La crisi economica USA: 10 proposte

Johan Galtung

Che cinismo parlare di “crisi” come fenomeno di un mese o un anno o due, quando ogni giorno circa 125.000 persone muoiono per la fame sistematicamente prodotta e per  malattie curabili / prevenibili! Molta responsabilità sta nascosta in un economicismo che privilegia il sistema di transazioni al di sopra dei bisogni fondamentali degli attori. L’economia in quanto “scienza” è orientata a capitale e sistema, non ai bisogni e all’umano. E’ appunto capital-ismo, non uman-ismo. Eppure,  c’è una crisi che sovrasta la crisi cronica. Con una stretta del credito in una patologica economia finanziaria, le transazioni, e così pure gli attori, soffrono anche più di prima. Come mai?

In un certo senso è “capitalismo come al solito”, ma così è troppo generico. Il capitalismo è un sistema che pompa ricchezza dai poveri su fino ai ricchi, con un minuscolo ritorno in basso salvo contromisure. Il risultato netto è ovvio: povertà, perfino miseria, in fondo alle economie nazionali e globale, con ricchezza in accumulo fra i ricchi e I paesi ricchi, e particolarmente i  ricchi dei paesi ricchi. Il capitalismo doveva continuare la flagrante iniquità dell’economia feudale che sostituì: è stato all’altezza.

In termini economici: un deficit di potere d’acquisto – eccetto che prendendo a prestito e usando carte di credito – al fondo (vale a dire più o meno il 70% in USA) e un eccesso di liquidità al vertice. Talmente abbondante da poterne usare solo una frazione per il consumo. Ma gli investimenti a lungo termine in imprese produttive in un’economia reale pigra sono limitati. Quindi, l’”investimento” si dà alla speculazione a breve termine nell’economia finanziaria e cresce la bolla.

E l’economia reale produce prodotti per il consumo. Ma ha pure bisogno di un’economia finanziaria che produca prodotti come prestiti, da comprare e vendere. Le due devono sincronizzarsi, se no: crisi.

Fintanto che la speculazione è in tulipani neri o in oro può sembrare un passatempo per ricchi. Quando la smania di compravendita è in beni primari per bisogni fondamentali, come case, risorse alimentari e sanitarie,allora il problema diventa serio. La mancanza di compassione – più importante che l’avidità diagnosticata da John McCain – fa sì che tutto possa succedere. Che è appunto la situazione in cui ci troviamo.

Ma c’è qualcosa di nuovo. Con un’economia reale indolente e liquidità in eccesso, c’era da aspettarsi una differenziazione dei prodotti finanziari. Quindi “indebitamento (leverage)”, ”fondi speculativi (hedge funds)”, “contratti a termine (futures)”, “opzioni”, “derivati” ecc, dove eravamo abituati a trovare azioni e obbligazioni, prestiti e interessi. E quant’altro. Sicché, prima di fallire Bear & Stearns informò i clienti che uno dei loro prodotti finanziari era diventato (pressoché) privo di valore. Il suo nome:”High Grade Structured Credit Strategies Enhanced Leverage Fund “.Si potrebbe aggiungere, e non solo col senno di poi, che chiunque cascasse in qualcosa del genere al punto di acquistarlo meritava quanto gli è successo. Forse lo stesso vale per i CDS (credit default swaps, accordi privati per lo scambio di futuri pagamenti) e le CDO (collateral debts obligations,titoli obbligazionari garantiti da crediti). E al dollaro stesso.

Mancata trasparenza aggravata da incomprensibilità. Molto di tutto ciò risale al lavoro accademico del 1973 e dintorni di gente come Fischer Black, Myron Scholes e Robert Merton.

Forse che allora la causa che intercorre fra il capitalismo con la sua avidità e la crisi attuale, è l’incomprensione? Il sistema sovrasta i suoi creatori piuttosto che viceversa; il sistema gli ha preso la mano e non lo padroneggiano più. Certo, si tratta di avidità, ma forse più ancora l’aspetto sportivo del mercato, vincere, essere il N°1, trovarsi ai primi posti dell’elenco di Fortune tanto per cominciare, in corsa per l’oro, l’argento il bronzo. A spese di tutti gli altri, certamente anche proprie, per esempio della propria anima, se pure esiste in tali macchine calcolatrici.

C’è una via d’uscita? Naturalmente, ma non il salvataggio con 700  miliardi presi dai poveri contribuenti e regalati alle banche, comprese quelle ricchissime. Che sarebbe il solito capital-ismo, e non funzionerebbe. Stampare soldi in quantità massiccia, significa  aggiungere soldi balordi su soldi balordi; secondo, significa premiare un’incompetenza abissale al limite della frode e terzo si diminuisce ulteriormente il potere d’acquisto di gran parte degli americani, rendendo ancor più elusiva la crescita economica effettiva.

Ecco invece 10 punti da prendere in considerazione, che potrebbero funzionare:

[1] Keynesismo massiccio: finanziamenti massicci per migliorare la pericolante infrastruttura USA, ivi compresa la costruzione di scuole e policlinici, creando milioni di posti di lavoro. Preferenza nelle assunzioni ai gruppi svantaggiati. Più potere d’acquisto per chi sta al fondo della scala sociale.
[2] Redistribuzione massiccia: spingere in alto la tassazione, tasse progressive, sul lusso; e meno pressione impositiva sul 70% più basso, con sovvenzioni per la casa e la sanità. Maggior potere d’acquisto verso il basso.
[3] Assunzione da parte del governo delle ipoteche immobiliari contratte fra l’inizio e lo scoppio della bolla speculativa, sollevando dagli oneri i debitori e salvando al contempo le banche; lasciando  perdere la distinzione fra chi lo meriterebbe e chi no, data la fallacia del sistema.
[4] Nessuna preclusione: trovare una soluzione equa per ciascuno.
[5] Finanziare tutto questo tagliando il bilancio del Pentagono dell’eccessivo peso dell’ Impero Americano (Ron Paul; parlamentare repubblicano noto per il rigore nel rispetto del dettato costituzionale, NdT)) come le basi militari. Prendere ciò che i contribuenti dovrebbero pagare per la per la ricostruzione dal bilancio per la distruzione a livello globale, non dalla sanità, dall’istruzione, dal welfare.
[6] Lasciar affondare le banche/istituti finanziari peggiori, i più avidi con la minor copertura per le proprie transazioni e il rapporto più alto fra emolumenti all’amministratore delegato e stipendi dei dipendenti comuni. Si potrebbero rendere obbligatorie, alla giapponese, le scuse pubbliche in TV degli coinvolti – senza arrivare al suicidio – per aver tradito la fiducia dei clienti.
[7] Escludere come illegali la gran parte dei nuovi prodotti finanziari, a meno che siano corredati da garanzia verificata della piena consapevolezza del loro funzionamento e delle conseguenze da parte di venditori e acquirenti.
[8] Lodare le banche che intrattengono rapporti diretti con i clienti, che annunciano chiaramente di detenere i prestiti presso di sé con la propria garanzia, assicurandosi della comprensione di tutti i testi scritti in piccolo.
[9] Pubblicare gli indicatori M2 (sulla liquidità secondaria, NdT) per rendere più trasparente il sistema economico USA
[10] Massiccia svalutazione del dollaro, forse di un terzo o metà, per passare a un nuovo dollaro che allevi il peso del servizio del debito, renda più competitivi i prodotti USA restanti, ed eviti una inflazione massiccia.

Problema: blocco ideologico unanime da parte Democana-Republicratica.

Alternativa: lasciare affondare il sistema.

(Stavanger, Norvegia – 29.09.08)


EDITORIAL, 29 Sep 2008

#29 | Johan Galtung, 29 Sep 2008 – TRANSCEND Media Service

Titolo originale: The US Economic Crisis: 10 Proposals

Traduzione di Miki Lanza per il Centro Studi Sereno Regis

Pubblicato anche su il manifesto del 3 ottobre 2008

Johan Galtung, Dieci consigli per uscire dalla crisi, in «il manifesto», 3 ottobre 2008, traduzione di Marina Impallomeni