Olimpiadi a Pechino 2008 – In gara anche i Diritti Umani

I diritti umani in Cina e nel Tibet alla vigilia delle Olimpiadi

incontro con PAOLA DE PIRRO (responsabile in Italia di Amnesty International Cina-Tibet)

giovedì 22 novembre alle ore 21.00
Espace Populaire – via J. Mochet, 7 – Aosta

Olimpiadi a Pechino 2008
In gara anche i Diritti Umani

“La scelta di dedicare una serata a questo tema nasce da una duplice volontà: da un lato di interrogarci e di ricordare qual è il livello di violazione dei diritti umani in Cina dove si condanna a morte per lo sfruttamento della prostituzione, per la bancarotta fraudolenta, per il furto”, di vedere le nuove forme di violazione dei diritti umani che sono nate in seguito alla scelta della Cina come luogo in cui si svolgeranno le prossime Olimpiadi e di osservare come altre forme di violazioni siano andate peggiorando. Un momento “dedicato” per ricordare le violazioni dei diritti umani e per provare a rispondere all’interrogativo se sia doveroso chiedere a chi si occupa dell’organizzazione dei giochi olimpici di prestare attenzione al livello del rispetto dei diritti umani nei paesi in cui si svolgono i giochi.
Così Laura Lucchese ha introdotto la serata “Olimpiadi a Pechino 2008. In gara anche i Diritti Umani” organizzata dalla biblioteca di Pont Saint-Martin, il 26 ottobre scorso, in collaborazione col gruppo Italia 101 di Amnesty International. Due i relatori: Paola De Pirro e Eddy Ottoz.
Paola De Pirro, responsabile Cina e Tibet del coordinamento estremo oriente e Pacifico di AI, ha illustrato le preoccupazioni di Amnesty International sulla Cina precisando che Amnesty non aderisce a nessuna ipotesi di boicottaggio delle Olimpiadi e ritiene che esse rappresentino un’occasione per la Cina soprattutto per dimostrare i passi positivi che può fare.
Per effettuare la sua dettagliata ed esaustiva analisi del contesto Paola De Pirro si è avvalsa di slide e di dati statistici, che ha generosamente offerto al pubblico, indispensabili per inquadrare la Cina: da essi emergono uno scenario e una situazione complessi e articolati, sia dal punto di vista quantitativo che da quello qualitativo.
Le Olimpiadi rappresentano un’occasione mondiale per la Cina in cui per mantenere la pace e la stabilità, cose che dovrebbero essere normali in un paese che ospita le Olimpiadi, gli episodi di repressione poliziesca stanno aumentando.
L’8 agosto 2008 inizieranno le Olimpiadi il cui costo stimato, dice Paola De Pirro, ammonta a 37 miliardi di dollari. Gli utili stimati dell’operazione sono 3 miliardi di dollari. Lo slogan delle olimpiadi è “one dream one world”: un sogno, un mondo. Dalla Carta olimpica si evincono i Principi fondamentali dell’Olimpismo: “obiettivo delle Olimpiadi è quello di mettere lo sport al servizio di un armonioso sviluppo umano, di promuovere una società pacifica che si preoccupi della preservazione della dignità umana”
AI ha collaborato a livello internazionale col CIO (comitato olimpico internazionale) il quale ha chiesto a AI di monitorare la situazione dal 2001 al 2008. La situazione non è assolutamente migliorata anche se vi sono leggeri miglioramenti, probabilmente non attribuibili alle Olimpiadi, ma insiti nei processi già in atto. “La posizione del CIO in un primo tempo è stata molto decisa nei confronti del governo cinese”, afferma Paola De Pirro, poi “c’è stato nel 2006 un momento in cui c’è stato passo indietro con lo slogan “non mischiare politica e sport” mentre recentemente sembrerebbe esserci stato un passo avanti con la richiesta di mostrare ciò che la Cina sta facendo in merito ai diritti umani.
All’inizio di settembre 2007 Zhou Yongkang ministro della sicurezza pubblica ha affermato “Dobbiamo sforzarci di creare una società armoniosa e un ambiente positivo per poter ospitare con successo il 17° Congresso del Partito comunista e i Giochi olimpici di Pechino” ma aggiunge anche “Dobbiamo colpire duramente le forze ostili all’interno e all’esterno come i separatisti etnici, gli estremisti religiosi, i terroristi, le organizzazioni eretiche come il Falung Gong che conducono attività destabilizzanti”. Tutti vogliono la creazione di una società armoniosa e di un ambiente positivo “ma questo non può passare attraverso il colpire duramente le forze ostili” ricorda con determinazione Paola De Pirro. A meno di un anno dall’avvio delle Olimpiadi le autorità cinesi non hanno ancora rispettato gli impegni assunti al momento dell’aggiudicazione delle Olimpiadi. Le preoccupazioni di Amnesty sulla situazione dei diritti umani in Cina sono: la pena di morte, tortura, la detenzione arbitraria, l’espianto di organi, la repressione religiosa, l’uso di internet, la libertà di stampa, la situazione degli immigrati interni, gli aborti forzati, la situazione dei profughi nord coreani.
La pena di morte è applicata per 68 tipi di reati includendo crimini come omicidio e stupro ma anche evasione fiscale e spaccio di droga. Secondo fonti cinesi, probabilmente sovrastimate, sarebbero da 8000 a 10000 le persone messe a morte ogni anno. Bisogna fare delle stime perché vige il segreto di stato: non si conosce il numero di giustiziati ogni anno in Cina. AI chiede per aumentare la trasparenza di pubblicare i dati completi sulla campagna morte e sulle esecuzioni. Una slide impressionante mostra un furgoncino usato come piccola camera di esecuzione: costa meno delle esecuzioni in piazza girare con un furgoncino, passare nei diversi penitenziari, prelevare una persona e farle un’iniezione letale e passare poi al detenuto successivo.
La tortura viene praticata bastonando le persone messe in posizione “crocefissa”, con finti annegamenti, con bruciature e col bastone elettrico che viene introdotto in tutti gli orifizi del corpo.
I Cinesi hanno firmato la convenzione mondiale contro la tortura ma molte confessioni sono estorte dalla polizia sotto tortura: fisica e mentale. Esistono il diniego di cure mediche e il divieto per molti prigionieri di incontrare i propri familiari. Continuano anche le detenzioni arbitrarie, le torture e le minacce per chi difende i diritti umani. La polizia, secondo l’attuale legge, ha il diritto di incarcerare all’interno dei campi di rieducazione tramite il lavoro (campi di concentramento chiamati “laogai”) ogni criminale minore o chiunque sia ritenuto un rischio per la stabilità sociale”: drogati, prostitute, alienati mentali. Si può essere condannati sino a quattro anni di lavori forzati senza processo.
Per quanto riguarda la libertà di espressione il ministro Hu Gintao ha richiamato i vertici del partito comunista per purificare l’ambiente di internet. Uno studio condotto dall’Università di Harvard ha concluso che in Cina sono oscurati circa 18.000 siti tra cui Falung Gong, i notiziari che riferiscono di argomenti tabù, Radio of America, Bbc News, Hong Kong, i siti gestiti da Taiwan, i siti relativi al buddismo, pornografia, oscenità e criminalità. Gli internet users sono, nel 2007, 162 milioni, il 40% in più rispetto al 2005: sono dati su cui riflettere circa lo sviluppo di internet nei prossimi decenni. Nel contempo, però, la Cina è la più grande prigione al mondo per giornalisti e per cyber dissidenti ovvero coloro che si collegano a siti vietati o che inviano notizie non apprezzate dal partito comunista. Paola De Pirro ha ricordato che i giornalisti sono 700.000 e che, nel 2006, la Cina era al 163° posto nel 2006 (su un totale di 168 paesi) nella classifica dei paesi per libertà di stampa (fonte Reporters Sans Frontières).
Google cn (google cina) ha realizzato per il mercato cinese una versione autocensurata di google inserendo su google cn parole chiave come diritti umani o democrazia in Tibet la ricerca non fornisce alcun risultato. Oltre alla censura della Cina si aggiungono Google, Yahoo e Microsoft che si autocensurano. In Cina sono 162 milioni gli internauti e 20 milioni i bloggers.
Microsoft nel 2005 ha lanciato sul mercato cinese una versione autocensurata del servizio di blogging MSN Spaces e del motore di ricerca MSN Search per cui agli utenti non è possibile creare blog o effettuare ricerche contenenti parole chiave quali “fatti di Tian An Men” “diritti umani” o “indipendenza del Tibet”.
Yahoo nel 2002 ha appoggiato apertamente la politica del governo cinese in materia di censura sottoscrivendo la dichiarazione di impegno all’autodisciplina per l’industria dei servizi internet in Cina per cui le aziende firmatarie si astengono dal produrre, spedire e diffondere informazioni dannose che possono compromettere la sicurezza dello stato e sconvolgere la stabilità sociale, contravvenire a leggi e disposizioni o diffondere superstizioni e oscenità”.
Al valdostano Eddy Ottoz, specialista europeo e mondiale dei cento metri ostacoli e bronzo alle Olimpiadi di Città del Messico del 1968, attualmente membro del Coni, è stato chiesto se è giusto domandare a chi organizza i giochi olimpici di tenere presente il livello dei diritti umani nei paesi in cui si svolgono i giochi olimpici. Ottoz ha risposto che “è giusto pretendere che ciascuno faccia la sua parte compreso lo sport”. Tutte le AI europee hanno avuto contatto con l’organizzazione dei giochi del proprio stato per esprimere la propria preoccupazione e per segnalare ciò che si potrebbe fare proprio nella dimensione dello spirito olimpico. AI Italia ha chiesto più volte di incontrare il CONI ma finora non è stato ancora possibile. Eddy Ottoz si è impegnato pubblicamente a fare in modo che Amnesty International venga ricevuta dal Coni.

Silvia Berruto