I pirati del feretro? (…della serie «pillole di semplicità hard») | Dario Cambiano

Lo avrete letto sui giornali o visto alla tele: una cooperativa di Trento, prima di cremare i cadaveri che riceveva in affido, li toglieva dalle bare.

Era tempo!

Certo, l’iniziativa non è partita da un gruppo di ecologisti, in fondo questi volevano solo risparmiare, evadere, insomma non è il caso di fargli un monumento ma…

ma intanto hanno aperto una breccia, e al di là dello scandalo noi dovremmo interrogarci e discuterne.

Sembra ormai da qualche mese, soprattutto grazie ai Fridays for Future, alla Thunberg e a una maggiore attenzione dei media, che sia quasi accettato da tutti il fatto che il cambiamento climatico in atto è di origine antropica. Bene, cioè male, ma che si fa?

Vogliamo studiare insieme quanti più accorgimenti ci possono allontanare dal compromettere definitivamente il nostro habitat?

Bene, uno di questi è affrontare il problema della nostra dipartita.

È un argomento che farà accapponare la pelle dei più, e che nessun politico affronterebbe mai per non correre il rischio di essere nominato accompagnando la pronuncia del suo nome con solenni gesti scaramantici.

Ma il problema resta, ed è di una certa rilevanza.

In Italia nel 2015 si sono registrate 137.165 cremazioni, 141.553 nel 2016 e nel 2017 abbiamo superato le 155.000. Restiamo tra l’altro il fanalino di coda dell’Europa, con il 23,90% del totale delle sepolture.

Tanto per farvi capire, in Svizzera viene cremato l’87% dei morti, in Danimarca l’80%, in Inghilterra il 73% e giù giù fino a noi (solo la Spagna usa meno questo sistema). [Fonte: italianacremazioni.it]

Ma questa è solo la punta dell’iceberg di questo lugubre (già!) argomento. Ogni anno muoiono, solo in Italia, circa 600.000 persone (dati Istat: 647mila nel 2015, 615mila nel 2016, 649mila nel 2017). Fate voi il calcolo per l’Europa. Quanti milioni all’anno, quante bare all’anno… quanta legna?

Quindi è ora di affrontarne l’impatto ambientale. Che è devastante. Ogni bara pesa dai 60 ai 100 chili. Di cui la massima parte è legno massello. Che vada dispersa in fumo, che vada a marcire sottoterra (già meglio) che vada a conservarsi per trent’anni in un loculo (e poi che se ne fa? Dubito venga riusata, forse riciclata?), ogni anno, e solo in Italia, il settore «morti e sepolture» si mangia dalle 39.000 alle 65.000 tonnellate di legna.

Ancora nessun politico che voglia occuparsi di questo settore? Eppure basterebbe fare una piccola legge, che consentisse (sarebbe meglio obbligasse, ma andiamo per gradi) l’uso di bare ecologiche, e tutto diventerebbe meno impattante… (addirittura più divertente e colorato, se andate a guardare il sito www.naturalburialcompany.com).

Ci sono cose, del nostro vivere sulla Terra, che non ci piacciono. Che non vorremmo affrontare. Come la nostra morte. Ma se anche morendo continuiamo a inquinare, quando ci fermeremo?

1 commento
  1. Peppe
    Peppe dice:

    …. e certo, anche di ciò bisogna parlare, non ci avevo pensato, i creduloni dicono che allunga la vita è questo va nella direzione di ridurre lo spreco. Facciamo circolare l'articolo, esigiamo il noleggio della bara e la pretesa di entrare in slip " dall'altra parte"

    Rispondi

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.