D. Ikeda, Il quaderno di Hiroshima, Sperling & Kupfer, Milano 2007

D. Ikeda, Il quaderno di Hiroshima, Sperling & Kupfer, Milano 2007

Belli i disegni, bianco enero, ma molto curati e soft (un po? bel fumetto, un po? L?omino di neve un po? La freccia azzurra). Ed effettivamente è un po? tutto scritto come un cartone animato tipo «Holly e Benjie» (sole che quelli giocavano a calcio, mentre qui si parla di ping-pong!)
La storia narra di un ragazzino, campione di tennis da tavolo, che tenta il suicidio. Un suo amico ? Kazushiro, il protagonista del libretto ? si reca a Hiroshima, a trovare sua zia, che è una sopravvissuta alla bomba A.
Quando Kazushiro giunge a Hiroshima trova una città serena e ricostruita e si domanda: «Erano bastati quarant?anni per cancellare tutte le cicatrici lasciate dall?ordigno?».
Durante il suo breve soggiorno la zia e sua figlia, Mitsue, lo accompagnano in giro per la città dove visitano, fra gli altri il Parco del Memoriale dove c?è una «Fiamma della pace» che arderà finché tutte le armi nucleari saranno state eliminate.
Dai racconti della cugina e della zia, nonché spulciando nel materiale raccolto sull?evento della bomba, Kazushiro scopre ? e informa anche il lettore ? alcuni dati che non conosceva (e forse anche chi legge non conosce?):
il 6 agosto 1945, alle 8,15, bomba su Hiroshima (200mila morti)
9 agosto 1945, bomba su Nagasaki (120mila morti)

Un moderno ordigno da un megatone avrebbe la forza esplosiva di un milione di tonnellate di TNT, la bomba di Hiroshima corrispondeva a 12.500 tonnellate di TNT (quella di Nagasaki 22.000 tonnellate). Oggi, in giro per il mondo sono immagazzinati circa 20.000 megatoni di potenza di fuoco nucleare, una quantità in grado di annientare l?inera umanità non una, ma centinaia di volte.
La bomba fu chiamata «Little Boy» ed era lunga 3 metri, aveva un diametro di 70 centimetri, e pesava 4 tonnellate.

E mentre conosce questi particolari il ragazzino scrive: «Ma la guerra è orribile. Perché si combatte? Questa domanda pesava come un macigno nella mente di Kazushiro» (p. 66).

La descrizione della visita al Museo della memoria è davvero raccapricciante. La cronaca particolareggiata dei giorni precedenti lo sgancio fa venire i brividi, sembra il diario di preparazione di una gita?
Kazushiro ha circa 12 anni, sua zia ne ha 14 al tempo dell?esplosione. Resta senza i genitori, morti uno dopo l?altro a causa delle conseguenze delle radiazioni, e con un fratello più piccolo a carico. Presa dallo sconforto un giorno decide di por fine alla sua vita e si dirige verso un ponte, da dove intende buttarsi, portando con sé anche il fratellino. Ma come ne La vita è meravigliosa, il bel film di Capra, incontra non un angelo di seconda classe ma il suo vecchio insegnante elementare che le rammenta il valore della vita, donandole uno scritto di Michel de Montaigne:

Il destino non decide della nostra felicità, ci dà solo la materia prima con cui operare. I nostri cuori modificano questa materia,, usandola a loro piacimento. Per trovare la felicità occorre avere una spirito indomabile, capace di sopportare qualsiasi avversità.
Kazushiro torna dopo il suo soggiorno dalla zia deciso a aiutare il suo amico Nakamura, forte degli insegnamenti ricevuti dalla zia. Va a trovarlo in ospedale portandogli un regalo della zia, il foglietto ricevuto a suo tempo dall?insegnante, quel giorno, sul ponte.
La storia è a lieto fine, l?amico ritrova la forza di vivere, si allena a ping-pong e vince un incontro con una avversario temibile e alla fine del libro scrive alla zia di Kazushiro, restituendole il prezioso foglietto e aggiungendo queste parole:
«?Avere un animo pacifico vuol dire non fuggire da se stessi, non cercare di evitare le avversità, e aiutare e incoraggiare chi è in difficoltà?. Se tutti facessero questo, non ci sarebbero più guerre».

Nonostante lo stile un po? «fumettistico», lo spirito nazionalistico e l?aria vagamente «barocca» intrisa di buoni sentimenti in puro stile «manga», il libretto è adatto a un pubblico di ragazzi che non sanno granché della vicenda di Hiroshima e Nagasaki e non si metterebbero mai a leggere un libro sull?argomento tra quelli che ci sonno in commercio. Perché davvero non farne un fumetto?