Il concetto di emergenza climatica può essere strumentalizzato | Alfonso Navarra


Si richiede da parte del “nuovo ’68 giovanile” l’emergenza climatica ed ambientale. Il concetto di emergenza, che va oltre la semplice minaccia, è importante e in molti lo condividiamo e promuoviamo (vedi appello in proposito).

Ma dobbiamo essere anche consapevoli di una insidia che nasconde: da tempo la lobby nuclearista lo coltiva – questo concetto e per il tramite di molti ex superfamosi ambientalisti “pentiti” – perché lo stato di ansia e di fretta che da esso necessariamente conseguono può rilanciare, come tale lobby propone, il nucleare come sedicente energia “pulita” che non emette CO2.

Non ho visto nè sentito sinora da parte di FFF e di XR compiere un solo gesto o pronunciare una sola parola contro il nucleare civile e militare, un sistema militare ed un ciclo produttivo che da soli potrebbero porre fine alla vita umana sulla Terra.

Anche il nucleare andrebbe considerato come gravissima “emergenza”, anzi, se dobbiamo stare al calcolo delle probabilità, è molto più facile che l’umanità salti in aria in modo assolutamente catastrofico (la guerra per incidente o per errore di calcolo!) che non che la “casa bruci” e crolli giù tutta per la CO2: il riscaldamento climatico non significa propriamente la fine del mondo (anche scontando lo stesso fatto che l’IPCC ci racconti la realtà del degrado atmosferico in corso meno grave di quanto effettivamente sia).

Non vorrei essere equivocato: i nuovi movimenti giovanili rappresentano un benedetto risveglio di massa ed una grande speranza per il futuro. Ma appunto per questo credo che chi, più stagionato, ha un surplus di tragica consapevolezza, nella umiltà di non possedere la verità in tasca e di avere a sua volta molto da imparare, debba intervenire in modo sistematico nelle loro iniziative e nelle loro sedi di dibattito per proporre il tema della emergenza nucleare, collegatissimo a quello delle attività militari. Teniamo anche presente che, in questo oscuro e inane compito, andremo contro corrente rispetto al disinteresse interessato che i media riservano alla questione nucleare ed alle attività belliche. Tutto il loro silenzio ma anche quel poco di narrazione che fanno avalla l’idea che ormai la “deterrenza” sia un dinosauro storico (mentre ha un ruolo centrale anche nella nuova dimensione della guerra cyber) e che la produzione elettronucleare che, alla fin fine, copre sempre fini militari sia un ferro vecchio in rapida dismissione.

Il nucleare non sarebbe un problema e quel poco che resta farebbe invece parte della soluzione dei problemi…

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