato Nobel implicitamente quest’anno ha conferito il Premio al contrario di quanto voluto e prefigurato da Nobel, come pure all’opposto della norma di pace con mezzi pacifici della Carta ONU. L’ha dato a un uomo attivo per un’organizzazione impegnata in pratiche di“pace” mediante estrema violenza e puro terrore (l’uccisione di innocenti per uno scopo politico) nonché una soluzione non-mediata, ultra-tardiva e ultra-ingiusta al conflitto del Kosovo.

Ahtisaari è un uomo di pace? Assolutamente! In un mondo dove la pace è guerra e la guerra è pace.

PS

Otto giorni prima di ricevere il Premio Nobel per la Pace, Ahtisaari ricevette il Premio per la Pace UNESCO.

Esso viene conferito “per onorare persone viventi che abbiano contribuito in modo significante alla promozione, ricerca o salvaguardia della pace nel rispetto della Carta ONU e dello Statuto UNESCO”.

I bombardamenti NATO e l’ultimatum … nel rispetto della Carta ONU?! Se le cose stanno così, il degrado intellettuale e morale dell’UNESCO appartiene ovviamente a una classe a se stante.


Titolo originale: Peace Laureate Ahtisaari endorsed terrorism, 22 ottobre 2008

http://www.transnational.org/Resources_Treasures/2008/Oberg_Ahtisaari_2.html

Traduzione di Miki Lanza per il Centro Studi Sereno Regis