Il coronavirus non conosce frontiere | Donne in nero di Torino

Nei nostri paesi ormai non si fa che parlare della diffusione del “Coronavirus” o “Covid-19”. La nostra situazione non è facile, ma sappiamo che in questa pandemia sono più a rischio, in tutto il mondo, le persone e i gruppi deprivati di terre, di acqua, di merci, sanità… e di diritti: a casa nostra, i rifugiati, gli homeless, i poveri; altrove gran parte delle popolazioni africane e del “sud del mondo”; o, vicino a noi, i palestinesi, di cui non si sente più parlare.

Nei Territori Palestinesi Occupati in questi giorni si sono registrati i primi casi di persone contagiate dal coronavirus (Betlemme in primis) e l’Autorità Nazionale Palestinese (ANP) ha proclamato lo stato di emergenza in Cisgiordania, con la chiusura delle scuole, delle località turistiche, dei luoghi di culto. Ai palestinesi è stato chiesto di ridurre gli spostamenti fra le città. La Palestina di ospedali ne ha ben pochi, e quei pochi hanno alle spalle anni di devastazioni e di scarsità di risorse, di personale, di possibilità di migliorare le proprie competenze attraverso la ricerca e i contatti con il resto del mondo.

Il governo di Israele ha sigillato i propri confini, però nei confronti dei circa settantamila palestinesi che avevano ottenuto il permesso di entrare per svolgere un lavoro ha allentato la chiusura, per la convenienza di continuare a sfruttare il lavoro palestinese a basso costo. Così alcune migliaia di palestinesi hanno chiesto tale autorizzazione. Ma chi fa quella scelta paga un prezzo molto alto: per due mesi non potrà lasciare Israele e dovrà perciò restare lontano dalla propria casa.

beita adam zuhair

D’altra parte, ci sono situazioni in Palestina in cui la priorità non è restare in casa per evitare rischi di contagio: all’inizio di marzo l’esercito israeliano e gruppi di coloni hanno di nuovo tentato di confiscare le terre di Beita, vicino a Nablus; ma la popolazione sta opponendo senza soste la propria resistenza, continuando a essere presenti su quelle terre. [1]

Al 22 marzo in Palestina 3.570 abitanti nei Territori occupati sono in quarantena, di cui 2.676 nella Striscia di Gaza.

free gaza
Foto di Vincenzo Fiore (da Flickr, CC BY-NC-ND 2.0)

Gaza è il terzo posto più popolato al mondo. Mantenere la “distanza sociale” è impossibile e il virus può diffondersi come un incendio. A causa dell’assedio israeliano, il sistema sanitario è del tutto impreparato a gestire questa pandemia.

Il 97% dell’acqua non è potabile, l’elettricità è razionata e le forniture mediche e il personale erano già prima estremamente scarsi. Le autorità sanitarie avvisano che il contenimento e il trattamento della malattia sarà impossibile sotto l’assedio israeliano” [2].

Le  autorità palestinesi hanno annunciato il 21 marzo i primi due casi di coronavirus nella Striscia di Gaza. I due casi sono uomini palestinesi tornati a Gaza dal Pakistan attraverso il varco di Rafah giovedì 21 marzo. Sono risultati positivi al test.

Intanto, in questo periodo in cui l’attenzione mediatica e politica del mondo va quasi soltanto alla pandemia, il governo israeliano continua a mettere in atto quell’ulteriore smembramento della Palestina cui si sente autorizzato dal cosiddetto “accordo del secolo”, deciso da Trump senza neppure interpellare i palestinesi: annessione a Israele degli insediamenti, dell’intera città di Gerusalemme, delle alture del Golan e della Valle del Giordano, con il trasferimento forzato della popolazione che ora abita quelle terre.

Noi continuiamo a cercare di mantenere alta la nostra attenzione, di riflettere, di non dimenticare: le ingiustizie, e le politiche che le costruiscono, ci sono ancora, ci sono anche vicino a noi.

Per questo vi invitiamo ad aderire alle proposte dell’ASGI (Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione) sull’impatto che il Covid-19 produce sui diritti delle cittadine e cittadini stranieri nel nostro paese.

Leggi il documento completo:

Per aderire:

Donne in Nero della Casa delle Donne di Torino

27.3.2020


[1] “Stand with the Palestinians of Beita as They Protect Their Land”, Jewish Voice for Peace. http://jewishvoiceforpeace.org

[2]Codepink, http://www.codepink.org/covid19gazacongress?utm_campaign=gaza_covid19&utm_medium=email&utm_source=codepink

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