Che cosa direi a Osama bin Laden | Intervista a Thich Nhat Hanh a cura di Anne A. Simpkinson
Questa intervista «immaginaria» è stata fatta subito dopo l’11 settembre, prima della guerra in Afghanistan, per essere inserita nel libro Out of the Ashes: A Spiritual Response to America’s Tragedy, pubblicato da Beliefnet and Rodale Press.
D: Se potesse parlare
con Osama Bin Laden che cosa gli direbbe? E analogamente, se dovesse rivolgersi
al popolo statunitense, cosa suggerirebbe loro di fare sia individualmente che
come nazione?
R: Se mi si presentasse l’opportunità di trovarmi faccia a faccia con
Osama Bin Laden, la prima cosa che farei sarebbe quella di ascoltare. Cercherei
di comprendere perché ha agito in un modo così crudele. Cercherei di
comprendere tutta la sofferenza che lo ha spinto ad agire in maniera violenta.
Ascoltare in questa maniera potrebbe non essere facile, e così dovrei cercare
di rimanere calmo e lucido di mente. Avrei bisogno di avere con me parecchi
amici che siano ben radicati nella pratica dell’ascolto profondo, capaci di
ascoltare senza reagire, senza giudicare e senza dare colpe. In questo modo,
intorno a questa persona e a tutti quelli coinvolti si verrebbe a creare
un’atmosfera di sostegno e così, sapendo di essere realmente ascoltati, si
sentirebbero in grado di condividere liberamente ciò che hanno da raccontare.
Dopo aver ascoltato per un certo periodo di tempo, potremmo avere bisogno di fare una pausa per permettere a ciò che è stato detto di penetrare nella nostra coscienza. E risponderemo solo quando ci sentiremo calmi e lucidi, ribattendo punto per punto a ciò che è stato detto. La nostra risposta sarà gentile ma senza titubanze in modo tale da aiutarli a scoprire la loro mancanza di comprensione così che smetterebbero di comportarsi in maniera violenta spontaneamente.
Al popolo statunitense io suggerirei di fare tutto ciò che è possibile per recuperare la nostra calma e la nostra lucidità prima di reagire. Rispondere troppo in fretta, prima di avere una chiara comprensione della situazione potrebbe essere molto pericoloso. La prima cosa che possiamo fare è quella di far raffreddare le fiamme della rabbia e dell’odio che sono così forti in noi. Come si è detto in precedenza, è di importanza cruciale osservare la maniera in cui diamo nutrimento all’odio e alla violenza che alberghiamo dentro di noi e prendere degli immediati provvedimenti per arrestare ciò che dà sostentamento al nostro odio e alla nostra violenza.
Quando reagiamo sull’onda della paura e dell’odio, non possediamo ancora una profonda comprensione delle circostanze. La nostra azione sarà solamente una maniera rapida e superficiale di rispondere alla situazione, e da essa non deriveranno veri benefici e guarigione. Ma se aspettiamo ed eseguiamo una pratica che plachi la nostra rabbia, osservando la situazione in profondità e ascoltando con un intenso desiderio di comprendere le radici della sofferenza che sono alla base dell’azione violenta, allora, e solo allora, disporremo di sufficiente capacità di comprensione per rispondere, così da poter ottenere la guarigione e la riconciliazione di tutti quelli coinvolti.
In Sudafrica, la CommissioneTruth and Reconciliation ha fatto degli sforzi per realizzare tutto ciò. Tutte le fazioni coinvolte in azioni di violenza e di ingiustizia hanno accettato di ascoltarsi vicendevolmente in un ambiente sereno e comprensivo, per osservare insieme le radici delle azioni violente e per cercare delle soluzioni. La presenza di stabili guide spirituali è di grande aiuto per creare e mantenere tale ambiente. Possiamo prendere spunto da questo modello per risolvere conflitti che stanno sorgendo proprio in questo istante; non dobbiamo aspettare parecchi anni per metterlo in pratica.
D: Lei è stato un testimone della devastazione causata dalla guerra del Vietnam e allora si era dato da fare per porre fine alle ostilità. Cosa vorrebbe dire a coloro che sono in lutto e pieni di rabbia per aver perso dei cari nell’attacco terroristico?
R: Durante la guerra del Vietnam ho perso alcuni dei miei figli
spirituali quando si spingevano nelle zone dei combattimenti per salvare quelli
che si trovavano sotto le bombe. Alcuni rimasero uccisi dalla guerra e altri
furono assassinati perché furono erroneamente considerati appartenenti
all’altra fazione. Quando vidi i corpi trucidati di quattro dei miei figli
spirituali assassinati in un modo così violento, soffrii profondamente.
Io comprendo la
sofferenza di coloro che hanno perso dei cari in questa tragedia. In situazioni
di grave lutto e dolore dovevo ricercare la serenità per recuperare la mia
lucidità e un cuore di comprensione e compassione. Con la pratica
dell’osservare in profondità, ho compreso che se rispondiamo alla crudeltà con
altra crudeltà le ingiustizie e le sofferenze non faranno altro che aumentare.
Quando ci giunse notizia del bombardamento della cittadina di Bentra in
Vietnam, dove furono distrutte trecentomila abitazioni, e sentimmo i piloti
dire ai giornalisti che avevano dovuto distruggere il villaggio per salvarlo,
rimasi sconvolto e tormentato da rabbia e dolore. In quel frangente praticammo
una meditazione camminata, passeggiando con calma e con gentilezza sulla terra,
per recuperare la nostra calma mentale e la pace del cuore.
Anche se può essere estremamente difficile mantenere un’apertura mentale in tali frangenti, è di cruciale importanza non rispondere in alcun modo fino a quando non si siano recuperate sufficienti calma e chiarezza con le quali investigare la realtà della situazione. Sapevamo che rispondere con odio e violenza avrebbe solamente arrecato un ulteriore danno a noi stessi e ai nostri cari. Iniziammo a praticare per poter entrare in contatto con la sofferenza di quelle persone che ci infliggevano così tanta violenza, per comprenderle meglio e anche per comprendere meglio noi stessi. Con questa comprensione riuscimmo poi a generare compassione e ad alleviare la nostra sofferenza così come quella degli altri.
D: Qual è la «retta
azione» da intraprendere per rispondere all’attacco terrorista? Dovremmo
cercare giustizia con un’azione militare? O tramite un processo? Un’azione
militare e/o la ritorsione possono essere giustificate se possono impedire che
in un futuro altri innocenti siano uccisi?
R: Ogni forma di violenza è ingiusta. Le fiamme dell’odio e della
violenza non possono venire spente aggiungendo al fuoco altro odio e altra
violenza. L’unico antidoto alla violenza è la compassione. E di cosa è fatta la
compassione? Di comprensione. Come è possibile provare compassione quando non
c’è comprensione, come possiamo cominciare ad alleviare la grande sofferenza
che abbiamo davanti agli occhi? La comprensione, quindi, è l’unica base stabile
sulla quale costruire la nostra compassione.
Come possiamo raggiungere una capacità di comprensione e di introspezione in
grado di guidarci attraverso questi momenti così difficili come quelli che
stiamo vivendo adesso negli Stati Uniti? Per comprendere, dobbiamo trovare modi
di comunicare così da poter ascoltare coloro che stanno disperatamente cercando
la nostra comprensione: perché un atto di tale violenza è un disperato
tentativo di richiamare la nostra attenzione, è una richiesta di aiuto.
Come possiamo ascoltare
in maniera serena e lucida così da non sopprimere immediatamente lo sviluppo
della nostra comprensione? Dobbiamo valutare questa situazione come una
nazione: come creare delle opportunità perché si manifesti l’ascolto profondo
così che la nostra risposta alla crisi attuale possa sorgere da una mente
serena e lucida. La lucidità è una grande offerta che possiamo donare in questo
frangente.
Ci sono persone che vogliono una sola cosa: vendetta. Nelle scritture
buddhiste, il Buddha ha detto che ricorrere all’odio per rispondere all’odio
porterà solo un incremento dell’odio. Ma se facessimo ricorso alla compassione
per abbracciare coloro che ci hanno ferito, sarebbe un passo importante per
disinnescare le bombe che si trovano nei nostri e nei loro cuori.
Ma come possiamo
generare una goccia di compassione che possa spegnere il fuoco dell’odio? Come
sappiamo, nei supermercati non vendono la compassione. Se la vendessero, non
dovremmo fare altro che portarla a casa e potremmo risolvere il problema
dell’odio e della violenza nel mondo molto facilmente. Ma la compassione si può
solo generare nel nostro cuore mediante la pratica.
Gli Stati Uniti stanno bruciando nelle fiamme dell’odio. Per questo motivo
dobbiamo dire ai nostri amici cristiani: «Siate i figli di Cristo». Dovete far
ritorno a voi stessi e guardare in profondità per scoprire il perché di questa
violenza. Perché c’è così tanto odio? Cosa si nasconde sotto tutta questa
violenza? Perché odiano in maniera così estrema che sono pronti a sacrificare
se stessi e causare così tanta sofferenza a tante altre persone? Perché questi
giovani, pieni di vitalità e di forza, hanno scelto di sacrificarsi per
commettere una tale violenza? Questo è ciò che dobbiamo cercare di comprendere.
Dobbiamo, naturalmente, cercare un modo per porre fine alla violenza. Se è
necessario, dobbiamo mettere i responsabili in prigione. Ma la cosa veramente
importante è guardare in profondità e domandarci «Perché è accaduto? Qual è la
nostra responsabilità in quello che è accaduto?» Forse non ci hanno compreso.
Ma cos’è che li ha resi incapaci di comprendere al punto da renderli capaci di
odiarci così tanto?
Il metodo del Buddha è di guardare in profondità per vedere la sorgente della sofferenza, la sorgente della violenza. Se alberghiamo della violenza dentro di noi, ogni azione può farla esplodere. L’energia dell’odio e della violenza può essere notevolissima e quando la osserviamo in un’altra persona proviamo dispiacere per lei. Quando proviamo dispiacere, la goccia di compassione fa la sua comparsa nei nostri cuori e ci sentiamo molto più felici e molto più in pace con noi stessi. Quell’empatia produce il nettare della compassione in noi stessi.
Quando venite al monastero, lo fate per imparare a fare questo, così che ogni volta che soffrite o che vi sentite arrabbiati sapete come guardare in profondità per permettere alla goccia della compassione nei vostri cuori di fuoriuscire dai vostri cuori e di porre fine alla febbre della rabbia. Solo la goccia della compassione può estinguere le fiamme dell’odio
Dobbiamo guardare in profondità e con onestà alla nostra situazione attuale. Se siamo in grado di osservare le fonti della sofferenza in noi stessi e nell’altra persona, possiamo cominciare a disfare il ciclo di odio e violenza. Quando la nostra casa è in fiamme, dobbiamo spegnere il fuoco prima di investigarne le cause. Analogamente, se spegniamo la rabbia e l’odio nel nostro cuore avremo una possibilità di investigare profondamente la situazione con chiarezza e capacità introspettive, così da poter determinare tutte le cause e le condizioni che hanno contribuito a creare quell’odio e quella violenza che stiamo sperimentando in noi e nel nostro mondo.
La «retta azione» è l’azione che spegne le fiamme dell’odio e della violenza.
D: Crede nell’esistenza
del Male? E se sì, considera i terroristi delle persone malvagie?
R: Il Male esiste. Anche Dio esiste. Il Male e Dio sono due aspetti di
noi stessi. Dio è quella grande comprensione, quel grande amore dentro di noi.
Ed è anche ciò che noi chiamiamo Buddha, la mente illuminata capace di vedere
attraverso l’ignoranza.
Cos’è il male? È quando la faccia di Dio, il volto del Buddha, dentro di noi è celato. Dipende da noi scegliere se la parte del male diventi predominante o se far risplenda il lato di Dio e di Buddha. Anche se talvolta la faccia della grande ignoranza, o del male, si può manifestare prepotentemente, ciò non vuol dire che Dio non sia là.
Nella Bibbia è detto chiaramente «Perdonali, perché non sanno quello che fanno». Ciò vuol dire che un atto maligno è un’azione di profonda ignoranza e di incomprensione. Forse dietro un’azione maligna si nascondono molte percezioni errate; dobbiamo comprendere che le radici del male sono l’ignoranza e l’incomprensione. Ogni essere umano ha in sé tutti gli elementi di grande comprensione, di grande compassione, ma anche quelli di ignoranza, odio e violenza.
D: Nel suo nuovo
libro Anger[Rabbia, NdR] offre un esempio di «ascolto
compassionevole» come uno strumento per guarire le famiglie. Questo strumento
può essere usato a livello nazionale? E se sì, come potrebbe funzionare?
R: L’estate scorsa un gruppo di palestinesi e di israeliani è venuto a
Plum Village, il centro di pratica nella Francia meridionale dove abito, per
imparare e per praticare l’arte dell’ascolto profondo e della parola amorevole.
Ogni estate a Plum Village arrivano circa 1600 persone da oltre una dozzina di
paesi per ascoltare e per imparare a portare la pace e la comprensione nelle
loro vite quotidiane. Il gruppo di palestinesi e di israeliani partecipava alle
attività giornaliere: meditazione camminata, meditazione seduta, e consumava i
pasti in silenzio. Inoltre hanno anche ricevuto insegnamenti su come ascoltare
e come parlarsi reciprocamente in maniera da rendere possibile una maggiore
comprensione e una maggiore pace fra di loro sia come individui che come
nazioni.
Con la guida e il sostegno dei monaci e delle monache si sono seduti e hanno ascoltato l’altro gruppo. Quando una persona parlava nessuno la interrompeva. Tutti praticavano la consapevolezza del respiro e dell’ascolto in modo che l’altra persona si sentiva ascoltata e compresa.
Quando una persona parlava, si asteneva dall’usare parole di biasimo, di odio e condanna. Parlavano in un’atmosfera piena di fiducia e rispetto. I palestinesi e gli israeliani che hanno partecipato a questi gruppi di dialogo sono rimasti estremamente turbati nello scoprire che la paura era causa di sofferenza per entrambi i gruppi. La pratica dell’ascolto profondo è stata molto apprezzata e furono fatti dei preparativi per poterla condividere con altri una volta tornati a casa.
La nostra raccomandazione agli israeliani e ai palestinesi fu di parlare delle loro sofferenze, delle loro paure e della loro disperazione in un’assemblea pubblica che potesse essere ascoltata da tutto il mondo. Avremmo tutti avuto la possibilità di ascoltare senza giudicare e senza condannare, per comprendere ciò che si prova in entrambi gli schieramenti. Questo modo di agire avrebbe preparato il terreno della comprensione perché si potesse procedere a negoziati di pace.
Ora la stessa situazione si sta verificando fra il popolo statunitense e i popoli delle nazioni islamiche e arabe. C’è molta incomprensione, e la mancanza di quel genere di comunicazione ostacola la nostra abilità di risolvere pacificamente le difficoltà.
D: La compassione occupa un ruolo rilevante all’interno del buddhismo e della pratica buddhista. Ma in questo momento sembra impossibile fare appello a un sentimento di compassione verso i terroristi. È realistico pensare che la gente possa provare vera compassione anche ora?
R: Senza comprensione, la compassione è impossibile. Quando comprendi la sofferenza degli altri non devi sforzarti per provare compassione, la porta del tuo cuore si aprirà da sola. Tutti i dirottatori erano così giovani e ciononostante hanno sacrificato le loro vite, per cosa? Perché lo hanno fatto? Quale profonda sofferenza era presente in loro? Per comprendere tutto questo bisogna fare ricorso all’ascolto profondo e a un’osservazione profonda.
Avere compassione in questo momento significa attuare un grande atto di perdono. Per prima cosa possiamo abbracciare la sofferenza, sia al di fuori che dentro gli Stati Uniti. Dobbiamo prenderci cura delle vittime all’interno del nostro paese e anche avere compassione per i dirottatori e per le loro famiglie perché anche loro sono vittime dell’ignoranza e dell’odio. In questa maniera possiamo veramente praticare la non discriminazione. Non dobbiamo aspettare molti anni o decenni per realizzare la riconciliazione e il perdono. Abbiamo bisogno di una scossa adesso per non permettere che l’odio abbia il sopravvento sui nostri cuori.
D: Crede che le cose
accadano per un motivo? Se è così, qual è la ragione per l’attacco agli Stati
Uniti?
R: I motivi profondi per la situazione attuale sono da ricercare nel
modo in cui consumiamo. I cittadini degli Stati Uniti consumano circa il 60%
delle risorse energetiche mondiali, ma rappresentano soltanto il 6% della
popolazione del pianeta. I bambini degli Stati Uniti quando finiscono le scuole
elementari hanno visto in televisione 100.000 atti di violenza. Un’altra
ragione dell’attuale situazione è la nostra politica estera, e l’incapacità di
prestare ascolto profondo. Non facciamo ricorso all’ascolto profondo per
comprendere le sofferenze e i veri bisogni dei popoli delle altre nazioni.
D: Quale pensa che
possa essere la risposta più efficace da un punto di vista spirituale a questa
tragedia?
R: Possiamo cominciare proprio qui e ora a fare in modo di calmare la
nostra rabbia, di guardare in profondità alle radici dell’odio e della violenza
nella nostra società e nel nostro mondo, e ad ascoltare con compassione per
poter sentire e comprendere ciò che non avevamo ancora avuto modo di ascoltare
e capire. Quando la goccia di compassione comincia a formarsi nei nostri cuori
e nelle nostre menti, cominceremo a sviluppare risposte concrete per la
situazione attuale. Dopo aver ascoltato e osservato profondamente, potremmo
cominciare a sviluppare l’energia della fratellanza tra tutte le nazioni, che è
l’eredità spirituale più profonda di tutte le tradizioni religiose e culturali.
In questa maniera la pace e la comprensione nel mondo aumenteranno giorno per
giorno.
Sviluppare la goccia di compassione nel nostro cuore è l’unica risposta spirituale efficace all’odio e alla violenza. Questa goccia di compassione sarà il risultato di essere stati capaci di calmare la nostra rabbia, di aver guardato in profondità le radici della violenza, di aver praticato l’ascolto profondo e di aver saputo comprendere la sofferenza di tutti coloro che sono coinvolti in azioni di odio e di violenza.
Traduzione di Emanuele Basile
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