I SIGNORI DELLE MOSCHE. L?uso militare dei bambini nei conflitti contemporanei.

I SOLDATI BAMBINI

Il bel libro di Peter Warren Singer I SIGNORI DELLE MOSCHE. L?uso militare dei bambini nei conflitti contemporanei, traduzione di Maria Nadotti (Feltrinelli, 2006, pp. 254, euro 24) ci introduce e ci accompagna nel mondo allucinante e terribile dove bambini combattono all?interno di gruppi che ?possono andare dall?esercito nazionale alla cellula terroristica, dalle bande dei signori della guerra, agli squadroni paramilitari dei cartelli della droga ?. La questione dei bambini soldati, ci dice l?autore, è tuttora in larga misura invisibile a politici, sociologi e psicologi e l?interesse è prevalentemente tangenziale legato ad altre questioni, come il traffico di armi leggere . I bambini fanno la guerra, uccidono, e soldati adulti combattono contro dei bambini, gli stessi che la società ha l?obbligo di proteggere. Visto da entrambe le parti, lo spettacolo è tra i più inquietanti e offensivi per le nostre coscienze.
Il libro è stato possibile per l?aiuto offerto da tutti quanti hanno accettato di raccontare le loro esperienze: assistenti sociali, operatori umanitari, singoli soldati, pubblici e privati, e soprattutto ex bambini soldati che hanno preso parte a conflitti in Colombia, Libano, Liberia, Kashmir, Kosovo, Sierra Leone, Sri Lanka, Sudan e altri paesi. Lavorare con i bambini ha voluto dire seguire la prassi dell?Unicef ?che prevede lo scambio verbale al posto delle sedute registrate. L?Unicef ha scelto questa modalità per proteggere da ogni elemento perturbante bambini che sono già alle prese con i propri molteplici demoni?.
?I ribelli mi hanno ordinato di unirmi a loro, ma io ho detto di no. Allora hanno ucciso il mio fratellino. Ho cambiato idea?.
L. 7 anni
Il libro tra esposizione di dati, esplicazione di cause, riflessioni morali, indagini sociologiche, proposte educative, contiene frasi come quella appena citata, pronunciata da un bambino soldato. Basterebbero ?queste? frasi a ?fare? il libro; indicano comunque entro quale girone infernale si muova l?indagine.
?Uno dei peccati originali dell?umanità è la sua incapacità a vivere in pace?, dice Singer, tralasciando, immagino volutamente, il nodo teorico della liceità della guerra, delle alternative nonviolente ecc. ecc. per affrontare di petto, con estrema serietà, profondità di sguardo e solo a tratti con qualche eccesso di pragmatismo, la tematica dei ?nuovi guerrieri? che vanno da bambini di 6 anni a giovani alle soglie dell?età adulta.
E non dimentica di ricordarci l?altro spaventoso livello di violenza raggiunto nelle guerre contemporanee: il prendere a bersaglio tra i civili proprio i bambini come ?tattica?; a Sarajevo per mano dei cecchini serbi, in Ruanda tra gli sterminatori Hutu e altrove.
Scegliamo qualche cifra tra le molte contenute nel libro, anche se abbiamo sempre qualche perplessità sulla dimensione quantitativa del fenomeno che può essere denunciata anche in difetto, ma che in ogni caso serve ad aprire altri campi di ricerca nell?indagine. Il 40°/o del totale delle organizzazioni armate nel mondo (157 su 366) utilizza bambini soldati per un totale di 300.000 bambini che corrisponde al 10°/o del totale dei combattenti (SIPRI Yearbook 2002: Armaments, Disarmament and International Security, Oxford University Press, 2002)
L?esperta speciale delle Nazioni Unite Graca Machel, ex first lady del Mozambico, che ha lavorato sull?argomento come esperta delle Nazioni Unite dice ?Questi dati sono sufficientemente scioccanti, ma più raggelante è la conclusione che se ne può trarre: una parte sempre più vasta di mondo è risucchiata in un desolato vuoto morale? (Nazioni Unite, Rapporto della rappresentante del Segretario Generale 1996)
Ma come se tutto ciò non bastasse il libro ci dice che compaiono nei conflitti (Sri Lanka, Perù Uganda, Angola) anche bambine e ragazzine, arruolate per svolgere attività di servizio o per partecipare agli scontri armati e che ?gli abusi sessuali fanno parte integrante dell?esperienza militare?. All?orrore non si riesce a mettere un limite.
Il capitolo del libro dedicato alle cause sottostanti il fenomeno, diventa una disamina di quali siano gli indicatori della qualità della vita e là dove problemi sociali, ambientali, economici, politici portano a coniare un nuovo termine ?collasso sincrono ?, è evidente che il pericolo di una deriva tragica per i bambini e i giovani è più forte. L?esempio sotto gli occhi del mondo è l?epidemia di Aids che colpisce l?Africa subsahariana, e non a caso l?epicentro del fenomeno dei bambini soldati è proprio in questa regione. Si sta creando un nuova riserva di orfani e le statistiche ci dicono che nel 2010 avranno perso uno o entrambi i genitori a causa dell?Aids più di 43 milioni di bambini e solo sei dei 40 paesi più colpiti hanno un piano di assistenza per gli orfani. Per tutti gli altri la sfida è la sopravvivenza.
Un diverso piano del discorso riguarda la fabbricazione di armi leggere con l?enorme giro di affari che vi ruota intorno. Tra le molte frasi, anche ad effetto, di cui abbonda il libro a proposito delle armi, Singer ci dice che un bambino ci mette mediamente mezz?ora a imparare a usare il famoso kalashnikov AK-47 di fabbricazione russa!
La guerra per bambini che vivono in condizioni di gravissima penuria può essere dunque la scelta che procura cibo e abiti gratis; ma c?è un?altra forma atroce di reclutamento ,?il rapimento? e questo avviene in genere dove i bambini sono più numerosi, stadi, autobus, moschee, chiese, scuole orfanotrofi . I senza tetto, i bambini di strada sono particolarmente a rischio perché un?operazione a loro indirizzata è destinata comunque a suscitare una minore reazione pubblica.
I bambini dunque vengono addestrati, sono sul campo di battaglia, sono combattenti, non costano nulla e sono sostituibili..
Il libro, dopo accuratissime e anche sapientissime analisi tecniche dell?agghiacciante fenomeno (l?autore è stato consigliere dell?esercito americano sulle questioni legate ai bambini soldati), si occupa in conclusione della riconversione del soldato in bambino, del disarmo e della smobilitazione, della riabilitazione, della reintegrazione
Ho cominciato a combattere quando avevo sei anni. Ho deciso di consegnare alla polizia il mio fucile, perché voglio tornare scuola.
R. 13 anni.
Riparare i danni psicologici e fisici subiti dai bambini soldati e riportarli alle loro famiglie, alla comunità locale se la famiglia è stata falcidiata dalla guerra o ancor prima dalla povertà, a normali prospettive scolastiche, a uno scorrere della quotidianità dove il sordo rumore della armi taccia: questi sono i compiti primari degli interventi volti a togliere i bambini alla guerra. Ma, ci dice Singer, i fondi destinati a questi interventi, vuoi delle forze di peacekeeping, delle agenzie umanitarie, dei governi locali o altro sono ben lontani dall?essere sufficienti e quindi l?efficacia della risposta che la comunità internazionale ha saputo dare finora è stata limitata.
Certamente in questo scenario disperato, la prima cosa da rafforzare e che sta a monte di tutto è il sistema punitivo contro coloro che usano bambini in guerra
A questo proposito ci sembrano estremamente significativi i contenuti della Dichiarazione di Belfast dell?Associazione Internazionale dei Giudici e Magistrati per i Minorenni riunitasi a Belfast la scorsa estate. Riportiamo il passo che ci riguarda:
Protezione speciale
(11) Bambini e conflitto armato
I bambini devono essere protetti dalle crudeltà dei conflitti armati. L?uso dei bambini o il considerare i bambini come bersaglio nei conflitti armati deve essere condannato penalmente in conformità con il diritto umanitario internazionale, inclusa la CRC e i relativi protocolli facoltativi. Gli sfruttatori che usano bambini come soldati, come scudi o come obiettivi di operazioni militari , devono essere considerati come autori di crimini di guerra (crimini contro umanità) e devono essere giudicati dall?autorità giudiziaria. Inoltre un?attenzione speciale dovrebbe essere attribuita ai bambini nati da ragazze vittime dei conflitti armati (dal sito www.minoriefamiglia.it).
Un ultimo cenno a quello che pare uno dei drammi più grandi del secolo, per lo meno molto visibile perché i media lo rendono tale: il terrorismo. Le azioni suicide vengono compiute anche da bambini e non solo nel mondo musulmano, ma anche altrove e in particolare nello Sri Lanka all?interno delle Tigri Tamil. L?uso terroristico dei bambini come kamikaze sembra sortire un effetto psicologico ancora più profondo nelle popolazioni che sono il bersaglio: ?se persino i bambini sono una minaccia potenziale, allora lo sono tutti.?
E dalla parte dei bambini quali sono le motivazioni, che li spingono a unirsi ai terroristi e a morire, per quanto insondabili, aggrovigliate, misteriose possano configurarsi nel fragile mondo dell?infanzia ? Forse la promessa che le famiglie avranno una cospicua ricompensa per il loro gesto, forse perché in quelle che gli antropologi chiamano ?le società basate sull?onore?, sacrificarsi per riscattare la comunità dalle offese, dalle umiliazioni subite è un grandissimo merito che è degno di eterni riconoscimenti e onori. Tragedia nella tragedia

Il libro non ne parla ma vogliamo ancora ricordare i bambini uccisi dal terrorismo e dal contesto che alimenta il terrorismo: Beslan
In memoria dei bambini di Beslan, Khaled Fouad Allam scrive ??quando il volto di un morto o di un ferito è quello di un angelo, di un bambino, l?umanità intera è sconfitta? (Khaled Fouad Allam La solitudine dell?occidente, Rizzoli, 2006, p.191).
Parafrasando potremmo dire anche noi ?quando il volto di un soldato è quello di un bambino, l?umanità intera è sconfitta?.
Laura Operti

In allegato anologo testo in formato Microsoft Word