Appello per la liberazione dei 4 attivisti del Christian Peacemaker Teams rapiti in Irak

Dal 26 novembre quattro operatori di “Cristian Peacemakers Team” (CPT),
Tom Fox, 54 anni di Clearbrook, Virginia, USA
Norman Kember, 74 anni, di Londra
James Loney, 41 anni, di Toronto, Canada
Harmeet Singh Sooden, 32 di Montreal
sono stati rapiti in Iraq da un gruppo che dichiara di chiamarsi “Spada della verità” e di far parte della resistenza irachena. I CPT sono un gruppo legato ad alcune chiese protestanti anglosassoni, in particolare Quaccheri e Mennoniti, attivo da anni in numerose zone di conflitto con una impostazione rigorosamente nonviolenta e di radicale contestazione delle politiche statunitensi in particolare in Palestina, Iraq, Colombia. In Iraq i CPT sono entrati alla fine del 2002, prima della guerra, come scudi umani, sono rimasti durante i bombardamenti ed hanno ripreso la attività subito dopo la fine del conflitto. La lora attività in Iraq si è concentrata soprattuto sulla assistenza ai carcerati.

Questo rapimento non segue nessuna logica visto che l?organizzazione ?Cristian Peacemakers Team? è stata tra i primi a denunciare le torture ad Abu Ghraib. Hanno asssitito decine di famiglie nella ricerca dei loro cari detenuti, nelle domande di risarcimento, nella assistenza legale. I loro report sono stati punto di riferimento di molti che si occupano dei diritti umani in Iraq.
Durante l’assalto di aprile 2004 a Faluja i CPT organizzarono una operazione di evacuazione dei feriti dalla città. Tra le loro iniziative la assistenza alla formazione della “Muslim Peacemakers Team”. Dopo aver conosciuto i CPT e collaborato più volte, Fabio Alberti di ?Un ponte per…? rilancia l?iniziativa che si terrà in tante città del mondo di una fiaccolata per il 7 dicembre e veglie di solidarietà. Un messaggio di solidarietà visto che il gruppo di sequestratori ha lanciato un ultimatum nel quale si minaccia di uccidere gli ostaggi se entro l’8 dicembre non verranno rilasciati tutt i detenuti iracheni.

Abbiamo deciso di partecipare alla mobilitazione per questi nostri fratelli, dedicando l?ora di silenzio prevista per mercoledì alle 17,30 a Torino in solidarietà a Turi Vaccaro e per il disarmo atomico anche alla loro liberazione.
Chiediamo a tutti coloro che ? hanno sete di Giustizia e sono contro l’occupazione dell’Iraq, di mobilitarsi?.
Invitiamo a divulgare e sottocrivere con ugenza l ‘Appello in internet su

http://freethecpt.org

di cui segue testo in italiano

Traduzione italiana dell Appello
Quattro membri dei Christian Peacemaker Teams (CPT) sono stati sequestrati lo scorso sabato, 26 novembre, a Baghdad, Iraq. Non sono spie, non sono al servizio di nessun governo. Sono persone che hanno dedicato la loro vita a lottare contro la guerra e si sono pubblicamente e con determinazione opposti all’invasione e all’occupazione dell’Iraq. Sono persone credenti, ma non sono missionari. Hanno un profondo rispetto per la religione mussulmana e per il diritto degli iracheni alla autodeterminazione.
I CPT arrivarono in Iraq nell’ottobre del 2002 per opporsi all’invasione e vi sono rimasti fin da allora, in solidarieta’ con il popolo iracheno. Il gruppo ha offerto un contributo inestimabile nell’informare il mondo su molti degli orrori a cui sono sottoposti i detenuti iracheni nelle prigioni americane e nei centri di detenzione. I CPT sono stati tra i primi a documentare le torture sui prigionieri della prigione di Abu Ghraib, molto prima che la storia uscisse sui grandi organi d’informazione. I membri del CPT hanno passato ore e ore a intervistare cittadini iracheni per ascoltare le loro testimonianze di abusi e torture, inferti loro da uomini e donne dell’esercito statunitense e hanno diffuso queste informazioni in tutto il mondo.
Ognuno dei quattro membri dei CPT sequestrati in Iraq ha dedicato la sua vita a resistere all’oscurità e alle sofferenze della guerra e dell’occupazione.
Convinti che non sia sufficiente opporsi alla guerra dalla sicurezza di casa propria, hanno preso la difficile decisione di andare in Iraq, sapendo che il clima di diffidenza creato dall’occupazione straniera comportava il rischio di venire erroneamente scambiati per spie o missionari. Sono andati là con uno scopo semplice: essere portatori della testimonianza delle ingiustizie e rappresentare con il proprio comportamento un modo diverso di relazionarsi, in amicizia, tra culture e fedi. I membri dei CPT si sono assunti in modo consapevole e con gioia il rischio di vivere insieme agli iracheni, in un normale quartiere fuori dalla infame Zona Verde. Non hanno cercato la protezione di armi o guardie armate, confidando nella bontà d’animo del popolo iracheno. I gesti di ospitalità e cordialità degli iracheni sono stati innumerevoli ed hanno sempre assicurato loro sicurezza e accoglienza. Vogliamo credere che questo stesso spirito prevarrà anche in questa situazione.
Rivolgiamo un appello a coloro che detengono questi attivisti affinché li rilascino senza far loro del male così che possano continuare il loro vitale lavoro di testimoni e costruttori di pace.
Firmatari