Libano: le condizioni dei profughi siriani ai tempi del coronavirus. Dossier di Operazione Colomba

Tra gennaio e marzo 2020, una serie di eventi locali e internazionali ha scosso il Libano. In seguito alle proteste di ottobre contro la corruzione del governo, a gennaio è stato nominato un nuovo esecutivo, che di fronte alle palesi difficoltà economiche ha dichiarato la possibilità di insolvenza e di bancarotta per la prima volta nella storia del paese.

Il Libano si trova oggi a dover affrontare l’epidemia del Covid-19 in una situazione di grande instabilità economica, con i limiti di un sistema sanitario quasi esclusivamente privato, che esclude una grande parte della popolazione. Questo report riferisce l’impatto di questi cambiamenti sulle condizioni di vita dei profughi siriani in Libano.

Il contesto

Il primo caso di Covid-19 è stato registrato in Libano a marzo 2020, causando la chiusura su larga scala di scuole, università, e spazi pubblici, e seguito da raccomandazioni di auto- isolamento per chiunque presentasse i sintomi del virus.

Mantenere l’auto-isolamento, così come un’igiene adeguata è quasi impossibile per chi vive in condizioni di disagio nei campi profughi o in edifici fatiscenti e sovraffollati. Molti siriani sono combattuti tra la dura decisione di continuare a lavorare, sfidando l’ordine di “rimanere a casa” e rischiando così l’arresto e il contagio, oppure rispettarlo, perdendo così qualsiasi entrata economica per pagare l’affitto, per procurarsi le medicine necessarie a risolvere altri problemi di salute e per accedere a beni di prima necessità.

Marzo è stato anche il mese in cui il Libano ha quasi raggiunto il fallimento economico. Il nuovo Primo Ministro Hassan Diab ha dichiarato che il Libano non è stato in grado di pagare $1.2 miliardi di obbligazioni e che l’ipotesi della bancarotta non può essere esclusa.

Visto il protrarsi della crisi economica e politica, è praticamente certo che il disagio economico del paese legato all’emergenza della pandemia, inciderà in maniera significativa sulla capacità di garantire i servizi di base ai suoi cittadini e al milione circa di rifugiati ospitati.

Nonostante le condizioni strutturali di difficoltà quali: i deportazioni, arresti arbitrari e torture, periodici smantellamenti e sfratti forzati di interi campi profughi, continue restrizioni lavorative, e, infine, generale discriminazione e al ridursi del supporto da organizzazioni internazionali; la situazione per i siriani in Libano vista al tempo dell’emergenza del Covid-19 è raramente stata così precaria.

Questa pressione mette molti siriani nella condizione di preferire l’alternativa del ritorno in patria alla permanenza in Libano, nonostante la totale mancanza di garanzie sulle condizioni di sicurezza in Siria, con l’unica altra opzione di tentare di raggiungere l’Europa via mare.

Raccomandazioni

Operazione Colomba rinnova il proprio appello al Governo italiano, al Parlamento Europeo e alle Nazioni Unite, così come agli Stati membri, singole agenzie ONU e organizzazioni internazionali attualmente impegnate in Libano, per:

  1. Stanziare dei fondi speciali per gestire la situazione di grave emergenza sanitaria ed economica in cui versano migliaia di profughi siriani, palestinesi e la stessa popolazione libanese, così da garantire misure necessarie per far fronte all’impatto sociale del Covid-19.
  2. Sostenere l’amnistia generale e il rilascio immediato dei profughi imprigionati e detenuti illegalmente nelle carceri libanesi, estendendo questa richiesta al rilascio di tutti i prigionieri politici attualmente incarcerati in Siria.
  3. Garantire che il governo libanese assicuri il rispetto delle condizioni prescritte dal diritto internazionale rispettando il principio di non respingimento (non- refoulement), come sancito dall’articolo 3 della convenzione contro la tortura, di cui il Libano è stato firmatario.
  4. Dar sostegno alle organizzazioni della società civile libanese nel processo democratico e nella partecipazione civile e politica nonviolenta, riconoscendo il loro ruolo chiave nel garantire strutture di sostegno sociale e politico ai libanesi, siriani e palestinesi che vivono in Libano.
  5. Condannare la normalizzazione delle relazioni internazionali con il governo siriano, fino a che un accordo politico sia raggiunto.

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