La sfida di Gaia. Il nuovo regime climatico | Recensione di Cinzia Picchioni

Bruno Latour, La sfida di Gaia. Il nuovo regime climatico, Meltemi 2020, pp. 424, € 24,00, prefazione di Luca Mercalli 

Quattrocentoventiquattro pagine! Di certo non ho potuto – come in altri casi – leggere tutto il libro per scriverne una recensione, o sarebbe stata pubblicata troppo tardi!!

Allora – mi son detta – «scelgo» una delle 8 Conferenze e leggo quella, per cominciare. Cerco… negli utili piccoli «sommari» sotto i singoli titoli e trovo Laudato sì’! Comincio da lì…, e trovo solo una piccola citazione – ripetuta in Bibliografia – in cui l’autore (Latour) si ricrede sul fatto di non voler citare san Francesco «troppo sentimentalismo, troppo buonismo», p. 394, perché invece, leggendo papa Francesco – e non il santo – scopre che del Cantico «con la sua schietta verve, ne faceva una nuova versione del Manifesto del partito comunista, riconnettendo finalmente l’ecologia alla politica e senza disprezzare peraltro la scienza», p. 394.

Cominciamo bene! 

Il libro è pubblicato con il contributo alla traduzione del CNL (Centre National du Livre) di Parigi, e raccoglie le 6 Conferenze Glifford tenute da Bruno Latour nell’àmbito della «religione naturale»:

Le prime 2 riguardano la nozione di potenza d’agire (che traduce il termine inglese agency), indispensabile per consentire gli scambi fra domini e discipline finora distinti;

la 3a e la 4a introducono i due personaggi principali: Gaia e l’Antropocene; la 5a e la 6a definiscono quali siano i popoli in lotta per l’occupazione della Terra, e trattano la questione geopolitica relativa alle lotte; più c’è una 7a conferenza, un discorso pubblicato nel 2014; infine, rimaneggiando il materiale, l’autore ha aggiunto un nuovo capitolo, la Conferenza VIII, che conclude il libro, insieme a 20 pagine di Bibliografia (dove si trova citata l’Enciclica Laudato sì’, come accennato). A proposito di multi-medialità aggiungo l’interessante sito dell’autore (bruno-latour.fr) e vi invito a visionare/ascoltare l’opera teatrale Gaia Global Circus, come indicato da Latour nelle primissime pagine della sua Introduzione (pp. 20-21, note 1-2-3).

Neologismi e «detti» da ricordare

Clima-scetticismo, che non ha bisogno di spiegazione è un’utile parola per non fare il lungo discorso «quelli-che-dicono-che-il-riscaldamento-globale-non-esiste-e-che-il-caldo-c’è-sempre-stato-eccetera».

Il detto di p. 75 – «la prima vittima della guerra è la verità» – ha invece bisogno di spiegazione, a partire da chi l’ha «detto» il detto? Me lo sono chiesto e una breve ricerca ha svelato il mistero. Mistero, proprio, perché si tratta di Eschilo! I Misteri Eleusini, ricordate? Eleusi è la città a circa 20 km da Atène in cui Eschilo nacque (nel 525 a.C., da una famiglia aristocratica) e visse, respirandone l’aria «misterica». Il clima di religiosità che caratterizza Eleusi spinge Eschilo a coltivare con attenzione la sua spiritualità. Sembra anzi che lui stesso sia stato iniziato ai misteri eleusini, svolti annualmente nel tempio dedicato alla dea Demetra. La frase originaria attribuita a Eschilo è questa: «In guerra la verità è la prima vittima», ma il senso non cambia, solo le parole sono messe in un altro ordine.

La Conferenza I è un pugno nello stomaco!

«Non c’è mai tregua, ogni mattina ricomincia tutto da capo. Un giorno, l’innalzamento delle acque; […] la sera, la scomparsa accelerata dei ghiaccia; […] il tasso di CO2 nell’atmosfera è sempre più elevato; […] quanto all’oceano, a ogni campagna di misurazione risulta sempre più acido. È quel che i giornali definiscono vivere nell’epoca della “crisi ecologica”. […] Se fosse soltanto una crisi! […] si dovrebbe parlare piuttosto di […] una profonda mutazione nel nostro rapporto con il mondo. E, tuttavia, non credo sia questo il caso […]. Se si trattasse davvero di una mutazione radicale, saremmo già tutti impegnati a modificare le basi della nostra esistenza da cima a fondo. […] Guarderemmo indietro all’epoca della “grande guerra ecologica” con la fierezza di chi ha rischiato di soccombere, ma ha saputo ribaltare la situazione a proprio vantaggio, grazie alla prontezza di reazione e alla mobilitazione totale della forza dell’ingegno. […] Ma, ecco, […] l’impressione è che siamo divenuti coloro che avrebbero potuto agire trenta o quarant’anni fa – e che non hanno fatto nulla o quasi. […] Come non sentire su di noi la vergogna di aver reso irreversibile una situazione perché abbiamo semplicemente tirato dritto come sonnambuli mentre l’allarme suonava? Eppure gli avvertimenti non sono mancati. […] Le sirene hanno suonato, ma sono state disattivate a una a una. Abbiamo aperto gli occhi, abbiamo visto, abbiamo saputo, abbiamo tirato dritto tenendo gli occhi ben serrati! Se ci stupiamo, leggendo I sonnambuli di Christopher Clark [Laterza 2013, NdR] di vedere l’Europa precipitare, nell’agosto 1914, nella Grande guerra con cognizione di causa, come non sbalordirci nell’apprendere retrospettivamente con quale conoscenza esatta delle cause e degli effetti l’Europa […] è precipitata in quest’altra Grande guerra che, apprendiamo ora meravigliati, avrebbe già avuto luogo – e che abbiamo probabilmente perso?» (pp. 28-31).

Eccetera…


L’autore

Bruno Latour, filosofo, antropologo e sociologo delle scienze, è professore ordinario all’Istituto di studi politici di Parigi (spesso designato con l’apocope SciencesPo). Autore di numerose opere e articoli sull’antropologia del mondo moderno, ha pubblicato, fra i suoi scritti più noti: Non siamo mai stati moderni (1995), La scienza in azione (1998), Politiche della natura (2000) e Il culto moderno dei fatticci (Meltemi, 20172).


Dal sito della casa editrice, Meltemi: Gaia non è il Globo, né la Madre Terra; non è una dea pagana e neppure la Natura così come l’abbiamo immaginata finora. Eppure, a causa degli effetti imprevisti della storia umana, quel che chiamavamo Natura abbandona ora le quinte e sale sulla scena. L?aria, gli oceani, i ghiacciai, il clima, il suolo: tutto quel che abbiamo reso instabile interagisce con noi. La vecchia Natura scompare e lascia il posto a un essere di cui è difficile prevedere le manifestazioni: Gaia. In questo libro sconvolgente come una profezia, Bruno Latour, fra i massimi antropologi contemporanei, esamina le innumerevoli e ambigue figure di Gaia per districare gli aspetti etici, politici, teologici e scientifici che la nozione ormai obsoleta di Natura aveva confuso, alla ricerca di una rinnovata solidarietà universale.


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