La matrice religiosa della violenza

Cinzia Picchioni

Una grande scritta campeggiava dietro al tavolo dei relatori. Per quello che ne so la frase – La luce splende nelle tenebre – prosegue: …e le tenebre non l’hanno sopraffatta, e da sempre mi «smuove» e commuove.
Ora so che è una specie di «motto» dei valdesi (che adoro, senza sapere nemmeno il perché, ora – forse – lo so?)

Giovedì 14 novembre 2019, dalle 18 alle 21… una specie di recensione.

Questo era il titolo.

La matrice religiosa della violenza? Cioè come a dire che la violenza si genera dalla religione? Ho capito bene? Andiamo a sentire, mi son detta, anche perché tra i relatori figurava Svamini Hamsananda Giri (dell’Unione Induista Italiana) e Elena Seishin Viviani (Unione Buddista Italiana) che mi interessa sempre sentire (e non solo perché sono donne… ma forse un po’ sì).

Così ho inforcato la mia bicicletta e mi sono recata al Salone della Casa Valdese.

Nonostante il diluvio tutto era organizzato fin dalle 17,15. Il banchetto dei libri già allestito (anche se solo con il libro di Paolo Naso, che come Centro Studi Sereno Regis abbiamo già richiesto all’editore per acquisirlo in Biblioteca in cambio di una recensione che uscirà sulla «newsletter»e nel sito www.serenoregis.org); gli inservienti del catering [1] puntualissimi nel portare bidoncini di hummus, vassoi termici, tartine e bevande per il successivo «Convivio fraterno» (così c’era scritto nel cartoncino d’invito). Bellissimo nome, non trovate? Perché non adottarlo, al posto dei brutti (alcuni anche perché anglofoni e non a tutti comprensibili) brunch, coffee break, apericena, aperipranzo ecc.?

La sala grande e ben illuminata (e non con le fredde luci oggi tanto di moda) conteneva 40 sedie – schienale e seduta di legno sagomato – che si sono riempite tutte, e anzi se ne sono dovute aggiungere per un’altra ventina di persone). L’età media del pubblico era – purtroppo – intorno ai 50 anni, donne e uomini equamente distribuiti.

Pensavo… non tutti sono interessati allo streaming (o alla registrazione, trasmessa subito o in differita), altrimenti non sarebbero venuti qui di persona, credo. Invece tutti – ma proprio tutti – saranno interessati al bagno e sarebbe opportuno occuparsene (come è successo qui): che ci sia la carta, che i cestini siano vuoti, che le luci – auspicabilmente – si accendano/spengano automaticamente… invece, altrove, vedo che si presta meno attenzione ai bisogni primari (bere, mangiare, fare la pipì, lavarsi le mani) che ai desideri (diversi dai bisogni) indotti. Perché? La mente è più importante del corpo? No, se siamo su questa Terra anche la mente dipende dal corpo, e se non mangiamo/beviamo/ci scaldiamo/facciamo la pipì non riusciamo a seguire alcun Convegno!!!

La pastora, padrona di casa

Maria Bonafede porge il benvenuto con il piacere di ospitare il Convegno; e altri saluti istituzionali si sono succeduti – con alcune defezioni; Giuseppe Valperga (curatore di Ecumenica) apre il Convegno facendo l’elenco (parziale, non ci sarebbe stato il tempo di elencarli tutti!!!) dei Paesi in guerra (dati in: http://www.guerrenelmondo.it/?page=static1258218333ra). Qua un piccolo elenco:

AFRICA (30 Stati e 268 tra milizie-guerrigliere, gruppi terroristi-separatisti-anarchici coinvolti)

Burkina Faso (scontri tra etnici), Egitto (guerra contro militanti islamici ramo Stato Islamico), Libia (guerra civile in corso), Mali (scontri tra esercito e gruppi ribelli), Mozambico (scontri con ribelli RENAMO), Nigeria (guerra contro i militanti islamici), Repubblica Centrafricana (spesso avvengono scontri armati tra musulmani e cristiani), Repubblica Democratica del Congo (guerra contro i gruppi ribelli), Somalia (guerra contro i militanti islamici di al-Shabaab), Sudan (guerra contro i gruppi ribelli nel Darfur), Sud Sudan (scontri con gruppi ribelli)…

Paolo Naso e Woody Allen

Quanto sono stata contenta – da sua fan sfegatata – di sentir citare Woody Allen in apertura dell’intervento di Paolo Naso? Che poi è di Milano, studiava alla Statale negli anni Ottanta, quando anch’io frequentavo quegli ambienti, ha narrato episodi e luoghi della mia – e sua – città natale… Simpatico e preparato ha cominciato – come ho scritto – con una citazione del grande regista: antefatto, la famiglia politically correct manda il figlioletto al campeggio multietnico per educarlo alla pluralità di religioni; da adulto, il ragazzino racconta così l’esperienza: «Da bambino sono andato in un campeggio con altri bambini di tutte le religioni… così sono stato picchiato da bambini di tutte le religioni!»

Un’altra battuta, sempre di Woody Allen, famosissima, apre la riflessione di Naso: «Marx è morto, Dio è morto e anch’io non mi sento tanto bene». Ai tempi in cui Naso studiava, i libri erano tutti su quella falsariga, Dio è morto, L’eclissi di Dio, La fine delle religioni, per poi – una volta laureato – essere sostituiti da titoli come Il sussurro degli angeli o La rivincita di Dio.

E ora, si chiede il relatore, che ne faccio di tutti i libri di quando ero matricola?Perché a quel punto erano i tempi di Wojtila, delle Giornate mondiali della gioventù… ci si aspettava che tanti don Matteo avrebbero giocato a pallone in campi e oratori pieni di ragazzini e i Seminari si sarebbero riempiti di nuovo di novizi… ma così non è stato. C’è stato invece il fondamentalismo… e avanti così, tra rosari di Salvini e il presidente dell’Ungheria che nega il culto di altre religioni, o che «Le religioni sono buone, sono gli uomini che sono cattivi» tra le scuse che la religione accampa per giustificare il suo operato.

Il Convegno era – anche – per presentare l’ultimo lavoro di Paolo Naso, dal titolo eloquente «Le religioni sono vie di pace». FALSO!; e di altri libri ha parlato l’autore, per ribadire (ricordare?) che i testi antichi sono intrisi di violenza (provocatoriamente ha letto un brano chiedendo al pubblico di indovinare da dove fosse tratto, ed era l’Apocalisse, Nuovo Testamento, ed era pieno di sangue, dolore, ferite, minacce… e se questi sono i fondamenti (appunto: fondament-alismo)…

Naso non ha risparmiato neppure i «tavoli interreligiosi»: se ci sono perché la politica non è più in grado di fare nulla, allora tutto finisce lì. E conclude leggendo l’ultima frase del suo libro, in cui ritiene che solo con la politica si può sperare che la conflittualità trovi pace.

Ero d’accordo con lei…

Elena Seishin Viviani esordisce con la vicenda dei Rohinya, per dire che anche il buddhismo ha i suoi scheletri nell’armadio.

Le religioni non sono vie di pace, è vero, perché ognuno crede di detenere la verità; e citando Balducci (quindi non un buddhista) afferma che è finito il tempo del popolo eletto e anche dei salvatori.

Monaca di tradizione Zen Soto, cita un discorso (parole di Shakyamuni Buddha) in cui si è detto che «la violenza genera paura»; ma allora occorre un distacco dalle passioni…; ancora a proposito della paura cita l’interdipendenza con le parole del Dhammapada: «Tutti tremano di fronte alla violenza, hanno paura e non vogliono morire»; ma allora occorre mettersi nei panni degli altri e basterà per non fare alcun male agli altri no? E questo vale anche per le nazioni, fra le quali occorre un approccio spirituale come fra i singoli. Siamo strettamente interconnessi. E occorre un cammino comune, una comunione creaturale, prima della comunione tra religioni (e cita Raymon Panikkar). E occorre lo studio dei propri testi, approfonditamente.

Nel buddhismo ci si chiede «che cosa nuoce?» e si risponde «Tutto ciò che allontana dalla pace»; il buddhismo fornisce risposte precise: occorre assumersi la responsabilità (io sono respons-abile. Solo io sono io), non lasciare fuori le religioni e non delegare alla politica. Il buddhismo dà soluzioni concrete.

… e anche con lui

Govinda parlava al posto di Hamsananda Giri, e ha iniziato ricordando il 150° anniversario della nascita di Gandhi: l’ahimsa (nonviolenza) è una forza attiva, cioè il compromesso deve essere spontaneo, con lo sforzo strenuo-onesto-incessante per applicare la nonviolenza ogni giorno, tutto il giorno. L’ahimsa è una disciplina: non possiamo pretendere la pace «fuori» se non abbiamo la pace «dentro».

L’imperatore Ashoka, nell’Editto 12, scrive che se si disprezza il credo altrui si abbassa il proprio, e Govinda ha concluso con le parole di antichi testi che ammoniscono: lasciate che ogni uomo segua la sua via. Dio è uno e i saggi lo chiamano con molti nomi.

Don Ermis

Adorabile come sempre, menomale che c’era questo teologo, con le sue domande provocatorie e il suo modo ironico e «leggero»: si chiede dove la religione si è coniugata con la violenza, sacralizzandola? (guerre sante); e dove la religione si rende disponibile alla violenza? Nel fatto che i «credenti» credono (e pretendono) di comunicare con l’Assoluto, e credono di essere ascoltati.Questo è sia il nervo sia la ferita, perché se crediamo di parlare con l’Assoluto e crediamo che l’Assoluto ci ascolti, ci assolutizziamo e/o assolutiziamo qualcos altro. Invece bisogna andare cauti.

Poi (sono sempre parole di Segatti, tratte daimiei appunti): la religione si occupa di cose ultime, estreme, si occupa di coscienza, vuol fare riferimento a quella sorgente; ecco un altro motivo per cui le religioni sono la breccia per la violenza: se vogliono impossessarsi della coscienza, le ideologie (e le religioni) provano a comandare per avere potere sulle coscienze. E in più – occupandosi perfino dell’aldilà – le religioni hanno ancora più potere e possono essere una breccia per far entrare la violenza.

E poi ancora: ci sono stati tentativi di conciliare politica e religione, ma questo ha sacralizzato il potere politico (e racconta dello Zar che passava in rassegna le truppe – inginocchiate – mostrando e alzando l’icona… [cavolo! Dico io, non don Ermis Segatti!] Rivestiamo di assoluto qualsiasi cosa (patria, fede…), ecco un’altra breccia per la violenza. La pretesa di verità non deve mai infrangere l’uguaglianza; se crediamo, se abbiamo fede in qualcosa, finiremo per convincerci che sia la verità, invece questo non deve infrangere il bene dell’uguaglianza.

In un tempo in cui l’Italia era sconnessa in staterelli, Machiavelli scrisse Il principe, in cui chi comanda può mentire, uccidere, rubare, usare la religione: il fine giustifica i mezzi-la guerra «giusta»-la detabuizzazione… ma non è vero che il fine alto giustifica i mezzi, è vero anzi che «I mezzi iniqui inquinano il fine alto». Applauso.

C’è stato davvero…

Solo una carrellata

Ho scritto solo – e proseguo a farlo – scrivere qualcosa così come l’avrei raccontata a chi mi avesse chiesto: «Sei andata al Convegno La matrice religiosa della violenza? E com’era? Chi c’era? Che si è detto?» Ma un po’ così… leggero, informativo… senza pretesa di commento né – meno che mai – approfondimento, per quelli ci sono libri e articoli degli stessi relatori/delle stesse relatrici.

Islam

C’era Younis Tawfik, direttore del Centro Culturale italo-arabo Dar al Hikma di Torino che ha letto una relazione (e che quindi forse si può avere, chiedendola a [email protected]?)

Kippah e altri simboli

Che bello veder salire al tavolo dei relatori – dopo la monaca zen col suo abito nero, e il seguace induista con uno scialle arancione – Ariel Di Porto (rabbino capo della Comunità ebraica di Torino) indossando il tipico, piccolo copricapo (la kippah del titolino appunto)! Non so…. Mi è venuta in mente la stella a 6 punte che gli ebrei dovevano indossare per essere riconosciuti al tempo delle persecuzioni… e ora invece eravamo in una sala, tutti insieme, ciascuno col suo abito/simbolo, e nessuno si insultava, si sparava, o veniva arrestato o deportato… era bello…

Alla rinfusa dai miei appunti

Più bello ancora è stato l’intervento del rabbino che, intanto, ci ha fornito due consigli bibliografici che riporto a vantaggio di tutti: Jonathan Sax, Non nel nome di Dio (Giuntina) e, dello stesso autore, La dignità della differenza (Garzanti).

Parla del fatto che tutti siamo insicuri e l’insicurezza causa violenza perché si ha paura. Fantastica riflessione nella sua (apparente) semplicità…

Sul tema del Convegno ci ricorda che la religione può essere:

  •  fonte di discordia;
  • una soluzione pacifica;
  • una forza di pace.

Occorre coraggio. Siamo in grado di accettare un’altra voce di Dio?

La religione, se non farà parte della soluzione sarà parte del problema. Perché la politica e la scienza non sanno rispondere alle domande fondamentali: come dovrei vivere? Dove andiamo? E così, in cerca di risposte, molti aderiscono alla jihad o ad altre religioni che acquisiscono potere.

Ogni credente pensa che la sua verità sia assoluta; pensa anche di essere eletto, ascoltato da Dio, e di ascoltare la voce di Dio. Ma se io credo di fare la volontà di Dio, allora il Male viene ovviamente dagli altri, che quindi vanno distrutti e annientati.

Occorre cercare l’inclusivismo religioso più che il pluralismo. Dobbiamo pensare a quello che ascoltiamo nelle nostre comunità, non in convegni come questo, dove ascoltiamo cose tolleranti. Occorre aprocciarsi ai propri testi sacri, senza tuttavia attaccarsi ossessivamente alle parole; ma nemmeno confrontarsi frontalmente, perché può portare al conflitto.

Domande

Guerra necessaria sì o no?

Risposta: le guerre «necessarie» non sono credibili, né di efficacia, né di valore politico. Basti pensare alla Prima guerra in Iraq che sembrava «necessaria», ma in un effetto «domino» ha portato all’11 settembre… quindi non solo non necessaria, ma pure inefficace.

Le ideologie sono violente?

Risposta: certo che sì, ma non giustifica il fatto che temi di violenza siano anche nelle religioni.

Paolo Naso chiude

Chiude il Convegno dicendosi stufo del dialogo [??? NdR], o solo del dialogo [ah… ecco! NdR]; vuole delle regole, desidera una forma di laicità, e la chiede alla politica. Col dialogo – afferma Naso – non abbiamo fatto grandi passi avanti. Le religioni, tutte, hanno diritto allo spazio pubblico. Occorre trovare delle regole per la convivenza, laicità per addizione e non per sottrazione come si è fatto finora, togliendo le religioni dagli spazi pubblici: le religioni stanno chiuse nelle sinagoghe, nelle moschee ecc., ma occorre proprio il contrario: tutti hanno diritto a uscire nello spazio pubblico.

E poi, il 28-29 novembre 2019, c’è stato un altro incontro dal titolo dire Dio oggi (sottotitolo: come si dice e si pensa Dio nelle società contemporanee), ancora con Paolo Naso e, fra gli altri, Massimo Cacciari, Giovanni Filoramo, Gabriella Caramore, Paolo Ribet.

Maggiori informazioni sul Convegno di cui avete appena letto la bizzarra «recensione» e anche sull’incontro del 28-29 u.s.: Centro culturale protestante.


Nota

[1] Osteria a corto raggio Andirivieni, via Rubino 45-Torino, 011 19503860; www.andirivieniosteria.it; [email protected]. Si poteva scrivere? È pubblicità? Sì, lo è, ma perché non pubblicizzare qualcosa di buono, corretto e ben fatto? Se altri hanno bisogno di organizzare un catering hanno già il contatto, provato con-mano, no?

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