Gli invisibili… in India e nel mondo …diventano coro

Elena Camino

Un incredibile silenzio

In una recente video-intervista realizzata dal Direttore dell’Istituto di Ricerca Sociale Tricontinental e giornalista Vijay Prashad sulla rivista on-line Newsclick, la scrittrice e attivista Arundhati Roy – commentando il fatto che il Primo Ministro Modi ha annunciato il lockdown dicendo  ‘avete quattro ore di tempo per chiudervi dentro’ – osservò:  “Il Primo Ministro si comporta come se i suoi cittadini  fossero forze ostili, che necessitano l’imboscata, che devono essere colti di sorpresa, di cui non ci si può fidare.” 

Arundhati Roy riferì alcuni commenti della gente – alcune tra le centinaia di migliaia che nel giro di poche ore furono costrette ad abbandonare le grandi città dove lavoravano per cercare di raggiungere i villaggi di origine, lontani anche migliaia di km –   che le dicevano: “Forse lui non sa che esistiamo…” 

Anche in Italia la gente non sa che esistono centinaia di milioni di contadini che stanno drammaticamente subendo le conseguenze sanitarie e le altrettanto devastanti conseguenze socio-economiche derivanti dalle decisioni prese dal governo indiano. Il Paese, con 1 miliardo e 380 milioni di persone, subito a ridosso della Cina (1 miliardo e 400 milioni), ospita il 17,7% della popolazione mondiale. Ma non fa quasi mai notizia sui nostri giornali… neppure adesso che è stata teatro del più grande sciopero mai avvenuto nel mondo.

… mentre Wikipedia è aggiornato

Nel silenzio dei media, per fortuna qualche informazione si può ottenere da wikipedia: è in atto una protesta contro tre leggi sull’agricoltura approvate dal Parlamento indiano nel 2020, che sono state descritte come “leggi anti-agricoltori” dai sindacati degli agricoltori, mentre altri dicono che lascerebbero gli agricoltori alla “mercé delle corporazioni”. Poco dopo l’approvazione delle leggi sono iniziate le proteste: dai due stati del Punjab e dell’Haryana ha preso il via un movimento, “Delhi Chalo” (Andiamo a Delhi).  Decine di migliaia di contadini si sono diretti verso la capitale, dove hanno trovato la polizia che li ha fermati con il lancio di cannoni d’acqua e gas lacrimogeni. Al 30 novembre erano tra 200.000 e 300.000 le persone accampate intorno a Delhi. 

Sono più di 500 i sindacati di contadini che stanno protestando. E a venire in loro appoggio si sono aggiunti i sindacati dei trasportatori, che rappresentano più di 14 milioni di persone.

Dopo il rifiuto del governo ad accogliere le richieste dei contadini, è in programma un’azione per l’8 dicembre, con cui gli organizzatori intendono coinvolgere tutta l’India.  

Proteste nonviolente contro la violenza dello stato

Un aspetto straordinario di questa grande manifestazione è la sua natura nonviolenta. I contadini hanno manifestato pacificamente – salvo qualche lancio di pietre – mentre le violenze sono state compiute dalla polizia.

Dopo due giorni di scontri, cannoni ad acqua e sassate, il 3 dicembre i dimostranti sono entrati a Delhi.  Si attende l’arrivo di tantissimi altri contadini nei prossimi giorni.

Personale dei servizi di sicurezza minacciano un anziano contadino con i bastoni mentre cerca di passare il confine Delhi-Haryana(PTI).

Scene da un campo di protesta dei contadini: difficile che il governo Modi possa spegnere questo movimento: vi è consapevolezza che il governo sta vendendo l’India alle multinazionali, e determinazione e chiarezza nell’opporvisi.

Si allestisce una cucina comunitaria gratuita in un gruppo di dimostranti Sikh. Foto di Saba Naqvi, fonte scroll.in

Il partito del Congresso e altri gruppi politici si sono uniti ai partiti di opposizione per offrire sostegno all’iniziativa ‘Bharat Bandh’ organizzata dai sindacati dei contadini per l’8 dicembre: accampati da 11 giorni nelle varie periferie di Delhi, chiedono al governo di ritirare le nuove leggi riguardanti il mercato agricolo.

Non solo politici: attori, sportivi, membri della società civile in questi giorni stanno esprimendo solidarietà alle dimostrazioni dei contadini.

Un’intervista realizzata da ‘Democracy now’ a un noto giornalista esperto in questioni rurali – Palagummi Sainath – è stata tradotta per il Centro Studi Sereno Regis da Daniela Bezzi: la potete leggere qui:


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