In Palestine 1, dv pal colore, 5′, di Sandra Assandri

SINOSSI

Una soggettiva della telecamera che si avvivina al muro in tre punti del suo percorso. Il muro che si vede all’inizio è alto e grigio, coperto di pitture, scritte e graffiti… da un’auto lo affianco e lo filmo. Poi, a Betlemme, attraverso questo confine irreale entrando in camminamenti con sbarre, tornelli e altre strutture metalliche sempre piu imponenti, sempre più minacciose. La telecamera è nascosta. A Erez è quasi impossibile filmare. La struttura è enorme. I camminamenti, ampi e deserti, non finiscono mai. il muro, ora grigio e lontano, ora vicino e dipinto di rosa-polvere, incombe. Ovunque reti, filo spinato, griglie, inferriate, fino ad un punto in cui teli a brandelli e cemento sventrato dicono di una recente esplosione. Poi ancora macerie, detriti, resti di costruzioni irriconoscibili… e, infine,… la Stricia di Gaza, le case, le auto, gli abitanti…

DICHIARAZIONE DELLA REGISTA

Il video non è una metafora, mostra immagini reali di una storia vera, di tematica contemporanea, tra le più calde e urgenti da risolvere. Affronta il problema del muro costruito dagli israeliani e vuole esserne un’ ulteriore denuncia. Ho montato senza troppi interventi, immagini colte soprattutto durante l’attraversamento di Erez, contrastanti per ritmo e struttura, ma, spero, adeguate nel restituire la straniante atmosfera della situazione. Non è stato inserito nessun dialogo parlato (ne’ acquisito in presa diretta, ne’ aggiunto successivamente), ma solo suoni registrati durante il percorso o derivati da questi e musica composta dal gruppo Checkpoint 303 che lavora a partire da suoni reali x ricostruire con una trascrizione ritmica i paesaggi sonori del medio oriente.

IN PALESTINE 2, dv pal colore, 4′, di Franca Balsamo

SINOSSI

Come la porta di una prigione tra Gerusalemme e Ramallah. il checkpoint di Qalandiya, si frappone alla libertà di movimento e di vita di donne e uomini che l’attraversano quotidianamente per andare a lavorare, per incontrare i loro familiari, per raggiungere scuole, mercati o qualsiasi altro servizio. I bambini imparano, fin dalla prima infanzia, a vivere in un mondo di sbarramenti, di inferriate, reti metalliche, sbarre d’acciaio.

DICHIARAZIONE DELLA REGISTA

Le riprese sono state fatte nel gennaio 2006 in occasione di un viaggio nei territori palestinesi occupati, durante le elezioni cui partecipavo come osservatrice internazionale per l’Associazione Action for Peace. Tutti i check point in Israele-Palestina sono zona militare sotto il controllo dell’esercito israeliano e ogni fotografia o ripresa è proibita. La telecamera è stata dunque tenuta seminascosta. Ciononostante, la mia collaboratrice Giulia Daniele ed io siamo state fermate e interrogate a lungo, chiuse in uno stretto gabbiotto, da militari intenzionati a requisirci telecamera e cassetta. Solo grazie al ruolo di osservatrici internazionali abbiamo potuto evitare il sequestro e portare a casa le riprese, che abbiamo poi montato senza troppi interventi tecnici per restituire il vissuto soggettivo delle persone che vivono quotidianamente la situazione.

 

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