In cammino, restiamo umani

Gianni D'Elia

Oggi 20 giugno è la giornata mondiale del rifugiato. Nel mondo circa 70 milioni di persone fuggono da guerre, violenze e persecuzioni. E’ il numero più alto mai registrato nella storia moderna. Se a questi aggiungiamo i migranti per motivi economici, sociali e climatici il numero diventa incredibile e ci dice di come il mondo non sia casa per tutti mentre sfruttamento, ingiustizia e neo colonialismo continuano a imperversare.

La risposta degli stati è spesso insufficiente e più che alleviare le sofferenze di chi cerca protezione e riparo ne provoca di ulteriori. Le nostre politiche capovolgono la realtà criminalizzando chi cerca di prestare soccorso in mare con divieto di approdo o in terra come per esempio l’esperienza di Riace. Il governo riduce le risorse a chi lavora per creare integrazione e quindi autentica sicurezza nelle nostre città. La situazione è complessa e non va affrontata con generalizzazioni e semplificazioni.

Però non si può continuare ad assistere a così evidenti manipolazioni della realtà sulla pelle di chi scappa da fenomeni che spesso sono creati dagli stati più ricchi per mantenere il loro livello di benessere. In molte città italiane e del mondo si sono svolte iniziative per sensibilizzate sul tema. Noi ne vogliamo segnalare una in particolare il cui promotore abbiamo già seguito in passato.

Da Trento oggi è partita un’altra marcia organizzata da John Mpaliza attivista per i diritti umani e camminatore per la pace. Cittadino italiano di origine congolese è da quasi un decennio che organizza marce per promuovere la pace e sensibilizzare sulla situazione del Congo e dei paesi africani. Questa volta la marcia “Restiamo umani”, dal motto con cui chiudeva i suoi scritti da Gaza Vittorio Arrigoni,  trae origine da un episodio di ordinaria discriminazione che John ha vissuto qualche tempo fa su di un treno mentre andava da Trento a Reggio Emilia e che ha visto protagonista una persona di colore.

La marcia  attraverserà l’Italia con diversi percorsi per circa tre mesi, e passerà da Torino il 12-13 e 14 luglio e questa volta, intende contrastare il clima di odio e di paura che avanza nel nostro paese e non solo nel nostro paese.

La nostra marcia dice John ” è un messaggio per la politica e dice a chi ci sta governando che siamo stanchi di questo clima di odio e che loro non ci fanno paura” ma per tutti noi è un appello “a svegliarsi, perché altrimenti siamo in qualche modo corresponsabili di questa situazione”.

E allora mettiamoci in cammino, ognuno come può e per quanto può, insieme a John e a tutti coloro che ogni giorno creano le condizioni per una società più aperta, più inclusiva, più curiosa, più accogliente. Con chi ogni giorno contrasta il traffico di armi, la degenerazione delle condizioni climatiche,  lo sfruttamento delle risorse del pianeta a vantaggio di pochi.

A Torino ci stiamo preparando ad accogliere la marcia “Restiamo umani”. Siamo una dozzina di organizzazioni di Torino e dintorni che da circa un mese ci troviamo per preparare un evento che consiste in tre momenti: – il 12 luglio alle ore 20.45, presso il Centro Studi Sereno Regis ci sarà la proiezione del film “Iuventa” del regista Michele Cinque.
– il 13 luglio a partire dalle ore 14,30 in via Cottolengo presso la Pastorale Migranti, si terrà una camminata nel centro storico di Torino che toccherà alcuni punti significativi per affrontare alcune parole chiave narrate dagli organizzatori dell’evento: Diritti umani, inclusione, accoglienza, interculturalità, nonviolenza… La marcia si concluderà al Sermig intorno alle ore 19.
– il 14 luglio alle ore 9 in piazza Montale alle Vallette, John riprenderà il cammino in direzione di Ciriè e chi può lo accompagnerà almeno per un pezzo.

Cammineremo in tanti da oggi in tanti luoghi d’Italia, da Trento a Lampedusa attraverso diverse regioni d’Italia per cercare di aprire strade a chi non ne trova, per cercare di lottare contro l’odio e le paure, per rendere le nostre città e i nostri paesi luoghi in cui si può ancora sperimentare, nonostante tutto, ciò che diceva don Tonino Bello «La pace è convivialità. E’ mangiare il pane insieme con gli altri, senza separarsi. E l’altro è un volto da scoprire, da contemplare, da togliere dalle nebbie dell’omologazione». In cammino quindi, come diceva da altra cultura di provenienza Alex Langer: «è di fondamentale rilevanza che qualcuno, in simili società, si dedichi all’esplorazione o al superamento dei confini: attività che magari in situazioni di tensione e conflitto assomiglierà al contrabbando, ma è decisiva per ammorbidire le rigidità, relativizzare le frontiere, favorire l’inter-azione».

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