La tecnologia 5G: verità a confronto… e le ambiguità della Scienza

Elena Camino

Aggiornamento del 15 gennaio 2020 [ndr]

La Corte d’Appello d’Appello di Torino sancisce che «c’è un rapporto tra l’uso dei cellulari e alcuni tumori». Un’impiegato Telecom che per 15 anni ha lavorato utilizzando il telefono per oltre 3 ore al giorno ha ottenuto una rendita vitalizia da malattia professionale. Un’esposizione alle onde elettromagnetiche di questo tipo gli ha provocato una neurinoma dell’apparato uditivo, ovvero un tumore benigno che però ha lesionato in forma permanente il suo apparato uditivo. Leggi l’articolo di Maurizio Pagliassotti su «il manifesto» del 15 gennaio 2020:


Innovazione, velocità, lentezza…

Qualche mese fa, sul sito del centro, il 22 agosto 2019 avevo pubblicato un articolo sul tema ‘5G’.  Dunque, perché tornare sull’argomento? Ebbene, l’introduzione – imminente e già in parte realizzata – di questa nuova tecnologia riguarderà un numero enorme di persone: non solo quelle direttamente coinvolte nelle fasi di progettazione, implementazione e commercializzazione, e gli utenti che vorranno utilizzarla, ma milioni di cittadini e cittadine che, senza averlo scelto e spesso a loro insaputa, si troveranno immersi in una fitta rete di segnali elettromagnetici. Che effetti potrebbe avere questa nuova situazione sugli organismi che ne sarebbero inevitabilmente attraversati? Quali indagini sono state condotte, o occorre portare avanti, prima che le compagnie di telecomunicazioni ricevano l’autorizzazione a procedere? Questo aspetto non è affatto chiaro: il pubblico sta ricevendo ormai da tempo messaggi pubblicitari che danno per scontata la diffusione del sistema a 5G.  

Da Huawei a Nokia. Così il 5G correrà anche sui mercati. Per molti analisti il 5G è il principale tema d’investimento del 2020 (Fabrizio Goria, pubblicato il 16 Dicembre 2019 sul quotidiano «La Stampa»).
Gli investitori sono sicuri: il 2020 sarà l’anno della consacrazione del 5G, la piattaforma di connessione telefonica super veloce, che permetterà di avere un web più scattante che mai.  […] L’importanza del 5G può essere sottovalutata da molti, ma … si tratta di una vera rivoluzione ecologica. Perché garantirà la trasmissione e ricezione di dati con una latenza minima. Millisecondi invece di secondi, per esempio, con la possibilità di inviare pacchetti di dati molto più voluminosi rispetto all’attuale 4G.

Grazie al 5G sarà possibile realizzare servizi innovativi che miglioreranno il nostro modo di vivere. Vodafone sta sperimentando le potenzialità del 5G e sostiene startup e imprese con investimenti e consulenza dedicata.
Action for 5G: €2,5 milioni a startup e imprese. Numerose startup e imprese hanno già partecipato ai workshop di Roma e Milano per saperne di più sulla tecnologia 5G e confrontarsi con gli esperti Vodafone sui propri progetti da candidare al bando Action for 5G, aperto fino al 3 febbraio 2020.

Dal sito di  “Altro consumo”. Alcuni studi di tipo caso-controllo (basati sul confronto tra malati e sani rispetto al tipo di esposizione che hanno avuto in passato) hanno rilevato un lieve aumento del rischio di tumori cerebrali e del nervo acustico nelle persone con un uso elevato e prolungato del cellulare (non si parla di antenne), mentre altri studi epidemiologici (considerati più chiari nelle conclusioni perché verificano nel tempo l’emergere dei casi), ci dicono che da prima dell’arrivo del cellulare ad oggi non c’è stato un aumento significativo dei tumori ascrivibile all’uso del cellulare. […] Sulla base di quello che vediamo, quindi, non dobbiamo preoccuparci particolarmente; ma per evitare qualsiasi tipo rischio anche solo potenziale, è sempre meglio adottare alcuni semplici accorgimenti in modo da ridurre l’esposizione di testa e corpo alle emissioni dei cellulari .

A Torino, nel mezzo di Via Garibaldi, quasi all’altezza del portone del numero 13 (sede del nostro centro) campeggia una grande vetrina con cui TIM ‘comunica’ al pubblico “A Torino il 5G accende il tuo businness”. I media (dai quotidiani ai siti web) presentano l’introduzione del nuovo sistema come una vera ‘rivoluzione’, sia sul piano tecnico che su quello economico e… umano: non solo i sistemi informatici, ma anche noi stessi diventeremo più veloci, rapidi, scattanti…  

Tuttavia iniziano a farsi sentire voci contrarie.

Stop alla sperimentazione del 5G in Italia: è ciò che chiede il movimento Stop 5G, che si prepara a scendere in piazza per rinnovare la richiesta di moratoria per bloccare le installazioni legate alla nuova tecnologia. L’appuntamento in tutta Italia è per il 25 gennaio 2020. A Torino la manifestazione è prevista in piazza Castello alle 15.30. La mobilitazione è promossa a livello globale da Alleanza Europea Stop 5G e Alleanza Italiana Stop 5G, a livello locale da Stop 5G e Codarem, Comitato per la difesa dalle radiazioni elettromagnetiche

Gli aspetti problematici che vengono attualmente focalizzati sulla tecnologia 5G riguardano in generale la telefonia mobile nel suo insieme: l’uso crescente di telefoni cellulari e di smartphones pone interrogativi non solo sugli eventuali rischi per la salute fisica, ma sulle conseguenze di questo nuovo sistema di comunicazione sulla psiche individuale, sulla gestione della cosa pubblica, sulla distribuzione del potere politico e finanziario…

A dicembre 2019 si è concluso, presso il nostro centro,  il corso di formazione ‘Slow tech, per un’informatica buona, pulita e giusta’, in cui sono stati esplorati alcuni dei  problemi (ambientali, sociali, economici, giuridici) sollevati dalla rivoluzione informatica.  I materiali messi a disposizione dai relatori sono disponibili sul sito.

L’introduzione della tecnologia 5G ci fornisce l’occasione per esplorare alcuni aspetti del ruolo e dei comportamenti della comunità scientifica di fronte a problemi controversi: del suo impegno nell’affrontare situazioni nuove create dall’innovazione tecnologica, ma anche delle ambiguità, delle manipolazioni, delle mancanze e dei silenzi…    

Scientific American: uno sguardo dietro le quinte

Sul blog del numero di ottobre 2019 di «Scientific American», rivista americana di divulgazione scientifica, sono stati pubblicati due contributi, uno a distanza di pochi giorni dall’altro: il primo (17 ottobre) era firmato da Joel M. Moskowitz, direttore del Center for Family and Community Health presso l’Università di Berkeley, in California.  We Have No Reason to Believe 5G Is Safe: non abbiamo ragione di credere che 5G sia sicuro, afferma l’Autore, la tecnologia sta arrivando, ma contrariamente a quello che dicono alcuni, ci potrebbero essere rischi per la salute. Moskowitz fa riferimento a un’ampia serie di pubblicazioni scientifiche, sulle base delle quali più di 240 scienziati impegnati in questo settore di ricerca hanno firmato un appello (International EMF Scientist Appeal), in cui chiedono limiti più stringenti all’esposizione a questa banda di onde elettromagnetiche, e affermano che «numerose recenti pubblicazioni scientifiche hanno dimostrato che queste onde interferiscono con gli organismi viventi a livelli molto al di sotto di quanto richiesto dalle linee guida nazionali e internazionali. Questi effetti includono rischio di cancro, stress cellulare, aumento dei radicali liberi dannosi, danni genetici, modificazioni strutturali e funzionali del sistema riproduttivo, deficit di memoria e apprendimento, disordini neurologici, e in generale impatti negative sul ben-essere umano. Gli effetti negativi possono  manifestarsi anche negli altri viventi, animali e piante».

Mi ha stupito veder pubblicata questa nota di cautela su una rivista notoriamente a favore dell’innovazione tecno-scientifica e delle opportunità economiche ad essa associate… ho pensato a una ‘conversione’ dello staff di Scientific American, a un rinnovato interesse verso il principio di precauzione, solennemente stabilito al Summit di Rio de Janeiro nel 1992[1], e poi messo da parte perché considerato come un intralcio al rapido sviluppo dell’innovazione tecnologica.  Ma nel giro di pochi giorni sul blog della rivista viene pubblicata una severa smentita.  Il 28 ottobre interviene il dottor Grimes: “Don’t Fall Prey to Scaremongering about 5G: non cadiamo preda dell’allarmismo su 5G. Gli attivisti citano studi di bassa qualità nel sostenere che le radiazioni in radiofrequenza sia no dannose, ma il peso dell’evidenza dimostra che non c’è rischio. L’intervento di Grimes ha lo scopo non solo di controbattere le affermazioni di Moskovitz, ma anche di screditarlo come studioso: «la scienza – afferma – non si basa su petizioni o opinioni, ma si decide solo in base alla forza dell’evidenza. Affermazioni come quelle fatte da  Moskowitz sono una interpretazione completamente errata dell’evidenza sperimentale». 

Infastidita dal tono arrogante di questo autore, e dalla strategia che viene spesso utilizzata nelle controversie scientifiche da parte di chi detiene il potere, cioè di screditare l’avversario sul piano personale, avrei lasciato perdere. La rivista aveva ripreso il controllo della situazione, e per saperne di più dovevo rivolgermi ad altre fonti. Ma…

…qualche giorno dopo sono andata a controllare i riferimenti bibliografici, e mi sono accorta che l’articolo di Grimes non c’era più.  Chissà come mai? Una spiegazione plausibile può essere la lettera inviata il 7 novembre all’Editor di Scientific American da parte di Eileen O’Connor, membro dello staff dell’International Electromagnetic Fields Alliance, sostenuta da un gruppo indipendente, e sempre più numeroso, di esperti che sulla base delle evidenze empiriche studiano gli effetti delle onde elettromagnetiche sui processi vitali, con una prospettiva multi-livello (dalle molecole ai tessuti e agli organi) e multidisciplinare (dalla Fisica all’Epidemiologia) sulla salute.

La lettera, molto lunga e circostanziata, prende in esame punto per punto le affermazioni di Grimes, confutandole, sulla base di numerose pubblicazioni scientifiche che hanno messo in evidenza gli effetti nocivi causati dall’uso prolungato dei telefoni cellulari. Alla conclusione espressa da Grimes, che «non c’è relazione tra l’uso dei telefoni cellulari e l’incidenza di tumori cerebrali» l’autrice della lettera risponde: «questo è semplicemente non vero».

Alcuni passi della lettera sono particolarmente allarmanti. I membri dell’International Agency for Research on Cancer (IARC) hanno classificato, con consenso quasi unanime, l’intero spettro RF/EMR come ‘possibile carcinogeno umano’ (livello 2B).  In Inghilterra l’incidenza di tumori cerebrali mortali è raddoppiata dal 1995 al 2015.

Un gruppo di lavoro internazionale – The Bioinitiative Working Group – già nel 2007 e nel 2012 ha espresso nei suoi Report una forte preoccupazione per gli effetti biologici e sulla salute, e ha messo in luce effetti biologici evidenti anche a basse esposizioni di campi elettromagnetici e a radiazioni a radiofrequenze.

All’affermazione di Grimes, secondo il quale non sono stati evidenziati impatti sulla salute, la O’Connor risponde che «in realtà siamo di fronte a uno tsunami di tumori», e cita le dichiarazioni fatte da alcuni scienziati dello IARC  nel 214 alla Royal Society di Londra: ogni anno vengono diagnosticati 14 milioni di nuovi casi di cancro nel mondo, e la previsione è che aumentino fino a 22 milioni di casi all’anno entro i prossimi venti anni.

Nella conclusione della lettera l’Autrice esprime apertamente la sua idea su questa controversia che, apparentemente scientifica, nasconde in realtà fortissimi interessi economici e commerciali: «Per anni scienziati affiliati all’industria hanno offerto informazioni incomplete, inconsistenti e contraddittorie, creando confusione sia nel pubblico che nei decisori politici, con il risultato che membri della società civile hanno cercato giustizia rivolgendosi ai tribunali».  E ancora, in conclusione, Eileen O’Connor chiede: «Dobbiamo aspettare che siano i tribunali a prendere iniziative contro coloro che offrono informazioni inesatte, incomplete o contraddittorie, oppure saranno i leader nella società, inclusi i rappresentanti dei media, ad assumere un atteggiamento responsabile e a opporsi a coloro che – come Grimes – hanno evidentemente l’intenzione di ingannare il pubblico su questo problema di salute così importante?».

Lezioni tardive da indizi precoci – prima serie  

La storia dello sviluppo tecno-scientifico è ormai ricca di casi-studio che dimostrano, a posteriori, che certi disastri ambientali o patologie umane avrebbero potuto essere evitati o mitigati se si fossero presi sul serio certi indizi emersi e denunciati precocemente.  Una pubblicazione del 2001, curata dall’European Environment Agency (EEA), ricostruisce la storia di alcuni di questi casi [2]: agli Autori, tutti esperti nei loro specifici campi di studio (rischi ambientali, occupazionali e sanitari) fu richiesto di individuare le date di comparsa dei primi segnali di allarme, di analizzare se e come tali segnali furono utilizzati, e di descrivere i costi, i benefici e le ‘lezioni’ per il futuro.  Tra i casi esaminati uno in particolare è ben noto al pubblico italiano, quello dell’amianto.  A raccontare i retroscena di questa drammatica storia sono David Gee e Morris Greenberg, con un articolo dal titolo: Asbestos: from ‘magic’ to malevolent mineral [3] . I primi indizi della presenza di gravi patologie furono rilevati da Lucy Dean nel 1898, che commentò: «Anche quando il male raggiunge proporzioni così gravi da rendere possibili prove facili e tragiche … c’è sempre una certa proporzione di “vecchi lavoratori” – i sopravvissuti dei loro compagni – che si trovano in ogni industria malsana e che… sembrano addirittura prosperare in quella condizione».
Gli interessi economici legati alla produzione di questo materiale erano elevati, e alcune delle sue caratteristiche lo rendevano particolarmente interessante. Dall’inizio del ‘900 si assistette a un boom di produzione di questo materiale, considerato così utile da essere inserito persino nel borotalco per bambini.

Secondo la Società italiana di Medicina ambientale [4] (SIMA) in Italia 6 mila persone all’anno continuano a morire per l’amianto. L’esposizione ad amianto, infatti, causa tumore polmonare (mesotelioma pleurico), laringeo e ovarico, oltre a condizioni di fibrosi polmonare. Nel mondo, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, sono 125 milioni le persone esposte a rischio amianto. L’impatto dell’amianto per i soli costi diretti (ritiro dal lavoro, cure e morte) nei 28 Paesi dell’Unione europea (Gran Bretagna inclusa) è pari allo 0,7% del PIL dell’Unione europea, circa 410 miliardi all’anno. In Italia ci sono 96mila siti contaminati da amianto censiti e presenti nel database del ministero dell’Ambiente.

Come di recente ricordato da Cavone et al. (2019) [5], nel 1973 l’IARC aveva classificato l’amianto in tutte le sue forme come sicuramente cancerogeno per gli esseri umani. Attualmente il bando all’estrazione, alla lavorazione, alla trasformazione e alla commercializzazione non è ancora valido in molti Paesi del mondo.

Lezioni tardive – seconda serie. E poi?

Nel 2013 l’European Environment Agency (EEA) ha pubblicato un secondo Report, dal titolo “Late lessons from early warnings: science, precaution, innovation” [6]. Nella terza parte del volume – Emerging issues – compare anche un articolo firmato da Lennart Hardell, Michael Carlberg e David Gee, “Mobile phones and brain tumour risk: early warnings, early actions?”. Nel testo si legge: “Il capitolo richiama l’attenzione all’inerzia dell’industria della telefonia mobile nel tenere in  considerazione la classificazione dello IARC, e sottolinea il fallimento dei media, che non hanno fornito al pubblico informazioni attendibili e significative sui potenziali rischi alla salute. Anche i governi vengono chiamati in causa, per non aver percepito le loro responsabilità nei confronti del pubblico, esposto a una fonte così estesa di radiazioni. I benefici delle telecomunicazioni mobili sono molti, ma devono essere ‘pesati’ a fronte di possibili danni su una popolazione estremamente numerosa. Iniziative precauzionali intraprese oggi potrebbero limitare i rischi di tumori cerebrali, e di altri possibili danni attualmente non considerati”. Eravamo nel 2013.
A conclusione del volume il Prof. Philippe Grandjean, epidemiologo ambientale, presenta alcune riflessioni sulle caratteristiche che dovrebbe avere una ricerca scientifica orientata a favorire processi decisionali basati sul principio di precauzione. La Ricerca è sempre accompagnata e influenzata da incertezze, che possono rendere difficile una chiara associazione tra un pericolo ambientale e i suoi effetti negativi, con conseguente sottovalutazione del rischio. Il Progetto ‘Late lessons’ mette in luce quanto possono essere gravi i danni e ingenti i costi se si sottovalutano i rischi delle innovazioni tecno-scientifiche. Purtroppo, dopo i primi due Reports (2001 e 2013) non ne sono più stati pubblicati. E se ne sente un gran bisogno!

Le responsabilità sui grandi numeri

Un portale di statistica che prende in considerazione  il numero totale di utenti di telefoni cellulari in tutto il mondo dal 2015 al 2020 prevede che Il numero di utenti di telefonia mobile nel mondo raggiunga quasi i cinque miliardi entro il 2019, coinvolgendo il 67% della popolazione. Si calcola che la Cina raggiunga entro fine 2019 quasi 1,5 miliardi di connessioni mobili e l’India quasi 1,1 miliardo.

La maggior parte della crescita del mercato della telefonia mobile può essere attribuita alla crescente popolarità degli smartphone.  Si prevede che il numero di utenti di smartphone in tutto il mondo raggiungerà i 2,7 miliardi entro il 2019. Samsung e Apple sono i principali fornitori di smartphone, con circa il 18 percento della quota di mercato ciascuno. Statistiche pubblicate nel 2019 ci informano che in media una persona trascorre 2 ore e 51 minuti al giorno parlando al telefono cellulare. Il 22% degli utenti verifica le chiamate ogni pochi minuti, e la metà di loro controlla un paio di volte all’ora.

L’uso dei telefoni cellulari potrebbe superare la soglia dei 7 miliardi entro il 2020. Per qualcuno è già disponibile il sistema 5G – che sarà ben presto disponibile anche agli altri. Una cosa pare certa: non sarà possibile utilizzare le potenzialità offerte dal nuovo sistema se non si possiede uno smartphone nuovo.

Il sito whistle out offre indicazioni agli utenti  sui modelli più recenti e sulle date di uscita dei nuovi modelli. E tranquillizza il pubblico, ricorrendo al consolidato sistema di citare uno ‘scienziato’ (il dottor Steve Novella, assistente di neurologia a Yale), come portavoce della vera scienza: «i dati in circolazione sembrano preoccupanti, ma non c’è alcuna ragione di essere allarmati. Dopo tutto, ci sono molte tecnologie che usiamo tutti i giorni che hanno un rischio misurabile sostanzialmente più elevato».
E ancora: «Con 5G il pericolo è basso, ma diverso da zero, e il rischio effettivo sembra essere zero. Non abbiamo raccolto alcun segnale nel mondo reale» [7].

Mentre mancano ancora ricerche approfondite sugli effetti dei telefoni cellulari sulla salute – soprattutto dei bambini, che sempre più ne fanno uso fin da piccoli – si introduce la tecnologia 5G, puntando a un mercato di miliardi di utenti.  Quali conseguenze può avere un piccolo rischio su un numero così elevato di persone?
Ricordiamo quanto scrissero Hardell et al. nel 2013: «Anche i governi vengono chiamati in causa, per non aver percepito le loro responsabilità nei confronti del pubblico, esposto a una fonte così estesa di radiazioni. I benefici delle telecomunicazioni mobili sono molti, ma devono essere ‘pesati’ a fronte di possibili danni su una popolazione estremamente numerosa. Iniziative precauzionali intraprese oggi potrebbero limitare i rischi di tumori cerebrali, e di altri possibili danni attualmente non considerati».

Il mito della velocità potrà lasciare spazio alla lentezza necessaria per prendere decisioni sagge?


Note

[1] Principio 15. Al fine di proteggere l’ambiente, gli Stati applicheranno largamente, secondo le loro capacità, il metodo precauzionale. In caso di rischio di danno grave o irreversibile, l’assenza di certezza scientifica assoluta non deve servire da pretesto per differire l’adozione di misure adeguate ed effettive, anche in rapporto ai costi, dirette a prevenire il degrado ambientale.

[2] Tra gli altri: benzene, amianto, composti del cloro, estrogeni sintetici, malattia della ‘mucca pazza’, ecc.

[3] Da Late lessons from early warnings: the precautionary principle 1896–2000, pagg. 52-63, Environmental issue report n. 22, EEA, Copenhagen 2001

[4] Convegno Amianto: gestione del sistema e tutela della salute, Roma, 27 settembre 2019

[5] Epidemiology of Mesothelioma, Environments, 2019, 6, 76.  

[6] Tra gli altri: effetti del piombo nella benzina, nocività del tabacco, malattie da mercurio, DDT.

[7] «With 5G the hazard is low — but non-zero — and the actual risk appears to be zero. We’ve picked up no signal in the real world» ( http://www.howtogeek.com/423720/how-worried-should-you-be-about-the-health-risks-of-5g/)

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