S’i’ fosse papa

Nanni Salio

s’i’ fosse papa, sare’ allor giocondo,
ché tutt’ i cristiani imbrigherei;
Cecco Angiolieri


Al Gandhi Smriti, il memoriale costruito a Delhi presso la Birla House, dove fu ucciso Gandhi, si possono vedere due bellissime immagini. Una rappresenta “Il martirio di Gandhi”, in cui lui è rappresentato come un Cristo deposto dalla croce; nell’altra, la figura di Gandhi è accostata a quella di Buddha.

Il messaggio è evidente e di grande forza: la continuità storica e culturale tra Buddha, Cristo e Gandhi, tre maestri della nonviolenza.

S’i’ fosse papa?, come ironicamente scrisse secoli fa Cecco Angiolieri, più che alle moratorie, inviterei ‘tutt’i cristiani’ a mettere in pratica gli insegnamenti di questi grandi che ci hanno preceduti, sicché Gandhi si ricrederebbe e non avrebbe più ragioni per dire: ‘mi piace il vostro Cristo, ma non i vostri cristiani. Non gli assomigliano affatto’.

S’i’ fosse papa? scenderei dallo scranno e dal papamobile: aprirei i conventi e le chiese per ospitare la grande marea di umanità migrante, sofferente, senza casa. Mi vestirei con un saio francescano mettendo in pratica la prima grande moratoria di cui c’è autentico bisogno: ‘dalla crescita illimitata alla decrescita felice attraverso la semplicità volontaria’. Andrei anch’io ad abitare non nello sfarzo del Vaticano, ma nella più modesta e sostenibile ‘capanna di Bapu’, di gandhiana memoria.

S’i’ fosse papa? andrei in Palestina, nella striscia di Gaza a riconciliare cristiani, ebrei, musulmani, a praticare la nonviolenza attiva con i ‘Corpi Civili di Pace’, a costruire ponti di pace tra israeliani e palestinesi, a sanare le ferite delle vittime, a curare i traumi e promuovere l?obiezione di coscienza.

S’i’ fosse papa? andrei da George Bush per parlare con lui del Vangelo, per renderlo consapevole dei suoi errori, per indurlo a chiedere scusa per le innumerevoli vittime della politica estera e della politica economica statunitense, per fare l’unica grande moratoria di cui c’è veramente bisogno: ‘svuotare gli arsenali, riempire i granai’, smantellare le armi nucleari, realizzare l’alternativa della difesa popolare nonviolenta.

S’i’ fosse papa? mi unirei al figlio di Bin Laden nella sua carovana di pace per porre fine allo scempio delle guerre e dei terrorismi e far conoscere il volto nonviolento dell’Islam, quello di Badshah Khan, il pathan che è stato capace di costruire un esercito di centomila resistenti nonviolenti contro il dominio inglese, tanto da essere soprannominato il Gandhi musulmano

S’i’ fosse papa? mi imbarcherei sui pescherecci di Sea Sheperd per ostacolare la caccia alle balene, promuoverei il vegetarianesimo, estenderei la nonviolenza a tutti gli esseri senzienti, dall’umile gallina alla feroce tigre, inviterei i cacciatori a trasformarsi in novelli raccoglitori e custodi della natura.

S’i’ fosse papa?, non lancerei anatemi, ma dopo essermi a lungo impegnato a promuovere la cultura della nonviolenza mi rivolgerei a uomini e donne, ragazzi e ragazze, omosessuali e non, popolo queer e transessuale perché accolgano l’invito ad aiutarsi l’un l’altro/a nell’apprendere tutti insieme la gioia del dono di una piena e libera sessualità e di una procreazione responsabile, solidale, compassionevole, capace di renderci più autenticamente realizzati e felici.

Poiché non sono papa, ma semplicemente papà e ormai nonno, continuerò nell’umile ricerca della verità esplorando i sentieri della nonviolenza, con tutti quei compagni e quelle compagne ancora capaci di meravigliarsi, entusiasmarsi e coinvolgersi in questa straordinaria avventura.