La costruzione della pace dal Novecento a oggi.
Mostra transmediale di storie di nonviolenza
Inaugurazione venerdì 2 novembre 2018 | ore 17.30 presso i locali del Centro Studi Sereno Regis, Via Garibaldi 13 a Torino
La mostra sarà aperta dal 3 novembre al 1 dicembre 2018 con ingresso gratuito:
- dal lunedì al venerdì, visite guidate per le scuole, con due turni: 9 – 11.00 e 11.30 – 13,30.
- giovedì e venerdì, dalle ore 17 alle ore 20
- sabato e domenica, dalle ore 10 alle ore 19
Accedi al sistema di prenotazione automatica della visita guidata,
indicando nome e cognome del/la docente, mail, un recapito telefonico,
e nelle note del modulo, scuola, classe, numero di studenti e materia di insegnamento.
Con il patrocinio della Città di Torino e il sostegno della Fondazione CRT e i fondi dell’Otto per Mille della Chiesa Valdese. Media partner Radiotelevisione Svizzera ed eHabitat
Semi di pace
Che cosa intendiamo dicendo “cento anni di pace”? Vogliamo mostrare che «in mezzo alla morte persiste la vita, in mezzo alla menzogna persiste la verità, in mezzo alle tenebre persiste la luce» (M.K.Gandhi) . In mezzo all’inferno della guerra persistono sorgenti genuine di pace giusta. E’ sbagliato disperare e lasciare che la violenza sia vista come regina della storia.
La migliore delle paci è quella invece della guerra, che si attua preventivamente col gestire i conflitti senza violenza. Una pace desiderata come un sollievo, nonostante i suoi limiti, è quella che viene dopo una guerra. Altrettanto coraggiosa e ammirevole è l’azione di pace fatta durante la guerra, che pone le basi alternative e sostanziali per il superamento della logica distruttiva della guerra stessa. Ci sono semi di pace nel travagliato cammino umano, che attendono di essere visti, coltivati, curati. Non trionfano, ma promettono, perciò ci impegnano.
Cerchiamo queste azioni promettenti nel mezzo delle diverse violenze del Novecento. E le riconosciamo in ogni atto che limita la violenza e riduce le sofferenze, ma specialmente le vediamo nelle lotte nonviolente. Sono lotte perché non sopportano le ingiustizie e vogliono attivamente liberarne le comunità umane. Sono nonviolente perché scelgono di non usare la violenza omicida e distruttiva, ma le forze propriamente umane del coraggio, dell’empatia, dell’unità, della resistenza, della disobbedienza civile, dellaorganizzazione politica alternativa.
Il nostro obiettivo
Vogliamo evidenziare e far conoscere alcune delle tante realtà di nonviolenza attiva, positiva, poco riconosciute nell’immaginario dominante di questi ultimi cento anni, per rendere onore a chi ha lottato con questi mezzi per liberare l’umanità da ogni forma di offesa alla vita, alla dignità, alla pace tra i popoli e con i sistemi naturali che ci ospitano. E per offrire parole di fiducia e di speranza a chi – come noi – è convinto che questa forma di lotta sia la sola via possibile per costruire un futuro in cui l’umanità possa vivere in pace entro i limiti biofisici che il nostro pianeta offre.
La mostra è organizzata in tre sezioni:
Mentre l’uragano della guerra continua ad infuriare, sradicando le anime
più salde e travolgendole nel suo turbine furioso, io continuo il mio umile
pellegrinaggio cercando di scoprire sotto le rovine i rari cuori rimasti fedeli
all’antico ideale della fraternità umana.
(Romain Rolland, Au dessus de la mélée, 1915)
Prima sezione – No alla guerra: superare l’idea di nemico
- pace dentro la guerra; resistenza contro la guerra e resistenza civile
- movimenti e azioni nonviolente contro il militarismo, e per l’ obiezione di coscienza, movimenti antinucleari
- l’alternativa nonviolenta alla guerra: un’altra difesa è possibile
Noi siamo poveri e ignoranti, ma non ci manca nulla, perché Gandhi ci ha insegnato la lezione della nonviolenza.
[…] Oggi gli inglesi hanno paura della nostra nonviolenza.
Un pashtun nonviolento, dicono, è più pericoloso di un pashtun violento.
Khan Abdul Ghaffar Khan (1890 – 1988).
Seconda sezione – “Satyagraha”: la forza della nonviolenza per costruire giustizia
- resistenza nonviolenta contro il colonialismo
- movimenti per i diritti civili e la giustizia economica e sociale
- resistenza nonviolenta contro occupazioni, dittature e totalitarismi
Se il sé si espande fino a includere il mondo naturale, i comportamenti che portano alla distruzione del mondo saranno vissuti come auto-distruzione. (Roszak, Gomes, & Kanner, 1995).
Terza sezione – Gaia, la nostra casa comune: fare la pace con la Natura
- resistenza contro le violenze verso i socio-eco-sistemi
- dall’ecocidio all’inclusione
Tre prospettive
Il lavoro che ci ha impegnati nella ricerca del materiale per l’allestimento della mostra ha messo in evidenza la differenza di conoscenze e di competenze di ciascuno: confrontare e integrare i tre sguardi ci ha permesso di acquisire una consapevolezza nuova sulle straordinarie potenzialità di una visione che – superando i vincoli di esperienze e saperi necessariamente circoscritti – propone una prospettiva di grande respiro, in cui emergono naturalmente le interconnessioni e le sinergie.
Esperienze di resistenza nonviolenta
La prima sezione propone di far vedere che la storia non è solo violenza, ma che nella storia si possono rintracciare tracce di nonviolenza, come forza diversa dalla violenza nella gestione dei conflitti. L’attenzione è portata alle dinamiche di relazione interpersonale che caratterizzano gli eventi descritti nel corso del tempo: usare il proprio potere interiore, sviluppare empatia nei confronti del ‘nemico’, contenere la violenza, difendersi senza aggredire…
Geografie di resistenza nonviolenta
Nella seconda sezione lo sguardo si fa più sincronico: trasformazioni politiche, economiche, tecnologiche in tante parti del mondo danno luogo a forme di opposizione nonviolenta contro poteri oppressivi, che si esprimono in modi diversi a seconda delle tradizioni e dei contesti socio-culturali, soprattutto nel Sud del mondo.
Noi siamo natura
Nella terza sezione viene messo in luce il carattere nonviolento di tante forme di protezione e salvaguardia degli ambienti naturali, e delle lotte che da metà Novecento in poi vedono impegnate comunità locali, popolazioni indigene e – in tempi più recenti – la società civile contro il saccheggio delle risorse, il degrado degli ambienti di vita, nella consapevolezza crescente che la violenza contro Madre Terra è al tempo stesso violenza contro l’umanità.
Sinergie attuali
Nel ripercorrere cento anni di impegno per la pace sono emerse confluenze e sinergie promettenti per un impegno collettivo condiviso. Per questo ci è sembrato importante offrire ai visitatori tre pannelli di sintesi:
- presenze e potenzialità delle donne
- la forza dei movimenti
- un drammatico punto di svolta: il nucleare