Le ragazze di Barbiana | Recensione di Gianni Penazzi, Saturno Foschini

Sandra Passerotti, Le ragazze di Barbiana, LEF (Libreria Editrice Fiorentina), Firenze 2019, pp. 160, € 12,00

Abbiamo conosciuto Sandra Passerotti  a giugno 2018, a Barbiana, in visita alla scuola di don Milani. Aveva appena scritto e pubblicato Non bestemmiare il tempo: l’ultimo insegnamento di Don Milani, poi subito divenuto un piccolo caso editoriale, già tradotto in francese  e distribuito oltralpe.  L’eco s’è smorzata appena, che già viene pubblicato il suo secondo libro,  come apprendiamo da un suo breve messaggio: «a fine settimana Giannozzo Pucci finisce la stampa di Le ragazze di Barbiana».

Pubblicato il mese scorso [novembre 2019, NdR] dalla storica LEF-Libreria Editrice Fiorentina, racconta le protagoniste femminili dell’insegnamento del Priore colmando un vuoto letterario e storiografico; il libro contribuisce a completare l’analisi e la narrazione della rivoluzione culturale-didattica-pedagogica avviata da don Lorenzo Milani in quella sperduta parrocchia dell’alto Mugello Toscano, ove grande era la considerazione per l’educazione delle bambine – contrariamente alla mentalità dominante all’epoca, secondo la quale far studiare le femmine – soprattutto le figlie di contadini – era considerato poco meno che inutile.

Non solo il Priore aprì alla componente femminile nella parrocchia e nella scuola, ma organizzò un viaggio in Inghilterra per due ragazze (incredibile per l’epoca), la Carla Carotti e un’altra adolescente. Fu un fatto rivoluzionario. Come sovversiva era la sua idea di dare alle femmine istruzione e capacità artigianali, per sottrarle al destino di doversi sposare e farsi mantenere. «Voglio educarle in tutti i modi per farne delle figliole intelligenti, furbe, sveglie, capaci di difendersi, di guadagnarsi il pane, di mandare avanti la famiglia eccetera […]»  sono le inedite righe autografe sulla vicenda di Eugenia Pravettoni, oggi anziana signora che vive a Calenzano, allora una giovane operaia tessile di Rho, nel milanese, dove aveva conosciuto Maresco Ballini già allievo di don Lorenzo a Calenzano, poi entrato nella Cisl e arrivato a Milano come sindacalista del tessile. Era il 1959 quando chiesero a don Milani di potersi sposare a Barbiana. Il priore desiderò che Eugenia tornasse anche in agosto durante le ferie, per tenere un corso di taglio e cucito alle bambine. Il 23 luglio don Lorenzo le scrive per le cose organizzative dei corsi, soffermandosi anche sul senso dell’iniziativa: «Tu sai  che il mio scopo principale è di fare la scuola per le bambine piccole e queste sono 6 o 7. Io penso soprattutto a loro perché l’anno prossimo avranno l’Avviamento come ho fatto coi ragazzi […]».

Il libro di Sandra Passerotti raccoglie questa e alcune altre testimonianze di donne che, negli anni Cinquanta e Sessanta, hanno avuto don Milani come maestro, sia a Calenzano, dove da giovane viceparroco aprì la prima scuola popolare, così come a Barbiana. La lettera (pubblicata integralmente nel libro) racconta questo episodio apparentemente secondario ma utile per capire quanto don Milani tenesse all’educazione come valore supremo, anche per le bambine, anticipando lo storico dibattito che seguirà sull’emancipazione femminile.

Non è mai stato rimarcato abbastanza quanto don Milani avesse a cuore l’educazione dell’universo femminile: « […] domenica l’Eugenia ha cominciato la scuola di taglio con 11 allieve tra grandi e piccine, compresa l’Eda che con mia grande soddisfazione è finalmente seduta al tavolo col lapis in mano» (Lettere alla madre 1943-1967).

Le testimonianze raccolte da Sandra Passerotti hanno il pregio di  mostrare un punto di vista al femminile, di rivedere Barbiana con occhi di donna. Così compare quel mondo di contadine e montanare che non accedevano alla scuola (mentre ai fratelli era possibile) in un’epoca in cui era netta la separatezza tra ambiente maschile e femminile nelle scuole come nelle parrocchie, nelle Associazioni come nelle Istituzioni.

Tra il periodo di Calenzano e quello successivo di Barbiana le donne e le bambine erano: Eugenia Pravettoni Ballini  incaricata da don Milani di coordinare la scuola di sartoria e taglio con le 11 allieve tra le quali Paola Doni e Luana Facchini di San Donato a Calenzano, Luciana Carotti di Vicchio, Giulia Lastrucci mamma di Eda, Niccola con le sorelle Dora e Procola Facchini, Fiorella Tagliaferri, Graziella Burberi, Marcella Zari, Olga Bozzolini.

A gennaio 2018 l’autrice si trovava a Barbiana per il funerale di Michele Gesualdi (tra i primi allievi della scuola) e riconosce Fiorella Tagliaferri. Successivamente s’incontreranno e da quei dialoghi scaturirà l’idea del libro. «Anche io sono stata allieva di don Lorenzo […]», mostrando una foto con 5 bambine. «La mamma ostacolava la mia partecipazione alle lezioni e a volte mi picchiava. Il Priore quante volte in sacrestia mi metteva sulla sedia e mi diceva che io non dovevo  sentirmi meno di mio fratello e che anch’io avevo un cervello uguale a lui, che dovevo ribellarmi».

Il libro è strutturato in 9 capitoli, ricompresi nei due importanti periodi di insegnamento di don Milani: 1947-’54 a Calenzano, 1955-’67 a Barbiana. Negli ultimi capitoli l’indagine dell’autrice si estende al contesto italiano dell’epoca, comparando l’esperienza di Barbiana con scuole elementari di diverse regioni. Nel periodo dagli anni Cinquanta fino alla Riforma della Scuola Media del 1962.

«Il tempo è un dono prezioso di Dio. Un dono che passa e non torna. Sciuparlo, equivale a una bestemmia»; pubblicando il suo secondo libro, Sandra Passerotti ha pienamente interiorizzato e applicato quell’ultimo insegnamento del giovane Priore.                                                                        

1 commento
  1. Fabiola
    Fabiola dice:

    Sto leggendo il libro.. Bello! Mi Sembra di viverle quelle storie di quelle piccole bimbe.. Ragazzine… Ci voleva un libro così! Ho letto tanti libri su don Milani.. Ma questo affronta un'Altra faccia della vicenda! Grazie

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