Sanità e Resistenza. La registrazione della conferenza di Medicina Democratica

Si è svolto lo scorso 24 aprile su una piattaforma on-line, in occasione del 75° anniversario della Liberazione dall’occupazione nazifascista, una conferenza pubblica partecipata dal titolo Sanità e Resistenza.

Infatti la Resistenza non è stata solo una lotta contro il fascismo e il nazismo e per la conquista dell’indipendenza, ma anche per la creazione di una società nuova e di strutture nuove.

Nel settembre del 1945, su incarico del Comitato di Liberazione del Veneto, una commissione presieduta dal prof. Augusto Giovanardi (igienista dell’università di Milano) ha presentato un progetto di riforma dell’Ordinamento Sanitario che prevedeva:

  • L’unificazione dei servizi di Sanità pubblica e di Assistenza sanitaria, creando al vertice del sistema, il Ministero della Sanità e dell’Assistenza;
  • Il decentramento delle attività sanitarie ed assistenziali imperniate su due livelli: uno prevalentemente ordinativo, identificabile con le Regioni e l’altro essenzialmente operativo, corrispondente ai Comuni;
  • L’istituzione a livello locale, nell’ambito dei grandi Comuni e mediante aggregazione dei piccoli e medi Comuni, degli uffici comunali e consorziali di sanità e assistenza, come organismi unitari di erogazione delle prestazioni assistenziali con la veste di Unità Sanitarie Locali, quale elemento base di riassetto dell’assistenza. (cfr.: Augusto Giovanardi: La riforma Sanitaria del CLN del Veneto -, edizione delle Autonomie, Roma, 1978).

Come per la Costituzione repubblicana, le basi fondamentali della Riforma Sanitaria sono sorte dalla Resistenza, anche se sono passati 33 prima di averla come legge (1978) e, quel che è peggio, di vederla progressivamente demolita non molto dopo la sua promulgazione.

Oggi siamo di fronte ad una nuova Resistenza non solo per le provocazioni della Destra rispetto alle celebrazioni del suo anniversario, ma anche per la pandemia da poco scoppiata che non è un fatto del tutto naturale. Si può e si deve dare di essa una lettura politica: certo dobbiamo operare perché finisca, ma non vogliamo che tutto ritorni come prima, dobbiamo perseguire un cambiamento sociale radicale, e, nello specifico per la costruzione di una nuova medicina, di una nuova sanità, che non sia più merce, o più affare, con delle strutture il cui funzionamento e controllo sia basato sulla partecipazione.

“Lungo la storia corre una continua domanda di partecipazione, continuamente negata in nome dell’efficienza” (G.A. Maccacaro)


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