Le domande delle domande
Invece di fare-fare-fare, ancora, come se non stesse succedendo quello che sta succedendo, proviamo a riflettere su ciò che non possiamo fare. Può esserci d’aiuto un libro con le domande delle domande.
Thorwald Dethlefsen e Rüdiger Dahlke (nel loro libro Malattia e destino, Mediterranee, Roma 1986-2000, un long-seller imperdibile) ci insegnarono ad affrontare le malattie – ma anche le cose «negative» che ci capitano.
Chi di noi (io c’ero) cercava, allora come oggi, significati «altri» alle vicende della vita (fortuna/sfortuna) trovò in quel fondamentale libro una strada da percorrere. Oggi, di fronte alla sfida della malattia Covid-19, anche se non siamo direttamente malati, dobbiamo farci le medesime domande che gli autori consigliano di rivolgere a sé stessi:
Che cosa mi impedisce di fare il sintomo?
e
A che cosa mi costringe il sintomo?
Cercando le risposte a queste due semplici domande scopriremo cose inedite di noi, della nostra vita, delle nostre relazioni.
Provate a rispondere – possibilmente scrivendo, si può fare anche in gruppo –, e dopo la prima risposta continuate a farvi le stesse due domande, a scelta, come in un gioco del domino.
Esempio:
- Che cosa mi impedisce di fare il sintomo (il Covid-19)? Uscire
- Che cosa mi impedisce di fare il fatto di non poter uscire? Andare dal parrucchiere
- Che cosa mi impedisce di fare il fatto di non poter andare dal parrucchiere? Tingermi i capelli
- Che cosa mi impedisce di fare il fatto di non potermi tingere i capelli? Sembrare più giovane
- Che cosa mi impedisce di fare il fatto di non poter sembrare più giovane? Ingannarmi sulla mia vera età
- A che cosa mi costringe il fatto di non potermi ingannare sulla mia vera età? Mi costringe a guardare in faccia la realtà e mi insegna ad accettarla
E questo è bene!
Si può andare avanti per ore; si può applicare a ogni cosa, a ogni persona, a ogni vicenda, ci si può divertire anche con cose più leggere e meno impegnative. La legge è sempre la stessa.
Quello fatto è un esempio finito bene, nell’ottica dello yoga, una disciplina che mira a «togliere il velo dell’illusione, maya in sanscrito» e cerca di insegnarci a vedere le cose per come sono, eliminando l’ignoranza – avidya in sanscrito – che causa tutta la nostra sofferenza.
In proposito sono lieta di condividere una «poesia per meditare» che mi è giunta in dono da una conoscente – secoli fa – che ringrazio ancora oggi.
È quel che è
di Erich Fried
È assurdo
dice la ragione
È quel che è
dice l’amore
È infelicità
dice il calcolo
Non è altro che dolore
dice la paura
È vano
dice il giudizio
È quel che è
dice l’amore
È ridicolo
dice l’orgoglio
È avventato
dice la prudenza
È impossibile
dice l’esperienza
È quel che è
dice l’amore
Cinzia Picchioni (Milano, 1958) vive e lavora a Torino. È insegnante di yoga, scrittrice, mamma (non in questo ordine). Si occupa da anni dei temi legati a una vita più «leggera» sul pianeta Terra. Scrive recensioni librarie e articoli nei siti serenoregis.org e leviedeldharma.it.
Tutti i libri pubblicati dall’autrice
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