Gli ultimi trenta anni: la loro grande negatività e la futura uscita

Antonino Drago

Quasi duecento anni fa il socialismo ha lanciato il progetto di una società organizzata secondo giustizia, contro il capitalismo che sfrutta gli operai. In particolare Marx gli ha dato una ideologia “scientifica” che prevedeva un progresso storico ineluttabile delle forze produttive e con ciò il progresso del proletariato nella presa (violenta?) del potere. Le masse operaie ci hanno creduto, e per quasi un secolo hanno combattuto i capitalisti di tutti i Paesi, conquistando maggiore potere politico e iniziando in maniera violenta avventure statali alternative (URSS); tanto che nel dopoguerra il mondo si è spaccato politicamente in due Blocchi contrapposti, ognuno che voleva portare l’umanità alla felicità, ma dopo aver fatto scomparire l’altro Blocco, anche al costo di una guerra nucleare totale.

Invece nel 1989 le rivoluzioni non violente dei popoli dell’Est Europa hanno abbattuto le ottuse dittature create da partiti comunisti violenti e così hanno fatto crollare il Blocco Est; il che ha posto fine alla quarantennale divisione di tutti i popoli del mondo, stabilita da quattro uomini (i “Grandi”?) a Yalta nel 1945. Cosicché il capitalismo mondiale non è stato sconfitto dalla rivoluzione armata (in questo ha sbagliato Marx); invece il 1989 ha condannato le dittatura instaurate “in nome della classe proletaria” ed ha segnato una grande vittoria internazionale della nuova politica non violenta: (che, come diceva Capitini, è liberal-socialista). Più in generale, i dati statistici sulle 300 rivoluzioni del XX secolo dicono che molte sono state non violente; queste sono state vittoriose il doppio di quelle violente ed hanno formato Stati più stabili. Questi fatti storici dimostrano la attuale capacità dei popoli di superare senza violenza le aberrazioni politiche, anche se di sinistra.

Il dopo 1989 poteva essere l’inizio di una nuova era di pace e di solidarietà, rivolta ad obiettivi condivisi da tutti, ad es. risolvere il problema della fame del 10% dell’umanità. Invece la destra capitalista ha dato una grande delusione a tutti i popoli del mondo, la quale è sintetizzata dal grafico seguente (dal Rapporto sulle disuguaglianze nel mondo 2018, http://wir2018.wid.world/; la lettura della sua sintesi è fortemente consigliata, perché dettaglia il tutto con grafici molto espressivi; la si trova anche in francese e spagnolo).

Quale era la situazione nel 1980? Dal punto di vista dell’economia reale dei popoli, la ingiustizia più pesante è quella di un gruppo di super-ricchi,una  Oligarchia, che spadroneggia sul potere democratico, impone a tutti i suoi obiettivi o mitici o fanatici (ad es. le centrali nucleari), restando cieco ai disastri che essi causano alla popolazione e all’ambiente. Il grafico illustra in maniera eloquente trenta anni di storia di queste oligarchie dei maggiori Paesi nel mondo.

Anche i regimi comunisti, che avrebbero dovuto costruire la giustizia tra tutti, avevano una oligarchia; il suo livello di vita era (grosso modo) due volte maggiore di quello della media della popolazione. Però negli altri Paesi principali c’era una disuguaglianza ben maggiore (3-4 volte); ma questo fatto era ovvio, poiché quei Paesi si contrapponevano al comunismo e quindi anche alla giustizia popolare. Le loro forti oligarchie (in Italia: gli “Agnelli e Pirelli”) erano limitate da forti borghesie, a sua volta premute dal basso dagli operai.

Ovviamente erano in testa gli USA-Canadà (con una oligarchia circa quattro volte più ricca della media della popolazione). Poi veniva la vecchia Europa, che, avendo lanciato i diritti umani ed avendo movimenti socialisti potenti (come ad es. quello italiano), moderava le disuguaglianze. Al seguito, due Paesi emergenti.

Poi dopo, nel 1989 le rivoluzioni popolari non violente dei popoli dell’Est Europa hanno radicalmente ridimensionato il temibile movimento comunista, che ora non poteva più chiamare i popoli a sottoporsi alla “dittatura del proletariato”. D’altra parte neanche le oligarchie erano più giustificate nel loro approfittarsi della lotta al comunismo per far crescere il loro potere. Invece che cosa è successo? L’unica superpotenza rimasta nella storia dell’umanità, gli USA, posta di fronte alla crescita economica dei Paesi emergenti e alla novità politica della non violenza, ha rinnovato la sua politica di supremazia mondiale. Anzi, si è autoproclamata vittoriosa sul comunismo, come se i popoli dell’Est Europa fossero stati solo dei suoi burattini (tanto è vero che neanche li ricorda e piuttosto fa dire a tutti i mass media: “Il crollo del muro di Berlino”; cioè, una frase da ebeti, che non ricorda gli attori storici (cioè i popoli), ma solo una conseguenza tra le tante di quelle rivoluzioni, ed è una conseguenza solo su cose inanimate: il crollo di un muro); ha approfittato del cambiamento storico per accrescere la propria potenza.

La borghesia imprenditoriale degli USA ha potuto mantenere grandi ritmi di crescita perché ha spostato la produttività industriale (“delocalizzazioni delle fabbriche”) laddove c’erano bassissimi salari (nei Paesi asiatici emergenti e addirittura nella comunista Cina), senza dover più fronteggiare operai, sindacati e la politica nazionale, al costo di condannare la popolazione USA ad una forte disoccupazione. Inoltre ha approfittato del crollo delle barriere ideologiche o politiche (cortina di ferro) per rilanciare alla grande il suo mercato liberista, espandendolo in tutto il mondo (“Globalizzazione”), per una sempre maggiore crescita della sua economia (e del suo strapotere militare: 800 basi militari con migliaia di bombe nucleari per controllare i 198 Stati nel mondo). I soldi così accumulati a bizzeffe sono stati investiti nella finanza, che è il paradiso del capitalismo (i paradisi fiscali più grandi sono in USA, Canadà e Londra), perché lì si opera al di fuori di ogni legge; soprattutto si può inventare ogni tipo di scommessa sull’inizio e sulla fine di quel che viene prodotto nel mondo (ad esempio: il grano o il petrolio), con guadagni sistematici anche del 100 per 1. Cosicché, dopo il 1989 tutto il sistema capitalista è stato assorbito da una “Oligarchia del Danaro”, così come aveva previsto Lanza del Vasto nel 1959 (I quattro Flagelli, SEI, 1996, p. 430). Allora tutti gli Stati (complice una sinistra decadente) si sono sottoposti a questo potere finanziario, in particolare ai diktat delle Banche (tutti gli Stati “avanzati” hanno regalato migliaia di miliardi $ alle grandi banche che stavano fallendo per i loro spericolati giochi d’azzardo: Draghi, che è stato nominato direttore della Banca europea senza una elezione, comanda i bilanci degli Stati ‘democratici’ europei). E ora la umanità deve sopportare la aberrazione da una finanzia padrona delle Banche e della economia produttiva, che impone regimi politici di estrema destra.

Gli oligarchi di tutti gli altri Paesi hanno fatto a gara per seguire il nuovo “progresso” di tipo finanziario. Nel dopo 1989 la vecchia Europa, ingrata verso i popoli che le avevano evitato di subire lo scontro Est-Ovest con una ecatombe nucleare da 200 milioni di morti immediati, ha lanciato come obiettivo assoluto la riunificazione forzosa della Germania Est nella ‘Grande Germania’; la quale ha guadagnato la supremazia economica sui popoli appena liberati (che in più venivano intruppati nel patto militare aggressivo della NATO). Anche i Paesi dell’Europa Ovest hanno delocalizzato le fabbriche, appunto in questi Paesi subordinati, con paghe cinque-dieci volte inferiori a quelle usuali. Essendo nel 1989 l’oligarchia europea la seconda nel mondo, per ambizione politica ha rivaleggiato con quella potenza che ora vedeva come alternativa nel potere mondiale, gli USA: da qui la concorrenza sulla moneta (creazione dell’euro), sull’aeronautica civile e militare, sulla ricerca scientifica, sul commercio mondiale globalizzato (dove esibiva i suoi prodotti più rinomati: la moda italiana, le macchine tedesche, ecc.). Ma, pur avendo anche essa un incremento delle disuguaglianze, dopo trent’anni è diventata l’ultima in questa corsa generale al potere e alle disuguaglianze. (Cosicché quella crescita delle disuguaglianze sociali europee, che a noi europei sembra così tanto grande, invece è stata molto minore di quella avvenuta nel mondo; figurarsi che disastri sono avvenuti negli altri Paesi! )

Finita malamente l’esperienza storica dell’URSS (“il più grande esperimento di giustizia nella storia recente” diceva Don Milani), la Russia ha dovuto sottostare ad un “Vae victis!”, che per alcuni anni l’ha messa in ginocchio, nonostante le sue enormi ricchezze naturali. Fino a doversi piegare a forza ad un esperimento sociale-economico mai avvenuto nella storia; il passaggio immediato da una economia socialista ad una capitalista adeguata al mercato mondiale. Il grafico mostra che in soli cinque anni (1991-1996) milioni di arrivisti russi si sono arricchiti ancor di più che in ogni altro Paese, perché si approfittavano delle condizioni disastrose della propria popolazione; hanno subito formato una oligarchia che per 15 anni è stata la più potente del mondo!

Anche le oligarchie dei Paesi emergenti hanno potuto gareggiare con gli USA perché hanno accettato le delocalizzazioni, causando travolgimenti sociali apocalittici dell’etica, dei costumi, del tessuto sociale e della coscienza popolare di miliardi di persone. Esse, al solito, si potevano permettere di sfruttare cinicamente la propria popolazione (la paga di una tazza di riso al lavoratore in fabbrica).  Da tutto ciò deriva la crescita annuale a due cifre percentuali del PIL della Cina, per un ventennio circa.

Ma come mai, se la Cina ha fatto una rivoluzione per essere socialista? La sinistra mondiale si deve ancora riprendere dal colpo imprevisto del 1989. Non ha più una bussola, perché è incapace di riflettere sulla storia del suo progetto di giustizia mondiale; perché è ancora legata ad una ideologia rigida, tutta da ripensare dopo due secoli dalla nascita. Ha accettato la gara mondiale come un destino della storia; ha inseguito le oligarche (in Italia, i “Berlusconi”) col metodo della “gabbia dorata” (come diceva Marx): accettare il “progresso”, salvo cercare di ritagliare qualche vantaggio per i subordinati (i Paesi socialisti delle delocalizzazioni, con “la filosofia della caduta della goccia dal bicchiere pieno”, distribuiscono dei vantaggi alle loro popolazioni).

Incredibilmente alla testa di questa gara oggi c’è l‘India. Perché? Lì la grande maggioranza della popolazione (più di un miliardo di persone) è rurale e vive al limite della sopravvivenza; ciò permette alla sua oligarchia un tale sfruttamento intensivo delle persone che ora neanche la Cina si può più permettere; tanto che oggi l’India ha superato anche la disuguaglianza (e la produttività) di Stati Uniti-Canadà !

E i Paesi africani? Qui è l’inferno, che nemmeno le statistiche riescono a registrare. Non solo essi non fanno la storia politica mondiale, ma neanche quella economica, se non come luogo dove le multinazionali si danno mano libera, nello sfruttare le locali risorse naturali mettendo a capi di Stato dei fantocci che mantengono la popolazione in una estrema servitù. Questo è il nodo economico-politico che hanno posto le primavere arabe del 2011; esse volevano introdurre nei loro Paesi una autonoma progettazione politica (la democrazia in accordo con l’etica islamica, la shariia). Ma esse sono state tradite dall’Occidente; che aveva promesso aiuti ai loro popoli; però poi li ha negati, perché preferisce mantenere le solite democrazie-dittature (vedi  il caso dell’Egitto, che riceve 1,3 miliardi $ l’anno dagli USA per mantenere uno Stato di polizia con a capo un feroce dittatore militare).

In definitiva, in questi trenta anni di storia mondiale i Paesi che avevano più popolazione uomini hanno prevalso sui Paesi che avevano più ricchezza monetaria; in altri termini, nel mondo le masse di uomini hanno prevalso sui capitali. Ma il costo di questa ‘rivoluzione silenziosa’ è stato ‘lacrime e sangue’ per i popoli, perché essi sono stati sfruttati spietatamente dalle loro oligarchie interne attraverso le multinazionali (in questo Marx ha avuto ragione).

Due considerazioni per completare il quadro.

1) Papa Woytila ha il merito di avere dato il via alla prima rivoluzione vittoriosa nell’Est Europeo (Polonia), quella che poi è stata  seguita  da tutte le altre. Oggi Papa Francesco ha il merito di promuovere i convegni mondiali dei movimenti per la giustizia. Ma ancora c’è una insufficienza della Chiesa cattolica, come purtroppo di tutte le altre Chiese: non ha definito i peccati (o violenze) strutturali (cioè: la finanza parassita, il capitalismo, le guerre, la corsa agli armamenti, le oppressioni politiche, le strutture di ingiustizia sociale), quei peccati dai quali Gesù Cristo è venuto a ‘redimere gli uomini’; cioè, non ad assolverli, ma ad insegnare come combatterli non violentemente, a cominciare dalle guerre mediante l’amore verso il nemico.

2) Dal dopoguerra i non violenti occidentali sono riusciti a far nascere un grosso movimento di obiettori di coscienza. Inoltre hanno combattuto le centrali nucleari ed hanno vinto. Durante lo scontro nucleare Est-Ovest hanno proposto la difesa popolare non violenta; nel 1989 le rivoluzioni dei popoli dell’Est Europa hanno fatto vincere la loro proposta politica. Dopo il 1989, i non violenti nel mondo avrebbero dovuto rispondere alla trasformazione del capitalismo in oligarchie, sviluppando il loro modello di sviluppo alternativo a quello dominante, secondo i precisi suggerimenti del “programma costruttivo” di Gandhi e di Lanza del Vasto; cioè incominciare a formare le istituzioni di un nuovo Stato alternativo (ad esempio: portare avanti la costruzione della difesa statale alternativa, che in Italia ha ottenuto leggi apposite, più che in ogni altro Paese). Invece, a livello mondiale ha prevalso la concezione della non violenza come insieme di tecniche (Gene Sharp) da usare per abbattere sempre più regimi dittatoriali nel mondo, però senza sapere poi come ricostruire uno Stato assieme al popolo. Perciò le loro proposte riduttive sono state travolte dalla crescita del potere delle oligarchie (ad es., in Italia la DPN è stata ridotta ad una “politica giovanile”: questo è il nome del Ministero da cui dipende il Servizio Civile, che per legge è finalizzato a questo tipo di difesa statale).

Allora che succederà? Oggi le oligarchie di tutti i Paesi si sono unite nella finanza parassitaria in un processo auto-esaltante. I popoli nel mondo attendono una giustizia che al momento non ha né un leader, né un governo mondiale (l’ONU è debolissimo), né un programma giuridico per costruire uno Stato diverso da quello occidentale (che è subordinato alla finanza), né una ideologia politica che faccia da linguaggio comune.

Ma bisogna notare che le oligarchie hanno imboccato un vicolo molto stretto perché le loro crescite pantagrueliche dipendono sempre più dalla tecnologia: una infinità di transazioni, compiute da una grande burocrazia di supertecnici finanziari, in tempi infinitesimi, nelle migliaia di Borse del mondo. Quindi le oligarchie devono dare piena fiducia a Scienza e Tecnica, invece che alla storia e ai popoli.

Ma il loro enorme e complicatissimo gioco d’azzardo è difficilmente controllabile e chiaramente instabile (così come una bolla di sapone non può crescere più di tanto). Già nel 1959 Lanza del Vasto ha previsto ‘la caduta dell’eroe occidentale a causa del suo ‘fatalismo attivo’, che lo porta alla autodistruzione (ibidem, pp. 461-468). Oggi già si nota che negli ultimi trenta anni gli USA hanno lanciato una serie di guerre che hanno perso, tutte disastrosamente e, per di più, accumulando un debito nazionale enorme. Inoltre nel 1999 Galtung ha previsto, sulla base di 14 parametri sociali ed economici, che entro l’anno 2020 l’impero USA crollerà. Questo evento segnerà il passaggio storico che già la attuale lotta tra le gerarchie nel mondo fa vedere chiaramente: oggi il potere (almeno quello finanziario ed economico) mondiale non è più unipolare, cioè con al vertice gli USA, i sacrifici dei popoli emergenti hanno almeno ottenuto che l’umanità è entrata finalmente in un mondo politico multipolare, quello che caratterizzerà il futuro dell’umanità (e che avrebbe potuto nascere nel 1989, se l’ultima superpotenza non avesse rilanciato la sua lotta per supremazia mondiale): il mondo politico in cui convivono tutti i quattro modelli di sviluppo, nati con le rivoluzioni del 1688, 1917, 1989 e 2011.

In questa nuova imminente situazione starà ai non violenti riprendere il programma costruttivo per ridare potere al popolo e costruire il proprio modello di sviluppo, che già oggi viene anticipato da mille iniziative dal basso.

 

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