Crisi con l’Iran

Crisi con l’Iran: pericoli e opportunità

René Wadlow

Si è sovente citato che i caratteri cinesi per “crisi” sono una combinazione dell’ideogramma per “pericolo” e per “opportunità”. Ciò vale oggi pure per la crisi con l’Iran. I pericoli sono evidenti e presenti da qualche tempo. La regione del Golfo Persico è da molto uno dei punti infiammabili del conflitto in Medio Oriente. L’importanza strategica della regione è stata ingrandita dalle sue risorse petrolifere.

L’attuale conflitto armato in Yemen continua con pochi segni di negoziati in buona fede per por fine ai combattimenti.  Navi da guerra USA e britanniche si sono dirette verso lo Stretto di Hormuz, una cui eventuale chiusura potrebbe indurre vasti scompigli nei commerci, specialmente di petrolio. Un tale tentativo potrebbe avere conseguenze militari e perfino una minaccia in tal senso comporterebbe un’insicurezza militare estrema. Ci sono pochi segni di diminuzione delle minacce militari, e la situazione potrebbe sgusciare fuori controllo per i governi coinvolti.

Ci sono tuttavia due segni positivi, e tentativi non-governativi possono contribuire ad esplorare aree dove siano possibili negoziati governativi.

Ambo i segni di speranza possono comportare che noi del mondo non-governativo smettiamo di essere giusto spettatori del dramma e chiediamo di diventare attori anche noi aggiungendo righe al copione che promuove negoziati in buona fede.

Il primo segno di speranza arriva da Mosca. Il 23 luglio (2019), la “Sicurezza collettiva per la Regione del Golfo Persico del governo russo” è stato presentato a Mosca dal vice-ministro degli esteri, Mikhail Bogdanov. Il quale ha dichiarato che “I principi basilari sono il gradualismo, il multilateralismo, e la stretta osservanza del diritto internazionale, in primo luogo lo Statuto ONU e la/e risoluzione/i del Consiglio di Sicurezza. La incalzante minaccia strategica delineata sta creando fra tutti gli stati della regione su base uguale” il bisogno di un’istituzione di sicurezza collettiva.

La proposta russa per la Sicurezza Collettiva per il Golfo Persico [SCGP] segue da vicino le procedure che sfociarono nel Helsinki Final Act del 1975 e nella creazione della Conferenza sulla Sicurezza e la Cooperazione in Europa.  Bogdanov ha esaltato il multilateralismo quale meccanismo per tutti i coinvolti nella valutazione delle situazioni, nel processo decisionale, e nell’attuazione delle decisioni.

Il secondo segno di speranza proviene dalla decisione nell’àmbito dell’incontro G7 terminato il 26 agosto 2019 di delegare il Presidente della Francia a vedere quali negoziati fossero possibili per continuare l’Accordo Nucleare con l’Iran. Questo patto G7 apre una porta, almeno un po’, a negoziati rinnovati fra USA e Iran. Il primo passo può essere smettere di far rullare i tamburi di guerra. Un secondo sarà vedere quali tematiche diverse dall’Accordo Nucleare possano essere trattate dato che le stipulazioni dell’Accordo Nucleare non sono effettivamente aperte a un rinegoziato considerate il tempo volutoci per raggiungere l’accordo originario e il numero di stati coinvolti. L’ufficio del presidente francese ha descritto le trattative a margine del vertice G7 con il ministro degli esteri iraniano Mohammad Javad  Zarif come “positive” e detto che le discussioni che coinvolgono Germania e Gran Bretagna continueranno. Il presidente Trump allo stesso vertice G7 ha detto che sarebbe d’accordo ad incontrare il presidente iraniano Hassan Rohani “se le circostanze fossero correte o quelle giuste”.

È probabilmente attorno alla proposta russa di una conferenza sulla sicurezza regionale del tipo di Helsinki che le organizzazioni non-governative, come l’Associazione dei Cittadini del Mondo, possono avere un ruolo attivo. Le NGO furono attive durante i quasi tre anni di negoziato per l’Accordo di Helsinki. Dopo un breve inizio a Helsinki, i negoziati si trasferirono a Ginevra. Benché le ONG non vi avessero accesso diretto, tutti gli stati chiave ai negoziati avevano missioni diplomatiche all’ONU di Ginevra. Conoscevamo spesso diplomatici a tali missioni per il nostro lavoro alle riunioni ONU, sicché si potevano trasmettere idee ai negoziatori del Helsinki Final Act.  È ancora troppo presto per sapere come si gestirà la proposta russa, che tuttavia è un segno positivo. Dobbiamo vedere quali temi possano essere negoziati. I pericoli sono reali. Dobbiamo fare del nostro meglio con le opportunità.


TRANSCEND MEMBERS, 2 Sep 2019 | René Wadlow – TRANSCEND Media Service

Traduzione di Miki Lanza per il Centro Studi Sereno Regis

1 commento
  1. ROSA DALMIGLIO
    ROSA DALMIGLIO dice:

    Caro Rene
    condivido l'analisi, inoltre ti informo che lo scorso 5 Settembre, si è svolto a Roma l'annuale Conferenza dei media RUSSI, sul tema "LA CRISI DEI MEDIA NELLA MODERNA COMUNICAZIONE"
    l'iniziativa apre una serie di iniziative che coinvolge direttamente OPERATORI di PACE, non dimentichiamo il ruolo della STAMPA nei processi dei conflitti moderni.
    dopo le contestazioni che entrambi abbiamo recentemente ricevuto, GOOGLE-RUSSIA premia la mia mail
    con stima
    Rosa Dalmiglio

    Rispondi

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