Verso il futuro come i Cavalieri di Rohan | Fulvio Grandinetti

Pubblichiamo questa lettera inviatici da Fulvio Grandinetti, neopresidente dell’ANPI di Grugliasco che l’anno scorso è stato fra i formatori del progetto “BeCome Viral”. Ringraziamo Fulvio per la sua amicizia e per la lettera e gli facciamo i migliori auguri per la sua nuova responsabilità.

Ciao! Come state?

Scrivo solo a voi per semplicità, non vorrei risultare inopportuno nei confronti di chi conosco poco.

Mi spiace essere “sparito” ma ho dovuto affrontare negli ultimi due mesi una situazione straordinaria: è scomparso il nostro ultimo Partigiano a Grugliasco, il Presidente dell’ANPI Antonio Falbo, non è stato facile gestire la situazione sia sul piano emotivo che su quello politico-organizzativo.

La cerimonia di saluto per Antonio si è svolta con centinaia di bimbe e bimbi delle scuole, con le istituzioni, le associazioni, forze politiche, e fin da subito dopo è stato un susseguirsi di riunioni, assemblee, incontri, burocrazia, ecc. che mi ha assorbito completamente anche durante le festività, nelle quali ho dovuto lavorare.

In questi giorni mi hanno nominato Presidente dell’ANPI di Grugliasco (dopo undici anni di affiancamento vicino ad Antonio) e finalmente oggi ho un momento per tirare il fiato.

Oggi poi ho avuto un incontro al vertice con il Sindaco in vista del 75° Anniversario della Liberazione che per noi coincide anche con il 75° della strage dei 68 Martiri di Grugliasco.

Dovrò dedicarmi pienamente a questo nuovo ruolo, nel quale credo molto anche per via della mia storia familiare. Lo vivo sempre di più come un impegno di vita: nei fatti forse è già così da diverso tempo, ma acquisirne consapevolezza cambia la prospettiva e quindi la relazione con la realtà.

Abbiamo una complessa “strategia della memoria” da mettere in campo a Grugliasco e dintorni, soprattutto con le scuole e come formazione interna dell’ANPI, ma il mio sguardo certamente non esclude Torino e il suo territorio “attivo”.

Vi dico quindi che non potrò essere presente e attivo con i Viral come avrei voluto e potuto fare, come avevo comunicato dandovi la mia disponibilità, e di questo mi spiace veramente tanto: insieme a voi ho ritrovato un’appartenenza, un terreno comune di interesse e sensibilità che non sentivo più dai tempi dell’università, complice forse anche la coetaneità. Insomma: ho imparato e mi sono divertito. Vi ho visto all’opera e mi siete piaciuti.

Siete persone che scriveranno pagine importanti della storia torinese (ovunque questa si svolga), per il semplice fatto che le state già scrivendo: il percorso che avete scelto è difficile, complicato, avere a che fare con l’odio tutti i giorni, cercare di comprenderne la natura, lo sviluppo, la genesi, per neutralizzarlo e contrastarlo.

È veramente una lotta onorevole, degna della leggendaria cavalcata degli Eorlingas del Reame di Rohan nel Signore degli anelli, giunsero in aiuto del Reame di Gondor giusto in tempo per capovolgere l’esito della battaglia che vide sconfitte le orde dell’Oscuro Signore di Mordor, Sauron (e se non conoscete l’epica del Signore degli Anelli è ora di iniziare! Non esiste lotta nonviolenta senza tenere presente Barbalbero e i suoi Ent pastori di alberi!).

Ci va coraggio, costanza, impegno, coerenza, determinazione, per affrontare il lato oscuro della natura umana: di questi tempi è possibile, in forme diverse ma comunque sempre violente, la resurrezione dei “mostri” del passato e non è detto che vi siano le condizioni per un loro contrasto efficace, oggi per lo più mancano le difese e siamo sempre più immersi in una solitudine competitiva di violenza strutturale: una società fragile, come tutte le cose fragili, può rompersi.

Per come la vedo io, voi siete preparati e vi state preparando a un nuovo mondo, migliore. Che esiste già proprio grazie al cammino che avete scelto: nei vostri occhi ho visto questo! Non cedete mai allo sconforto di leggere tanto schifo in giro!

Sarà sempre più impegnativo e quindi sarà necessario assumere maggiori responsabilità e intraprendenza, coinvolgere attivamente altre persone, formarle, responsabilizzarle, agire come gruppo con risolutezza e audacia nei momenti critici, e così via.

Vi consiglio se non lo avete già fatto di porre attenzione ai “Friday For Future” e ai loro temi portanti, anche loro sono un pezzetto di futuro sempre più presente.

Gli studi e l’esperienza sui cambiamenti globali (climatici e non) dell’antifascista torinese Aurelio Peccei, che condivise la stessa cella nelle carceri fasciste insieme al giovanissimo partigiano Antonio Falbo) sono certamente da riscoprire nella loro assoluta attualità, ai suoi tempi non fu capito, oggi è imprescindibile:

«Per assicurare uno sviluppo durevole della poderosa umanità che vivrà nella nuova era, è necessario mettere completamente al bando dai criteri della sua evoluzione e cultura la guerra e con essa ogni forma militare e non militare di violenza.
Il primo mutamento necessario nella nostra visione tradizionale e nei nostri valori consiste ne liberare noi stessi e le nostre società dal “complesso della violenza” ereditato dai nostri antenati. Per loro il ricorso a mezzi violenti era naturale perché, più deboli di altre creature e ancora insufficientemente dotati di esperienza e di strumenti, dovevano stare sempre in guardia e sulla difensiva.
Ecco perché, seppure sbagliando, la violenza è ancora considerata parte della natura umana, mentre è il concetto di nonviolenza che dovrebbe piuttosto diventare uno dei nostri valori fondativi. Ammetto che questa realtà è a poco a poco riconosciuta e che la violenza, vecchio modo per sopravvivere o di ascesa, è ora vista come la principale causa di distruzione. La violenza e la sua giustificazione ideologica di qualunque sorta sono di fatto dei residui di un passato che non c’è più, delle malattie culturali e delle patologie incompatibili con la nuova era così come potrebbero esserlo la schiavitù o i sacrifici umani per la società contemporanea.
La pace è il fattore primario in qualunque caso in cui gli obiettivi da perseguire siano lo sviluppo, la qualità della vita e l’autorealizzazione. E la pace deve essere intesa nel suo significato più profondo ed ampio di non violenza, non solo a tutti i livelli e settori della società umana, ma anche nelle relazioni tra società umana e Natura».

[Aurelio Peccei 14 marzo 1984, Agenda per la fine del secolo]

Certamente ci incontreremo per qualche formazione congiunta, qualcosa da organizzare insieme e spero per qualche birra insieme che troppo spesso ho rimandato.

Un abbraccio collettivo!

Fulvio Grandinetti

(introduzione e revisione a cura di Carlo Cumino)

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